Mostre

 



 

63 temroli

  

 
ARCHITETTURE INABITABILI 


La mostra di Archivio Luce Cinecittà si articola in 150 fotografie, video storici e testi inediti di scrittori su 8 "architetture inabitabili" italiane.


Un nuovo punto di vista sull’architettura, teso a scoprirne una concezione diversa da quella comunemente legata alla funzionalità abitativa, viene suggerito da questa mostra, che nasce con l’obiettivo di indagare il rapporto critico tra abitare e costruire, partendo da alcuni edifici che sono emblematici di questa frattura: “architetture inabitabili” dalla forte carica simbolica, emblemi della città in cui sorgono. La mostra ne individua alcuni esempi particolarmente significativi, distribuiti su tutto il territorio nazionale, reperendone testimonianza nei materiali dell’Archivio LUCE e in altri archivi. Alle fotografie storiche si aggiungono opere firmate da fotografi e artisti contemporanei come Gianni Berengo Gardin, Guido Guidi, Marzia Migliora, Mark Power, Sekiya Masaaki, Steve McCurry – oltre ad alcune immagini di Francesco Jodice e di Silvia Camporesi appositamente commissionate per la mostra – e pagine che i più apprezzati scrittori italiani hanno composto per l’occasione.

L’esposizione dal 24.01 al 5.05 è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Organizzata e realizzata da Archivio Luce Cinecittà. A cura di Chiara Sbarigia con Dario Dalla Lana. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.

INFO

Musei Capitolini, Centrale Montemartini

Via Ostiense, 106

 



 

63 temroli

 

 

 
Enrico Antonello vince il Decimo Premio Cramum con "Words. Are just words?" 

 


"Eroi?" è stata concepita come una riflessione corale per immagini sul ruolo e sulla definizione dell'eroe nella cultura contemporanea, ovvero su come l'essere umano si stia rappresentando e raccontando anche attraverso l'arte.


Il 19 gennaio in occasione dell'inaugurazione della mostra Eroi? al Campus Reti la Giuria ha proclamato Enrico Antonello vincitore del Decimo Premio Cramum per l'arte contemporanea in Italia. Seconda classificata Betty Salluce, terzo classificato Guido Mitidieri. Le opere rimarranno in mostra fino al 30 maggio. La mostra personale del vincitore si terrà a luglio a Mercato Centrale Milano. 

Enrico Antonello, nato a Castelfranco Veneto nel 1995, ha vinto la Decima Edizione del Premio Cramum con l’opera "Words. Are just words?". Oltre al cubo simbolo del Premio Cramum, vince una mostra personale al Mercato Centrale Milano dal 17 luglio al 29 agosto.

La proclamazione ha avuto luogo ieri, 19 gennaio 2024, presso il Campus Reti di Busto Arsizio in occasione dell’apertura della mostra “Eroi?” curata da Sabino Maria Frassà, direttore del Premio. La mostra rimarrà aperta fino al 30 maggio e vedrà protagoniste le opere dei dieci finalisti - Enrico Antonello, Mattia Barbieri, Giulio Boccardi, Gisella Chaudry, Edson Luli, Simone Mazzoleni, Monica Mazzone, Guido Mitidieri, Caterina Roppo, Betty Salluce - al fianco di quelle dell'artista "maestro dell'anno" (fuori concorso) Francesca Piovesan.

Come spiega il Direttore del Premio Sabino Maria Frassà, «Enrico Antonello ha vinto per la sua capacità di interpretare il tema dell’anno, ovvero "chi è l'eroe?", indagando in modo originale e compiuto la precarietà dell’essere umano e il significato più profondo di eroismo culturale - oltre che morale - così pregnante al giorno d’oggi. Tra responsabilità individuali e collettive, congiunture fragili e complesse, riusciamo a capirci sempre con più difficoltà finanche a non riuscire più a "sentire" e comprendere le nostre proprie parole».

