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Apre al pubblico Unpublished Photo 2022 

Unpublished Photo è un evento promosso dalla Fondazione culture e musei e dal MUSEC di Lugano. 

Nato da un’idea della Galleria milanese 29 Arts in Progress, dal 2018 il progetto richiama giovani fotografi under 36 da tutto il mondo. Nel 2020 il MUSEC ha voluto consolidare l’iniziativa dandole una cornice istituzionale e una prospettiva di sviluppo a medio-lungo termine, con l’obiettivo di segnalare le principali tendenze internazionali della giovane fotografia d’arte. L’intento del MUSEC è anche quello di costituire a Lugano un vero e proprio archivio della fotografia contemporanea, che troverà spazio accanto alla collezione di fotografia dell’esotismo che il museo già possiede. UP22 ha visto la partecipazione di oltre quattrocento fotografi da trentacinque Paesi. La mostra allestita nello Spazio Maraini di Villa Malpensata a Lugano, presenta 24 stampe fotografiche di grande formato.

I protagonisti dell’esposizione temporanea sono quattro giovani talenti selezionati dalla giuria internazionale del premio UP22, presieduta dal fotografo tedesco Hans Georg Berger. I quattro portfolio presentati toccano temi come il degrado ambientale, la ricerca di identità e il superamento dei limiti, l’importanza delle tradizioni e dei mestieri.

Al termine dell’esposizione, le opere esposte entreranno a far parte delle collezioni del MUSEC, arricchendo così le collezioni fotografiche che contano oggi oltre 40.000 opere dalla metà dell’Ottocento ai giorni nostri.

Grazie alla partnership con la De Pietri - Artphilein Foundation il concorso UP22 assegna al primo classificato un premio monetario di CHF 2.000; il secondo classificato riceve CHF 1.500, mentre al terzo e al quarto finalista vanno CHF 1.000 ciascuno.

Il primo premio è andato al fotografo vietnamita Quan Nguyen Ho, il secondo al fotografo indiano Dipak Ray. Il terzo e il quarto posto sono stati assegnati rispettivamente al fotografo malgascio Tolojanahary Ranaivosoa e alla fotografa russa Olga Dmitrienko.

Il premio speciale assegnato dalla Artphilein Editions di Lugano, consistente nella pubblicazione di un prestigioso volume monografico, è andato a Tolojanahary Ranaivosoa.

La mostra è accompagnata da un piccolo catalogo bilingue (in italiano e inglese) pubblicato dalle edizioni Fondazione culture e musei.

GLI ARTISTI ESPOSTI

PRIMO PREMIO: Quan Nguyen Ho (1986)

Quan Nguyen nasce nella provincia vietnamita di Ha Tinh. È ingegnere edile e vive e lavora ad Hanoi. Inizia a fotografare nel 2016 per documentare i suoi viaggi, ma ben presto il suo collezionare ricordi diventa una vera e propria passione. Negli anni, una spiccata sensibilità verso la questione ambientale lo porta a interessarsi a una fotografia che possa scuotere l’opinione pubblica su temi attuali. «Life garbage» è un progetto realizzato fra il 2021 e il 2022. Documenta la tragica realtà di alcune discariche a cielo aperto nei sobborghi di Hanoi, dove si accumulano rifiuti tossici e maleodoranti che, paradossalmente, rappresentano una fonte di sostentamento per persone e animali. Montagne di rifiuti vi sono depositate e bruciate ogni giorno. Le fotografie di Nguyen Ho ritraggono alcune persone che, a mani nude e senza nemmeno coprirsi il volto, gettano acqua sul fuoco per avere il tempo di frugare fra i sacchi lacerati, nella speranza di trovare qualcosa da rivendere per guadagnarsi da vivere. Sono fotografie che fissano una realtà che nessuno vuole vedere, il luogo in cui vanno a finire gli scarti. Si direbbe un paesaggio apocalittico dove uomini e animali si aggirano fra i roghi tossici, senza pensare che ciò che vanno cercando e che riciclano per la propria sopravvivenza, potrà anche danneggiarli in modo irreversibile.

