apre part museo con opere della fondazione san patrignano

 

 

Apre Part, museo con opere della Fondazione San Patrignano

È stato inaugurato a Rimini PART, nuovo sito museale dove trova collocazione permanente l’eclettica raccolta di opere di arte contemporanea donate da artisti, collezionisti e galleristi alla Fondazione San Patrignano. 

Palazzi dell’Arte di Rimini ha aperto le sue porte con una grande festa aperta a tutta la città. Il nuovo sito museale si colloca all’interno del complesso monumentale medievale costituito dal duecentesco Palazzo dell’Arengo e dal trecentesco Palazzo del Podestà, i due imponenti edifici contigui di grande rilevanza storica e architettonica che insieme a Palazzo Garampi, al Teatro Galli e alla Pescheria si affacciano sulla Piazza Cavour, cuore della città.

All’interno di questo suggestivo contesto, interessato da un primo intervento di riqualificazione, trova casa la Collezione della Fondazione San Patrignano, raccolta di opere donate di affermati artisti contemporanei del panorama italiano e internazionale in costante espansione, avviata nel 2017.

Il restauro e il riadeguamento funzionale degli edifici sono stati realizzati dallo Studio AR.CH.IT guidato da Luca Cipelletti, che ha anche firmato la messa in scena e l’allestimento della Collezione di San Patrignano. Il progetto museografico segue e ricalca l’eclettismo e la natura disomogenea della collezione come punto di forza e propone grazie a modalità allestitive innovative una fruizione del contenuto estremamente libera, non scandita da un percorso di relazioni storico-critiche tra le opere. All’interno di PART le opere sono protagoniste: della relazione con gli spazi medievali del Palazzo dell’Arengo e del Podestà, e della relazione con il visitatore. Per la parte di illuminotecnica, volta a valorizzare la collezione, unitamente alle architetture dello spazio, ci si è rivolti all’architetto e lighting designer Alberto Pasetti Bombardella.

Quest’opera di riqualificazione artistico-culturale della città è stata resa possibile attraverso un intenso lavoro sinergico tra pubblico e privato sociale: l’intesa tra Comune di Rimini e Fondazione San Patrignano ha permesso di dotare la città di un innovativo museo pensato per essere a un tempo occasione di avvicinamento all’arte contemporanea per il pubblico generale e strumento per valorizzare al massimo le donazioni ricevuti dalla comunità.

La raccolta d’arte contemporanea ospitata dal PART è il risultato, in continua crescita ed evoluzione, della prima grande iniziativa italiana di endowment su modello anglosassone: le opere della raccolta sono state donate alla Fondazione San Patrignano con atti che impegnano la Fondazione a non alienarle per un periodo minimo di cinque anni, contribuendo alla loro messa in valore rendendole visibili al pubblico; successivamente potranno essere cedute solo in caso di esigenze straordinarie della comunità per soddisfare prioritarie necessità degli ospiti in percorso di recupero dalla tossicodipendenza.

La raccolta è già oggi una ricca collezione contemporanea che riunisce artisti di grande valore come: Mario Airò, Vanessa Beecroft, Bertozzi&Casoni, Domenico Bianchi, Alessandro Busci, Maurizio Cannavacciuolo, Loris Cecchini, Jake e Dinos Chapman, Sandro Chia, Roberto Coda Zabetta, George Condo, Enzo Cucchi, Anne de Carbuccia, Thomas De Falco, Nicola De Maria, Gianluca Di Pasquale, Nathalie Djurberg & Hans Berg, Sam Falls, Flavio Favelli, Giuseppe Gallo, Alberto Garutti, Giorgio Griffa, Shilpa Gupta, Mona Hatoum, Damien Hirst, Carsten Höller, Emilio Isgrò, Giovanni Iudice, William Kentridge, Loredana Longo, Claudia Losi, Iva Lulashi, Ibrahim Mahama, Agnes Martin, Paul McCarthy, Igor Mitoraj, Davide Monaldi, Gian Marco Montesano, Mimmo Paladino, Yan Pei-Ming, Tullio Pericoli, Achille Perilli, Diego Perrone, Luca Pignatelli, Pino Pinelli, Michelangelo Pistoletto, Gianni Politi, Jean Paul Riopelle, Pietro Ruffo, Mario Schifano, Julian Schnabel, Elisa Sighicelli, Andreas Slominski, Ettore Spalletti, Francesco Vezzoli, Velasco Vitali, Silvio Wolf, Xiaongang Zhang.

Il PART vanta di un’opera site-specific dell’artista David Tremlett, realizzata con l’aiuto dei ragazzi della comunità San Patrignano.

Le architetture medioevali dei palazzi entreranno in dialogo aperto con le opere contemporanee ospitate al loro interno, lungi dall’essere dei semplici contenitori, attiveranno delle inedite reti di significato che permetteranno al visitatore di vivere una esperienza unica, regalando inaspettati e inediti punti di vista.

