campari mio

 

Conversazione sulla Street Art tra diritto e mercato alla Galleria Campari

Una conversazione sulla street art con esperti del settore artistico, legale e del diritto, in collaborazione con lo Studio legale Negri-Clementi e Fondazione Corriere della Sera.

Una conversazione sulla street art con esperti del settore artistico, legale e del diritto, in collaborazione con lo Studio legale Negri-Clementi e Fondazione Corriere della Sera è l’appuntamento promosso dalla Galleria Campari per martedì 18 giugno (ore 18) a cui parteciperanno oltre a Paolo Cavallo, direttore della Galleria, gli avvocati Anna Negri Clementi, Dorothy de Rubeis, Gilberto di Gualdana, l’artcurial, Arnauld Oliveux, l’artista Pao, la restauratrice Alessandra Tribiletti e Cristina Resti (Axa Art).

 

 

 

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Festival degli spazi e studi d'artista a Milano

Walk-In Studio dal 4 all’8 giugno, eventi e mostre in spazi e studi d'artista aperti in tutta la città. 

Walk-In StudioMilano, dal 4 all’8 giugno 2019, eventi e mostre in spazi e studi d'artista aperti in tutta la città.

Per 5 giorni gli artisti che abitano e lavorano a Milano aprono le porte dei loro studi e invitano a esporre altri artisti in mostre, performance e happening, attivando così un circuito di scambio e di stimoli comuni e condivisi.

Con 47 partecipazioni diffuse nella città, Walk-In Studio offre una mappatura della scena artistica contemporanea milanese, a cura dell’associazione Studi e Spazi festival con la collaborazione delle Scuole di Fotografia e di Pratiche curatoriali dell'Accademia di Belle Arti di Brera e della Naba – Nuova Accademia di Belle Arti

Dal 4 al 8 giugno 2019 l'associazione Studi e Spazi festival presenta la prima edizione di Walk-In Studio, manifestazione che chiama gli artisti attivi nella città di Milano ad aprire i loro studi per organizzare mostre eventi che coinvolgano altri autori, creando un grande circuito di scambio e di stimoli comuni e condivisi.
Nel suo insieme il Festival si propone come una mappatura diffusa dei luoghi e dei protagonisti della scena artistica contemporanea milanese con 47 progetti che coinvolgono 250 artisti in studi aperti e spazi ospiti.

Le proposte che animeranno questa prima edizione di Walk-In Studio sono tutte intergenerazionali e incrociano temi caldi e molto frequentati dagli artisti come il rapporto uomo-natura, il femminismo, la rilettura della storia, la relazione con il territorio, il dialogo tra forme d'arte e pensiero diversi.

L'associazione Studi e Spazi festival è nata nel gennaio 2019 per iniziativa di un gruppo di artisti e curatori che si sono impegnati, dopo la pausa dello scorso anno, a restituire Studi Festival alla città di Milano grazie a Walk-In Studio, evento che inaugura una nuova stagione di iniziative decise e organizzate attraverso una pratica collegiale che coinvolge artisti, curatori e appassionati.

Per dare forza all’iniziativa, l’associazione Studi e Spazi festival – aperta a tutti coloro che ne condividono le intenzioni e che pensano di avere un ruolo e una responsabilità nell'ambito della cultura e della formazione contemporanea – si muove a partire dall'organizzazione del progetto, allargando l'adesione, le sollecitazioni e il senso di appartenenza. Il successo e il senso di questa iniziativa sono comuni a tutti quelli che nel tempo le hanno dato corpo, impegnando tempo ed economie per realizzare mostre ed eventi aperti a tutti. L'autorialità di questo evento si mostra quindi nell'ambito delle singole proposte e contemporaneamente nell'insieme degli sforzi comuni.

Walk-In Studio aprirà dunque nuovamente al pubblico e agli appassionati le porte di spazi insoliti e privati, a volte nascosti e magari non facilmente raggiungibili. Sono gli studi in cui gli artisti elaborano quelle idee che si trasformano poi in opere, azioni, testi, progetti e immagini all'interno di musei, gallerie d'arte, libri, film, spazi virtuali o delle strade dove camminiamo ogni giorno, perché lo "studio" dell'artista è spesso anche la sua casa, il suo quartiere, i luoghi in cui vive, gli spazi in cui legge il suo tempo.

