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"Bill Viola. The road to St. Paul's": terzo appuntamento della rassegna "L'arte sullo schermo"  

 

Bill Viola. The road to St. Paul’s

“L’arte sullo schermo” arriva al tuo terzo appuntamento presso la Fondazione Ragghianti.

La rassegna “L’arte sullo schermo” arriva al tuo terzo appuntamento, sabato 26 gennaio alle ore 17:30, con la proiezione del film del 2017 di Gerald Fox The road to St. Paul’s, dedicato al grande videoartista statunitense di origine italiana Bill Viola. Nel documentario è lui stesso, celebrato nei principali spazi museali dei cinque continenti, a guidarci nella genesi delle due grandi videoinstallazioni realizzate su commissione per la Cattedrale di Saint Paul a Londra, debitrici dell’iconografia rinascimentale toscana, che costituisce la fonte d’ispirazione di molti suoi lavori.

Ulteriori dettagli sul sito della Fondazione Ragghianti.

Considerando il grande afflusso di pubblico che si è registrato ai due precedenti appuntamenti della rassegna, si consiglia di arrivare in orario o con anticipo per trovar posto a sedere.

 

PROSSIMI APPUNTAMENTI

Sabato 26 gennaio, ore 17:30

Bill Viola. The road to St. Paul’s, di Gerald Fox, 2017

 

Sabato 2 febbraio, ore 17:30

Maurizio Cattelan: be right back, di Maura Axelrod, 2016


Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti

Complesso monumentale di San Micheletto

Via San Micheletto 3, Lucca

 

 

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tel. 0583 467205

 

 

7308277 3247515

 

A perdita d’occhio. Visibilità e invisibilità nell’arte contemporanea

Presentazione del volume di Francesca Alfano Miglietti "A perdita d’occhio. Visibilità e invisibilità nell’arte contemporanea".

Giovedì 24 gennaio alle 18.30 alla Feltrinelli p.zza Piemonte si terrà la presentazione del volume di Francesca Alfano Miglietti "A perdita d’occhio. Visibilità e invisibilità nell’arte contemporanea" (Skira editore).

Con l’autrice intervengono Gianni Canova, Romeo Gigli e Marco Pesatori.

Una serie di appunti sulle questioni sollevate dal problema della “visione” attraverso le opere di un nucleo di artisti contemporanei. Un saggio che diventa indagine linguistica imprescindibile da quella visiva, essendo suo tema costante lo “sguardo”, il “guardare”. Parole e opere che interagiscono spingendo il lettore a farsi obbligatoriamente anche “osservatore”.

Spesso, quanto accomuna questi autori – Fabio Mauri, Gino De Dominicis, Jannis Kounellis, Oscar Muñoz, Claudio Parmiggiani, On Kawara tra gli altri – è apparentemente un pretesto, uno strumento, un segnale. In realtà, a renderli vicini è una potente onnipotenza: far vedere quello che non c’è, far vedere un presagio, una memoria, un amore, un tempo, un disagio,tutte “cose” che non si vedono e tuttavia si sentono, si percepiscono, coinvolgono, inquietano, attraggono.

Con un’introduzione di Franco “Bifo” Berardi e un testo di Filippo Timi.

Francesca Alfano Miglietti (fam), teorico e critico d’arte, docente all’Accademia di Brera, autrice di libri e saggi sull’arte contemporanea, ha incentrato la sua ricerca sulle contaminazioni dei

linguaggi, il corpo e le sue modificazioni, la performance, il rapporto tra visibile e invisibile. Ideatrice e direttrice della rivista “Virus”, con Skira ha pubblicato Nessun tempo, nessun corpo (2001), Virus Art (2003), Virus Moda (2005), Manuale delle passioni (2007) e Percorsi di arte contemporanea (2011).

INGRESSO LIBERO FINO AD ESAURIMENTO POSTI.