SECONDO PREMIO: Dipak Ray (1986)

Dipak Ray nasce in India, a Calcutta e insegna in una scuola governativa. La fotografia è la sua più grande passione sin dal liceo, quando riceve in regalo la sua prima fotocamera a pellicola. Nel 2010 acquista una Nikon D7000 e inizia un percorso di ricerca e sperimentazione nel mondo della fotografia digitale. Il progetto «Frame within frame» è un sogno che si avvera dopo essere stato coltivato per lungo tempo. Il portfolio è stato realizzato fra il 2019 e il 2020, lungo il Kangsabati, un fiume nel Bengala occidentale spesso in secca, che si alimenta principalmente di acqua piovana. In inverno le sue sponde sono avvolte dalla nebbia, come lo sono le cornici di legno che Ray posiziona nell’acqua, chiedendo al fratello di camminarci intorno. Il risultato sono immagini suggestive e ricche di significati. Per Ray la cornice è simbolo di ordine e stabilità, delimita lo spazio e il campo visivo dell’osservatore, che porta allo stesso tempo a guardare oltre gli schemi mentali e fisici costituiti. Le onde del fiume rappresentano invece l’instabilità delle cornici stesse e della natura umana, quel cambiamento continuo che è l’unica costante della vita. Le cornici appaiono “sospese” su una coltre bianca, la figura umana sfumata. La nebbia, con il suo velo, sembra chiederci di guardare meglio, più a fondo, con un’attenzione diversa.

TERZO PREMIO: Tolojanahary Ranaivosoa (1987)

Tolojanahary Ranaivosoa nasce ad Antananarivo, capitale del Madagascar, ed è un geografo. Si avvicina alla fotografia da autodidatta nel 2011, perfezionandosi poi con workshop e corsi di formazione. È in particolare interessato a documentare momenti di vita quotidiana, catturandone aspetti curiosi, tragici o esilaranti. Nel 2014 inizia a ritrarre le strade della sua città e un po’ alla volta nota la presenza frequente nei suoi scatti di una o più taniche gialle per l’acqua. Nel 2019 la popolazione della capitale protesta contro la società idrica statale, colpevole di non garantire un adeguato approvigionamento d’acqua. Ranaivosoa inizia allora a fotografare diversi quartieri del centro per denunciarne il degrado e testimoniare lo stato di disagio sociale. Nasce così il progetto «The Yellow revolution» dove il fotografo mostra quanto la vita nella capitale dell'Isola ruoti attorno alle taniche gialle, segno sia della scarsità dell’acqua sia del grande divario tra i ceti sociali. Questi contenitori, chiamati galloni, sono presenti in quasi tutti i Paesi africani. Arrivano dall’Europa o dall’America carichi di olio e sono poi riutilizzati per trasportare o immagazzinare l’acqua. Sono parte integrante della vita quotidiana nei quartieri poveri, dove la popolazione non ha accesso a fonti idriche non contaminate.

QUARTO PREMIO: Olga Dmitrienko (1986)

Olga Dmitrienko nasce a Mosca e studia alla facoltà di giornalismo, specializzandosi in mass media design. Inizia a fotografare durante gli studi; capisce ben presto che ad interessarla è l’essere umano e ama fissare i volti delle persone che la colpiscono. Conclusa l’università, Dmitrienko scopre l’Italia e trova in Genova una città a misura d’uomo, capace di esprimere gesti cordiali e un senso del tempo, che la frenesia della nostra società tende a dimenticare o a rubare. Nasce allora il progetto «Artigiani e artisti genovesi», interrotto dalla pandemia, ma che la fotografa conta riprendere presto. I protagonisti sono professionisti ritratti nelle loro botteghe o abitazioni. Attraverso tali immagini, Dmitrienko racconta una città che resta tenacemente attaccata a una memoria da custodire, affezionata alle preziose tradizioni e ai mestieri sapienti tramandati di generazione in generazione. Oltre a catturare l’intimità e l’essenza di artisti e artigiani, Dmitrienko è affascinata da ciò che le loro mani sono capaci di realizzare e dalla maestria del gesto, conquistato dopo anni di studio e di lavoro. È un ritratto che va oltre la fotografia, diventando uno spazio narrativo che non si esaurisce nello scatto. Dietro a quei volti, a quelle mani e quei manufatti ci sono la storia, la ricchezza dei saperi e il valore della tradizione.