Walk-In Studio si espande sul territorio del vissuto quotidiano a partire dalle house-warming, passando per gli artist run space – luoghi che si trovano in una condizione di guado tra una funzione e l'altra e possono ospitare mostre – fino a quegli ambienti in cui le opere d'arte confluiscono ma sono solitamente fruite solo dai loro collezionisti. Vista la natura multidisciplinare dell'arte contemporanea, le azioni, gli allestimenti e gli eventi proposti da Walk-In Studio saranno molteplici, proprio come gli spazi in cui si svolgeranno.

Walk-In Studio sarà aperto al pubblico progressivamente e gratuitamente nell'arco di cinque giorni, dal 4 al 8 giugno 2019, per i quali è stabilito e diffuso un programma secondo un principio di prossimità geografica. Gli opening di Walk-In Studio, sia eventi che inaugurazioni, si svolgeranno a partire dalle ore 18 nel corso di ognuno dei cinque giorni del festival e il numero degli eventi sarà bilanciato in modo che questi siano il più accessibili possibile, sia come quantità che come distanze tra diverse location. Nel corso dei cinque giorni di Walk-In Studio saranno organizzate anche visite guidate su prenotazione, condotte da curatori che metteranno a disposizione del pubblico la propria competenza e capacità sia critica che divulgativa.

Walk-In Studio metterà in campo anche il talento dei giovani fotografi che stanno studiando all'Accademia di Belle Arti di Brera, il cui occhio restituirà immagini da tutte le mostre e gli eventi, giorno per giorno sul sito web dedicato alla manifestazione. Al contempo un team di giovani curatori, studenti dell’Accademia di Brera e della Naba, offrirà al pubblico una lettura delle proposte degli artisti, mettendosi in gioco in varie fasi di questa importante esperienza formativa.

La rete del Festival degli spazi e studi d'artista 

Walk-In Studio nasce a Milano ma sarebbe fantastico se anche in altre città si attivasse questo appuntamento periodico con gli studi e spazi d'artista. In questo modo diventerebbe possibile organizzare iniziative coordinate tra i Walk-In Studio specifici, scambiare progetti e idee, far circolare mostre e artisti.
Se volete proporre un'edizione del Festival nella vostra città contattate l’associazione Studi e Spazi Festival: l’associazione è uno strumento a disposizione di tutti, pronta a offrire la propria esperienza e supporto nell'ideazione, sugli aspetti legali, sull'organizzazione e sulla comunicazione: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

 

 

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Milano PhotoWeek

La terza edizione del palinsesto diffuso che coinvolge la città attraverso un calendario di oltre 150 appuntamenti: mostre, incontri di approfondimento, visite guidate, laboratori, progetti editoriali, opening, finissage, proiezioni e molto altro ancora.

Milano dal 3 al 9 giugno rende omaggio alla fotografia con la terza edizione del palinsesto diffuso che coinvolge la città attraverso un calendario di oltre 150 appuntamenti: mostre, incontri di approfondimento, visite guidate, laboratori, progetti editoriali, opening, finissage, proiezioni e molto altro ancora. È un invito ad avvicinarsi alla fotografia per scoprire la sua capacità di interpretare e raccontare la realtà, offrire un allenamento al proprio senso critico, imparare a guardare e a immaginare il mondo. Nell’ambito della Photo Week, Lelli e Masotti, da decenni attivi nel campo della fotografia di spettacolo, presentano a Palazzo Reale Musiche: 110 immagini in bianco e nero realizzate in Italia e all’estero sin dai primi anni Settanta che insieme disegnano un ritratto trasversale della musica dal vivo: dalla classica al jazz, dalla lirica al rock, sino alla musica di ricerca e sperimentale (mostra aperta fino al 23 giugno).

 

 

 

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Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte - EnterPrize

L'importante riconoscimento internazionale dedicato a curatori under 30 ideato dalla GAMeC nel 2003. 

Giunge alla decima edizione il Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte - EnterPrize, l’importante riconoscimento internazionale dedicato a curatori under 30 ideato dalla GAMeC nel 2003 con il sostegno del Gruppo Bonaldi, e nato dalla volontà di ricordare la passione per l’arte e per il collezionismo di Lorenzo Bonaldi.
 
Sino dalla sua costituzione, il Premio ha inteso sottolineare la centralità e il significato della figura del curatore nel panorama artistico internazionale attraverso la produzione di un progetto di mostra inedito, concepito sulla base di uno spazio espositivo e di un budget assegnati.
 
