quirico

 

NICCOLÒ QUARESIMA DUSK TO DAWN Fragments from the Plastic Archive

FuturDome è lieta di celebrare i 40 anni del club con la personale di Niccolò Quaresima (Roma 1995)Dusk to Dawn, Fragmets from the Plastic Archive vibile.

Il 23 dicembre 1980 apriva a Milano il Plastic, uno dei locali che più ha contribuito allo sviluppo della Club Culture in Italia.

FuturDome è lieta di celebrare i 40 anni del club con la personale di Niccolò Quaresima (Roma 1995) Dusk to Dawn, Fragmets from the Plastic Archive vibile dal 15 giugno al 31 luglio 2021. Un processo di riappropriazione identitaria basato sul ritrovamento di una serie di diapositive lacerate e decomposte dal tempo, abbandonate negli scantinati della discoteca milanese.

L’esposizione, posticipata a seguito della pandemia, raccoglie inoltre documenti, immagini e video dell’archivio di Nicola Guiducci, co-fondatore del club, storico art director e deejay, che con la sua visionaria selezione musicale ha influenzato le generazioni successive di professionisti della console.

Dusk to Dawn ripercorre la radiosa storia, la politica e l'estetica pionieristica del nightclub italiano più iconico di tutti i tempi, fautore di una rara amalgama sociale, dove diverse stratificazioni di genere, sociopolitiche e finanziare si mescolavano liberamente, costituendo di fatto una micro zona temporaneamente autonoma, creando un sistema non gerarchico basato sulle relazioni e sull’espressione infinita della sessualità. Per permettere a questa zona di esistere, bisogna però concentrare tutto nel presente e dare la possibilità ad ognuno di liberare ed espandere la propria mente dai meccanismi che ci sono stati imposti, smascherando il visibile.

Se universalmente la discoteca viene concepita come un luogo pubblico, nel Plastic l’ambiente si trasforma in una sorta di extraterritorialità domestica, accedere significa accettare di essere accolti nella propria casa, un luogo aperto a tutto ma non a tutti. La rigida selezione all’ingresso del Plastic, opera una sorta di selezione sociale svincolandosi dagli aspetti capitalistici propri di un locale commerciale, l’accedere ad un club a pagamento non è più funzionale al costo, divenendo un atto unilaterale di reimmissióne al nostro immaginario. Il lavoro di Quaresima agisce come un detonatore negli spazi sotterranei di FuturDome. La riappropriazione dell’immagine latente delle pellicole fotografiche compromesse, deflagra in processi anomali di trasferimento di energie e informazioni che non hanno una spiegazione fisica o biologica. L’influenza apparente di pensieri e intenzioni su processi reali indipendenti, induce uno sfasamento tra le parti ancora leggibili delle immagini e le loro parti corrotte, come una premonizione di eventi futuri. In un inquadramento lineare del tempo, il futuro è la parte di tempo che ancora non ha avuto luogo, l’opera di Quaresima ricolloca la concezione dell’irrappresentabile che, non più legge divina, diviene principio di smascheramento del visibile. Se per Lange ogni ritratto di persona è un “autoritratto” del fotografo, nelle immagini ritrasferite dall’artista su supporti neutrali -in modo da congelare il deterioramento dell’emulsione da funghi e muffe-, i volti rappresentati vengono smantellati da quelle sovrastrutture che il potere ha imposto all’esistenza, ma inevitabilmente implodono e l’universo, destinato a contrarsi, non può che ritornare alle sue origini e rimodellare il futuro.

Info

Niccolò Quaresima - DUSK TO DAWN Fragments from the Plastic Archives

Inaugurazione: martedì 15 giugno ore 16.30 – 20.30

A cura di: Atto Belloli Ardessi Periodo apertura: 15 giugno - 31 luglio 2021 Orari di apertura: martedì 15 giugno dalle 16.30 alle 20.30; da mercoledì a sabato dalle 16 alle 19.30 Sede: FuturDome  Indirizzo: via Giovanni Paisiello 6, 20131 Milano Ingresso: gratuito

 

 


 VERITà

 

Fondazione Monte Verità presenta gli EVENTI DI GIUGNO E LUGLIO 2021

Appuntamenti da non perdere.

Venerdì 11 giugno, ore 18,30

Trecce di memoria

La compagnia MOPS_DanceSyndrome incontra l’arte e il lavoro di Marco Cordero, uno dei protagonisti della mostra Luoghi e Voci, inaugurata a Monte Verità lo scorso 8 maggio e in esposizione fino a metà agosto.