MEMBRI DELLA GIURIA:

Hans Georg Berger – Fotografo (Presidente) Riccardo Calimani – Scrittore e storico

Francesco Paolo Campione – Direttore del Museo delle Culture di Lugano - MUSEC

Luca Casulli – Co-fondatore di 29 ARTS IN PROGRESS gallery Caterina De Pietri – Direttrice di De Pietri - Artphilein Foundation

Paolo Gerini – Presidente della Fondazione «Ada Ceschin e Rosanna Pilone»

Giovanna Palandri – Cancelliere dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti

Tiziana Serena - Professoressa di Storia della Fotografia all'Università degli Studi di Firenze

 



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Prodotta dalla Fondazione Carla Fendi e dai Mahler & LeWitt Studios "The Neon Hieroglyph" di Tai Shani 

Dare un contributo alla preziosa attività degli Studios finanziando la produzione di opere di artisti contemporanei e un programma a lungo termine di residenze per giovani artisti e designer nella cittadina di Spoleto, in Umbria. 

La collaborazione tra la Fondazione Carla Fendi e i  Mahler & LeWitt Studios nasce dalla volontà di Maria Teresa Venturini Fendi, Presidente della Fondazione, di dare un contributo alla preziosa attività degli Studios finanziando la produzione di opere di artisti contemporanei e un programma a lungo termine di residenze per giovani artisti e designer nella cittadina di Spoleto, in Umbria. 

Prodotta dalla Fondazione Carla Fendi e dai Mahler & LeWitt Studios, 'The Neon Hieroglyph' è un’installazione scultorea site-specific dell’artista britannica Tai Shani, vincitrice del premio Turner, collocata durante Spoleto64 Festival dei Due Mondi sulla Fontana di Piazza del Mercato, nel centro storico di Spoleto, e ora inclusa in 'The Horror Show! The twisted tale of Modern Britain', una grande collettiva alla Somerset House di Londra che mette  in mostra dal 27 ottobre 2022 al 19 febbraio 2023 i lavori di alcuni tra i più importanti e noti esponenti dell'arte contemporanea britannica.

L'opera è ispirata alla ricerca dell'artista su psichedelia, femminismo e mito ed esiste anche come film in nove episodi. L'episodio 7, che si riferisce specificamente alla regione Umbria, è stato presentato nella Galleria d’arte Moderna di Spoleto, nel Museo di Palazzo Collicola, nell'ambito del progetto espositivo 'Exploring Art' realizzato sotto la direzione artistica del curatore dei Mahler & LeWitt Studios Guy Robertson e finanziato dalla Fondazione Carla Fendi.

 



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IL MONDO STA CAMBIANDO E VA MESSO A FUOCO, RIAPRE IL MUFOCO 

Il prossimo biennio 2023-2024 sarà vissuto con nuove collaborazioni e progetti.

Sabato 22 ottobre riprende l’attività espositiva del Museo di Fotografia Contemporanea presso la sede di Villa Ghirlanda a Milano-Cinisello Balsamo con due mostre e un appuntamento di discussione sull’evoluzione della fotografia voluto dal nuovo Presidente del Museo, il poeta Davide Rondoni.

Ore 18 Sala degli Specchi - Saluti istituzionali

Omaggio a Giovanni Gastel poeta

Chi è oggi l'autore della fotografia? Dialogo tra Massimo Vitali e Francesco Jodice con Maria Vittoria Baravelli

Accompagnamento musicale del Maestro Marco Detto con gli allievi della Civica Scuola di Musica Salvatore Licitra

Le nuove mostre sono aperte dalle ore 15

BIOMEGA MULTIVERSO di Cosimo Veneziano, a cura di Lisa Parola

Ore 15: talk con Cosimo Veneziano, Irene Biolchini e Davide Dal Sasso

PAESAGGIO DOPO PAESAGGIO, a cura di Matteo Balduzzi, con fotografie di Andrea Botto, Claudio Gobbi, Stefano Graziani, Giovanni Hänninen, Sabrina Ragucci, Filippo Romano

Ore 16.30: talk con gli artisti in mostra

Il prossimo biennio 2023-2024 (ventesimo di fondazione del Museo e quarantesimo del progetto Viaggio in Italia, custodito da Mufoco, che vide protagonisti grandi maestri della fotografia) sarà vissuto con nuove collaborazioni e progetti.