L'opera "Words. Are just worsd" è così spiegata dall'artista: "Luce, suono e moto sono i tre aspetti principali, e ricorrenti della mia ricerca artistica. Le mie installazioni multimediali presentano aspetti legati al mondo del settore industriale, con riferimenti sia estetici sia funzionali che ritroviamo nelle correnti architettoniche del Decostruttivismo e del Brutalismo. Rifletto su che cosa voglia dire fare pittura oggi, andando a scardinarne non solo la bidimensionalità, quanto l’uso del mezzo espressivo che le è proprio. In particolare, lavoro con materiali che non sono stati fabbricati per la pittura e in questo modo li decontestualizza, evocando il ready-made duchampiano. Grazie ad essi e alla presenza di microcontrollori vi è un inserimento del tempo e del suono, come dimensione fruibile del lavoro in maniera analogica. L'opera dà così vita a un complesso di fonemi, cioè di suoni articolati e la relativa trascrizione in segni grafici mediante i quali l’essere umano esprime una nozione generica, che si precisa e determina nel contesto d’una frase".

Seconda classificata è risultata essere Betty Salluce con l'opera "Sama" che è una sorta di "duplice ritratto": quello di un eroe, una ragazza siriana da cui l'opera prende il nome, ma anche quello di una Nazione che dal 2011 è devastata dalla guerra civile. Come spiega l'artista "la mano si abbandona, si mostra nel suo aspetto più intimo, racconta il passato e promette un futuro. I ricami colorati spezzano le tonalità fredde di cui l'opera si compone, andandosi ad intrecciare con le “linee della vita”, che nella cultura popolare rappresentano la vita nelle varie fasi che questa attraversa. L’opera le moltiplica, ne cambia i percorsi, attraverso i ricami, dona a Sama tutte le vite possibili".

Terzo classificato è stato votato Guido Mitidieri con "Agonia dell'indentità". L'opera è così illustrata dall'artista: "Se è vero che il significato determina il senso dell’agire, il significato di estensione maggiore che è in grado di racchiuderli tutti è il significato “cosa”. Infatti ogni cosa è qualcosa, e nella nostra interpretazione tutto ciò che è, è solo temporaneamente ciò che esso è. Solo in questa oscillazione gli uomini e le donne possono sognare di trasformare la realtà, poiché solo ciò che è provvisoriamente si presenta come disponibile al cambiamento. L’opera “Agonia dell’Identità” raffigura con l’elemento visivo della linea l’ambiguità di questa dimensione. La tecnica è penna a sfera Bic di colore nero su cartoncino vegetale esposto ai raggi del Sole."

Le opere sono state votate da una Giuria di eccellenza composta da: Marzia Apice, Valentina Ardia, Elsa Barbieri, Loredana Barillaro, Letizia Cariello, Giuseppe Casarotto, Jacqueline Ceresoli, Carolina Conforti, Paola Coppola, Camilla Delpero, Alberto Di Fabio, Riccardo Fausone, Raffaella Ferrari, Antonio Frassà, Rosella Ghezzi, Pier Luigi Gibelli, Gian Luca Granziera, Maddalena Labricciosa, Veronica Lempi, Andrea Lesina, H.H. Lim, Claudio Marenzi, Andrea Margaritelli, Ilaria Mauri, Franco Mazzucchelli, Marco Miglio, Fulvio Morella, Annapaola Negri-Clementi, Arianna Panarella, Ilenia e Bruno Paneghini, Federico Pazzagli, Mauro Perosin, Francois-Laurent Renet, Giulia Ronchi, Elisabetta Roncati, Alessandro Scarano, Carolina Trabattoni, Massimiliano Tonelli, Valeria Vaselli, Maurizio Zanella, Emanuela Zanon, Paolo Ziotti.

Il premio e la mostra sono resi possibili dalla collaborazione con Reti SpA, Mercato Centrale Milano, Cave Gamba, Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano, Associazione Marmisti della Regione Lombardia, The Art Talk, Cantina Giacinto Gallina e Ama Nutri Cresci.