Il sindaco di Rimini Andrea Gnassi ha detto: “Rimini da tempo ha scelto di costruire il suo futuro perseguendo un nuovo modello di sviluppo che ha nella valorizzazione del patrimonio storico, culturale e artistico una delle sue principali direttrici. Un cambio di paradigma, per una città che riparte dalla sua identità, dalle sue radici, con uno sguardo sempre più internazionale e costantemente proiettato al domani: questa è la direzione di marcia che la città intrapreso e che si sposa alla perfezione con l’esperienza e la realtà della Fondazione San Patrignano, con cui abbiamo intrapreso questo stimolante ‘esperimento’ che oggi diviene museo aperto città.

PART segna un nuovo modello di dialogo tra pubblico e privato, uniti da un obiettivo comune. Rimini ha un nuovo spazio che va a inserirsi nel quadrilatero urbano che comprende il Museo Fellini, Castel Sismondo e Piazza Malatesta, il Teatro Galli, il Ponte di Tiberio”.

“Quello che si celebra – ha commentato Letizia Moratti – è un percorso sinergico che attraverso cultura e arte, alimenta un nuovo modello di collaborazione tra pubblico e privato. Un modello in grado di promuovere cultura, occupazione, sviluppo economico, riqualificazione urbana nel nome e per conto dell’innovazione, della qualità, della responsabilità sociale e della partecipazione allargata. Ringrazio la città di Rimini e il suo sindaco per aver creduto fin dall’inizio in questo progetto di alleanza virtuosa a cui San Patrignano contribuisce con la propria collezione d’arte, nata dall’idea, mutuata dalla tradizione delle fondazioni anglosassoni, di dotarsi di una risorsa patrimoniale per eventuali progetti di natura straordinaria.

Tutte le opere, frutto unicamente di donazioni, affrontano temi chiave per San Patrignano, come l’emarginazione, il disagio sociale, l’accoglienza, la rinascita. Credo che questo progetto rappresenti un unicum nel suo genere e possa costituire uno stimolo per progetti simili in un paese come il nostro che dovrebbe costruire anche sulle leve dell’arte e della cultura una delle direttrici di sviluppo attuale e futuro”.

La confluenza delle opere nel PART è il punto di arrivo della esposizione itinerante “La collezione San Patrignano. WORK IN PROGRESS” che dal 2018 ha portato le opere della raccolta in alcune delle principali istituzioni museali italiane: la Triennale di Milano, Palazzo Drago a Palermo, il Maxxi di Roma, il Museo di Santa Giulia a Brescia e la Sala d’Arme di Palazzo Vecchio a Firenze.

Clarice Pecori Giraldi, che ha la responsabilità del coordinamento curatoriale della Collezione, dice: “Il concetto di patrimonio artistico in Italia è prevalentemente ricondotto all’arte antica; l’apertura di PART è un’ulteriore testimonianza che anche l’arte contemporanea può contribuire in maniera significativa a questo patrimonio. Queste opere d’arte per la Fondazione San Patrignano costituiscono un tesoro finanziario oltre che artistico. Viene riconosciuta l’opera d’arte come asset patrimoniale rispetto a donazioni più tradizionali.

Un altro aspetto radicalmente innovativo è il fatto che la Fondazione si assume la responsabilità nei confronti dei donatori – collezionisti, artisti, galleristi – di valorizzare i doni ricevuti attraverso un’attenta politica espositiva, iniziata con le mostre temporanee e che oggi, con l’apertura del PART nel cuore storico di Rimini, raggiunge il proprio momento culminante, realizzando di fatto la perfetta armonia tra valore culturale e sociale del progetto”.

L’apertura del PART è la consacrazione di un vivace percorso nato da un’intuizione che reinventa il rapporto tra pubblico e privato sociale, dando vita a un sistema virtuoso che apporta benefici all’individuo, alla città, al territorio e quindi alla collettività.

 

 luk

 

Al via un ricco programma di conferenze alla Fondazione Ragghianti

Lectiones magistrales della Fondazione Ragghianti. Ciclo di conferenze a cura di Paolo Bolpagni 

Lectiones magistrales della Fondazione Ragghianti. Ciclo di conferenze a cura di Paolo Bolpagni

 

Giovedì 15 ottobre, ore 17:45

Vittoria Garibaldi: Raffaello per l’Umbria. La Deposizione Baglioni

Sala conferenze “Vincenzo da Massa Carrara”

 

Giovedì 12 novembre, ore 17:45

Patricia Ferguson: Pots, Prints and Politics: Ceramics with an Agenda, from the 14th century to the 20th century - an Introduction (intervento con traduzione consecutiva in italiano)

Alessandro Biancalana: Porcellana e grafica. Manifattura Ginori e tecnica “a riporto”

Sala conferenze “Vincenzo da Massa Carrara”

 

Mercoledì 2 dicembre, ore 17:45

Arnaud Timbert: Restaurer, restituer, créer : Notre-Dame de Paris en chantier (XIXe-XXIe siècle) (intervento con traduzione consecutiva in italiano)

Sala conferenze “Vincenzo da Massa Carrara”

 

I giovedì del restauro. Ciclo di incontri a cura di Annamaria Ducci

 

Giovedì 8 ottobre, ore 17

Ilaria Boncompagni e Laura Speranza "L’Arcangelo Gabriele della Pieve di San Gennaro e il suo restauro"

Mezzanino della Fondazione Ragghianti

 