Il Museo di Fotografia Contemporanea, primo e unico museo pubblico in Italia dedicato alla fotografia contemporanea, si è da sempre interrogato sul significato dei tre concetti contenuti nel suo nome, tutti in dinamica trasformazione: museo, fotografia, contemporanea. La sua identità è in continua evoluzione, cercando di definire il significato di che cosa è un museo, comprendere come cambia la fotografia nella società e riflettere su cosa significhi essere contemporanei oggi, ed elaborando lungo queste linee di ricerca i suoi progetti, la sua organizzazione, i suoi ritmi, i suoi stessi spazi, fisici e virtuali.

Il Museo si pone come luogo di relazione, in dialogo con le istituzioni, con il proprio ambito disciplinare e con le comunità del territorio. Sperimenta forme nuove di partecipazione diretta da parte dei cittadini, attraverso progetti di arte pubblica, e al contempo consolida un’esperienza espositiva che conta oltre 130 mostre personali e collettive (Italia, Canada, Stati Uniti, Gran Bretagna, Svizzera, Olanda, Finlandia, Germania, Francia, Grecia, Albania, Spagna, Brasile e Giappone), alcune particolarmente note e apprezzate dal grande pubblico come l’opera immersiva The Ballad of Sexual Dependency della fotografa statunitense Nan Goldin, proveniente dal MoMA di New York e Luigi Ghirri. Il paesaggio dell’architettura, dedicata all’opera del maestro italiano.

Sabato 22 ottobre, dalle ore 15, saranno aperte le mostre PAESAGGIO DOPO PAESAGGIO, a cura di Matteo Balduzzi, con fotografie di Andrea Botto, Claudio Gobbi, Stefano Graziani, Giovanni Hänninen, Sabrina Ragucci, Filippo Romano (fino al 29 gennaio 2023) e BIOMEGA MULTIVERSO di Cosimo Veneziano, a cura di Lisa Parola (fino al 27 novembre 2022).

La prima mostra si inserisce nel filone della fotografia di paesaggio, tema particolarmente significativo per il Museo e ampiamente rappresentato nelle sue collezioni da opere dei grandi maestri della fotografia italiana ed europea, fino alle espressioni di autori più giovani che si sono confrontati con una nozione di paesaggio sempre più estesa. La mostra presenta oltre 100 opere di 6 artisti nati tra la metà degli anni Sessanta e Settanta, una generazione che si è formata in continuità con la tradizione della fotografia italiana di paesaggio, ma che ne ha poi esplorato pratiche e linguaggi osservando l'evoluzione del contesto internazionale. I progetti, acquisiti nel 2021 grazie al bando Strategia Fotografia promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea (DGCC) del MIC, vengono ora per la prima volta esposti al pubblico.

Biomega Multiverso consiste in un’installazione composta da serigrafie e ricami su tessuto, esito un articolato progetto transdisciplinare che l’artista Cosimo Veneziano ha avviato nel 2016 e che, partendo dall'uso delle biotecnologie in ambito agroalimentare, riflette su tematiche centrali della contemporaneità quali il rapporto tra arte e natura e, più specificamente, tra coltivazione, globalizzazione, consumo, marketing e immagine. L’opera è stata acquisita dal Museo al termine del progetto, realizzato grazie al sostegno della DGCC del MIC nell’ambito della VII edizione del programma Italian Council (2019) e promosso da Fondazione Sardi Per l'Arte e l'Associazione Arteco di Torino.