INFO

"EROI?" a cura di Sabino Maria Frassà

Artisti in mostra: Enrico Antonello, Mattia Barbieri, Giulio Boccardi, Gisella Chaudry, Edson Luli, Simone Mazzoleni, Monica Mazzone, Guido Mitidieri, Francesca Piovesan, Caterina Roppo, Betty Salluce.

Campus Reti, Via Giuseppe Mazzini, 11, 21052 Busto Arsizio (VA)

20 gennaio - 30 maggio

Per visitare la mostra dopo l’opening sarà necessario registrarsi a questo link: https://reti.it/visita-campus-reti/

Promosso da Cramum & Reti SpA

Info mostra: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

  

 



 

63 temroli

 

 

 
"Joan Fontcuberta. Cultura di polvere" al Museo Fortuny di Venezia 


Un progetto espositivo che, riproposto a Venezia, al Museo Fortuny, rievoca la comune nazionalità tra l’artista e il “padrone di casa”.


Joan Fontcuberta. Cultura di polvere inaugura la stagione espositiva al Museo Fortuny di Venezia, ospitando dal 24 gennaio al 10 marzo 2024 le dodici light box realizzate dall'artista catalano, esito di un dialogo sulle straordinarie collezioni storiche dell’ICCD di Roma. Qui Fontcuberta, nel corso di une residenza, ha scelto di operare su alcune lastre fotografiche deteriorate provenienti dal Fondo Chigi, punto di partenza per una serie di sperimentazioni visive e linguistiche.

Un progetto espositivo che, riproposto a Venezia, al Museo Fortuny, rievoca la comune nazionalità tra l’artista e il “padrone di casa”, Mariano Fortuny y Madrazo, ma soprattutto il profondo legame di questo luogo con la fotografia, ricordandolo come centro d’avanguardia e propulsore per appuntamenti epocali, quali Venezia '79. La Fotografia, a cui prende parte anche un giovane Joan Fontcuberta.

Ecco che l’esposizione al Museo di Palazzo Fortuny riporta l’eco di un sentimento che si aggiunge al lavoro dell’artista come un nuovo strato di storia e di memoria.

 



 

63 temroli

  

 
SERGIO PADOVANI. Pandemonio a Musei di San Salvatore in Lauro di Roma 


Un corpus pittorico che, attraverso visioni fantastiche quanto allucinate, scene inquietanti, paesaggi incendiati di venature crudeli e qualche pennellata di mélo, racconta la ricerca di Sergio Padovani, "Hieronymus Bosch contemporaneo".


La Fondazione THE BANK ETS - Istituto per gli Studi sulla Pittura Contemporanea produrrà nel 2024 una grande mostra itinerante di Sergio Padovani (Modena, 1972), ospitata ai Musei di San Salvatore in Lauro a Roma dal 24 gennaio al 10 marzo 2024 e all'interno del Complesso di San Paolo, Ex Chiesa e Sala delle Monache, a Modena dal 16 marzo al 5 maggio 2024.

L'esposizione, intitolata Pandemonio, è curata da Cesare Biasini Selvaggi, Francesca Baboni e Stefano Taddei e comprende oltre 60 dipinti, quasi tutti inediti, di grandi dimensioni e di recente produzione. Un corpus pittorico che, attraverso visioni fantastiche quanto allucinate, scene inquietanti, paesaggi incendiati di venature crudeli e qualche pennellata di mélo, racconta la ricerca di Sergio Padovani, "Hieronymus Bosch contemporaneo".

