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Cosa resterà di questi anni ’80? L’arte di Keith Haring nell’epoca dell’innocenza

 

Con Luca Beatrice critico, curatore d'arte e accademico italiano.

Gli ’80, i migliori anni della nostra vita, li abbiamo attraversati come stelle comete luminosissime ma destinate a cadere in fretta. Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, Robert Mapplethorpe, Freddie Mercury, Pier Vittorio Tondelli sono tra coloro che ci hanno lasciati troppo presto, portando con loro il mito dell’eterna giovinezza. E noi, che avevamo 20 anni allora e 18 adesso, come disegnò Andrea Pazienza, non siamo ancora (o mai) usciti vivi dagli anni ‘80.

  • 8 Aprile 2022 17:30 - 19:30

In auditorium e in diretta streaming dal sito web e dalla pagina Facebook di Palazzo Blu.

 



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La Cortesi Gallery di Lugano apre agli NFT

 

Redefining Space, mostra in collaborazione con The Cryptonomist che riunisce le opere di tre importanti e innovativi artisti contemporanei: Leo Caillard, Matteo Mauro ed Emanuele Dascanio.  

Dal 7 aprile al 13 maggio sarà visitabile negli spazi di Lugano di via Nassa Redefining Space, mostra in collaborazione con The Cryptonomist che riunisce le opere di tre importanti e innovativi artisti contemporanei: Leo Caillard, Matteo Mauro ed Emanuele Dascanio. 

Un percorso tra sette opere fisiche e sei NFT il cui obiettivo è quello di volgere lo sguardo all’arte del presente per instaurare un interessante dialogo tra classico e contemporaneo. I lavori presentati rinnovano il concetto tradizionale di spazio, ancorato alla dimensione fisica e materica del reale, per estenderlo oltre sé stesso nella sfera virtuale del mondo odierno. È la mitologia di una nuova dimensione, dall’arte materica a quella digitale, dal classico all’ipercontemporaneo. Nascono le nozioni di universo, multiverso e metaverso, concetti antropocentrici che ambiscono a cancellare i limiti del movimento e dell’esistenza nello spazio fisico per permetterci di intravedere un nuovo strato di realtà.

Leo Caillard (Parigi, 1985) nella sua produzione gioca sul proficuo contrasto tra classicità e modernità, prendendo come punto di partenza il concetto di tempo. Nelle sue opere rivivono i miti dell’antica Grecia ma acquistano un nuovo significato: essi sono interpretati dall’artista come metafore del presente che permettono di ripensare il futuro dell’arte. Grazie all’anacronistico accostamento di figure classiche a oggetti e atmosfere appartenenti al XXI secolo, l’artista libera l’arte dalla sua finitezza, riunendo passato e presente in una temporalità circolare che rende possibile lo scambio tra mondo reale e dimensione virtuale.

Anche Matteo Mauro (Catania, 1992) intuisce le infinite possibilità di espansione dello spazio, ponendo la sua attenzione sul concetto di volume che risulta centrale sia nelle sue sculture sia nei suoi NFT. Nel primo caso l’artista evidenzia lo spazio in senso negativo utilizzando i vuoti che si distinguono per materiali diversi, in contrasto con i volumi cubici. Nelle opere digitali, invece, è preminente la dimensione ambientale, lo spazio è reinventato dall’artista seguendo un’ispirazione barocca che, come una furia, si appropria di ogni centimetro disponibile, espandendosi fino al digitale. Qui volumi antropomorfici si fondono con dettagli ispirati ai quattro elementi naturali, creando un nuovo universo, il Metaverso.

Emanuele Dascanio (Garbagnate Milanese, 1983) è forse l’artista più tradizionale perché utilizza la tecnica del disegno chiaroscuro come base per la creazione dei suoi NFT. Troviamo immagini popolate da figure suggestive provenienti dal mondo religioso, rappresentate in maniera iperrealistica con atmosfere classicheggianti, rese ancora più drammatiche grazie al contrasto del bianco e nero. Qui la storia dell’arte è trasformata in un mondo fantastico, la finitezza dell’uomo viene espressa e negata attraverso la trasformazione delle forme in caratteri infiniti, grazie al movimento e al suono. Tra le sue opere in mostra alla Cortesi Gallery da non perdere l’esclusiva Praise of Idleness che, dopo Lugano, raggiungerà la Biennale di Venezia nello stand dedicato agli NFT.

L’esposizione, curata dagli artisti e da Lorenzo Cortesi, formalizza l’inizio di una nuova avventura per la Cortesi Gallery. La mostra, infatti, non è che il primo passo di un’operazione pensata a lungo termine, che vedrà susseguirsi indagini nel mondo della crypto arte come in quella dell’arte generativa. Una vera e propria sezione della Cortesi Gallery che prenderà il nome di C-VERSO.

