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L’artista bambino. Infanzia e primitivismi nell’arte italiana del primo Novecento

La mostra sviluppa un appassionante percorso attraverso le opere di artisti affascinati dal mondo infantile, di cui riprendono – in varie forme e stili – la semplicità, la poesia e la soavità dei colori e dei soggetti rappresentati.

Dal 17 marzo al 2 giugno la Fondazione Ragghianti ospita la grande mostra L’artista bambino. Infanzia e primitivismi nell’arte italiana del primo Novecento. Curata da Nadia Marchioni, l’esposizione esplora la “regressione” verso il disegno infantile e la volontà di recuperare un linguaggio di stampo primitivista da parte di importanti artisti dei primi decenni del XX secolo. Partendo dagli arcaismi di pittori toscani votati allo studio dei maestri del Duecento e del Trecento, la mostra sviluppa un appassionante percorso attraverso le opere di artisti affascinati dal mondo infantile, di cui riprendono – in varie forme e stili – la semplicità, la poesia e la soavità dei colori e dei soggetti rappresentati.

Nel 1969 Carlo Ludovico Ragghianti segnalava la necessità di approfondire il legame fra il disegno infantile, l’arte medievale e la produzione figurativa dei primi tre decenni del Novecento. Indicando gli episodi fondamentali della ricezione di stilemi infantili nell’arte italiana, Ragghianti denunciava l’incompletezza della propria indagine, esprimendo l’esigenza di ulteriori approfondimenti: è una lacuna che la Fondazione Ragghianti intende contribuire a colmare con la mostra L’artista bambino. Infanzia e primitivismi nell’arte italiana del primo Novecento, a cura di Nadia Marchioni, che affronta il tema indagandone anche gli antefatti, ed è realizzata grazie al costante supporto della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e con il patrocinio della Regione Toscana, della Provincia di Lucca e del Comune di Lucca.

La mostra si articola in sei sezioni a partire dall’interesse di fine Ottocento verso il fenomeno dell’arte infantile. Sono esposte opere di Adolfo Balduini, Giacomo Balla, Renato Birolli, Duilio Cambellotti, Spartaco Carlini, Carlo Carrà, Adriano Cecioni, Vittorio Matteo Corcos, Giorgio de Chirico, Tullio Garbari, Alberto Magri, Giorgio Morandi, Pablo Picasso, Ottone Rosai, Henry Rousseau, Mario Sironi, Ardengo Soffici, Lorenzo Viani, Gigiotti Zanini e altri artisti.

Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti

VERNISSAGE 16 MARZO, ORE 18.

Complesso monumentale di San Micheletto

Via San Micheletto 3, Lucca

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 tel. +39 0583 467205

 

 

 

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 Alberto Burri, Città di Castello, anni 70'. Foto di Aurelio Amendola

 

 

Obiettivi su Burri – Fotografie e fotoritratti di Alberto Burri dal 1954 al 1993

La Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri ha ideato e realizzato a cura di Bruno Corà un evento che non solo ricorda Burri, ma che, per la prima volta, compie una ricognizione esauriente sui maggiori e più assidui professionisti della fotografia

A Città di Castello, ogni anno, a partire dal 2015, ricorrenza che ha segnato le celebrazioni del Centenario della nascita di Alberto Burri, stabilendo un apice della popolarità internazionale del Maestro tifernate, ha preso avvio l'iniziativa del “12 marzo”, suo giorno natale, presso gli ambienti del Museo a lui dedicato negli Ex Seccatoi del Tabacco.

Anche quest'anno, con la mostra “Obiettivi su Burri – Fotografie e fotoritratti di Alberto Burri dal 1954 al 1993”, la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri ha ideato e realizzato a cura di Bruno Corà un evento che non solo ricorda Burri, ma che, per la prima volta, compie una ricognizione esauriente sui maggiori e più assidui professionisti della fotografia che lo hanno ritratto in differenti momenti e circostanze della sua vita. I ritratti, a partire dagli anni Cinquanta, in cui Burri iniziava a consolidare il suo percorso artistico, scrutano e fissano in stampe di grande intensità e valore storico, espressioni, azioni, luoghi, frequentazioni, abitudini e momenti solitari del grande artista per il quale la pittura rappresentò una scelta di vita e un impegno radicale e senza compromessi con l'autenticità della propria vocazione poetica.
In occasione di questa mostra verranno aperti al pubblico altri 2.300 metri quadrati di nuovi ambienti museali opportunamente messi a norma presso gli Ex Seccatoi, nei quali avranno luogo, oltre all'evento in programma, future iniziative rivolte ad approfondire lo studio e la conoscenza dell'opera di Burri e l'influenza da lui esercitata sull'arte contemporanea.