«Ogni tavola, carica di enigmatici piani narrativi, temporali e musicali (questi ultimi dai ritmi ossessivi della visual music praticata dall'artista), è abitata da un universo in eccesso mescolando aspetti classicheggianti a creature oniriche dalle forme bizzarre colte nella loro espiazione, sull'orlo del baratro, il lato mostruoso, le angosce e le inquietudini del nostro tempo. Il rapporto tra campo e fuori campo, tra ciò che possiamo vedere o solo immaginare, cardine per la percezione dell'orrore, viene dunque definito dalla pittura nella zona intermedia tra la sfocatura e la messa a fuoco. E, tuttavia, sullo sfondo di ogni composizione balena il lampo della possibilità visionaria di redenzione per l'umanità, quindi di fede nella salvezza. È qui che si infrange la metafora del Male tinteggiata da Padovani, abissale, profonda, viscerale, nella tensione di una luce bluastra ed elettrica, delle notti e delle albe dei vizi e delle depravazioni ultra millenarie dell'umanità, della nostra interiorità scandita dal lessico delle paure più profonde», dichiara Cesare Biasini Selvaggi, curatore della personale e segretario generale della Fondazione THE BANK ETS.

In mostra, sarà inoltre proiettato il video Pandemonio, che dà il titolo all'intero progetto, realizzato dall'artista con musiche autografe e l'ausilio dall'intelligenza artificiale (AI).

Nel corso dell'esposizione sarà presentato il catalogo pubblicato da Il Cigno GG Edizioni, con i contributi critici di Cesare Biasini Selvaggi, Francesca Baboni, Stefano Taddei e ulteriori testi di approfondimento afferenti a diverse discipline.

I Musei di San Salvatore in Lauro (Piazza di San Salvatore in Lauro 15, Roma) sono aperti al pubblico da martedì a sabato con orario 10.00-13.00 e 16.00-19.00, chiuso lunedì e domenica. Il Complesso di San Paolo (Via Francesco Selmi 63, Modena) è accessibile nei seguenti giorni e orari: da mercoledì a venerdì ore 17.00-19.30, sabato e domenica ore 10.00-12.00 e 16.00-19.30, chiuso lunedì e martedì. Ingresso gratuito.

Per informazioni: T. +39 335 7180804, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.fondazionethebank.org,

www.facebook.com/thebankcontemporaryartcollection, www.instagram.com/fondazione_the_bank.

Sergio Padovani nasce nel 1972 a Modena, dove vive e lavora. Per diversi anni è musicista nella sperimentazione e nella ricerca, senza confinamenti e limitazioni. Dal 2006 la musica subisce un inarrestabile processo, il cui verdetto finale è la trasmutazione totale e definitiva nella Pittura. Assolutamente e necessariamente autodidatta, affronta questo nuovo iter, più simile ad un inestinguibile, insaziabile rogo interiore, come la risalita di una voragine profonda, improvvisamente riempitasi di luce. Una manifestazione salvifica, dunque, divina o del corpo non ha davvero importanza, se non come traslucida, incontrollabile rivoluzione attraverso la quale ritrarre la personificazione del bisogno più ancestrale dell'uomo: la salvezza, appunto. Nel solco della grande pittura del Quattrocento, la visionarietà del suo dipingere (privo di bozzetti preparatori o altre "pianificazioni" dell'opera) trova, nel confronto con le istanze del contemporaneo, attraverso la simbologia e l'importanza dei dettagli, la sua più completa narrazione. Negli anni è finalista di numerosi premi, tra cui il Premio Arte Mondadori, il Premio Celeste, il Premio Combat, il Premio Vasto e il World Wide Kitsch International Competition. Nel 2009 vince il premio Arte Laguna, nel 2011 è alla Biennale di Venezia, Padiglione Italia, sezione regionale Torino; nel 2016 è protagonista alla Biennale del disegno di Rimini. Nel 2017 il Museo Diocesano di Arte Sacra di Imola ospita la sua personale Sanctimonia, l'anno dopo espone al Palazzo Ducale di Castelnovo né Monti (RE) e alla Rocca Sforzesca di Riolo Terme (RA). Nel 2019 la sua mostra L'invasione inaugura The Bank Contemporary Art Collection a Bassano del Grappa (VI), ora Fondazione THE BANK ETS - Istituto per gli Studi sulla Pittura Contemporanea.  Nel 2021 la Fondazione Stelline di Milano ospita la sua personale I folli abitano il sacro; alla fine dello stesso anno è l'artista scelto per rappresentare con il suo quadro Stelle Aperte il complesso "rapporto artistico" tra Dante e Giotto nella grande collettiva dei Musei Civici Eremitani di Padova, dal titolo A riveder le stelle. Nel 2022 espone nella Chiesa Monumentale di San Francesco a Gualdo Tadino (PG), l'anno seguente al Reial Cercle Artistic de Barcellona, in Spagna. Nel 2023 la sua ricerca musicale, precedentemente interrotta, torna prepotentemente a fare da contraltare alla pittura, accompagnando e ampliando il "corpus" artistico di Padovani, nel suo costante e continuo divenire. Le sue opere sono presenti nelle più importanti collezioni sia in Italia che in Europa ed in permanenza al Museo Diocesano d'Arte Sacra di Imola, al MACS di Catania, al Museo Michetti (CH), al MCA di Camo (CN), al Museo Ruggi d'Aragona (CS), alla Fondazione THE BANK ETS di Bassano del Grappa (VI).