«C-VERSO – spiega il giovane Lorenzo Cortesi - è nata dal desiderio di fornire supporto ai collezionisti interessati agli NFT e , allo stesso tempo, di far parte di questa nuova community artistica in continuo fermento. L’obiettivo della nostra galleria con C-VERSO è proprio quello di  fare da ponte tra questi due mondi». Secondo Lorenzo Cortesi, che da tempo si occupa di digitale, la crypto art non può essere considerata solo

un movimento artistico, ma piuttosto un movimento culturale.  Nell’ultimo anno l’interesse di molte gallerie internazionali si è concentrato nelle nuove possibilità dell’arte digitale, ma in pochi, pochissimi, hanno concretizzato la loro attenzione. La scelta di Cortesi Gallery rappresenta dunque un’assoluta novità e, anche, una presa di posizione ben definita, specialmente se pensiamo alla nativa specializzazione della galleria, cioè l’arte dal Secondo Dopo Guerra. La Galleria Cortesi, nata nel 2013, con sede a Lugano e Milano, da anni frequenta le maggiori fiere italiane e internazionali (il Brafa a Bruxelles, Montecarlo, Armory NY, MiArt, ArteFiera). Con C- VERSO si apre dunque a un nuovo mondo.  «L’arte digitale – afferma Lorenzo Cortesi - sarà sempre più presente e verrà considerata arte contemporanea senza distinzioni, la nostra sfida è quella di concentrarci sul valore artistico di queste opere d’arte digitali; gli NFT sono l’innovazione tecnologica che ci aiuta a veicolare questo tipo di arte».

 

REDEFINING SPACE

ARTISTI:  Leo Caillard, Matteo Mauro ed Emanuele Dascanio

OPENING: 7 aprile 2022 dalle 18 alle 20

PERIODO MOSTRA: 8 aprile – 13 maggio dalle 10 alle 18

LUOGO MOSTRA: Cortesi Gallery Lugano, Via Nassa 62, 6900, Lugano

CURATORI: Lorenzo Cortesi, Leo Caillard, Matteo Mauro ed Emanuele Dascanio

IN COLLABORAZIONE CON The Cryptonomist

 



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Gilberto Cavagna fonda lo studio legale BIPART - Beyond Intellectual Property and ART law

 

Con BIPART esperienza e passione per la creatività si fondono per dare vita a una realtà in grado di seguire da vicino le diverse esigenze di imprese, professionisti, privati, associazioni, fondazioni, istituzioni e non solo.

Nasce “BIPART”, studio specializzato in diritto della proprietà intellettuale e diritto dell’arte che, come si evince dal nome, acronimo di “Beyond Intellectual Property and ART law“, vuole essere parte e dalla parte delle persone e delle società che assiste.

Lo studio è fondato da Gilberto Cavagna, avvocato cassazionista specializzato nella valorizzazione e protezione dei diritti di proprietà intellettuale e dell’arte, in particolare in relazione a marchi, nomi a dominio, design, brevetti e know-how, diritto d’autore e software, diritto dell’arte e dei beni culturali, diritto della pubblicità, dei media e dello sport, con una vasta esperienza nell’assistenza legale a clienti italiani e stranieri maturata in questi anni in importanti studi legali, sia nazionali che internazionali, oltre che in Expo 2015 S.p.A. dove si è occupato degli aspetti riguardanti la proprietà intellettuale e le sponsorizzazioni legate all’esposizione universale.

L’avv. Cavagna assiste regolarmente società e persone attive nel mondo della moda, del design, dell’organizzazione di eventi artistici e sportivi, della creatività e dell’editoria, fornendo alla clientela assistenza nella negoziazione dei contratti aventi ad oggetto i propri assets di proprietà intellettuale e nella loro tutela.

Da sempre appassionato e cultore attento della proprietà intellettuale e dell’arte, l’avv. Gilberto Cavagna svolge attività di docenza e tiene regolarmente conferenze, workshop e seminari, anche presso università e master, è autore di testi monografici e scrive su quotidiani, riviste e newsletter, nazionali e internazionali, su argomenti legati a queste tematiche, oltre a curare «TIP TAP -Thoughts on Intellectual Property and Art Protection», un blog specializzato su Linkedin e Facebook.

In BIPART collabora anche Sofia Kaufmann, giovane ma già valente specializzanda in diritto della proprietà intellettuale e dell’arte con focus sulla tutela dei segni distintivi e dei beni artistici.