Giovedì 22 ottobre, ore 17

Andrea Muzzi e Lisa Venerosi Pesciolini "Il restauro e la storia dell’arte: la Madonna col Bambino fra i Santi Pietro e Paolo di Fra Bartolomeo e Mariotto Albertinelli di Pisa"

Mezzanino della Fondazione Ragghianti

 

Giovedì 5 novembre, ore 17

Ilaria Boncompagni, Sara Micheli e Lo Studiolo Lucca "La Madonna col Bambino e Santi attribuita ad Agostino Marti nella chiesa di Santa Maria e San Jacopo a Lammari: la restituzione"

Mezzanino della Fondazione Ragghianti

 

Giovedì 19 novembre, ore 17

Andrea Muzzi, Lorenzo Carletti e Stefano Lupo "Il restauro infinito degli affreschi del Camposanto monumentale di Pisa: storia e innovazione tecnologica" 

Mezzanino della Fondazione Ragghianti

 

 trussardi islandese

Ragnar Kjartansson, The Sky in a Room, 2018 / Performer, organ and the song Il Cielo in una Stanza by Gino Paoli (1960)  / Commissioned by Artes Mundi and Amgueddfa Cymru – National Museum Wales and acquired with the support of the Derek Williams Trust and Art Fund / Courtesy of the artist, Luhring Augustine, New York and i8 Gallery, Reykjavik / Ph: Hugo Glendinning


 

FONDAZIONE NICOLA TRUSSARDI annuncia RAGNAR KJARTANSSON "The Sky in a Room"

Il progetto, pensato per la Chiesa di San Carlo al Lazzaretto di Milano, è stato concepito in seguito al difficile periodo di quarantena che ha segnato la vita pubblica e privata di milioni di italiani, in particolare dei cittadini della Lombardia. 

Per l’autunno 2020 la Fondazione Nicola Trussardi dal 22 settembre – 25 ottobre 2020 Chiesa di San Carlo al Lazzaretto (Largo fra’ Paolo Bellintani 1, Milano) presenta The Sky in a Room dell’artista islandese Ragnar Kjartansson (Reykjavík, 1976). Il progetto, pensato per la Chiesa di San Carlo al Lazzaretto è stato concepito in seguito al difficile periodo di quarantena che ha segnato la vita pubblica e privata di milioni di italiani, in particolare dei cittadini della Lombardia: ancora una volta un intervento dalla forte valenza simbolica, voluto dalla Presidente Beatrice Trussardi e dal Direttore Artistico Massimiliano Gioni nel diciottesimo anno di attività nomade della Fondazione Nicola Trussardi, per entrare in dialogo con la storia passata e recente della città di Milano.
 
Dal 22 settembre al 25 ottobre 2020, ogni giorno, cantanti professionisti si alterneranno, uno alla volta, all’organo della Chiesa di San Carlo al Lazzaretto – detta anche San Carlino – per eseguire un etereo arrangiamento della celebre canzone di Gino Paoli, Il cielo in una stanza, che si ripeterà ininterrottamente per sei ore al giorno, come una ninna nanna infinita.
 
“Il cielo in una stanza è l'unica canzone che conosco che rivela una delle caratteristiche fondamentali dell'arte: la sua capacità di trasformare lo spazio." spiega l'artista. "In un certo senso, è un'opera concettuale. Ma è anche una celebrazione del potere dell'immaginazione – infiammata dall'amore – di trasformare il mondo attorno a noi. È una poesia che racconta di come l'amore e la musica possano espandere anche lo spazio più piccolo, fino ad abbracciare il cielo e gli alberi... L'amore sa leggere ciò che è scritto sulla stella più lontana, diceva Oscar Wilde.”
 
Le opere di Ragnar Kjartansson – che alternano video, performance, musica e pittura – sono caratterizzate da un senso di profonda malinconia e sono spesso ispirate alla tradizione del teatro e della letteratura nordica del Novecento, con riferimenti che si possono ricondurre all’opera di Tove Janson, Halldór Laxness, Edvard Munch e August Strindberg, tra gli altri.
 
Cresciuto all’interno di un contesto artistico e musicale colto – i genitori sono attori teatrali di successo, la madrina è una cantante folk professionista – ancora adolescente Kjartansson intraprende la carriera di musicista con diversi gruppi, tra cui i Kanada, i Kósý, e i Trabant, con cui gira in tournée sia in Islanda sia a livello internazionale. Dal 2007 si dedica interamente alle arti visive, ma i rapporti con la musica e con il teatro – come strumenti espressivi e universi sentimentali – restano centrali in molte sue opere. In particolare, la ripetizione di suoni e gesti è un elemento fondamentale nelle sue composizioni e coreografie, che sono state spesso descritte come forme di meditazione e di riflessione nelle quali ritornelli, frasi e arie musicali sono trasformate in litanie toccanti e mantra ipnotici.
 
Dopo mesi trascorsi nello spazio chiuso delle proprie abitazioni, accanto ai propri cari o, più tristemente, lontani dai familiari e dagli affetti – rendendosi conto della propria solitudine e soffrendo per le persone perse nella lotta contro la pandemia – la performance di Kjartansson può essere letta come un poetico memoriale contemporaneo: un inusuale monumento e un’orazione civile in ricordo dei dolorosi mesi passati a immaginare il cielo in una stanza e a sognare nuovi modi per stare insieme e per combattere la solitudine e l’isolamento.
 