Il progetto è nato da un incontro e da una sinergia spontanea e ha preso vita dall’opera chora, un’installazione ambientata nella piccola biblioteca del Barone von der Heydt con cui Ela Franscella - fondatrice della compagnia di danza contemporanea MOPS_DanceSyndrome, composta unicamente da danzatori con Sindrome di Down - ha aggiunto il gesto, portando all’esterno nuove impronte, emozioni ed estensioni corporee del pensiero.

Trecce di Memoria è un haiku danzato che diventa rivelazione dell'intimo, dove i corpi manifestano la loro profondità in un misterioso equilibrio, selvaggio e saggio. Il processo creativo è partito dalle parole scritte dai danzatori, che sembrano sorgere dall’impronta di chora per regalare il loro messaggio al pubblico.

Alla permormance seguirà un approfondimento con Ela Franscella e Marco Cordero.

Entrata libera, fino a esaurimento posti. E' gradita la prenotazione: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Mercoledì 23 giugno, ore 20,30

Cosmos Mondo

Francesca Gagliardi, in occasione della residenza per artisti che si è svolta lo scorso anno, ha progettato una pubblicazione d'arte che verrà presentata al pubblico dalla Fondazione Monte Verità e le Edizioni Sottoscala. Stampe originali di Francesca Gagliardi riflettono la sua visione di cura del sè nelle espressioni della protezione, della seduzione e della spiritualità. Le incisioni sono accompagnate da testi inediti di Fabio Pusterla dando vita a una cartella a tiratura limitata. La stampa è stata realizzata da Giuseppe de Giacomi nella sua stamperia Hùrdega a Locarno.

Interverranno gli autori.

Entrata libera.

Venerdì 2 luglio, ore 18,30

Inaugurazione Golde Age, mostra personale di Fabrizio Dusi

Inaugurazione del progetto di Fabrizio Dusi, a cura di Chiara Gatti.

L’artista, che spazia dal linguaggio della scultura a quello del neon, è autore di un nucleo importante di lavori site-specific ispirati ai temi iconici dell'ideale monteveritano del paradiso anarchico. Neon, ceramiche e forme in alluminio punteggeranno alcuni spazi interni ed esterni con parole-simbolo – “LIBERI”, “ANARCHY”, “UTOPIA” – e immagini evocative di un ritorno allo stato di natura.

La mostra coinvolge sia gli ambienti comuni dell’Hotel in stile Bauhaus che il giardino antistante l’edificio, in un percorso artistico studiato ad hoc per Monte Verità.

La mostra sarà a Monte Verità fino al 31 ottobre.

Tutto il programma completo e le modalità di partecipazione su www.monteverita.org 

Fondazione Monte Verità

Strada Collina 84 – CH-6612 Ascona

T. +41 91 785 40 40 | F. +41 91 785 40 50

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

www.monteverita.org 

 


 vitale

 Salvatore Vitale, How to Secure a Country, 2016, Archival pigment print, 120 x 90 cm. The Bally Foundation Collection

Salvatore Vitale è il vincitore della tredicesima edizione del Premio Artista Bally dell’Anno

Una serata all’insegna della musica contemporanea.In questa occasione la Fondazione Bally e il Museo d’arte della Svizzera italiana gli dedicano la mostra Displaying Security negli spazi di Palazzo Reali.

Salvatore Vitale è il vincitore della tredicesima edizione del Premio Artista Bally dell’Anno. In questa occasione la Fondazione Bally e il Museo d’arte della Svizzera italiana gli dedicano la mostra Displaying Security negli spazi di Palazzo Reali, fino al 18 luglio 2021.

Salvatore Vitale è il vincitore del Premio Artista Bally dell’Anno 2020 per la significativa aderenza della sua opera al tema “Sloganismo e sloganismi”: un invito a elaborare linguaggi immediati in grado di porre in relazione forma, immagine e contenuto generando un’interazione capace di catturare lo sguardo e stimolare il pensiero.