Dal 2005 ha assunto cadenza biennale, alternando l’anno dell’assegnazione con quello della realizzazione del progetto vincitore, e ha visto l’affiancamento di un convegno – Qui. Enter Atlas - Simposio Internazionale di Curatori Emergenti – dedicato all’aggiornamento sulle strategie curatoriali in ambito sia indipendente, sia istituzionale.
 
Da quest’anno, il format del Premio si rinnova: il simposio cede il posto a una nuova serie di progetti espositivi che saranno ospitati nello Spazio Zero del museo nell’anno dell’assegnazione, a cura di affermati professionisti del mondo dell’arte contemporanea.
 
Per questa prima occasione, Edoardo Bonaspetti sarà il Guest Curator della prima personale in un museo italiano di Luke Willis Thompson – tra i finalisti del Turner Prize 2018 – in visione dal 30 maggio al 1 settembre 2019.
 
E proprio in occasione dell’inaugurazione del nuovo ciclo di mostre estive della GAMeC, il prossimo 30 maggio alle 18.30 presso lo Spazio ParolaImmagine, sarà annunciato il vincitore della decima edizione del Premio, che vede concorrere i seguenti curatori under 30:
 
Sofia Lemos, nominata da Claudio Zecchi, Curatore indipendente, Italia/Portogallo
Elisa R. Linne e Lennart Wolff, nominati da Severin Dünser, Curatore per l’arte contemporanea, Belvedere 21, Vienna
Aude Christel Mgba, nominata da Bonaventure Soh Bejeng Ndikung, Direttore Artistico, SAVVY Contemporary, Berlino - Sonsbeek 2020
Abhijan Toto, nominato da Sebastian Cichocki, Capo Curatore, Museum of Modern Art, Varsavia
 
La giuria, presieduta da Lorenzo Giusti, Direttore della GAMeC, e composta da Caroline Bourgeois, Conservatrice, Pinault Collection, Venezia, Nicola Ricciardi, Direttore Artistico, OGR, Torino, Li Zhenhua, Curatore indipendente, Berlino/Zurigo, assegnerà il Premio al progetto riconosciuto come più innovativo. La valutazione tiene conto di molteplici punti di vista: critico, teorico, contenutistico ma anche pratico ed economico.
 
Il progetto vincitore sarà ospitato alla GAMeC nel 2020.
 
Le edizioni del Premio hanno visto realizzati nel corso degli anni i seguenti progetti: Another Zero (2004) a cura di November Paynter, No Manifesto (2005) a cura di Andrea Viliani, Aesthetics/Dietetics (2006) a cura di Mizuki Endo, Data Recovery (2008) a cura di Övül Dormuşoğlu, L’ipotesi del Cristallo (2010) a cura di Yoann Gourmel ed Élodie Royer, The Log-O-Rithmic, a cura di Fredi Fischli e Niels Olsen (2012), Mississippi, a cura di Sam Korman (2014), Soft Crash, a cura di Xiaoyu Weng (2016) ed Enchanted Bodies / Fetish for Freedom, a cura di Bernardo Mosqueira (2018).

Le biografie dei curatori in concorso sono consultabili sul sito www.gamec.it.

 

 

 

Marchio decennale Dialoghi sulluomo

 

I Dialoghi sull’uomo compiono dieci anni Pistoia, 24-26 maggio 2019, X edizione

La decima edizione del festival di antropologia del contemporaneo, promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia, ideato e diretto fin dalla prima edizione da Giulia Cogoli. 

Dialoghi sull’uomo si prepara a festeggiare un compleanno importante: la decima edizione del festival di antropologia del contemporaneo, promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia, ideato e diretto fin dalla prima edizione da Giulia Cogoli, è in programma dal 24 al 26 maggio 2019.

Nati nel 2010 come progetto di condivisione e approfondimento di taglio antropologico, i Dialoghi – che nell’ultima edizione hanno registrato oltre 30.000 presenze – sono stati animati fin da subito da un forte impegno culturale e civile e dalla volontà di offrire un nuovo modo di fare approfondimento culturale, con contenuti inediti e nuovi sguardi sulle società umane. Un percorso lungo e intenso, premiato da numeri in continua crescita: nelle prime nove edizioni le presenze sono state circa 167.000 (più che triplicate dalla prima edizione); i relatori – italiani e internazionali – 250; gli eventi 249; i volontari più di 3.000; i follower sui social circa 43.000.