La giornata prevede, inoltre, due tavole rotonde di approfondimento. La prima, alle ore 15, vedrà i 6 autori della mostra PAESAGGIO DOPO PAESAGGIO raccontarsi e riflettere sulle prospettive e sull’eredità della fotografia italiana, in dialogo con il curatore della mostra Matteo Balduzzi. Seguirà alle ore 16.30 un momento di discussione su alcuni dei temi centrali del progetto BIOMEGA MULTIVERSO, a cui partecipano l’autore Cosimo Veneziano, la curatrice Lisa Parola, il filosofo Davide Dal Sasso.

 

MUSEO DI FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA

Villa Ghirlanda, via Frova 10 Cinisello Balsamo, Milano

www.mufoco.org

22 ottobre 2022 – 29 gennaio 2023

PAESAGGIO DOPO PAESAGGIO. Fotografie di Andrea Botto, Claudio Gobbi, Stefano Graziani, Giovanni Hänninen, Sabrina Ragucci, Filippo Romano.

A cura di Matteo Balduzzi

 



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Eva Jospin "Microclima" opera d’arte permanente per il flagship store di Max Mara Milano 

Opera site specific permanente creata dall’artista francese Eva Jospin per il flagship store di Corso Vittorio Emanuele, Milano.

Max Mara, in collaborazione con Collezione Maramotti, è lieta di presentare Microclima, opera site specific permanente creata dall’artista francese Eva Jospin per il flagship store di Corso Vittorio Emanuele, Milano.

Jospin ha realizzato questa installazione artistica avendo vinto un concorso di progetto indetto dal brand nel 2019, con l’obiettivo di valorizzare lo spazio interno dello store Max Mara e di metterlo in relazione con lo spazio aperto di Piazza del Liberty, punto nevralgico nel centro di Milano sul quale si affaccia la terrazza che ospita l’opera.

La proposta vincente di Eva Jospin consiste in una serra in vetro e metallo, un’architettura che racchiude un mondo intimo e allo stesso tempo in stretta relazione con l’esterno, la cui visione muta dal giorno alla notte e con il variare delle stagioni.

Ispirato ai giardini d’inverno di fine Ottocento – periodo in cui si affermava lo stile Liberty che dà il nome alla piazza – questo pavillon ospita la messa in scena di un paesaggio in cartone, materiale grezzo pressoché monocromo prediletto da Jospin, un rilievo raffigurante elementi vegetali su un sostrato minerale, un panorama di enigmatiche rocce verticali che evocano un ambiente fisico e immaginario di cactus esotici, maestosi alberi tropicali, stalagmiti di grotte e fossili di radici.

Lo spettatore potrà immergersi completamente in questo elaborato paesaggio arrichito da una dimensione olfattiva grazie a un’essenza sviluppata specificamente dall’artista in collaborazione con il profumiere Julien Rasquinet – profumiere IFF, leader mondiale nella produzione di fragranze – come traccia impalpabile di una natura ricostituita, per restituire la sensazione immersiva di una serra tropicale, sospesa tra l’evocazione di un ricordo e l’illusione di una presenza.

 

Informazioni di visita

Ingresso dal negozio Max Mara su Corso Vittorio Emanuele, Milano.

Orari negozio: lun./sab. 10.30-20.00; dom. 11.00-20.00

L’opera è visibile anche all’esterno da Piazza del Liberty.

 



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 Marcel Broodthaers – Poesie industriali, installation view MASI Lugano

 

Marcel Broodthaers e «la parole des Moules» Giornata di studi 

A Lugano alcuni dei maggiori esperti sull’arte di Marcel Broodthaers.

Il MASI offre al suo pubblico la possibilità di incontrare a Lugano alcuni dei maggiori esperti sull’arte di Marcel Broodthaers che parteciperanno con un intervento di approfondimento preparato in occasione della giornata di studi e della mostra.

Il rapporto tra arte visiva e poesia caratterizza tutta la produzione artistico-letteraria di Marcel Broodthaers: dagli scritti poetici degli anni Cinquanta, passando attraverso i Poèmes industriels, le Lettres Ouvertes, sino ai Décors degli anni Settanta. Attratto dai grandi poeti della modernità, l’artista crea un universo poetico che si muove nella tensione tra opposti, disorientando e insinuando dubbi.