Tra i numerosi fotografi professionisti individuati, sono presenti in mostra opere fotografiche di Aurelio Amendola, Gabriele Basilico, Giorgio Colombo, Vittor Ugo Contino, Plinio De Martiis, Gianfranco Gorgoni, Giuseppe Loy, Ugo Mulas, Josephine Powell, Sanford H. Roth, Michael A. Vaccaro, André Villers, Sandro Visca, Arturo Zavattini e altri.

Nell'occasione sarà edito un catalogo a cura della Fondazione che, oltre a raccogliere le immagini più significative dei fotografi prescelti, ospiterà i saggi e i contributi critici di Bruno Corà, Aldo Iori, Rita Olivieri e Chiara Sarteanesi, nonché agli apparati bibliografici e le schede biografiche dei fotografi, redatti da Greta Boninsegni.

La mostra, che si inaugurerà il 12 marzo 2019, resterà aperta tutta l’estate. Sono previste visite guidate e un ciclo di conferenze sull'opera di alcuni tra i fotografi che hanno operato assiduamente con il Maestro.

Per informazioni:
Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri
075 8554649 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

www.fondazioneburri.org

 

 

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 Getty Villa, Malibu, un giardino “romano” in California

 

Giardini storici, verità e finzione. Letture, restituzioni, interpretazioni critiche dei modelli storici  nel paesaggio del XX e del XXI secolo

 Negli spazi Bomben della Fondazione Benetton Studi Ricerche di Treviso l’appuntamento annuale con le giornale internazionali di studio sul paesaggio è arrivato alla quindicesima edizione.

Giovedì 21 e venerdì 22 febbraio si rinnova negli spazi Bomben della Fondazione Benetton Studi Ricerche di Treviso l’appuntamento annuale con le giornale internazionali di studio sul paesaggio, che, in questa quindicesima edizione, propongono una riflessione sui Giardini storici, fra verità e finzione.

Diciotto relatori provenienti da Italia, Europa e Stati Uniti sono stati chiamati a indagare il tema del “giardino storico” da una prospettiva inedita e originale, quella offerta dalle letture, restituzioni, interpretazioni critiche dei modelli storici nel paesaggio del XX e del XXI secolo.
Partire da un’attenzione rivolta alle stagioni in cui si è praticato l’esercizio della replica e della copia avvalorata dall’indagine storica può essere un espediente – rigoroso quanto ironico e dissacrante – per segnalare la necessità di coltivare e frequentare la storia del giardino come fertile termine di riferimento culturale, non solo come un repertorio di forme congelate e replicabili né, tanto meno, un rassicurante universo di facile intrattenimento.

«Scegliendo questa tematica», afferma Luigi Latini, presidente del Comitato scientifico della Fondazione Benetton, «abbiamo voluto sottolineare la necessità di tener viva la ricerca e la discussione sul tema del “giardino storico”, affinché continui a esercitare un ruolo germinale e propositivo rispetto al dibattito sul paesaggio contemporaneo, all’orientamento dei corsi di studio di ogni livello in questo campo, ai luoghi nei quali si ha la responsabilità di intervenire in contesti nei quali tale eredità storica si manifesta sia in estensione che in profondità».

Le giornate di studio sul paesaggio sono progettate dal Comitato scientifico della Fondazione, con il coordinamento di Luigi Latini e Simonetta Zanon.