La mostra a lui dedicata ha luogo nella ‘Sala Mattoni’ al piano terra di Palazzo Reali e presenta una selezione di immagini fotografiche del progetto How to Secure a Country. Il progetto di Vitale è una ricerca visiva pluriennale, attraverso la quale l’artista indaga i meccanismi alla base del sistema di sicurezza nazionale svizzero. Un sistema molto complesso formato da realtà estremamente eterogenee interconnesse tra loro – dall’esercito ai centri di meteorologia fino ai laboratori di robotica – che spesso rimangono del tutto invisibili. Concentrandosi su istruzioni, protocolli, burocrazie e aspetti più “concreti” della sicurezza, la sfida che ha abbracciato Salvatore Vitale è di manifestare attraverso una costellazione di fotografie diagrammi e illustrazioni grafiche, alcuni aspetti di un organismo molto articolato e difficile da osservare. Un aspetto non facile, espresso anche nel titolo della mostra: Displaying Security.

La Svizzera è nota per essere uno dei Paesi più sicuri al mondo per la sua efficienza. La sicurezza è oggi un aspetto identitario del Paese e, allo stesso tempo, un fenomeno politico e sociale: l’espressione di un apparato statale e di un’industria che vale svariati miliardi.

Quando nel 2014 i cittadini svizzeri hanno votato a favore di un’iniziativa popolare federale “contro l’immigrazione di massa”, Salvatore Vitale, un immigrato residente da molti anni in Svizzera, ha avvertito la necessità di svolgere una ricerca su questo fenomeno e sul desiderio di sicurezza come elemento culturale svizzero.

Il percorso intrapreso da Vitale lo ha condotto sia in luoghi già noti all’immaginario collettivo, come i centri di istruzione militare o gli uffici doganali, sia in ambienti difficilmente valicabili, per i quali ha dovuto attendere a lungo i permessi di accesso. La sicurezza è un settore per sua natura difficilmente documentabile, poiché proprio le sue procedure implicano grande riservatezza. Secondo l’artista, è grazie alla grande efficienza svizzera che è stato possibile instaurare dei rapporti di fiducia ed entrare, anche se solo parzialmente e in modo molto controllato, nelle maglie del suo sistema di sicurezza per realizzare un progetto artistico, per lo più fotografico. Lo sguardo di Vitale rimane sempre neutrale e le scelte estetiche nelle sue fotografie – tonalità fredde, nitidezza e geometrie rigorose – sono propedeutiche all’intento documentario. Nonostante ciò, i soggetti e le integrazioni grafiche mostrano un aspetto burocratico e automatizzato dei processi securitari che infonde una sensazione d’inquietudine nello spettatore, sollecitandolo a una riflessione sull’argomento. Spesso il tempo di scatto concesso è breve, diametralmente opposto ai tempi lunghi per ottenere le autorizzazioni, ma, come commenta l’artista stesso, sviluppare questo progetto in un altro paese sarebbe stato molto più difficile.

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Le candidature, alla cui accurata selezione ha partecipato il Museo d’arte della Svizzera italiana, sono state numerose, indice di un cresciuto interesse da parte della comunità artistica per il Premio Artista Bally. La sinergia tra la Fondazione Bally per la Cultura e il MASI, nata da un accordo nel 2019 ed espressa in questa mostra, è un’occasione per rafforzare il legame con gli artisti della regione Ticino.

Salvatore Vitale (Palermo, 1986) ha studiato Belle Arti presso l'Università delle Arti di Zurigo (ZHdK). Vive e lavora fra Lugano e Zurigo. Il suo lavoro è stato esposto in diverse istituzioni e festival di fotografia, fra cui Fotostiftung Schweiz, Winterthur; Deutsche Börse Photography Foundation, Francoforte sul Meno; OCAT, Shanghai e Shenzhen; Photoforum Pasquart, Bienne; Museum of Contemporary Art, Cracovia; Triennale di fotografia di Amburgo. È co-fondatore e editor-in-chief di YET magazine.

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Fondata sul riconoscimento dell'importanza delle arti nella società contemporanea, la Fondazione Bally per la Cultura nasce nel 2006 per offrire sostegno ad artisti legati al Ticino.

Presentata al pubblico nel 2007, la Fondazione ha l’obiettivo di sostenere tramite il Premio Artista Bally dell’Anno i talenti del Ticino che hanno così l’opportunità di essere sostenuti a livello locale e internazionale da uno dei brand più famosi del mondo nel settore del lusso e l’unico brand svizzero nella moda di lusso.