Poeta, artista visivo, editore e film maker, Marcel Broodthaers (Bruxelles 1924 – Colonia 1976) è tra i principali esponenti della neoavanguardia artistica internazionale. Ricca di immagini allegoriche, di riferimenti al XIX secolo e al passato coloniale del Belgio, la sua opera è da collocarsi tra quelle espressioni dell’arte del XX secolo autentiche e mature, in cui convivono poesia, etica rivoluzionaria, arte, passione e sovversione.

Legato negli anni Quaranta al Surréalisme Révolutionnaire e protagonista della scena artistica belga degli anni Sessanta (Wide White Space Gallery; MTL Gallery; A 37 90 89), negli anni Settanta il suo lavoro è stato diffuso a livello internazionale attraverso gli scritti di critici e storici dell’arte tra i più autorevoli dell’epoca tra cui Barbara Reise, Pontus Hultén, Irmeline Lebeer, Pierre Restany, Harald Szeemann, Karel J. Geirlandt, Alain Jouffroy e Otto Hahn.

Ispirato all’arte del XIX secolo (David, Ingres, Wiertz, Courbet), Broodthaers mette al centro delle sue riflessioni il controverso rapporto tra la parola e l’immagine, la realtà e la finzione, l’opera d’arte e la sua riproduzione, utilizzando il linguaggio verbale e figurale in tutte le sue possibili accezioni e declinazioni: poetiche, visive, pittoriche e cinematografiche.

Quattro anni dopo aver deciso di diventare un artista visivo, con l’iconica opera Pense-Bête (1964), la sera del 27 settembre 1968 nella sua casa di Bruxelles, Broodthaers inaugura il Musée d’Art moderne, Département des Aigles, Section XIXéme siècle: un museo d’artista al contempo reale e fittizio, composto da alcune casse d’imballaggio, una tartaruga, delle sedie da giardino, un carrousel di diapositive, delle luci da set cinematografico e una collezione di cartoline attaccate al muro che riproducevano capolavori dell’Ottocento. L’artista concentra gran parte della sua ricerca sulla minuziosa ricostruzione e al tempo stesso sulla totale demistificazione del concetto di museo inteso come istituzione di potere, anticipando le provocazioni dell’arte concettuale e le azioni dell’Institutional Critique.

Marcel Broodthaers – Poesie industriali, installation view MASI Lugano

PROGRAMMA

Mattina, LAC - Hall

11:00 | Marcel Broodthaers: Il grado zero della scrittura - italiano

Dr. Maria Elena Minuto (Université de Liège; KU Leuven)

Il 29 ottobre del 1968, nello stesso anno in cui Lucy R. Lippard e John Chandler pubblicavano il saggio The Dematerialization of Art e Sol LeWitt scriveva le Sentences on Conceptual Art, il poeta e artista belga Marcel Broodthaers (1924-1976) esponeva per la prima volta alla Librairie Saint-Germain-des-Prés di Parigi una selezione dei suoi Poèmes industriels (1968-1972) – delle placche di plastica termoformata fabbricate come dei gaufres – descritti dall’artista come delle “trappole che bisogna avere il desiderio di decifrare”. Nei Poèmes industriels le lettere dell’alfabeto, le pipe e le forme geometriche mettono in scena delle dimensioni paradossali del linguaggio conferendo una nuova identità critica e concettuale al controverso rapporto tra parola e immagine. Dagli scritti poetici degli anni Sessanta ai Poèmes industriels, l’intervento analizza in un’ottica comparatistica e interdisciplinare l’opera di Broodthaers alla luce dell’inedita relazione tra poesia e arte visiva.

Pomeriggio, LAC - Sala 4

13:30 | Le Poesie Industriali di Marcel Broodthaers - inglese

Prof. Dr. Deborah Schultz (Regent’s University London)

Le opere di Marcel Broodthaers uniscono tra loro forme visive semplici e concetti complessi. Coniugando parole e immagini e utilizzando vari linguaggi artistici, l’artista mette in relazione tutte le aree della sua pratica artistica. Questo intervento di Deborah Schultz approfondisce le opere esposte in mostra, le Poesie industriali. Note anche come placche di plastica e realizzate da Broodthaers durante un periodo relativamente breve, dal 1968 al 1972, saranno analizzate come una chiave di lettura per comprendere meglio il complesso ed eterogeneo corpus di opere da lui realizzate.