Programma:

giovedì 21 febbraio
Il gioco delle riproduzioni. Autenticità, uso e migrazione di modelli e documenti storici, copie
Interventi di: Vincenzo Cazzato, Raffaella Fabiani Giannetto, Finola O’ Kane Crimmins, Filippo Pizzoni, Beate Reuber, Bianca Maria Rinaldi, Josè Tito Rojo
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Trasformazioni del giardino e del paesaggio nel cinema, Marta Maffucci

venerdì 22 febbraio
Esercizi di lettura critica. Esempi dal ventesimo secolo e dal panorama attuale
Interventi di: Christian Bertram, Paolo Bürgi, Stéphanie de Courtois, Anette Freytag, Luigi Gallo, Anna Lambertini, Annemarie Lund, Monique Mosser, Giuseppe Rallo
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Prati urbani. I prati collettivi nel paesaggio delle città, Hervé Brunon presenta il libro a cura di Franco Panzini (Fondazione Benetton Studi Ricerche–Antiga, Treviso 2018)

I partecipanti alle giornate di studio:

Christian Bertram, Università di Amsterdam;
Hervé Brunon, CNRS, Centre André Chastel, Paris;
Paolo Bürgi, Studio Bürgi, Camorino;
Vincenzo Cazzato, Università del Salento, Lecce;
Stéphanie de Courtois, Ecole nationale supérieure d’architecture de Versailles;
Raffaella Fabiani Giannetto, Folger Shakespeare Library, Washington;
Anette Freytag, Rutgers University, New Brunswick, New Jersey;
Luigi Gallo, Università degli Studi della Basilicata, Matera;
Anna Lambertini, Università di Firenze;
Annemarie Lund, Chief Editor «Landskab», København;
Marta Maffucci, scenografa, Roma;
Monique Mosser, École nationale supérieure d’architecture de Versailles,
Centre André Chastel, Paris (Honoraria);
Finola O’ Kane Crimmins, University College, Dublin;
Filippo Pizzoni, aMAZING_sTUDIO, Milano;
Giuseppe Rallo, Soprintendenza ai BB.AA.PP. delle province di Ve-Bl-Pd-Tv, Venezia;
Beate Reuber, Grün Berlin – “Gärten der Welt”;
Bianca Maria Rinaldi, Politecnico di Torino;
José Tito Rojo, Università di Granada.

Comitato scientifico della Fondazione Benetton:
Luigi Latini, architetto, Università Iuav, Venezia (presidente); Maria Teresa Andresen, paesaggista, Università di Porto; Giuseppe Barbera, agronomo, Università degli Studi, Palermo; Hervé Brunon, storico del giardino, CNRS, Centre André Chastel, Parigi; Anna Lambertini, paesaggista, Università di Firenze; Monique Mosser, storica dell’arte, Scuola superiore di architettura, Versailles; Joan Nogué, geografo, Università di Girona, Osservatorio del Paesaggio della Catalogna; José Tito Rojo, botanico, Università di Granada.


 

 

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Elena Dorfman, CJ 3, 2002 da “Still Lovers”. Courtesy l’artista

 

La Fondazione Prada presenta la mostra “Surrogati. Un amore ideale”

La Fondazione Prada presenta la mostra “Surrogati. Un amore ideale”, a cura di Melissa Harris, all’Osservatorio in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano.

La Fondazione Prada presenta la mostra “Surrogati. Un amore ideale”, a cura di Melissa Harris, dal 21 febbraio al 22 luglio all’Osservatorio in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano.

Attraverso una selezione di 42 opere fotografiche di Jamie Diamond (Brooklyn, USA, 1983) ed Elena Dorfman (Boston, USA, 1965), il progetto esplora i concetti di amore familiare, romantico ed erotico. Entrambe le artiste scelgono un aspetto specifico e insolito di questo tema universale: il legame emozionale tra un uomo o una donna e una rappresentazione artificiale dell’essere umano. Come spiega Melissa Harris, “i lavori di Diamond e Dorfman documentano in modo vivido e senza pregiudizi le interazioni tra gli uomini e i loro compagni inanimati ma realistici”.

Nelle serie “Forever Mothers” (2012-2018) e “Nine Months of Reborning” (2014), Jamie Diamond documenta la vita di una comunità outsider di artiste autodidatte chiamate Reborners, che realizzano e collezionano bambole iperrealistiche con cui interagiscono per soddisfare il proprio desiderio di maternità. In un altro progetto presentato in mostra dal titolo “I Promise to be a Good Mother” (2007-2012), Diamond impersona la madre perfetta, indossando gli abiti di sua madre e interagendo con Annabelle, una bambola reborn. Ispirato a un diario che l’artista teneva da bambina, il progetto si è poi evulto in una complessa esplorazione degli stereotipi sociali e delle convenzioni culturali che circondano la relazione tra madre e figlio.