Gli artisti scelti ricevono il supporto della Fondazione attraverso molteplici forme: esposizioni internazionali e locali, acquisizione di opere originali, pubblicazione di monografie e concessione di sovvenzioni per sostenere iniziative specifiche. Al fine di rafforzare ulteriormente il suo legame con l’arte e rinnovare il suo impegno e sostegno alla comunità artistica del Ticino, la Fondazione Bally ha siglato un accordo con il Museo d’arte della Svizzera italiana (MASILugano) per la selezione degli artisti in concorso e per fornire uno spazio espositivo per l’artista vincente a Palazzo Reali a Lugano.

 

 


 prisma

 

La Follia Nuova alla Fondazione Antonio Dalle Nogare

Una serata all’insegna della musica contemporanea.

Venerdì, 11 giugno 2021, alle ore 20.00 la Fondazione ospiterà il primo appuntamento di PRISMA Poliedric Music Festival ’21, organizzato all’associazione musicale La Follia Nuova: Una serata all’insegna della musica contemporanea, partendo da una delle opere, Le Sacre du Printemps (eseguita a 4 mani dal The Rite Duo - Marco Rinaudo e Stefano Visintainer), che più di tutte ha segnato un “inizio ufficiale” del concetto di musica contemporanea per arrivare alle sperimentazioni elettroniche e sonore di un poliedrico artista dei nostri giorni, il saxofonista Ties Mellema.

Ci sarà una visita guidata gratuita alla Fondazione per gli ospiti del concerto alle ore 19.00.

Per prenotarsi al concerto e alla visita guidata vi preghiamo di inviare un’email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Ulteriori informazioni su www.lafollianuova.it 

Il museo rimarrà chiuso al pubblico prima dell’evento, ed è visitabile durante gli orari d’apertura regolari di sabato: ore 10.00 - 18.00.

 

 


 twist

 

La collettiva ITALIAN TWIST alla Fondazione Imago Mundi

Una nuova mostra collettiva che mette al centro la produzione artistica italiana. Un riconoscimento alla ricchezza della cultura visiva contemporanea made in Italy.

Cortocircuiti, scatti creativi, ribaltamenti di prospettiva, nuove folgorazioni estetiche: la cultura visiva contemporanea italiana per la mostra di riapertura delle Gallerie delle Prigioni. Fondazione Imago Mundi riapre le Gallerie delle Prigioni con Italian Twist (dal 10 giugno al 26 settembre), nuova mostra collettiva che mette al centro la produzione artistica italiana. Un riconoscimento alla ricchezza della cultura visiva contemporanea made in Italy, e un richiamo al desiderio comune di un nuovo corso.

La mostra, a cura di Elisa Carollo e Mattia Solari, presenta una selezione di opere di 19 artisti italiani, nati principalmente negli anni ’80 e ’90: una raccolta eterogenea, una libera campionatura con l’obiettivo di far emergere la molteplicità e la diversità dei linguaggi: scultura, arti performative, pittura, installazione.

Le opere raccolte in Italian Twist raccontano di un cortocircuito, uno scatto creativo, un ribaltamento di prospettiva, incalzante e impellente, sia rispetto alle tecniche e agli stili artistici, sia rispetto ai temi attuali e urgenti: il riconoscimento dei diritti civili e di genere, la sorveglianza digitale, la relazione fra natura e uomo, la percezione dello scorrere del tempo. 

Così se Serena Vestrucci, con le sue opere in divenire, riflette sul valore di un tempo dilatato, che produce mutamenti impercettibili ed esige pazienza, costanza e cura, nelle sue sculture Fabio Roncato cristallizza l’attimo, cattura la tensione di un istante, mentre i reliquiari e le voliere di Luca Trevisani, contenenti frutta e verdure essiccati, mostrano il trascorrere del tempo tramite gli elementi che ci nutrono.

La pandemia, con le sue conseguenze personali e sociali, entra esplicitamente nel tema del disagio mentale che Christian Fogarolli elabora nel suo progetto Stone of Madness, e implicitamente nella scelta di Riccardo Giacconi di esporre due maschere e tre tende, simbolici sipari di un teatro vuoto, come vuoti sono stati fino ad adesso i luoghi di cultura.

Questo ‘cortocircuito creativo’ è ben evidente non solo nei contenuti ma anche nella sperimentazione tecnica e stilistica delle opere proposte dalla mostra: se la pittura di Paola Angelini recupera e valorizza il patrimonio dell’arte figurativa tradizionale, nel lavoro di Iva Lulashi il gesto pittorico viene invece investito di un significato simbolico di resistenza attraverso un’analisi di memorie personali e collettive della storia più recente. Diego Gualandris sceglie invece di dipingere con pennelli, stracci e indumenti trascinando e mescolando i colori in un'accumulazione di strati; mentre Marta Spagnoli affronta lo spaesamento della tela bianca rielaborando sedimenti di una sfera simbolica della nostra storia con movimenti senza punti fermi, da cui far sviluppare una nuova narrazione. 