14:15 | Marcel Broodthaers e il cinema - inglese

Prof. Dr. Steven Jacobs (Universiteit Gent e Universiteit Antwerpen)

Nonostante una filmografia di almeno 50 titoli, molte opere (non filmiche) e scritti che fanno riferimento al cinema, alla sua (pre-)storia, alla sua tecnologia e ai suoi strumenti, raramente si considera Broodthaers come un regista. Broodthaers è spesso presentato come l'artista per eccellenza della "condizione post-medium", che fonde costantemente media artistici, tecnologie e metodi di visualizzazione. Questo intervento cerca di guardare a Broodthaers come un regista in senso stretto. Sebbene i suoi film eccentrici non sembrano essere legati alle tendenze cinematografiche a lui contemporanee, toccano molti dei temi e delle caratteristiche del cinema d’avanguardia. Concentrandosi su La Clef de l’horloge (1957-58), La Pluie (projet pour un texte) (1969), La Pipe (1969-1972), Une seconde d’éternité (d’après une idée de Charles Baudelaire) (1970) e A Voyage on the North Sea (1973-74), l’intervento analizza il linguaggio cinematografico unico di Broodthaers e il suo interesse per la durata, la stasi e le logiche della riproduzione meccanica.

15:00 | Surrealista, artista Pop o concettuale? Marcel Broodthaers nel suo tempo - inglese

Dr. Dieter Schwarz

Il ruolo incerto e indefinito di Marcel Broodthaers si può considerare parte della sua opera: è un poeta, un regista o un artista? Inoltre, in quale momento artistico va inscritto il suo lavoro: nel tardo surrealismo, nella Pop art internazionale degli anni Sessanta o nella nascente arte concettuale degli anni Settanta? In questo intervento verranno discusse le letture contemporanee, le interpretazioni sbagliate e i fraintendimenti sull’opera di Broodthaers, in parte astutamente provocate e compromesse dall’artista stesso.

 



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Credits  T-Space Studio.

 

31. MINIARTEXTIL COMO Rosa Alchemico  

L’esposizione internazionale italiana dedicata alla Fiber Art torna con una grande mostra che intreccia nomi di artisti affermati e giovani talenti all’insegna della libertà e della mescolanza culturale.

La 31° edizione di Miniartextil – manifestazione italiana dedicata alla Fiber Art internazionale - si svolge a Como, a Villa Olmo dal 16 ottobre 2022 all’8 gennaio 2023.

La scelta del titolo Rosa Alchemico nasce dalla volontà di dare vita a nuove forme di positività ed energia: il colore rosa trasmette pacificamente un’idea di libertà che, unita al sempre attuale concetto di alchimia appare la combinazione perfetta per liberare nuove idee.

La mostra vede la partecipazione di nomi internazionali che per la prima volta espongono a Como: da Marinella Senatore, artista attiva in Italia e all’estero, reduce dal Festival Alliance des Corps che ha invaso lo scorso settembre l’intero Palais de Tokyo di Parigi, dopo una importante personale a Londra alla galleria Mazzoleni, il cui opening è stato accompagnato da una grandiosa performance, e la cui pratica è caratterizzata da una forte partecipazione collettiva, a Jacopo Benassi, artista, fotografo, musicista, dalla onnisciente produzione d’arte, già presente, con i suoi lavori alla Tate di Londra, al Palais De Tokyo di Parigi, all’Istituto Italiano di cultura a Londra, al Centro Pecci di Prato e collaboratore di registi come Paolo Sorrentino, Daniele Ciprì, Asia Argento, Maurizio Maggiani. Benassi rivisita il meraviglioso Teatrino della Villa con una produzione inedita che parla anche del Lago di Como, elemento naturale al quale l’artista si è molto ispirato, in particolar modo ai suoi lati oscuri e meno conosciuti. Emma Talbot e Igshaan Adams, entrambi presenti a La Biennale di Venezia, a Como presentano due opere perfetta sintesi della loro produzione: per Talbot un magico acrilico su seta, mentre Igshaan Adams illumina la Sala degli Specchi con un meraviglioso arazzo di tessuto, perline, conchiglie.