BIPART nasce dalla passione e dalla determinazione di assistere al meglio i clienti nella tutela e valorizzazione di marchi, design, diritto d’autore e software, media e pubblicità, brevetti e know-how, nomi a dominio, e-commerce, protezione e valorizzazione di beni culturali e di opere d’arte, nonché organizzazione di eventi, culturali e sportivi e promozione della loro immagine e diritti, con quella attenzione, disponibilità e flessibilità che un piccolo studio – ma che pensa in grande - può dare, anche avvalendosi di solide collaborazioni internazionali.

Con BIPART esperienza e passione per la creatività si fondono per dare vita a una realtà in grado di seguire da vicino le diverse esigenze di imprese, professionisti, privati, associazioni, fondazioni, istituzioni e non solo. Una nuova realtà, un colpo di colore nel mondo del diritto della proprietà intellettuale e dell’arte.

Sono felice di questa nuova avventura – ha dichiarato l’avv. Gilberto Cavagna – nella quale ci buttiamo con entusiasmo, passione e dedizione, con il presupposto e la finalità di essere veramente parte e della parte dei nostri clienti, come dichiariamo fin dal nome dello studio, per aiutarli nella valorizzazione dei loro diritti e a crescere su solide basi giuridiche”.

Lo studio ha sede a Milano, in via Aurelio Saffi n. 25, ed un desk operativo presso DP IUS in via Durini n. 25.

Lo studio ha sito Internet (www.bipartlaw.com) e account sui principali profili  (LinkedinInstagramFacebook e Twitter)

 



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 Gianmarco Taietti, Giovanna, Sale con lantico abito tradizionale di Lula. Preziosissimo viene conservato nelle famiglie come una reliquia ed esposto durante le manifestazioni importanti.

 

Fondazione Luciana Matalon di Milano inaugura la mostra “Incontri a Lula – Adzovios a Luvula”

 

Un viaggio fotografico compiuto da Nello e Gianmarco Taietti nella comunità e nei dintorni di Lula, nella regione aspra e selvaggia della Barbagia, diventata emblema della resistenza allo spopolamento e al rischio di estinzione.

Inaugura il 26 marzo alla Fondazione Luciana Matalon di Milano la mostra “Incontri a Lula – Adzovios a Luvula”, un viaggio fotografico compiuto da Nello e Gianmarco Taietti nella comunità e nei dintorni di Lula, nella regione aspra e selvaggia della Barbagia, diventata emblema della resistenza allo spopolamento e al rischio di estinzione.
L’esposizione curata da Mariangela Dui, che resterà aperta fino al 23 aprile 2022, presenta circa 100 fotografie di medio e grande formato, in bianco e nero e a colori, che restituiscono il carattere e la quotidianità di un territorio dalle forti radici che, seppur tra molte difficoltà, si proietta energicamente verso il futuro.
La mostra si avvale del patrocinio della Regione Sardegna, del Comune di Lula, del Centro Sociale Culturale Sardo e della Federazione Associazioni Sarde in Italia. 
 
Il progetto fotografico presenta i lavori che padre e figlio Taietti hanno realizzato in un territorio da loro particolarmente amato. Di questi luoghi, Nello conosce ogni pietra e in questa occasione ha condiviso le sue conoscenze con il figlio Gianmarco, viaggiatore appassionato. Ognuno ha realizzato le sue immagini e le ha poste in dialogo con quelle dell’altro, sottolineando l’intensità dell’incontro con il territorio, così vero e così forte.
L’esigenza di comunicarlo al mondo è avvertita, seppure in modi espressivamente differenti, da entrambi: se Nello sceglie di darne conto attraverso il ritratto e la fotografia in bianco e nero, come a porsi in linea con la documentazione fotografica già esistente dai primi del Novecento, Gianmarco preferisce adottare un approccio da street photographer ritraendo la quotidianità della vita del paese in tutta la sua spontaneità.
“Nello Taietti entra in relazione con i suoi soggetti con grande umanità – spiega Angela Madesani nel suo testo critico – cercando di cogliere nei loro sguardi le storie e i percorsi esistenziali. Esse sono spesso frutto di rapporti dialettici, di confronto. Gianmarco è più portato all’indagine sociale, le sue sono fotografie narrative, in cui emergono le tradizioni, le abitudini, la peculiarità dei luoghi”.