 

 

 

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Franco Cardinali, Fossile lunaire, 1967

 

 

Franco Cardinali. Inquietudine necessaria

A trent'anni dalla mostra postuma all'Accademia di Brera, la città di Milano rende omaggio alla figura di Franco Cardinali, artista di grande spessore, nella storica cornice del Palazzo Giureconsulti.

A trent'anni dalla mostra postuma all'Accademia di Brera, la città di Milano rende omaggio alla figura di Franco Cardinali, artista di grande spessore, nella storica cornice del Palazzo Giureconsulti con un'antologica dal titolo "Franco Cardinali. Inquietudine necessaria" dall'11 gennaio al 14 febbraio, a cura di Raffaella Resch.

Gli oltre cinquanta lavori esposti offrono una panoramica sulla produzione dell'artista ligure, formatosi nell'ambiente parigino di Montparnasse nell'ambito dell'École de Paris, l'ampio gruppo di artisti e intellettuali che operarono a Parigi tra le due guerre. Cardinali risente inizialmente di influenze picassiane e modiglianesche, come rivela l'olio su tela Enfant au jardin (1955) dalle forme primitive, per evolvere verso l'informale e le correnti sperimentali degli anni Settanta, come sottolinea la curatrice Raffaella Resch, «in maniera autonoma e matura, con una sorta di nomadismo degli stili, con un'inquietudine che contraddistingue anche la sua intera esistenza». L'artista, in continua ricerca di nuove tecniche e forme espressive, vive e condivide intensamente i fermenti artistici con gli spiriti più originali della sua epoca, seguendo poi un percorso individuale con esiti assolutamente unici e peculiari. Fra le amicizie si ricorda il legame con Jean Cocteau, con il quale intrattiene scambi epistolari, e con Jacques Prévert, che dedica una poesia ad una sua opera pittorica; conosce anche Pablo Picasso, da cui è stimolato a lavorare con la ceramica.

Con le parole del celebre amico Cocteau, come nelle proprie opere un artista esprime sempre se stesso, in una sorta di involontario autoportraitisme, così nella produzione del pittore nato in terra ligure, il poeta francese ravvedeva la figura massiccia di Cardinali, «sa figure montagnarde de tailleur de pierre» (la sua figura montanara di 'tagliatore di pietra').

Artisticamente Cardinali procede quindi in un percorso che va dal figurativo, interpretato con toni e linee forti, ad un astratto materico ispirato al mondo naturale, composto da ambienti, animali ed elementi simbolici della realtà e della sua fantasia. L'arte di Franco Cardinali è permeata di questa "inquietudine necessaria", come rivela il titolo della mostra: nelle sue opere si legge infatti un'insoddisfazione personale e artistica che si evince nel tratteggio profondo, nei paesaggi inquieti - come in Fragments de cathédral (1983) - e nell'increspamento delle superfici, come in Chant d'amour sur la falaise (1985), per esprimere «il suo bisogno di assoluta e libera autodeterminazione - afferma Resch - in qualunque tempo e rispetto a qualsiasi contesto; una libertà percepita come necessità furiosa di seguire l'ispirazione del momento, perché l'arte secondo Cardinali, per essere autentica e personale, non è altro che confronto interiore con i propri fantasmi».

L'arte per Franco Cardinali è una riflessione costante, un'evoluzione permanente, un'introspezione continua, un lavoro senza fine per perfezionare la propria tecnica pittorica e il proprio messaggio. Impasta colori tradizionali ad olio con materiali terrosi e argillosi per creare superfici spesse, composite, vissute, che rivelano anche un contatto con la natura intenso e profondo. Da qui nascono lavori su tela quali il Fossile lunaire (1967) ad olio con sabbia e caseina, o prima ancora l'olio Crustacés (1962), fino ad Ancienne écriture (1982) ad olio e sabbia, che ritraggono bestiari curiosi e inquietanti come fossero fossili impressi sulla trama. La materia pittorica scava oltre la dimensione esterna, va al di là della tela, e ci restituisce il mondo esplorato da Cardinali, in quel sottile ed effimero equilibrio tra arte e vita.