Italian Twist  vuole essere anche occasione per una esplorazione e una riflessione sulla produzione artistica italiana degli ultimi 10 anni. Presenti in mostra, anche le raccolte di Imago Mundi Collection dedicate all’Italia: insieme alle due collezioni nazionali (Praestigium Italia I e II; 2014), gli approfondimenti su Campania (2015) e Sicilia (2016). Un totale di oltre 780 opere formato 10 per 12 cm realizzate da artisti storicizzati come Sandro Chia, Emilio Isgrò, Renata Boero, Massimo Vitali, Giorgio Griffa fino alle generazioni più giovani come Loredana Longo, Nicola Samorì, Guglielmo Castelli, per offrire una panoramica ricca, varia e approfondita della cultura visiva contemporanea del nostro Paese.

Un palinsesto di incontri e talk aperti a tutti accompagnerà la mostra durante tutto il periodo di apertura. Gli incontri saranno anche trasmessi in diretta sui canali social della Fondazione Imago Mundi.

Artisti in mostra:

Paola Angelini, Ruth Beraha e Allison Grimaldi Donahue, Gianluca Concialdi, The Cool Couple, Giuseppe Di Liberto, Irene Fenara, Christian Fogarolli, Riccardo Giacconi, Diego Gualandris, Iva Lulashi, Ruben Montini, Ludovico Orombelli, Fabio Roncato, Alice Ronchi, Alessandro Simonini, Marta Spagnoli, Luca Trevisani, Serena Vestrucci.

  

 


 Emma Talbot Thierry Bal Max Mara Prize 3

Emma Talbot - Thierry Bal - Max Mara Prize-3

Max Mara, Collezione Maramotti e Whitechapel Gallery annunciano le nuove date della residenza in Italia di Emma Talbot

L'arista arriverà in Italia a giugno 2021 per dare inizio alla sua residenza di sei mesi organizzata dalla Collezione Maramotti.

Max Mara, Whitechapel Gallery e Collezione Maramotti sono liete di annunciare che Emma Talbot (nata nel Regno Unito nel 1969), vincitrice dell’ottava edizione del Max Mara Art Prize for Women (2019-2022), arriverà in Italia a giugno 2021 per dare inizio alla sua residenza di sei mesi organizzata dalla Collezione Maramotti.

Questo prestigioso premio è dedicato ad artiste con base nel Regno Unito che non hanno ancora esposto le proprie opere in un’importante mostra antologica. Assegnato ad anni alterni dal 2005, è l’unico premio per le arti visive, di questo genere, nel Regno Unito. Alla vincitrice del Premio è offerta la possibilità di sviluppare la propria carriera attraverso un periodo di residenza in Italia della durata di sei mesi completamente finanziato e organizzato su misura, che culminerà con un’importante mostra personale del nuovo corpus di opere prima alla Whitechapel Gallery e poi alla Collezione Maramotti nel 2022.

A causa della crisi pandemica, la residenza non ha potuto svolgersi nel 2020, come inizialmente previsto. Compatibilmente con le restrizioni poste sugli spostamenti e nel rispetto delle disposizioni governative, la residenza di Emma Talbot si svilupperà tra Reggio Emilia, Catania e Roma tra giugno e novembre 2021, al fine di compiere una ricerca dedicata alla mitologia classica, all’artigianato tessile e alla permacultura, attraverso luoghi e istituzioni di grande interesse storico.

Emma Talbot ha affermato: Questo premio giunge in un momento cruciale che mi appare incredibilmente appropriato, dato che solo di recente ho iniziato a concentrarmi a tempo pieno sulla pratica artistica dopo avere lavorato per molti anni come insegnante per sostenere la mia famiglia, essendo una madre single. Il Max Mara Art Prize for Women mi aiuterà a trarre il maggior beneficio possibile da questa importante transizione. Essendo giunta nel momento ideale, questa incredibile e generosa opportunità di concentrarmi totalmente sul mio lavoro e di intraprendere una lunga ricerca con esperienze di prima mano costituirà una vera e propria svolta di vita.