Teresa Antignani partecipa alla mostra con il suo appassionato lavoro di denuncia per quanto accade nella Terra dei Fuochi, mentre Ruben Montini, come scrive Eugenio Viola nel suo saggio Ne uccide più la lingua che la spada “concentrandosi su tematiche scomode ma più che mai urgenti ed attuali, conduce un attacco frontale agli stereotipi eteronormativi legati al sesso, all'orientamento sessuale e alle cosiddette ‘identità di genere’".

Gabriella Benedini, attualmente presente con una personale curata da Paolo Bolpagni alle Gallerie d'Italia, partecipa per la prima volta a Miniartextil con uno dei suoi lavori che parlano di alchimia e magia; Raul Gabriel, Jaime Poblete, Pae White con un'opera inedita realizzata appositamente per la mostra di Villa Olmo in collaborazione con la Galleria Kaufmann-Repetto, ragionano su tutte le possibili trasformazioni e trasmutazioni della materia, che a Miniartextil diventano tele dipinte o tessuti che vivono una nuova realtà. Veronica Bisesti presenta uno stendardo affascinante caratterizzato dalla presenza dei simboli alchemici, mentre la regista Angela Ricci Lucchi è presente con un singolare lavoro, un'intervista-inchiesta, una domanda che l'artista rivolse a più persone "Che cosa è per te la rosa". Raccolse molte risposte, fra queste quella di Luigi Ontani, nome che non necessita di presentazione e del quale a Villa Olmo si possono ammirare tre meravigliosi dipinti.

E' il lavoro di Manuel Ameztoy ad accogliere i visitatori nell'atrio centrale della Villa neoclassica, una cascata rosa porpora di tessuto-non tessuto che abbraccia chi vuole avvicinarsi a questa nuova Miniartextil.

Tra i 234 progetti di minitessili giunti da tutto il mondo, la giuria composta da Mimmo Totaro, Vicepresidente dell’associazione ARTE&ARTE, dal critico, curatore e storico dell’arte Paolo Bolpagni e dal critico e curatore Sergio Gaddi ha scelto lo scorso mese di giugno le 54 opere che meglio hanno interpretato il tema.

A partire da questa edizione il premio per l’opera migliore – quest’anno assegnato a Danielle Pèan Le Roux per Black rose with gold pearl – viene intitolato alla memoria di Nazzarena Bortolaso, co-fondatrice insieme a Mimmo Totaro della manifestazione e scomparsa lo scorso 24 aprile; e, sempre a lei, verrà dedicato un omaggio speciale, nel corso di Miniartextil 2022. Menzione speciale a Vanessa Lobosco per l'opera De Flore Aureo.

L'edizione 2022 della mostra vede l'atteso ritorno della sezione didattica dedicata a bambini e famiglie, MINIARTE, oltre a incontri con artisti e approfondimenti dedicati ai temi affrontati dagli artisti in mostra. Spazio anche all'esoterismo e alla magia con una serata dedicata alla lettura dei tarocchi olfattivi – 29 ottobre 2022.

Torneranno anche gli appuntamenti con la Delegazione FAI di Como e un evento speciale in collaborazione con il gruppo tessile di Confindustria Como, a sottolineare il radicato legame che esiste tra Miniartextil e la più importante filiera produttiva del territorio. Per la prima volta, Miniartextil avrà uno speciale sponsor partner, Calcio Como 1907, la squadra calcistica della nostra città, protagonista, negli ultimi mesi, di una nuova apertura anche nei confronti del mondo culturale comasco.

La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da Antiga Edizioni e con contributi critici di Giovanni Berera, Paolo Bolpagni, Sonia D’Alto, Cristiana Perrella, Eugenio Viola. Traduzioni di Luca Andrea Masserdotti.

L’immagine della mostra, Reliquia, è stata realizzata in esclusiva per Miniartextil da Jacopo Benassi, con iconografia e design di Alessandro Gori.

E’ stata inoltre realizzata una inedita fragranza per ambienti, Rosa Alchemico, che mischia note e profumazioni differenti da Strega del Castello.