Organizzata dall'Associazione Culturale Franco Cardinali in collaborazione con la Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, l'esposizione mette in luce la poetica di un artista le cui opere appartengono ad importanti istituzioni pubbliche e collezioni private in Italia, Europa e negli Stati Uniti, in prevalenza a New York e Los Angeles.

La rassegna gode del patrocinio del Club per l'UNESCO di Aquileia, dei Comuni di Chiusi della Verna e Città di Castello e dell'Unione Artigiani della Provincia di Milano e della Provincia di Monza e Brianza. Arricchisce l'esposizione un esaustivo catalogo bilingue italiano e inglese edito da Scalpendi Editore, che presenta tutte le opere in mostra oltre ad una ricca selezione della produzione dell'artista, con testo critico di Raffaella Resch e una testimonianza dell'amico Benito Boschetto.

Franco Cardinali (1926-1985), nasce in Liguria, a Rapallo, nel 1926 e si trasferisce a Parigi nel 1950. Nel '53 esordisce a Milano con una personale alla Galleria San Babila e due anni più tardi espone con gli artisti della Cité Vercingetorix, sotto il patrocinio di Jean Cocteau, con il quale instaura una solida amicizia, ed incontra Jacques Prévert: entrambi lo promuoveranno presso gli ambienti artistici parigini e della Costa Azzurra. Cardinali partecipa quindi nelle estati del 1955 e del 1956 all'esuberante attività artistica di Vallauris ed espone alla Galleria Charpentier nel gruppo École de Paris, con opere selezionate da Raymond Nacenta. Conosce poi il grande Pablo Picasso.

Si divide tra Vallauris e Parigi fino al 1968, quando un profondo bisogno di solitudine lo conduce a ritirarsi in Toscana in un villaggio di montagna, La Rocca della Verna, dove costruisce la sua casa e il suo atelier, e prosegue per dodici anni le sue ricerche. Nel novembre del 1980, ancora lacerato dall'insoddisfazione, parte alla volta di un viaggio in Costa Azzurra per ritrovare l'amico Jean Haechler, il quale diventerà suo mentore e mecenate. Si stabilisce quindi a Saint Paul de Vence nel 1982 e a dicembre tiene una personale a Nizza, seguita nel febbraio del 1983 da Ginevra, in marzo da Parigi e in aprile da Sion, in Svizzera. La sua ultima esposizione lo vede a giugno con una personale a Saint Paul de Vence. Si suicida il 12 aprile 1985, a soli 59 anni.

Un ringraziamento particolare va al Main Sponsor Aboca per il sostegno alla mostra.

 

Coordinate mostra

Titolo Franco Cardinali. Inquietudine necessaria

A cura di Raffaella Resch

Sede Palazzo Giureconsulti, Piazza Mercanti 2, Milano

Date 11 gennaio - 14 febbraio 2019

Inaugurazione giovedì 10 gennaio, ore 18

Orari lunedì - venerdì ore 10-18.30

Ingresso libero

Catalogo Scalpendi Editore

Info pubblico Tel. +39 02 8515.5920 | Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. | www.palazzogiureconsulti.it

 





 

 

Con Pura Forma tecniche miste su tela 200x200 cm 2018

Con Pura Forma tecniche miste su tela 200x200 cm 2018

 

 

Daniele Bongiovanni - Con Pura Forma

Il concept della mostra è un'accurata selezione di dipinti legati al ciclo Aesthetica, oggi meglio riconosciuto come il ciclo dei cieli bianchi.

Il 30 gennaio alle ore 18.30  inaugura alla Raffaella De Chirico Arte Contemporanea "Con Pura Forma", personale dell’artista Daniele Bongiovanni a cura di Francesco Poli.