The Sky in a Room – performance inizialmente commissionata da Artes Mundi e dal National Museum of Wales di Cardiff, con il supporto del Derek Williams Trust e dell'ArtFund – per questa presentazione verrà messa in scena nella Chiesa di San Carlo al Lazzaretto, un luogo la cui storia è intimamente legata a precedenti epidemie, dalla peste del 1576 a quella del 1630, resa celebre da I promessi sposi di Alessandro Manzoni che cita in più occasioni il Lazzaretto nel romanzo e vi ambienta uno dei capitoli più noti.
 
Concepita inizialmente come un altare da campo nel centro del Lazzaretto edificato dall’architetto Lazzaro Palazzi, la chiesa venne progettata da Pellegrino Tibaldi su commissione del cardinale Carlo Borromeo nel 1576. Originariamente aperta su tutti i lati così che i malati potessero assistere alle funzioni rimanendo all’esterno, la chiesa è stata poi trasformata dall’architetto Giuseppe Piermarini a cavallo tra Settecento e Ottocento. Sopravvissuta alle trasformazioni di quasi cinque secoli, San Carlino è un luogo che racconta la storia di Milano e dei suoi cittadini attraverso stratificazioni profonde.
Nel 2017 la chiesa è stata oggetto di un restauro completo finanziato dalla Fondazione Rocca in ricordo di Roberto Rocca
 
The Sky in a Room di Ragnar Kjartansson fa parte di una serie di progetti realizzati dal 2013 dalla Fondazione Nicola Trussardi: mostre temporanee, incursioni, performance e interventi pop-up che hanno portato a Milano artisti internazionali tra cui Ibrahim Mahama, Jeremy Deller, Sarah Lucas, Gelitin, Darren Bader e Stan VanDerBeek.
 
La Fondazione Nicola Trussardi è un’istituzione no profit privata, un museo nomade per la produzione e la diffusione dell’arte contemporanea in contesti molteplici e attraverso i canali più diversi, che nasce a Milano nel 1996. Le sue attività sono rese possibili grazie alla generosità delle socie fondatrici e di un gruppo di sostenitrici e sostenitori che ne supporta i progetti. 
Con The Sky in a Room continua così il percorso intrapreso dalla Fondazione nel 2003, per portare l’arte contemporanea nel cuore della città di Milano, riscoprendo e valorizzando luoghi dimenticati o insoliti. Dopo importanti mostre personali tra cui quelle di Allora & Calzadilla, Pawel Althamer, Maurizio Cattelan, Tacita Dean, Michael Elmgreen & Ingar Dragset, Urs Fischer, Peter Fischli e David Weiss, Paul McCarthy, Paola Pivi, Pipilotti Rist, Anri Sala e Tino Sehgal e le due grandi mostre a tema La Grande Madre (2015) e La Terra Inquieta (2017).

Ragnar Kjartansson
 
Nato a Reykjavík nel 1976, Ragnar Kjartansson è uno degli artisti contemporanei più noti della sua generazione. Negli ultimi dieci anni il suo lavoro è stato celebrato dai più importanti musei internazionali.
Nel 2019 è stato uno degli artisti più giovani ad avere una mostra personale al Metropolitan Museum di New York. Ha esposto due volte alla Biennale di Venezia, dove ha anche rappresentato l’Islanda nella partecipazione ufficiale del 2009, e ha presentato il suo lavoro all’Hangar Bicocca di Milano, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino e all’ EX3 di Firenze, oltre che al New Museum di New York, il Kunstmuseum di Stoccarda, il Palais de Tokyo di Parigi, il Barbican di Londra e la Carnegie di Pittsburgh.
Kjartansson ha vinto prestigiosi premi tra cui nel 2019 l’Ars Fennica Award e nel 2011 il Performa Malcolm McLaren Award.

 Gianni Ruffi Rimbalzo 1967. Collezione Fondazione Caript

 Gianni Ruffi, Rimbalzo, 1967. Collezione Fondazione Caript

PISTOIA NOVECENTO "Sguardi sull’arte dal secondo dopoguerra"

 Sono oltre 70 le opere che scandiscono il secondo capitolo del progetto PISTOIA NOVECENTO con il percorso di "Sguardi sull’arte dal secondo dopoguerra". 

Il design radicale degli Archizoom, la logica binaria delle opere di Gianfranco Chiavacci, i collage di Remo Gordigiani, le ricerche astrattiste di Gualtiero Nativi, Mario Nigro e Fernando Melani, l’ironia pop di Gianni Ruffi: sono oltre 70 le opere che scandiscono il secondo capitolo del progetto PISTOIA NOVECENTO con il percorso di Sguardi sull’arte dal secondo dopoguerra, allestimento temporaneo a lungo termine a cura di Alessandra Acocella, Annamaria Iacuzzi, Caterina Toschi che FONDAZIONE PISTOIA MUSEI presenta dal 19 settembre 2020 al 22 agosto 2021 nella sua sede di Palazzo de’ Rossi.