“Still Lovers” (2001-04) la serie di fotografie che ha dato visibilità internazionale a Elena Dorfman, è incentrata sulle persone che condividono la propria quotidianità domestica con realistiche bambole erotiche a grandezza naturale. Le sue fotografie si addentrano nei legami che si instaurano tra umani e donne sintetiche perfettamente riprodotte e obbligano l’osservatore a riconsiderare la propria visione di amore e riflettere sul valore di un oggetto in grado di sostituire un essere umano. L’intento dell’artista non è quello di enfatizzare la devianza rappresentata da questi surrogati sessuali, ma di svelarne il lato nascosto ritraendo l’intimità tra carne e silicone.

Diamond e Dorfman hanno ritratto i surrogati come creature desiderate e idealizzate, oggetti-feticcio dotati di una “vita propria” condivisa con madri o partner in carne e ossa, e a volte con i loro parenti più stretti. Come spiega Melissa Harris, “rappresentando scene convenzionali di vita domestica, amore e/o erotismo, le fotografie di Dorfman e Diamond trasmettono un pathos inatteso”.

 

 

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 Ph Matteo de Fina

 

A CARNEVALE L’ARTE VALE!

 A Venezia è tempo di Carnevale e la Collezione Peggy Guggenheim è pronta ad aprire le porte a Blame Moon – Tutta colpa della luna, titolo scelto per la rassegna dedicata quest’anno al tema della luna, degli astri e dei pianeti, realizzata in collaborazione con il Comune di Venezia.

A Venezia è tempo di Carnevale e la Collezione Peggy Guggenheim è pronta ad aprire le porte a Blame the Moon – Tutta colpa della luna, titolo scelto per la rassegna dedicata quest’anno al tema della luna, degli astri e dei pianeti, realizzata in collaborazione con il Comune di Venezia. Dal 16 febbraio al 4 marzo venite a scoprire un ricchissimo calendario di visite guidate e laboratori per bambini in linea con questo tema “spaziale”.

Volete sapere quali artisti presenti nella collezione di Peggy Guggenheim hanno trovato la propria ispirazione alzando gli occhi al cielo? Secondo Alexander Calder, ad esempio, l’origine dell’ispirazione per la creazione dei suoi mobiles deriva dall’osservazione del movimento delle costellazioni; Lucio Fontana, attraverso i suoi celebri tagli e buchi sulla tela, fonda la propria poetica su un nuovo concetto di dimensione spaziale; Edmondo Bacci nei suoi dipinti ha rappresentato superfici incrostate di pianeti immaginari; Rufino Tamayo, attraverso un’immagine molto semplice e immediata, dà espressione a tutta la meraviglia e lo sgomento che l’uomo prova di fronte all’universo. Per approfondire le loro creazioni il museo offre una serie di visite guidate gratuite, in italiano e inglese, che si svolgono tutti i giorni alle ore 11 e alle 17. Per chi invece volesse scoprire aneddoti e curiosità sulla vita di Peggy Guggenheim, le presentazioni si svolgono alle 12 e alle 16. Le visite sono comprese nel biglietto d’ingresso al museo e non è richiesta prenotazione.

E per i più piccoli? Anche a loro lo stupore di indagare i misteri degli astri. Ecco dunque i Kids Day, laboratori didattici domenicali per bambini dai 4 ai 10 anni. Domenica 17 febbraio l’appuntamento è con Mappa stellare: grazie all’opera di Tamayo ci lanciamo in un’avventura nello spazio siderale e sveliamo forme e storie delle costellazioni. Il 24 febbraio sarà la volta di M’illumino di blu: ispirandoci all’opera di Mario Merz, useremo lampadine e colori a vetro per generare una danza di riverberi e illuminare artisticamente il nostro mondo. Infine domenica 3 marzo chiudiamo il Carnevale con La storia infinita: costruiamo insieme una raccolta di racconti, tappe di un viaggio fantastico nello spazio, attraverso le opere di Bacci e Fontana. I laboratori sono gratuiti, si svolgono dalle 15 alle 16.30, ed è obbligatoria la prenotazione telefonica il venerdì precedente ciascun appuntamento, a partire dalle 9.30, chiamando i numeri 041 24.05.444/401.