Il concept della mostra è un'accurata selezione di dipinti legati al ciclo Aesthetica, oggi meglio riconosciuto come il ciclo dei cieli bianchi; ovvero un percorso che in questi anni ha permesso all'artista di perseguire, anche con nuove sperimentazioni cromatiche e stilistiche, uno studio sulla forma ''classica'' del paesaggio, un’indagine che ha come costante l'esigenza di rendere rappresentato in forma onirica e a tratti imponderabile ciò che più può risultarci concreto e troppo previsto: lo spazio naturale. Tra le tante opere inedite e quelle più o meno recenti, realizzate tra il 2015 e il 2017, in questa nostra sarà presente uno dei lavori di Bongiovanni esposto alla 57ima Biennale d'Arte di Venezia, Natura con Deus, una composizione di trenta tavole di legno (15x15cm ognuna) in cui si ritrova una natura vissuta e pensata dall’uomo, ma esente da corpi artificiali ed estranei.

Lo storico dell’arte Marzia Ratti, presente con un testo a catalogo, definisce le opere presentate da Daniele Bongiovanni in questa mostra come un'evoluzione naturale della sua ipotesi pittorica che parte dalla figurazione, intesa e filtrata da sue esigenze di progressiva destrutturazione che in parte coincidono anche con i suoi interessi di studio, per approdare a un operare minimo che raggiunge la dimensione del silenzio e del mistero per vie di sola luce colorata. I bianchi, la rarefazione, le atmosfere luminose, il trattamento nebbioso della materia racchiudono le riflessioni che con continuità Bongiovanni conduce sul senso della ricerca pittorica che, pur ricordando analoghi risultati di tanti autori contemporanei sui versanti della pittura analitica e del concettuale, attingono con sottigliezza alla tradizione storico-artistica, dando vita a un'astrazione che pare un frammento ripensato del ‘donatore in abisso’ di medievale memoria.

Daniele Bongiovanni è nato a Palermo nel 1986, laureato in Arti visive presso l'Accademia di Belle Arti di Palermo, nel corso della sua carriera ha esposto in numerose mostre personali e collettive. Tra gli spazi e le istituzioni che hanno ospitato le sue opere si ricordano: Università Ca' Foscari Venezia (nell'ambito della 53.ma Biennale d'Arte di Venezia), Fondazione Whitaker di Palermo, Palazzo Bollani a Venezia, Caroline Spring Gallery a Melbourne, MACRO - Museo d'Arte Contemporanea di Roma, CD Arts Gallery di Lugano, Centro Svizzero di Milano, 57.ma Biennale d'Arte Venezia, Ambasciata d'Italia a Londra, RISO - Museo d'Arte Contemporanea della Sicilia, Palazzo Sant'Elia di Palermo, Palazzo Broletto di Pavia.

 

Daniele Bongiovanni

Con Pura Forma

Opening 30 gennaio 2019

18.30 – 21.00

Dal 30 gennaio al 9 marzo 2019

Raffaella De Chirico Arte Contemporanea

Via Della Rocca, 19 10123 Torino

www.dechiricogalleriadarte.com

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

mercoledi – venerdi 15.00-19.00

sabato 11.00-19.00

su appuntamento al +39 3928972581

 

 

 

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1982 Bagnante -foto di Occhiomagico per Domus

 

 

REALITY ‘80 Il “decennio degli effetti speciali”

La mostra si propone come l'avvicendamento in libera sovrapposizione cronologica e tematica di cultura, società, spettacolo, arti, design e grafica della 'Milano da bere'.

Se Umberto Eco in piena Tangentopoli definì gli anni Ottanta come il 'decennio degli effetti speciali', REALITY '80 si potrebbe immaginare come il caleidoscopio visivo dell'epoca. Analogamente al fantasmagorico strumento ottico, la mostra visibile dal 20 dicembre al 23 febbraio 2019 alla Galleria Gruppo Credito Valtellinese per la cura di Leo Guerra e Cristina Quadrio Curzio con la consulenza scientifica di Valentino Catricalà e Mario Piazza - si propone come l'avvicendamento in libera sovrapposizione cronologica e tematica di cultura, società, spettacolo, arti, design e grafica della 'Milano da bere'.
Il tipo di narrazione del progetto espositivo è quello di un intreccio continuo di storie e figure riferibili al decennio 1980-1990 all'interno di una ripartizione tematica e allestitiva costruita per frammenti monumentali e reperti tratti da eventi salienti - come l’attentato a Papa Wojtyla del 1981 e il congresso del PSI all’Ansaldo dell’89, seguito alla caduta del Muro di Berlino – affiancati da oggetti ‘cult’ quali il circuito dinamico del Pac-Man nel formato Arcade tower da sala giochi e la parata eteroclita di sorprese, gadget, ‘Regalissimi’, inclusi nelle merendine della generazione dei Paninari.