 



 

63 temroli

 

 

 
"Eroi?" Apre la mostra del X premio Cramum al Campus Reti  

 


"Eroi?" è stata concepita come una riflessione corale per immagini sul ruolo e sulla definizione dell'eroe nella cultura contemporanea, ovvero su come l'essere umano si stia rappresentando e raccontando anche attraverso l'arte.


Il 19 gennaio il Campus Reti di Busto Arsizio ospita la mostra “Eroi?” del X premio Cramum a cura di Sabino Maria Frassà. Fino al 30 maggio sarà possibile ammirare le opere dei 10 artisti finalisti al fianco di quelle di Francesca Piovesan, “Artista Maestra dell’anno” fuori concorso, che vinse il premio nel 2015. In occasione dell’inaugurazione sarà anche selezionato il/la vincitore/vincitrice del Premio tra gli artisti finalisti: Enrico Antonello, Mattia Barbieri, Giulio Boccardi, Gisella Chaudry, Edson Luli, Simone Mazzoleni, Monica Mazzone, Guido Mitidieri, Caterina Roppo, Betty Salluce.

"Eroi?" è stata concepita come una riflessione corale per immagini sul ruolo e sulla definizione dell'eroe nella cultura contemporanea, ovvero su come l'essere umano si stia rappresentando e raccontando anche attraverso l'arte. La risposta è così data dalla somma delle interpretazioni date al tema dagli 11 artisti in mostra.

Come spiega il curatore Frassà: “Per capire chi sia l’eroe oggi è fondamentale analizzare l’arte e la cultura del nostro tempo. Sin dall’origine dell’umanità, l’esistenza dell’eroe è funzione della comunicazione e divulgazione, senza le quali esso non esiste. Lontani dall’ottimismo e dal boom degli anni ‘50 e ‘60, le nuove generazioni di artisti si muovono tra un forte individualismo e una diffusa crisi, non solo valoriale. Difficile la vita dell’artista contemporaneo: se ogni singolo essere umano è misura di tutte le cose, l’artista “professionista” non può che rappresentare se stesso o proiezioni di sé e chiedere al cliente - collezionista - di condividere e acquistare tale concezione. Dal momento che piacere per ciò che si è, è miraggio per i più, l’artista vive in continua lotta tra l’essere autenticamente se stesso e l’essere capito-acquistato. Trattare la rappresentazione dell’eroe ha quindi oggi a che fare con questa sublimazione-celebrazione di sé stessi da parte degli artisti. È perciò l’artista contemporaneo l’eroe che affronta i nuovi draghi e orchi del XXI secolo, ovvero terrorismo, estremismo, guerra, cambiamento climatico, precarietà, miseria e la condanna alla vecchiaia? Irrealistico pensare che un artista abbia tali aspirazioni e capacità messianiche. Più facile e probabile è che ricorra ad una eterogenea e variegata esigenza di trascendenza, quando non anche a un approccio agnostico o ateo. Se non si rifugia nel legittimo nichilismo della “bieca” decorazione, l’artista con questo fa i conti. E quindi l’eroe della contemporaneità coincide sempre più spesso con la narrazione di chi “sopravvive” piuttosto che di chi si sacrifica.”