Una volta a Palazzo Venier dei Leoni suggeriamo di non perdere la mostra Dal gesto alla forma. Arte europea e americana del dopoguerra nella Collezione Schulhof, un omaggio al collezionismo dei coniugi Hannelore B. e Rudolph B. Schulhof che nel 2012 hanno donato 80 opere della loro collezione alla Fondazione Solomon R. Guggenheim.  Da Mark Rothko a Cy Twombly, da Alberto Burri a Jean Dubuffet, Anselm Kiefer, Frank Stella, Agnes Martin ed Andy Warhol, il percorso espositivo attraversa la storia dell’arte europea e americana del secondo dopoguerra, per arrivare ai primi anni ’80 del XX secolo.

Tutti i giorni alle 15.30 il museo organizza visite guidate gratuite comprese nel biglietto d’ingresso.




 

 

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Giulio Paolini del Bello ideale, 2018. Installation view della mostra alla Fondazione Carriero, Milano

Ph. Agostino Osio, Courtesy Fondazione Carriero, Milano

  

Giulio Paolini - del Bello ideale

La Fondazione Carriero propone un nuovo appuntamento dedicato ai bambini dai 5 ai 11 anni e alle loro famiglie.

Nell’ambito della mostra del Bello ideale di Giulio Paolini, a cura di Francesco Stocchi e con interventi scenografici di Margherita Palli, la Fondazione Carriero propone un nuovo appuntamento dedicato ai bambini dai 5 ai 11 anni e alle loro famiglie, pensato per approfondire i contenuti della mostra rielaborandoli all’interno degli spazi della Fondazione.

Lo specchio di Giulio. Dopo il successo dei primi due appuntamenti dedicati ai più piccoli, domenica 27 gennaio alle ore 16.00 la Fondazione Carriero organizza una nuova visita interattiva alla scoperta dell'arte di Giulio Paolini, uno dei massimi esponenti dell’arte concettuale.

Con la guida di un esperto di didattica museale e dotati di un nécessaire di specchi, fogli e matite, i bambini accompagnati dalle loro famiglie sono invitati a entrare in contatto con i temi della mostra in modo partecipativo e divertente. 

Dopo una breve introduzione alla mostra nelle stanze di Casa Parravicini, i giovani visitatori sono chiamati a creare il proprio autoritratto, trovare nuove geometrie all’interno dello spazio e diventare archeologi del contemporaneo.

La visita si svolgono a titolo gratuito, su prenotazione scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. La durata è di 60 minuti

La mostra del Bello ideale

Fino a domenica 10 febbraio del Bello ideale propone un’analisi dell’opera di Giulio Paolini, indiscusso pioniere dell’arte concettuale in Italia: attraverso una nutrita selezione di lavori, scelti e allestiti dal curatore insieme all’artista torinese, la mostra ripercorre l’intero arco dei suoi 57 anni di carriera, esponendo capisaldi della sua produzione come Senza titolo (1961), Monogramma (1965), AB 3 (1966), Nécessaire (1968), Controfigura (critica del punto divista) (1981), alcuni dei suoi celebri autoritratti, fino a tre nuove opere appositamente concepite per l’occasione (In cielo, Deposizione, Finis Terrae, tutte del 2018).

del Bello ideale di Giulio Paolini si inserisce coerentemente nel percorso iniziato dalla Fondazione Carriero con imaginarii (settembre 2015), FONTANA • LEONCILLO Forma della materia (aprile 2016), FASI LUNARI (ottobre 2016), PASCALI SCIAMANO (marzo 2017) e SOL LEWITT. BETWEEN THE LINES (novembre 2017- giugno 2018, co-curata con Rem Koolhaas) mostre curate da Francesco Stocchi il cui punto cardine è l’approccio dialogico e la tensione costante verso ricerca e sperimentazione.

La mostra è resa possibile grazie alla stretta collaborazione con Giulio Paolini e la Fondazione Giulio e Anna Paolini e a prestiti provenienti da prestigiose istituzioni pubbliche e importanti collezioni private.

La mostra sarà accompagnata da un catalogo (italiano e inglese) edito da König Books, curato da Francesco Stocchi, che raccoglierà le immagini delle opere allestite negli spazi della Fondazione Carriero, con contributi, tra gli altri, di Giulio Paolini e di Francesco Stocchi.