Negli anni, al festival si sono affiancate una serie di importanti iniziative di produzione e documentazione culturale: i 13 volumi editi da UTET nella serie Dialoghi sull’uomo, con 19 edizioni e una tiratura di 65.000 copie; un vasto archivio di 252 registrazioni audio e video disponibili sul sito della manifestazione; un canale YouTube dedicato che ha avuto oltre un milione di visualizzazioni; un progetto di divulgazione antropologica per le scuole che ha visto la partecipazione di circa 25.000 giovani; il Premio Internazionale Dialoghi sull’uomo, oggi alla sua terza edizione; 5 mostre con grandi maestri della fotografia che ogni anno completano il percorso del festival.

Inoltre, nel 2018, il festival ha valicato i confini nazionali, organizzando una serie di incontri all’Istituto Italiano di Cultura di Londra e portando all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi la mostra fotografica di Gianni Berengo Gardin ideata appositamente per la manifestazione.

Il tema scelto per il decennale è: Il mestiere di con-vivere: intrecciare vite, storie e destini.

Con-vivere significa “vivere con”, “vivere assieme” rispettandoci e rispettando la Terra su cui ci è dato vivere. Con-vivere è un “mestiere”, nel senso che la società è un luogo di costruzione. In un mondo ogni giorno più segnato da un’accelerazione generale, in cui i rapporti sono sempre più mediati dal digitale e i legami si indeboliscono a causa del venire meno di quelle narrazioni che stanno alla base di ogni comunità, diventa sempre più difficile stabilire un rapporto reciproco, profondo ed egualitario. Un percorso, dunque, di tematiche che si tengono assieme e che compongono, anche grazie ai contributi di alcuni fra i più importanti intellettuali contemporanei, un grande mosaico culturale, fatto di tante tessere, pensieri, approfondimenti, con una forte visione e valenza unitaria. Questo è forse il punto di forza dei Dialoghi: produrre cultura – una cultura della convivenza – e farlo in un percorso ideato e costruito appositamente, sia all’interno del singolo programma di ogni anno, sia nella visione più ampia del decennale.

«Dieci anni fa è sembrato molto innovativo dedicare un festival all’antropologia contemporanea. – commenta Giulia Cogoli – Ma il mondo sta cambiando sotto i nostri occhi, e forse oggi cercare di capire la realtà che ci circonda dall’angolatura antropologica è quanto di più utile si possa proporre. Perché significa rilanciare l’interesse per gli altri, per le altre culture, a cui non ci deve legare solo il rispetto e il dialogo, ma la consapevolezza di essere su un’imbarcazione comune, in un viaggio attorno all’umanità, liberi da quelle zavorre del razzismo e dell’indifferenza che tanto pesano sulla vita quotidiana».

La terza edizione del Premio Internazionale Dialoghi sull’uomo, conferito a una figura del mondo culturale che testimonia la centralità del dialogo per lo sviluppo delle relazioni umane, dopo David Grossman e Wole Soyinka, quest’anno andrà a Vandana Shiva, fisica ed economista indiana, tra i massimi esperti mondiali di ecologia sociale, già premiata con il Right Livelihood Award, premio Nobel alternativo per la Pace, per le sue battaglie a difesa dell’ambiente. Sabato 25 maggio alle 21.15, in piazza del Duomo, Vandana Shiva terrà una lectio dal titolo: Impariamo a condividere il nostro pianeta: è di tutti! Il dialogo permette di imparare a riconoscerci come membri della comunità della Terra, che ha strabilianti capacità e il potenziale per rigenerarsi, nonostante ci si trovi sull’orlo del baratro. Si deve coltivare la speranza, fondata sulla filosofia della Terra intesa come un’unica famiglia, sostiene Vandana Shiva: ce la faremo solo credendo nella capacità di trascendere le divisioni, di pensare, agire e vivere come un’umanità unita, impegnandoci a partecipare in ogni momento alla difesa e alla rigenerazione del tessuto naturale e sociale della vita.