Sara Piccinini, direttrice della Collezione Maramotti, ha affermato: Il progetto di Emma Talbot parte dal passato mitologico e storico-artistico per indagare nuovi principi e pratiche per lo sviluppo di una società futura. Ci auguriamo che questa residenza immersiva in Italia, in un momento così particolare a livello individuale e collettivo, possa essere la base ideale per dare forma alla sua visione.

I prodotti tessili occupano un ruolo centrale nell’opera di Talbot che, nel corso della sua permanenza a Reggio Emilia, avrà l’opportunità unica di acquisire nuove abilità in questo tipo di produzione grazie all’accesso alla Modateca Deanna, uno straordinario archivio storico dedicato alla moda e in modo particolare alla tessitura. Presso la Modateca collaborerà con artigiani locali per apprendere la tessitura a intarsia, una tecnica di maglieria jacquard utilizzata per creare motivi multicolori che l’artista incorporerà nell’opera finale. Oltre a frequentare i corsi tenuti dai docenti della Modateca e a visitare alcune aziende tessili della zona, Talbot potrà accedere all’archivio storico di Max Mara.

A Catania, in compagnia dell’artista Rosario Sorbello, Talbot potrà esplorare diverse epoche storiche, visitando antichi siti archeologici e l’area del vulcano, raccogliendo elementi per una rappresentazione del paesaggio che potrebbe informare la sua nuova opera. Acquisirà conoscenze anche sulla permacultura, una pratica molto seguita nell’ambito dell’agricoltura siciliana, che offre la possibilità di convivere in modo etico e sostenibile con la terra. Nel corso di questa particolare esperienza sarà ospite della Casa di Paglia Felcerossa, un’azienda agricola situata alle falde dell’Etna.

Nella fase conclusiva della residenza, a Roma, Talbot sarà ospitata per due mesi dalla prestigiosa accademia di ricerca The British School at Rome, dove avrà a disposizione uno studio e libero accesso a tutte le strutture dell’accademia. Nel corso delle sue ricerche beneficerà del supporto degli studiosi della British School. Focalizzandosi in particolare sul mito di Ercole, presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia l’artista studierà i disegni dell’arte vascolare etrusca, potenti veicoli della mitologia classica. Nel corso della permanenza a Roma l’artista visiterà musei e siti archeologici nell’intento di approfondire la conoscenza del paesaggio classico italiano.

La proposta con la quale Talbot ha vinto il Max Mara Art Prize for Women propone temi fortemente radicati come il potere, la governance, gli atteggiamenti riguardo alla natura e alla rappresentazione delle donne visti attraverso una lente squisitamente personale. Il punto di partenza è il dipinto Le tre età della donna (1905) di Gustav Klimt, che raffigura una donna anziana nuda in piedi e a capo chino, in uno stato di apparente vergogna. Talbot avrà l’opportunità di vedere da vicino il dipinto, che si trova presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, durante la sua residenza in Italia. Nell’opera proposta per il Premio, Talbot intende animare la figura della donna anziana come un soggetto dotato di volontà, capace di superare una serie di prove simili alle dodici fatiche di Ercole. Attraverso queste fatiche moderne, Talbot investirà la donna del potenziale necessario a ricostruire la società contemporanea, contrastando la visione negativa dell’invecchiamento, oggi prevalente.

Iwona Blazwick, Direttrice della Whitechapel Gallery, ha affermato: Emma Talbot crea disegni radiosi e sculture policrome in una scala epica; combina parola e immagine al fine di esprimere il lirismo e il dolore della soggettività. Non vediamo l’ora di conoscere l’impatto che l’esperienza italiana avrà sull’estetica visionaria della vincitrice di questa edizione del Max Mara Art Prize for Women!

Luigi Maramotti, Presidente di Max Mara, ha affermato: Sono molto orgoglioso dell’ormai lunga collaborazione con la Whitechapel Gallery e dell’amicizia che mi lega personalmente alla sua direttrice, Iwona Blazwick. Emma Talbot ha creato un progetto estremamente originale che auspichiamo possa trarre beneficio dalle incredibili potenzialità offerte dall’Italia nello stabilire un rapporto profondo con la storia dell’arte, con le tecniche del tessile e con la diversificazione dei territori: tutti elementi cruciali per le opere che l’artista si accinge a creare. Non vediamo l’ora di poterla accogliere in Italia e presso la Collezione Maramotti.