PISTOIA NOVECENTO è il grande progetto dedicato alla collezione permanente di Fondazione Pistoia Musei con opere delle collezioni di Fondazione Caript e Intesa Sanpaolo (già Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia), pensato per consentire una lettura il più possibile esaustiva del panorama artistico pistoiese nel suo articolarsi attraverso il secolo scorso. La prima parte del progetto, conclusasi a fine agosto 2020, ha raccontato la prima metà del Novecento.

Questo secondo capitolo – PISTOIA NOVECENTO. Sguardi sull’arte dal secondo dopoguerra – offre un’immagine d’insieme della seconda metà del secolo a Pistoia.

La mostra raccoglie, oltre alle opere degli autori pistoiesi presenti nella collezione permanente di Fondazione Pistoia Musei, alcuni lavori di artisti non locali ma che con la città hanno intrattenuto rapporti di scambio e dialogo, oltre a prestiti da collezioni pubbliche e private.

Uno specifico indirizzo di curatela ha voluto arricchire il percorso espositivo con un’ampia selezione di documenti (fotografie, lettere, manifesti, inviti, video): un’operazione inedita volta a narrare la vivacità del clima artistico pistoiese nel contesto più ampio della cultura toscana, nazionale e internazionale. L’intenzione è quella di proporre nuovi sguardi sulle principali esperienze artistiche cittadine offrendo così un quadro di contesto alle opere d’arte selezionate.

La selezione di PISTOIA NOVECENTO. Sguardi sull’arte dal secondo dopoguerra segue un andamento cronologico partendo appunto dal secondo dopoguerra ed è scandita in macro-aree tematiche: REALISMO E FIGURAZIONE; ASTRATTO, MATERICO, PROGRAMMATO; OGGETTO E IMMAGINE; NATURA E ARTIFICIO; SEGNO, GESTO, AMBIENTE.

I materiali documentari come le fotografie, le corrispondenze, i manifesti e gli audiovisivi sono disposti secondo un progetto grafico ed espositivo ideato appositamente per l’occasione e capace di offrire molteplici livelli di lettura.

Palazzo de’ Rossi si consolida come uno dei punti di forza del polo museale di Fondazione Pistoia Musei, connotandosi ancora una volta come centro dedicato all’arte del Novecento pistoiese, punto di riferimento per la conoscenza delle varie generazioni artistiche che si sono succedute lungo il secolo scorso: artisti che con ardimento e autenticità di ricerca hanno sempre cercato un dialogo con i grandi centri dell’arte apportando il proprio contributo in un’ottica di originalità.

Tra gli artisti in mostra: Archizoom, Roberto Barni, Sigfrido Bartolini, Vinicio Berti, Massimo Biagi, Franco Bovani, Umberto Buscioni, Sergio Cammilli, Alfiero Capellini, Gianfranco Chiavacci, Andrea Dami, Agenore Fabbri, Alfredo Fabbri, Aldo Frosini, Giuseppe Gavazzi, Valerio Gelli, Donatella Giuntoli, Remo Gordigiani, Renato Guttuso, Mirando Iacomelli, Lando Landini, Marcello Lucarelli, Fernando Melani, Francesco Melani, Eugenio Miccini, Adolfo Natalini, Gualtiero Nativi, Mario Nigro, Renato Ranaldi, Gianni Ruffi, Giorgio Ulivi, Jorio Vivarelli, Corrado Zanzotto.

 

 Gianni Ruffi Giallo verde rosso 1968 Collezione Fondazione Caript

Gianni Ruffi Giallo verde rosso 1968 Collezione Fondazione Caript

 

FONDAZIONE PISTOIA MUSEI annuncia PISTOIA NOVECENTO. Sguardi sull’arte dal secondo dopoguerra

La mostra raccoglie, oltre alle opere degli autori pistoiesi, alcuni lavori di artisti non locali ma che con la città hanno intrattenuto rapporti di scambio e dialogo, oltre a prestiti da collezioni pubbliche e private. 

Il design radicale degli Archizoom, la logica binaria delle opere di Gianfranco Chiavacci, i collage di Remo Gordigiani, le ricerche astrattiste di Gualtiero Nativi, Mario Nigro e Fernando Melani, l’ironia pop di Gianni Ruffi: sono oltre 70 le opere che scandiscono il secondo capitolo del progetto PISTOIA NOVECENTO con il percorso di Sguardi sull’arte dal secondo dopoguerra, allestimento temporaneo a lungo termine a cura di Alessandra Acocella, Annamaria Iacuzzi, Caterina Toschi che FONDAZIONE PISTOIA MUSEI presenta dal 19 settembre 2020 al 22 agosto 2021 nella sua sede di Palazzo de’ Rossi.

PISTOIA NOVECENTO è il grande progetto dedicato alla collezione permanente di Fondazione Pistoia Musei con opere delle collezioni di Fondazione Caript e Intesa Sanpaolo (già Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia), pensato per consentire una lettura il più possibile esaustiva del panorama artistico pistoiese nel suo articolarsi attraverso il secolo scorso. La prima parte del progetto, conclusasi a fine agosto 2020, ha raccontato la prima metà del Novecento.

Questo secondo capitolo – PISTOIA NOVECENTO. Sguardi sull’arte dal secondo dopoguerra – offre un’immagine d’insieme della seconda metà del secolo a Pistoia.