 IL PROGRAMMA 2019

VENERDÌ 24

Apre il festival la lezione inaugurale di Enzo Bianchi, fondatore della comunità monastica di Bose, dal titolo Insieme…. Non c’è uomo senza altri uomini: davanti al quadro scoraggiante di una società dominata dall’egolatria e dai comportamenti incivili che propongono solo parole e gesti carichi di odio, emerge l’urgenza di riconoscere la presenza di una spiritualità – intesa come impegno nelle vicende umane, come ricerca di un vero servizio agli altri, attenta alla creazione di bellezza nei rapporti umani – che faccia dire che l’umanità è una sola.

Parole per dividere, parole per con-dividere. Un dialogo fra linguistica e antropologia è il titolo dell’incontro con il linguista dell’Università di Reading Federico Faloppa, consulente di Amnesty International su hate speech e contrasto al linguaggio d’odio, e l’antropologo Adriano Favole. Oggi si è circondati, nella comunicazione pubblica e privata, da parole che offendono, feriscono, esprimono odio, amplificate dai social network. Dividere è diventato un affare per molti, un prodotto con cui cambiare le nostre abitudini. Si va dall’odio esplicito fatto di insulti contro donne, bambini, migranti, neri, omosessuali, disabili, studenti, a un odio più raffinato, fatto di vittimismo e retorica. Ma c’è chi prova a opporsi con strumenti come l’indignazione, le leggi, la costruzione di un dialogo reale.

“Comunità” è una parola che sembra venire dal passato, che evoca calore, intimità, capacità di stare assieme. Per costruire una comunità, osserva l’antropologo Marco Aime, occorre una volontà continua di convivere, di negoziare quotidianamente con gli altri, di mantenere vive le relazioni. Influenze esterne o fratture interne possono mettere in crisi i legami tra le persone; paura, rabbia, egoismo possono restringere i confini del Noi, fino a escluderne gli Altri, risvegliando nuovi o vecchi razzismi.

SABATO 25

La difficoltà di convivere, l’odio, la vendetta sono temi centrali della letteratura di tutti i tempi. Il grande scrittore spagnolo Fernando Aramburu, autore del caso editoriale Patria, riflette, in un dialogo con il giornalista e saggista Wlodek Goldkorn, sulla scrittura come memoria contro l’oblio: le linee d’ombra della vita, le zone grigie fra bene e male che solo la letteratura sa raccontare, possono anche essere strumento per aiutarci a non ripetere errori e per imparare le regole della convivenza.

Convivere con la malattia fa sperimentare la fragilità del corpo ed è una sfida continua alla comprensione e all’accoglienza del dolore. Lo psichiatra Eugenio Borgna spiega come solo il dialogo fra l’interiorità di chi è malato e di chi non lo è consente di accogliere la malattia e di conviverci, nella sua dimensione psicologica e umana.

Nulla sembra più naturale che pensarci come individui, eppure biologi e antropologi, percorrendo strade lontane fra loro, hanno messo in discussione il concetto di identità individuale e scoperto che quelli che normalmente chiamiamo “individui” sono in realtà “condividui”. La filosofa della scienza Elena Gagliasso e l’antropologo Francesco Remotti spiegano come si è arrivati a questa definizione.

Le imperfezioni sono il vero segno dell’evoluzione, come intuì Charles Darwin. Ma quali sono le conseguenze dell’umana imperfezione nel nostro modo di concepire e organizzare le relazioni sociali e quelle con l’ambiente e il mondo che ci circonda? Ricerche scientifiche recenti mostrano quanto la mente umana sia profondamente ambivalente nel suo distinguere un “noi” protettivo da un estraneo “altro”, potenzialmente minaccioso. Questa attitudine, commenta il filosofo della scienza Telmo Pievani, nel passato aveva un senso, ma oggi rende attraente e ricorrente il razzismo.

Il fotografo Paolo Pellegrin, famoso nel mondo per i suoi reportage di guerra, in un dialogo con Roberto Koch, approfondisce il tema del confine e del conflitto, riflettendo sui muri che costruiamo a partire da noi stessi. La fotografia di Pellegrin è sempre evocazione emotiva di uno stato d’animo: nel raccontare l’altro si immerge nelle conflittualità umane, che generano tragedie di cui ci arriva un’eco ormai soffusa nella grande massa di immagini a cui siamo sottoposti quotidianamente, come ben testimonia la mostra Paolo Pellegrin – Confini di umanità, realizzata per il festival e allestita nelle Sale Affrescate del Palazzo Comunale di Pistoia fino al 30 giugno.