Il tutto allineato lungo un asse temporale compreso fra il celeberrimo manifesto dell'amaro Ramazzotti (il pulsante start nella memoria collettiva: "Questa Milano da vivere, da amare, da godere. ... Questa Milano da bere”) proveniente da uno scatto di Mario De Biasi del 1986 - esposto in mostra in vintage print – e il re-make scenico-segnico di Keith Haring per il Muro di Berlino del 1986 – a rievocazione delle fasi preparatorie del celebre murale, oggi perduto, riproposto in scala ambientale su teloni da camion -.

All'interno di questa ricostruzione per frammenti lo spettatore spazia fra la piramide di Filippo Panseca, affiancata dalle Sculture Biodegradabili del decennio precedente che ne hanno preparato il terreno concettuale, procedendo attraverso una selezione di opere provenienti da quella fucina artistica che fu la Brown Boveri di Milano (con lavori di Stefano Arienti, Corrado Levi, Claudio Déstito, Pierluigi Pusole, e quelli di Cosimo Barna, Francesco Garbelli, Milo Sacchi tra i promotori di quell’iniziativa),e dalla speculare esperienza romana dell'ex Pastificio Cerere accostati dai dipinti in grande formato di Nathalie Du Pasquier, Salvo, Tino Stefanoni, sino a perdersi nel dedalo delle mappe segniche di Alessandro Mendini e Massimo Giacon, come nei soggetti pittorici sovrappopolati di Marco Cingolani. In contrapposizione a questa sezione si trova allineata in lunga parete l'imponente teoria di manifesti politici tratti dal progetto di identità visiva curato da Ettore Vitale per il Partito Socialista – primo caso di immagine coordinata elaborata per un partito politico in Italia - e da Giuliano Vittori per l’Estate Romana durante l’amministrazione di Giulio Carlo Argan e Renato Nicolini.

La doppia sequenza è affiancata da una galassia di oggetti iconici del design Milan made dalla quale spiccano: le cover di Stefano Tamburini, quelle di Giacomo (Mojetta) Spazio per ‘Stampa Alternativa’, le parodie disneyane di Massimo Mattioli con i poster di Sergio Calatroni per il ciclo ‘Afro City’, fino alle ambientazioni di Mario Convertino per ‘Mister Fantasy’ e ‘Frigidaire’. Un rilievo particolare assumono in questo contesto i nuovi pattern pervasivi degli anni ’80, dominati dall’estetica del punto, della retta, del triangolo, del piccolo segmento ripetuto, delle ‘formine vuote’ disseminate random ai margini di quasi tutti i manufatti grafici dell’epoca: dalle copertine di ‘Domus’ (diretta da Alessandro Mendini nei primissimi anni ’80) – sostenute dalle immagini new-dada elaborate da Occhiomagico – agli impaginati di Ettore Sottsass; le cover degli LP e le musicassette – poi ampiamente imitate con l’uniposca nelle compilation piratate su mixtape - disegnate da Mario Convertino; i comics magazine ‘Frigidaire’ e ‘Alter Alter’, ‘Lira di Dio’, ‘Satyricon’, ‘Tango’, ‘Zut’ e ‘Cuore’ nelle varianti successive ‘Fegato’, ‘Milza’, ‘Mamma’; le scorribande proto-punk nelle grafiche musicali di Giacomo Spazio e Massimo Giacon. Alfabeti visivi, Re-design, Design Banale, Cosmesi, Robot Sentimentale sono poi i titoli che introducono alla esuberante e vastissima produzione del progetto multidisciplinare del gruppo Alchimia verso un design neo-moderno. Nel manifesto teorico del gruppo, si legge: “Per noi vale l’ipotesi che debbano convivere metodi di ideazione e di produzione confusi, dove possano mescolarsi artigianato, industria, informatica, tecniche e materiali attuali e inattuali.”