La mostra raccoglie, oltre alle opere degli autori pistoiesi presenti nella collezione permanente di Fondazione Pistoia Musei, alcuni lavori di artisti non locali ma che con la città hanno intrattenuto rapporti di scambio e dialogo, oltre a prestiti da collezioni pubbliche e private.

Uno specifico indirizzo di curatela ha voluto arricchire il percorso espositivo con un’ampia selezione di documenti (fotografie, lettere, manifesti, inviti, video): un’operazione inedita volta a narrare la vivacità del clima artistico pistoiese nel contesto più ampio della cultura toscana, nazionale e internazionale. L’intenzione è quella di proporre nuovi sguardi sulle principali esperienze artistiche cittadine offrendo così un quadro di contesto alle opere d’arte selezionate.

 

La selezione di PISTOIA NOVECENTO. Sguardi sull’arte dal secondo dopoguerra segue un andamento cronologico partendo appunto dal secondo dopoguerra ed è scandita in macro-aree tematiche: REALISMO E FIGURAZIONE; ASTRATTO, MATERICO, PROGRAMMATO; OGGETTO E IMMAGINE; NATURA E ARTIFICIO; SEGNO, GESTO, AMBIENTE.

I materiali documentari come le fotografie, le corrispondenze, i manifesti e gli audiovisivi sono disposti secondo un progetto grafico ed espositivo ideato appositamente per l’occasione e capace di offrire molteplici livelli di lettura.

 

Palazzo de’ Rossi si consolida come uno dei punti di forza del polo museale di Fondazione Pistoia Musei, connotandosi ancora una volta come centro dedicato all’arte del Novecento pistoiese, punto di riferimento per la conoscenza delle varie generazioni artistiche che si sono succedute lungo il secolo scorso: artisti che con ardimento e autenticità di ricerca hanno sempre cercato un dialogo con i grandi centri dell’arte apportando il proprio contributo in un’ottica di originalità.

 

Tra gli artisti in mostra: Archizoom, Roberto Barni, Sigfrido Bartolini, Vinicio Berti, Massimo Biagi, Franco Bovani, Umberto Buscioni, Sergio Cammilli, Alfiero Capellini, Gianfranco Chiavacci, Andrea Dami, Agenore Fabbri, Alfredo Fabbri, Aldo Frosini, Giuseppe Gavazzi, Valerio Gelli, Donatella Giuntoli, Remo Gordigiani, Renato Guttuso, Mirando Iacomelli, Lando Landini, Marcello Lucarelli, Fernando Melani, Francesco Melani, Eugenio Miccini, Adolfo Natalini, Gualtiero Nativi, Mario Nigro, Renato Ranaldi, Gianni Ruffi, Giorgio Ulivi, Jorio Vivarelli, Corrado Zanzotto.

 

 pozzi

 Luca Pozzi, Third Eye Prophecy, 2019. Scultura digitale, applicazione di realtà aumentata, dal progetto The Dark Collection presso Pinacoteca di Brera, dimensioni variabili.

Fondazione Modena Arti Visive annuncia il programma 2021

Un circuito virtuoso, all’interno del quale le proposte formative ed educative si intrecciano con i contenuti della mostre, divenendo così parte integrante dei percorsi espositivi e degli eventi collaterali. 

Le attività del Centro di produzione delle mostre e quelle della Scuola di alta formazione, con un accento sempre più marcato sulla rete di collaborazioni, a partire dal territorio in cui FMAV opera, la città di Modena. Sono queste le nuove linee guida che tracciano il nuovo programma espositivo e formativo per l’anno 2021 di Fondazione Modena Arti Visive.

Un circuito virtuoso, all’interno del quale le proposte formative ed educative si intrecciano con i contenuti della mostre, divenendo così parte integrante dei percorsi espositivi e degli eventi collaterali. Gli artisti chiamati a esporre, grandi protagonisti dell’arte italiana e internazionale, sono a loro volta coinvolti nelle attività progettate per gli studenti e il grande pubblico, in qualità di docenti o visiting professor. L’obiettivo principale è quello di sviluppare insieme una ricerca nel campo delle arti visive, sempre più tematizzata verso le Digital Arts e le New Technologies, in un momento in cui la rivoluzione tecnologica in atto e i complessi mutamenti sociali che stiamo vivendo richiedono una riflessione profonda sulle responsabilità della cultura.

“I giovani talenti si coltivano anche attraverso l’educazione al bello. Fin dalla sua nascita Fondazione Modena Arti Visive si è posta il duplice obiettivo della formazione e della produzione di mostre. Il programma 2021 dà un forte impulso a questa sinergia stretta per definire un circolo virtuoso dentro il quale le esposizioni, gli artisti e le attività formative si integrano e si influenzano vicendevolmente per crescere insieme, coinvolgendo il nostro territorio e convogliando qui le istanze più innovative del panorama delle arti visive contemporanee.” (Gino Lugli, Presidente FMAV)

Il calendario 2021 di Fondazione Modena Arti Visive si inscrive all’interno di un programma strategico triennale di più ampio respiro, che vede introdurre nella progettazione delle attività nuovi format ricorrenti e la pubblicazione dei primi cataloghi editi da FMAV.

Workshop con Mario Cresci nell’ambito del Master di alta formazione sull’immagine contemporanea.