La filosofa teoretica Donatella Di Cesare parla di Esilio, ospitalità, coabitazione. Nell’epoca postnazista è rimasta salda l’idea che sia legittimo decidere con chi coabitare: la xenofobia populista e il razzismo trovano qui il loro punto di forza. Riconoscere invece la precedenza dell’altro nel luogo in cui si vive significa aprirsi non solo a un’etica della prossimità, ma anche a una politica della coabitazione.

La criminologia è stata definita la “scienza del male”. Ma come si fa a convivere con il male? Perché interi popoli possono rendersi responsabili di massacri e poi tornare alle loro vite come se nulla fosse? A questi interrogativi risponde la criminologa Isabella Merzagora, analizzando in particolare il nazismo, inteso come matrice di tutti gli “altrismi”, cioè i pregiudizi verso chi si considera “diverso”. È qui la causa del delitto: la criminologia dei diversi studia i crimini dei “normali”.

Siamo esseri sociali? Un dialogo tra neuroscienze e filosofia è l’appuntamento con il neuroscienziato di fama internazionale Giacomo Rizzolatti e il filosofo della scienza Corrado Sinigaglia. A quasi trent’anni dalla scoperta dei neuroni specchio, oggi sappiamo che essi sono alla base della nostra facoltà di comprendere le azioni e le emozioni altrui. Si tratta di una comprensione particolare, che avviene dall’interno. Sotto certi aspetti, ciò di cui facciamo esperienza quando osserviamo gli altri agire o provare un’emozione non è diverso da quando agiamo o proviamo un’emozione in prima persona.

DOMENICA 26

Lo psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini affronta uno dei temi scottanti per il mondo degli adolescenti: perché con-dividono e non con-vivono? Per comprendere i significati e i rischi delle esperienze digitali giovanili è necessario interessarsi ai miti affettivi familiari e sociali. Da questi si può partire per comprendere le forme del profondo disagio adolescenziale odierno, a cominciare dal sempre più diffuso ritiro sociale.

Stefano Allievi, sociologo delle religioni e delle migrazioni, propone una riflessione di forte attualità sulle caratteristiche che una società autenticamente plurale dovrebbe avere, focalizzandosi soprattutto sul pluralismo religioso e sul rapporto con l’Islam europeo. Le religioni possono infatti essere un riferimento identitario nella società e nella politica, diventare strumento per dar vita a conflitti culturali o, al contrario, per aiutare a risolverli.

In un mondo di solitudini e antagonismi, ricco di eroi solitari e vittorie contro tutti, forse è arrivato il momento di riflettere su quanto la Storia sia stata fatta dalle collettività, dalla condivisione di ideali che porta piccoli gruppi o intere nazioni ad allearsi e a unirsi per uno scopo comune. Le scrittrici Michela Murgia e Ritanna Armeni raccontano storie e motivazioni, spesso di donne, del più grande motore dell’umanità: l’unione.

Cambiamenti climatici improvvisi, global warming, carestie, guerre, migrazioni epocali sono indice di un collasso ambientale sempre più prossimo. Gli esseri umani hanno dimenticato la cura del mondo in cui gli è dato vivere, avverte il diplomatico e scrittore Grammenos Mastrojeni, coordinatore per l’Ambiente della Cooperazione allo Sviluppo, che da trent’anni si occupa dei legami fra tutela dell’ambiente, sviluppo e pace. Ogni gesto, piccolo o grande, che protegge l’ambiente è fondamentale per il futuro comune.

Mentre gli sguardi si appuntano sugli sbarchi, sui richiedenti asilo e sui porti che si vorrebbero chiudere, la sfida principale per una visione lungimirante dei fenomeni migratori in Italia riguarda l’integrazione delle seconde generazioni: è quanto afferma il sociologo delle migrazioni Maurizio Ambrosini. L’integrazione comporta tre dimensioni: trovare un lavoro dignitoso; stabilire una rete di amicizie; sviluppare le competenze necessarie per inserirsi. Occorre domandarsi se le istituzioni pubbliche e la società stiano promuovendo le azioni necessarie per favorire l’integrazione delle seconde generazioni.