L’identità e la storia di Lula sono così forti che il passo da diario personale a racconto antropologico è breve: la raccolta fotografica diventa narrazione di un luogo, della sua gente e della sua cultura.
“Gli scatti di Nello e Gianmarco Taietti esplorano quello che, con un neologismo, viene chiamata ‘paesitudine’ – commenta la curatrice Mariangela Dui –, quella capacità cioè di resistenza e di resilienza di alcune piccole comunità, che consente loro di sopravvivere puntando sulle proprie radici per orientarsi nella contemporaneità”.
 
Territorio che per anni ha potuto contare sull’attività estrattiva, dismessa poi negli anni Ottanta, Lula diviene in seguito oggetto di interesse scientifico. In corsa, insieme ai Paesi Bassi, come sede per l’allestimento del più grande telescopio al mondo per lo studio delle onde gravitazionali, l’Einstein Telescope, ospita dal 2010 un laboratorio per lo studio del peso del vuoto.
Proiettati nel futuro, gli abitanti di Lula sanno però bene che la loro forza sta nella loro storia e nel loro patrimonio, in particolare quello paesaggistico. Sin dagli anni Settanta si sono dunque impegnati nella salvaguardia del patrimonio ambientale, scontrandosi anche con gli industriali del petrolchimico e costringendoli a dirigere altrove i propri interessi.
Lula ha vissuto sin dal secolo scorso il proprio impegno politico e sociale in favore dei diritti non solo delle persone ma anche dell’ambiente, ben prima che questo rappresentasse una “tendenza”.
 
Accompagna la mostra un catalogo con i testi di Mariangela Dui e Angela Madesani.

 



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Fondazione Arnaldo Pomodoro presenta Una giornata di appuntamenti in occasione dell’ArtWeek 2022

 

Un ricco palinsesto di attività per confermare il proprio ruolo di osservatorio dedicato alla creatività contemporanea. 

Sabato 2 aprile la Fondazione Arnaldo Pomodoro propone in occasione dell'ArtWeek 2022, un ricco palinsesto di attività, non soltanto per promuovere il patrimonio artistico e culturale del Maestro, ma anche per confermare il proprio ruolo di osservatorio dedicato alla creatività contemporanea.

Primo appuntamento alle ore 11:30 presso lo Studio di Arnaldo Pomodoro, dove la Fondazione ospita un doppio evento su invito legato alla VI edizione del Premio Arnaldo Pomodoro per la Scultura: la proclamazione del vincitore di questa edizione seguita dal talk Cos'è scultura oggi? con Pavel Pys curatore del Walker Art Center di Minneapolis e membro del Comitato di selezione del Premio, moderato da Lorenzo Respi (Direttore di produzione della FMAV – Fondazione Modena Arti Visive) e Andrea Viliani (Direttore del Museo delle Civiltà di Roma e Responsabile e Curatore del CRRI – Centro di Ricerca Castello di Rivoli), entrambi membri del Comitato Scientifico della Fondazione.

Il talk sarà anche l’occasione per presentare il vincitore/la vincitrice del Premio, cui la Fondazione dedicherà una mostra il prossimo autunno negli spazi della GAM - Galleria d'Arte Moderna di Milano.

Il Premio Arnaldo Pomodoro per la Scultura, che in occasione della scorsa edizione è stato rinnovato nella struttura e rafforzato nella vocazione internazionale, è una delle attività dedicate dalla Fondazione ai giovani artisti “che intendono perfezionare ed estendere gli aspetti sperimentali di un nuovo lavoro sul linguaggio espressivo o intellettuale”.

Sabato 2 aprile, inoltre, la Fondazione apre gratuitamente la mostra L'inizio del tempo. Le ricerche spazialiste di Arnaldo Pomodoro, primo appuntamento del nuovo ciclo di OpenStudio, allestimenti temporanei nello Studio dell’artista che approfondiscono temi e periodi poco noti della ricerca di Arnaldo Pomodoro. Prenotando sul sito della Fondazione una delle tre fasce di visita – alle ore 14:00, 15:00 e 16:00 – sarà possibile visitare l’esposizione, che vede protagonista il grande bassorilievo L’inizio del tempo n. 2 (1958 – 230 × 270 cm), accanto a un gruppo di sculture, disegni e studi progettuali – alcuni in prestito dallo CSAC di Parma – e numerosi materiali d’archivio che raccontano il periodo di attività tra il 1957 e il 1964, fino ad arrivare alla realizzazione del Grande omaggio alla civiltà tecnologica (1960-1964 – 24 × 8 m) per la facciata dell’Università Popolare di Colonia, prima prova dell’interesse e dell’impegno sul piano architettonico e urbano dell’artista.