LE MOSTRE PERSONALI

Computer grafica, videoinstallazioni multimediali e interattività. Cinque sono le mostre personali che il programma espositivo annuale 2021 di FMAV propone coinvolgendo artisti di diverse generazioni, noti a livello internazionale.

Luca Pozzi (Milano, 1983) è specializzato in computer grafica e tecnologia di sistema, con cui combina storia dell’arte, fisica, cosmologia e informatica, dando origine a installazioni ibride caratterizzate da sculture magnetizzate, levitazione di oggetti, disegni di luce e un uso performativo della fotografia.

Jordi Colomer (Barcellona, 1962) utilizza in particolare la fotografia e il video per mettere in scena, attraverso l’idea di teatro allargato, situazioni in cui invita gli spettatori a riflettere sullo spazio urbano e sulle relazioni sociali in chiave sociologica e ironica. È la sua prima personale italiana, oltre al Padiglione Spagna della Biennale di Venezia del 2017.

Pamela Breda (Vittorio Veneto, 1982) presenta un’unica grande opera multimediale dal titolo The Quintessence. Il progetto, nato con l’idea di promuovere un nuovo sguardo sul mondo scientifico dell’astrofisica e dell’esplorazione spaziale, è vincitore del bando Italian Council 2019 finanziato dal Ministero per i Beni e le attività culturali.

Luca Maria Patella (Roma, 1934) è tra i primi sperimentatori della multimedialità nelle arti visive. La mostra racconta l’evoluzione della sua pratica artistica, che integra linguaggio e tecnologia, dai primi lavori degli anni '60, in cui già si notavano i prodromi della successiva rivoluzione digitale, fino agli anni Duemila.

Conclude il programma espositivo del 2021 la mostra headliner dedicata a un artista di fama internazionale che opera nel vasto panorama delle arti visive digitali, della performance e della musica astratta contemporanea.

IL FUTURO DELLA COLLEZIONE DEL MUSEO DELLA FIGURINA

Dagli stickers all’immagine digitale.

Tra le tante novità del 2021, c’è il nuovo format espositivo MuFi Digital, che chiama artisti, disegnatori, designer e curatori a interpretare la collezione – unica al mondo – del Museo della Figurina con una chiave narrativa inedita basata sull’uso delle tecnologie digitali, come anticipazione del futuro riassetto multimediale del Museo presso AGO Modena Fabbriche Culturali. Gli spazi esterni del Complesso architettonico di Sant’Agostino, in via di ristrutturazione, saranno inoltre animati virtualmente da MuFi OFF Digital, una serie di interventi digitali sulla storia e il patrimonio del Museo della Figurina, individuati attraverso un bando specifico.

Nell’ottica di favorire e incentivare la fruizione turistica di quella che è considerata internazionalmente un’eccellenza modenese, la Collezione Museo della Figurina sarà aperta al pubblico per tutta l’estate 2021. In concomitanza con il Campionato Europeo di calcio 2021, è prevista una mostra sulla storia del torneo calcistico internazionale attraverso oltre 40 album di figurine da tutta Europa, provenienti dalla collezione del Museo della Figurina e dalla raccolta personale di Gianni Bellini, tra i più importanti collezionisti di album sul calcio.

FMAV PER MODENA

Creatività, partecipazione e rete.

Punta sulle relazioni con il territorio ed è site-specific per vocazione, il nuovo format annuale Progetto Modena, che in questa sua prima edizione si declina in un progetto espositivo proposto da un curatore attivo in città, a cui viene affidato l’incarico della realizzazione delle opere provenienti da artisti del territorio e dell’allestimento della mostra, in collaborazione con le comunità e le realtà produttive locali.

FMAV line è un progetto territoriale su base digitale ideato da FMAV per connettere le realtà modenesi che si occupano di cultura, dal teatro alla musica, dalla danza alle arti visive. Un luogo di scambio e dialogo che si alimenta costantemente indicizzando associazioni, fondazioni, enti e imprese culturali e dando come risultato visivo una rete sempre in evoluzione. Questo consentirà di far emergere gli snodi più attivi e di stimolare le connessioni, con l’obiettivo di elaborare ogni anno insieme un progetto trasversale, che FMAV contribuirà a realizzare. Alla fine di settembre 2020 è previsto un evento pubblico di presentazione del progetto alla città.

E’ in questa ottica che Fondazione Modena Arti Visive sarà parte integrante del nuovo SpazioF, il nuovo servizio, di prossima apertura, ideato da Fondazione di Modena per favorire le relazioni sul territorio e la divulgazione delle attività di tutte le realtà culturali a cui dà sostegno, attraverso una fruizione online e digital dei contenuti prodotti. L’ampio spazio, sito al piano terra della sede di Fondazione di Modena, sarà anche luogo di incontri, presentazioni ed eventi realizzati con il coinvolgimento di FMAV.

EDUCAZIONE E FORMAZIONE

Nuove proposte e collaborazioni a distanza.