Nella conferenza Alle origini del mondo attuale: incontri e scontri di culture nell’età della “prima globalizzazione” lo storico Adriano Prosperi racconta l’inizio dell’età moderna, quando fu l’Europa a guidare una fase rivoluzionaria della storia mondiale. Due furono i modi della tentata unificazione del mondo conosciuto: la conquista e l’assoggettamento politico e religioso del continente americano, fino alla sua assimilazione alla cultura europea, e la ricerca di un “accomodamento” tra cultura europea e culture orientali, avvicinate grazie alla navigazione portoghese fino ai porti cinesi e giapponesi.

L’antropologo di origini iraniane Shahram Khosravi, dell’Università di Stoccolma, propone una riflessione sulla natura dei confini, fisici e politici, sui rituali e sulle pratiche dell’attraversamento, basandosi anche sulla sua personale esperienza di migrante illegale che trent’anni fa lo ha condotto in Svezia. Khosravi intreccia metodologia etnografica a narrazioni dense di emozioni, restituendoci il pensiero di intellettuali che hanno fatto parte di alcune minoranze storiche, come Kafka e Benjamin, e raccontando le testimonianze di protagonisti diretti, come quelli che dall’America centrale premono sul confine meridionale degli Stati Uniti o di coloro che si accalcano alle frontiere della “fortezza Europa”.

Chiude il festival l’incontro con l’attore e drammaturgo Ascanio Celestini: un racconto in forma di spettacolo dedicato agli ultimi, ai dimenticati, a coloro cui è stata negata la convivenza, a quelli che non sono graditi, al massimo tollerati. Celestini ci racconta di personaggi diversi tra loro che si muovono, in questo progetto di narrazione, in un unico ambiente: una periferia. Il narratore racconta quello che vede: a volte è ciò che conosce, altre quel che immagina. Con Celestini sul palco il musicista Gianluca Casadei.

GLI SPETTACOLI

Un grande debutto sul palcoscenico dei Dialoghi per celebrarne il decennale: Michele Serra porta a Pistoia, in prima nazionale, il suo nuovo spettacolo (venerdì 24, ore 21.15, Teatro Manzoni) “L’amaca di domani”. Considerazioni in pubblico alla presenza di una mucca. Le parole, con le loro seduzioni e le loro trappole, sono le protagoniste di questo monologo teatrale comico e sentimentale, impudico e coinvolgente nel quale Serra apre allo spettatore la sua bottega di scrittura. Dipanando la matassa della propria scrittura, l’autore fornisce anche traccia delle proprie debolezze e manie. Il finale, per fortuna, è ancora da scrivere (regia di Andrea Renzi). Una produzione SPAlive in collaborazione con Teatri Uniti e Feltrinelli.

Sabato al Teatro Manzoni alle 21.30 un concerto degli Avion Travel: una sorta di percorso biografico-musicale attraverso i brani più famosi e amati dal pubblico, che sottolinea come il ruolo della parola sia centrale nelle ultime canzoni del gruppo, composto da: Peppe Servillo (voce); Mimì Ciaramella (batteria); Peppe D’Argenzio (sax); Flavio D’Ancona (tastiere); Duilio Galioto (piano e tastiere); Ferruccio Spinetti (contrabbasso). Il mestiere di cantare per gli Avion Travel è anche mestiere di convivere.

Come sempre, ogni giornata si conclude con una proiezione cinematografica al teatro Bolognini: una mini rassegna dedicata al racconto della società italiana attraverso le pellicole del grande Luchino Visconti, con introduzione della critica Paola Jacobbi. Da Rocco e i suoi fratelli, film definitivo sull’immigrazione interna nel nostro Paese (venerdì, ore 22.30), a Il Gattopardo, che indaga i mutamenti sociali in Sicilia all’indomani dell’Unità d’Italia (sabato, ore 22.30), fino a Gruppo di famiglia in un interno, affresco dei tormenti dell’Italia post-Sessantotto (domenica, ore 20).

LA MOSTRA

Anche quest’anno i Dialoghi organizzano una mostra fotografica: Paolo Pellegrin – Confini di umanità, a cura di Annalisa D’Angelo, propone sessanta scatti, alcuni dei quali inediti, di uno dei fotografi più apprezzati nel panorama mondiale, che pone, come un antropologo, l’essere umano sempre al centro della sua arte. Realizzate in Algeria, Egitto, Kurdistan, Palestina, Iraq e Stati Uniti, le immagini sono accompagnate da un video dello stesso Pellegrin, realizzato in America per indagare le linee razziali che ancora dividono il Paese, confini invisibili ma ancor più insormontabili di quelli fisici. Le immagini coprono un arco temporale di quasi trent’anni, sviluppando, per sottrazione e opposizione, l’impervio percorso della convivenza, ostacolata da muri, guerre, mari in tempesta, deserti, frontiere naturali e artificiali: un viaggio lungo i confini dell’umanità, per mostrare lo sforzo continuo, ma necessario, alla base della convivenza.