A tal riguardo Francesca Piovesan, artista “Maestra dell’anno” e madrina della mostra, spiega che “Non credo negli artisti eroi. Credo nella necessità che spinge le persone a non smettere di cercare un modo per esprimersi e rinnovarsi, per poter sopravvivere al mondo.” Le sue 10 opere, fuori concorso, raccontano così questa fame di sapere e indagano tanto la fragilità quanto complessità del mondo attraverso le impronte, ritagliate e infinitamente composte su vetro e carta, lasciate dai corpi nello spazio. “Cosa siamo se non ciò che lasciamo non solo ai posteri ma anche nell’ambiente che ci circonda?” sembra domandarsi l’artista.

Dalla mostra e dal premio nasce, inoltre, una pubblicazione "Eroi & Sopravvissuti. Chi è l'eroe?" che completa il progetto culturale e artistico. Come spiega il curatore Sabino Maria Frassà: "Da questo percorso che Cramum ha avviato con Reti S.p.A. emerge chiaramente che la cultura e l’arte contemporanea non possano che avere per protagonisti i limiti e le stesse debolezze dell’essere umano, sublimate in un processo non agiografico ma catartico attraverso l’arte e in generale il pensiero creativo. L’arte contemporanea – prosegue Frassà - non ha più̀ lontani eroi da raccontare e tramandare. È essa stessa l’unica forma di eroismo possibile e accettabile nella misura in cui è frutto della nostra natura - finita e infinita al tempo stesso - di quel corale ingegno umano che a tratti vede - o meglio riesce a intravvedere - al di là dei propri limiti".

La mostra è ospitata e co-promossa da Campus Reti cuore della Reti SpA, B Corp del settore dell’IT Consulting e società benefit quotata su Euronext Growth Milan, L’inaugurazione, aperta al pubblico (su prenotazione), si terrà venerdì 19 gennaio, alle ore 18:30 al Campus Reti (ingresso da Via Giuseppe Mazzini, 11, 21052 Busto Arsizio).

“Siamo orgogliosi di ospitare le opere di queste giovani promesse del panorama artistico contemporaneo, - dichiara Bruno Paneghini, Presidente e Amministratore Delegato di Reti S.p.A. - arricchendo così ulteriormente gli spazi del Campus e il territorio. Sarà, infatti, un’occasione per far vivere queste opere attraverso la contemplazione e la libera interpretazione del pubblico, invitandoli a inediti e stimolanti spunti di riflessione. Il Premio Cramum – prosegue Paneghini - è un’eccellenza da promuovere e valorizzare, un punto di riferimento per i giovani artisti e per l’arte contemporanea." 

Cramum è un progetto non profit che dal 2012 sostiene le eccellenze artistiche in Italia e nel Mondo. Il nome è stato scelto proprio perché significa “crema”, la parte migliore (del latte) in latino, lingua da cui deriva l’italiano e su cui si è plasmata la nostra cultura. Cramum promuove attivamente mostre e progetti culturali volti a valorizzare Maestri dell’arte contemporanea non ancora noti al grande pubblico, sebbene affermati nel mondo dell’arte. Dal 2014, sotto la direzione artistica di Sabino Maria Frassà, Cramum intraprende con successo un piano di sviluppo di progetti di Corporate Social Responsibility in ambito artistico con numerose aziende tra cui Grandi Stazioni e Gaggenau. Nel 2015 ottiene tra i diversi riconoscimenti anche la Medaglia del Presidente della Repubblica Italiana.

Dal 2013 CRAMUM promuove l'omonimo premio per giovani artisti, giunto alla sua 10° edizione. 

Link: www.amanutricresci.com/cramum/

Instagram @cramum

Facebook /cramum

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.