In ambito formativo, Fondazione Modena Arti Visive vede l’ampliamento e il consolidamento dei Corsi brevi ELEMENTS, la conferma del percorso biennale del Master sull’immagine contemporanea e del Corso per curatori dell’immagine contemporanea ICON e l’estensione delle collaborazioni della Scuola di alta formazione con partner internazionali, nazionali e locali. Non mancherà l’appuntamento annuale con la mostra degli studenti del Master sull’immagine contemporanea.

Dal punto di vista dell’offerta educativa, Fondazione Modena Arti Visive punterà su un incremento dell’offerta dei laboratori rivolti alle scuole di ogni ordine e grado con attività incentrate sulla didattica a distanza per famiglie, studenti e insegnanti.

Ripartono a ottobre le attività educative gratuite rivolte alle scuole con un programma rinnovato sia a livello di proposte didattiche sia per la modalità di conduzione. Durante i mesi del lockdown il dipartimento educativo ha continuato a lavorare sperimentando nuove forme di didattica a distanza, da cui sono scaturite alcune delle nuove proposte in programma.

Per il nuovo anno scolastico FMAV punta sulla formazione e offre alle scuole una maggiore flessibilità organizzativa, personalizzando le attività in base alle esigenze della classe e all’evoluzione della situazione generale. Oltre alla conduzione tradizionale, per le Scuole Secondarie viene attivata anche una modalità a distanza. I laboratori per le Scuole d’Infanzia e Primarie sono affiancati da un percorso formativo personalizzato per docenti, durante il quale l’insegnante può approfondire i contenuti dell’attività e ricevere un kit con tutti i materiali per lavorare con gli alunni, adattando al meglio tempi e modalità e decidendo se avvalersi della presenza in classe di un operatore. Grazie alla collaborazione con MEMO questi percorsi saranno accreditati come esperienze formative.

Tra le nuove proposte in programma, il laboratorio Fiabe in figurina: un percorso per la Scuola d’Infanzia e Primaria dedicato alle fiabe e alla capacità delle immagini di raccontare storie, nel corso del quale viene proiettato un video immersivo realizzato in collaborazione con ERT.

Tra i percorsi destinati alla Scuola Secondaria: ABC della fotografia. Frammenti di realtà, evoluzione della proposta realizzata durante il lockdown con la partecipazione del fotografo modenese Franco Fontana, e ABC della fotografia. Il ritratto, la cui implementazione a distanza sarà possibile grazie all’avvio della collaborazione con FEM – Future Education Modena, nella quale si intrecciano le rispettive specializzazioni: l’educazione all’arte (FMAV) e la didattica attraverso tecnologie e approcci innovativi (FEM).

Nel 2021, infine, si festeggerà la decima edizione del Premio Davide Vignali, rivolto a tutti i giovani talenti della regione e promosso da Fondazione Modena Arti Visive, dalla Famiglia Vignali e dall’Istituto d’Arte A. Venturi.

Laboratorio didattico, FMAV - Palazzina dei Giardini, 2019.

 

Programma espositivo 2021

Luca Maria Patella

29.01 – 02.05.2021

FMAV – MATA

Luca Pozzi

12.02 – 16.05.2021

FMAV – Palazzo Santa Margherita

MuFi Digital

26.02 – 06.06.2021

FMAV – Palazzo Santa Margherita

Jordi Colomer

05.03 – 06.06.2021

FMAV – Palazzina dei Giardini

Pamela Breda

28.05 – 22.08.2021

FMAV – MATA

Mostra del Master FMAV Scuola di alta formazione

25.06 – 22.08.2021

FMAV – Palazzina dei Giardini

I Campionati Europei di Calcio in figurina

06 – 08.2021

FMAV – Palazzo Santa Margherita

Progetto Modena

06 – 08.2021

FMAV – Palazzo Santa Margherita

MuFi Digital

09.2021 – 01.2022

FMAV – Palazzo Santa Margherita

MuFi OFF Digital

09.2021 – 01.2022

AGO – Modena Fabbriche Culturali

Premio Davide Vignali

10 – 11.2021

FMAV – Palazzo Santa Margherita

Mostra Headliner

11.2021 – 01.2022

FMAV – Palazzina dei Giardini | AGO Modena Fabbriche Culturali

Il programma espositivo 2020 di Fondazione Modena Arti Visive si concluderà con le mostre che inaugurano il prossimo autunno: Broken Secrets (dal 10.09.2020, mostra digitale realizzata nell’ambito di PARALLEL - European Photo Based Platform, progetto co-finanziato dal programma Creative Europe Programme dell’Unione Europea); Mario Cresci. La luce, la traccia, la forma (12.09.2020-10.01.2021, Palazzo Santa Margherita); Anime Manga. Storie di maghette, calciatori e robottoni (12.09.2020-10.01.2021, Palazzo Santa Margherita); Quayola. Ultima perfezione (18.09.2020-10.01.2021, Palazzo Santa Margherita); Motel, mostra degli studenti del Master sull’immagine contemporanea della Scuola di alta formazione FMAV (10.10 – 8.11.2020, MATA); Willie Doherty. Where / Dove (06.11.2020-31.01.2021, Palazzina dei Giardini); POSTcard, mostra degli studenti del Corso per curatori dell’immagine contemporanea ICON della Scuola di alta formazione FMAV e Premio Davide Vignali (21.11.2020 - 03.01.2021, MATA). Per maggiori informazioni visitare: fmav.org.