La mostra sarà visitabile gratuitamente dal 24 maggio al 30 giugno nelle Sale Affrescate del Palazzo Comunale di Pistoia (catalogo Contrasto).

 I VOLONTARI

Anima e cuore del festival sono i giovani volontari provenienti in massima parte dalle scuole secondarie di secondo grado di Pistoia e della provincia, ma anche da università di tutta Italia. Negli anni, il loro numero è cresciuto e la loro squadra, compatta e appassionata, è la vera protagonista della manifestazione. Sono circa 3.500, con i volontari del 2019, i ragazzi che nelle 10 edizioni hanno scelto di partecipare al festival per un’esperienza formativa e culturale unica.

Biglietti in vendita dal 24 aprile (€ 3,00 incontri e proiezioni cinematografiche - € 7,00 spettacoli) presso La Torre, via Tomba di Catilina 5/7, Pistoia, e sul sito www.dialoghisulluomo.it.

Informazioni e programma: www.dialoghisulluomo.it e sulla App del festival.

 

 

 

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I.D.E.A. Independent Domus Exhibiting Art ospita Igshaan Adams

Durante i mesi primaverili la residenza di campagna Cascina Maria a pochi chilometri dal Lago Maggiore, con un progetto a cura di Nicoletta Rusconiospita l'artista Igshaan Adams. 

Il 18 maggio 2019 ha inaugurato un nuovo appuntamento di I.D.E.A. (Independent Domus Exhibiting Art), la residenza di campagna a pochi chilometri dal Lago Maggiore a cura di Nicoletta Rusconi. Durante i mesi primaverili gli spazi della Cascina hanno ospitato l'artista Igshaan Adams (Cape Town, 1982), da poco premiato con lo Standard Bank Young Artist Award for Visual Art. Quest'esperienza si concluderà con una mostra in collaborazione con la galleria blank projects (Cape Town) che inaugurerà il 18 maggio con un Open Day e che sarà visibile fino al 14 settembre 2019.

Adams presenterà le nuove installazioni realizzate nel periodo in residenza, configurazioni tessili a parete e a soffitto che riprendono sia il vocabolario più riconoscibile della sua pratica che una nuova spinta a sperimentare con materiali recuperati durante la sua permanenza a Cascina Maria.
Le sue sculture tessili hanno una qualità organica, simulano la struttura di elementi vegetali, e trasmettono uno stato di evoluzione e decadenza allo stesso tempo. L'idea di movimento è resa dall'uso che Adams fa di differenti texture e composizioni, ed è integrata nell'esperienza sensoriale che si percepisce camminando attraverso gli spazi.
Il filato avvolge le strutture metalliche create deformando il materiale usato per le recinzioni da giardino, un gesto che vuole estetizzare e rendere piacevole un elemento il cui scopo è dividere gli ambienti e, di conseguenza, anche le persone al loro interno. Nonostente siano astratte, queste forme prendono vita e assumono delle caratteristiche antropomorfiche, figure e creature che sono sospese tra il reale e l'immaginario.

Il percorso continuerà all'esterno, nel parco di sculture della Cascina che anche quest'anno cambia configurazione e si avvarrà di opere di importanti artisti italiani e internazionali grazie alla collaborazione con le gallerie. Tra glli artisti presentati Eric Bainbridge, Rosa Barba, Riccardo Beretta, Mattia Bosco, Francesco Candeloro, Letizia Cariello, Latifa Echakhch, Yona Friedman, Paul Gees,Eduard Habicher, Eva Kot'átková, Marco Andrea Magni, Pierre-Etienne Morelle, Anne & Patrick Poirier.

Cascina Maria sarà aperta al pubblico solo su appuntamento a partire dal 20 maggio 2019

Nicoletta Rusconi Art Projects, in collaborazione con le gallerie: 

blank projects
Fumagalli
Kaufmann Repetto
Francesca Minini
Loom gallery
Martina Simeti
Massimo Minini
Meyer Riegger
Monitor
Studio G7
Vistamare/Vistamarestudio