Tra sabato 2 e domenica 3 aprile sarà inoltre possibile visitare la Project Room di Pamela Diamante, nello spazio espositivo di Via Vigevano 9, il Labirinto di Arnaldo Pomodoro, in Via Solari 35, e partecipare ai workshop e alle visite guidate nello Studio di Arnaldo Pomodoro, in via Vigevano 3.

Stato di flusso di Pamela Diamante (Bari, 1985) è il primo appuntamento del ciclo 2022 delle Project Room, il progetto “osservatorio” dedicato dalla Fondazione ai più recenti sviluppi del panorama artistico internazionale, affidato quest'anno alle curatrici Chiara Pirozzi e Alessandra Troncone.

Stato di Flusso è un progetto inedito, un’installazione ambientale immersiva dal forte impatto percettivo, risultato di un processo relazionale innescato dall’artista con un gruppo di persone. Affiancata da professioniste nei campi del teatro e della psicoanalisi, Diamante ha invitato alcune persone a compiere un percorso di autoanalisi e di riflessione sulla propria condizione esistenziale, e ha realizzato 6 video in cui questi soggetti sono fermi, distesi ad occhi chiusi, intenti a compiere l’azione più naturale e vitale possibile: respirare.

Il Labirinto di Arnaldo Pomodoro è un environment di 170mq custodito nei sotterranei dell'ex Riva-Calzoni di Via Solari 35, un'opera ispirata all'Epopea di Gilgamesh, che rimanda ai temi della scrittura e del viaggio come metafora della vita, e che l'artista ha descritto come "un invito nei meandri di un percorso, dove il tempo è trasformato in spazio e lo spazio a sua volta diventa tempo".

Per il weekend del 2-3 aprile, il programma di workshop e visite guidate della Fondazione prevede: visite guidate per adulti e per famiglie con bambini 4-11 anni nel Labirinto; visite libere e guidate alla mostra OpenStudio #1 nello Studio di Arnaldo Pomodoro; workshop di stampa a rilievo per adulti e per famiglie con bambini 5-11 anni nello Studio di Arnaldo Pomodoro.

 



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 Jannis Kounellis gli anni sessanta, installation view, ML Fine Art di Matteo Lampertico, 2022

 

ML FINE ART presenta JANNIS KOUNELLIS: GLI ANNI SESSANTA

 

Il progetto espositivo pensato per la prossima primavera presso ML Fine Art si concentra su un momento cruciale del percorso artistico di Jannis Kounellis. 

Il progetto espositivo pensato per la prossima primavera presso ML Fine Art, visibile dal 23 marzo al 27 maggio 2022, si concentra su un momento cruciale del percorso artistico di Jannis Kounellis (Il Pireo 1936 – Roma 2017), uno tra i più importanti esponenti dell’Arte povera.

Artista di origine greca, Kounellis si trasferisce a vent’anni a Roma per studiare presso l’Accademia di belle arti. Smarcandosi dalle ultime derivazioni dell’arte informale, Kounellis elabora presto una pratica artistica subito tesa al superamento dei limiti tradizionali del quadro.

Attraverso alcune opere di assoluta qualità, la mostra intende raccontare quel momento, a cavallo tra 1961 e 1967, in cui l’artista transitò dalla stagione folgorante dei cosiddetti Alfabeti - opere caratterizzate da composizioni di lettere e numeri su fondo bianco, di grande forza costruttiva e comunicativa - verso un graduale recupero di forme più articolate di rappresentazione.

Una formidabile tela del 1961 ben illustra la serie degli Alfabeti. Resi in questo modo indecifrabili, i segni perdono la loro valenza semantica e, ricomposti in una struttura, emergono con forza dalla superficie dell’opera. Una tela del 1963, in cui campeggia la sagoma di un arcobaleno, è invece uno splendido esempio di quel ristretto gruppo di opere - che prelude alla serie delle Rose del 1966-67 - in cui l’artista mostra un rinnovato interesse per la figurazione e la pittura. Costituita da dipinti meno noti, ma molto significativi, quella stagione segna la riappropriazione diretta, da parte di Kounellis, di elementi di realtà, che vengono rielaborati nel campo della pittura, in modi che si allontanano dalle tendenze dell’arte pop americana allora emergente.

Attraverso una selezione di opere raramente esposte in passato e con l’apporto di una ricerca scientifica condotta da Francesco Guzzetti (Università degli Studi di Firenze), la mostra vuole dunque rivelare al pubblico una stagione in cui l’artista seppe confrontarsi e anticipare le tendenze della nuova avanguardia, imprimendo la propria cifra espressiva su un intero periodo della storia dell’arte a cavallo tra anni Cinquanta e Sessanta.

La mostra è in collaborazione con Rizziero Di Sabatino.