In mostra trova così cittadinanza la parata eclettica di esperimenti realizzati con materiali artigianali, di recupero, di massa, improbabili, provocatori, kitsch, spesso abbandonati allo stadio di prototipo quali: la ‘Pensione ideale’ (Franco Raggi), l’’Abito Sonoro’ con la performance ‘Persone Dipinte’ (Anna Gili), lo ‘Stilismo della moda’ (Cinzia Ruggeri) e soprattutto, ‘Il Mobile Infinito’ che nel 1981 annulla per eccesso sia le tipologie che la firma degli stessi progettisti, entrando con i Magazzini Criminali nella sperimentazione teatrale. Le attività emozionali, psichiche e antropologiche si espandono così nel Refettorio delle Stelline dall’arredo al libro alla didattica, sino alla video arte e al suono. Volti, pose, tic, inflessioni comportamentali occhieggiano infine in una galleria di 50 scatti di Maria Mulas a documentare i party scintillanti degli anni del dopo-terrorismo, che anticipano la messe di documenti, memorabilia, reperti video, giornali, libri, vignette satiriche, cataloghi d'arte e display commerciali a completamento dell'allestimento, in un crescendo cromatico bubble-gum che culmina con le divise da 'sfitinzia' e 'gallodidio' dei Paninari.

La mostra è accompagnata da un catalogo-album (22x30 cm, 164 pp., 220 ill.) edito dalla Fondazione Creval, che sarà presentato al pubblico in finissage, con testi dei curatori e saggi di Mario Piazza e Valentino Catricalà, arricchito da un'antologia di interviste ai protagonisti del decennio.

Coordinate mostra

Sede Galleria Gruppo Credito Valtellinese
Corso Magenta n. 59 – Milano

Durata 20 dicembre 2018 – 23 febbraio 2019

Orari e ingressi Galleria Gruppo Credito Valtellinese
da martedì a venerdì 14.00 –19.00
sabato 9.00 – 12.00
apertura straordinaria sabato 23 febbraio 10.00 – 19.00
chiuso domenica e lunedì; 25 e 26 dicembre, 1 gennaio
INGRESSO LIBERO





 

 

ergosum

 

VISITO ERGO SUM IL PUBBLICO NEI MUSEI

Una conversazione con Filippo Cavazzoni, Angelo Crespi, Mauro Felicori e Ludovico Solima. Introduce Patrizia Asproni, Presidente del Museo Marino Marini.

Il Museo Marino Marini organizza mercoledì 12 dicembre 2018, alle 17.30, Visito ergo sum. Il pubblico nei musei, una conversazione con Filippo Cavazzoni, Direttore dell’Istituto Bruno Leoni, Angelo Crespi, giornalista e critico, Mauro Felicori, già Direttore della Reggia di Caserta, e Ludovico Solima, Docente Management della imprese culturali - Università della Campania. Introduce Patrizia Asproni, Presidente del Museo Marino Marini.

Seguirà l’anteprima di “EFFETTO MUSEO. Intrusioni istantanee nei luoghi dell’arte”, fotografie di Massimo Pacifico, a cura di Claudio Di Benedetto, un’esposizione, allestita nella cripta del museo, di circa 40 scatti che offrono un’istantanea del rapporto tra i musei e il loro pubblico, uno dei soggetti verso cui Pacifico ha indirizzato il suo obiettivo nel corso dei suoi  reportage in tutto il mondo come fotografo di prestigiose riviste di viaggio.

 La mostra sarà visitabile al pubblico dal 9 gennaio 2019 fino al 25 febbraio 2019.

La conversazione.

Quale pubblico per i musei? Chi e cosa sono oggi i visitatori dei musei, dei siti archeologici  e delle esposizioni artistiche? Gli studi dicono che il tempo medio di osservazione di chi visita un museo va dai 15 ai 30 secondi. Ma esiste davvero un'equazione che valga per tutti?

L'incontro, accompagnato dalle foto di Massimo Pacifico, intende stimolare il dibattito su uno degli argomenti "più caldi" e attuali delle politiche culturali. L'audience engagement, il coinvolgimento, il trasferimento di cultura e sapere sono infatti al centro di una riflessione che coinvolge tutti gli attori in scena: non solo i musei e la loro direzione e gestione, ma tutto il mondo dell'educazione e della formazione e quello, soprattutto, del turismo.

Le sfide globali, la mobilità delle popolazioni, l'aumento della fruizione culturale come "esperienza" di viaggio, e tutte le problematiche connesse, impongono la consapevolezza di mutazioni in corso e scenari da prevedere per poter intervenire con cognizione di causa sui comportamenti e sulle prospettive di sostenibilità sociale ed economica.

Per un sistema culturale e museale coinvolgente e “playable”, che metta sempre di più il "pubblico" al centro. 

La mostra

Selezionati tra le innumerevoli fotografie che popolano l’archivio di Massimo Pacifico, gli scatti in mostra ci offrono uno sguardo che "guarda chi guarda" le opere d'arte, il visitatore che "abita" il Museo.

Da osservatori, attraverso l'obiettivo privilegiato di Massimo Pacifico, possiamo così guardare indisturbati le emozioni che attraversano le persone che visitano i musei : la risata e la commozione, la gioia, espressa talora con passi di danza - quella a cui ad esempio si abbandonano una giovane mamma e il suo bambino in visita al Victoria & Albert Museum di Londra - la noia e il torpore che sembrano cogliere alcuni studenti universitari appollaiati su un divano dello Städelsches Kunstinstitut di Francoforte o il visitatore intento a dormire sdraiato sui sedili di una sala della Neue Pinakothek di Monaco.

Massimo Pacifico si insinua così nelle vite dei visitatori incontrati in viaggio catturandone, talvolta con ironia e sempre con grande discrezione e sensibilità, gesti ed espressioni mentre sono intenti ad osservare, ignorare o mimare statue e dipinti attorno a loro: se nella Gliptoteca di Monaco di Baviera il dramma delle monumentali sculture classiche sembra essere ignorato dall’uomo assorto nella lettura di un libro, di tutt’altra intensità è il coinvolgimento di un giovanissimo visitatore del Rijksmuseum di Amsterdam, che, alla vista del dipinto in cui la suora Geertrury Haeck, defunta, è inginocchiata in adorazione di Sant’Agnese, reagisce con lacrime di commozione.

Dal Metropolitan Museum di New York al Mercedes Benz Museum di Stoccarda, dal Prince of Wales Museum di Mumbai ai Musei d’Arte Moderna di Barcellona, Lipsia, Milano, dal Rijksmuseum di Amsterdam al Victoria & Albert Museum di Londra, gli scatti di Pacifico aggiungono esperienza visiva, permettendo una "visita" museale completamente originale e coinvolgente.

Massimo Pacifico è nato nel 1951 a Sulmona, in Abruzzo, la città natale del poeta latino Ovidio. Dopo gli studi classici si è laureato in Scienze Politiche presso l'Università di Firenze. Fotografo professionista  e giornalista dal 1977, ha sempre indirizzato il suo obiettivo sulle persone in cui si è imbattuto durante i suoi frequenti viaggi intorno al mondo.

Autore di numerosi libri e articoli, Pacifico ha esposto in numerosi musei internazionali e diretto magazine come VERVE (2006/2010) e BOGART (2011); attualmente è direttore della rivista online BARNUM.

MUSEUMSCOPE è un progetto realizzato nell'ambito di Toscanaincontemporanea2018.

Museo Marino Marini - Piazza San Pancrazio, Firenze

T +39 055.219432 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - www.museomarinomarini.it