Mostre

 



 

xian

 Irene Balia, Preghiera N.1 (Indebolisci le malelingue), 2022, Area A/B Gallery

 

IL SOSPETTO mostra a cura di Rebecca Russo al MUSEO IRPINO, Complesso monumentale carcere borbonico


Rebecca Russo collezionista, filantropa e per l'occasione curatrice della mostra, ha registrato per noi le sue impressioni per raccontarci la mostra prodotta da Fondazione Videoinsight in collaborazione con Rigenera Impresa Sociale.


RACCONTACI IL CONCEPT DELLA MOSTRA


 

Savina Capecci, Morgana, 2024, Videoinsight®️ Collection.

 

COME MAI HAI SCELTO QUESTO TITOLO?

 

Selena Leardini, Lupus in Fabula, 2024 Private Collection

 

IL SOSPETTO QUINDI HA UNA CONNOTAZIONE POSITIVA? IL SOSPETTO SALVA?

RE3

Irene Balia, Preghiera N.1 (Indebolisci le malelingue), 2022, Area A/B Gallery

 

L'ARTE È UNA PALESTRA PER LA CRESCITA, È UNA CURA, PUOI PRESENTARE BREVEMENTE LA TUA REALTÀ?

 

La mostra, visibile fino al 31 maggio, raccoglie un gran numero di opere che hanno, direttamente o indirettamente, qualcosa di importante da dire sul tema del narcisismo patologico e dei suoi effetti nefasti sulle relazioni. Il percorso espositivo si configura, così, come una riflessione profonda sulle relazioni di coppia e le sue malattie e nevrosi nella nostra epoca. L’opera suggerisce una strada o un punto di vista da prendere in considerazione. Immagini potenti si susseguono e colgono nel vivo. Nella Collettiva ci sono opere di pittura, di fotografia, installazioni e opere video. L’idea di questa mostra è di Rebecca Russo, prodotta da Fondazione Videoinsight in collaborazione con Rigenera Impresa Sociale. 

Rebecca si è occupata già largamente del tema del Narcisismo patologico in diverse Esibizioni artistiche ed eventi espositivi.

La sua vocazione personale, quella di usare l’arte come strumento utile a scandagliare l’animo umano per la presa di coscienza, per l’emergenza di energie profonde dal valore benefico, terapeutico e per la promozione del benessere psicofisico, si è già in passato espressa con grande efficacia su questi argomenti.

Il tema del Narcisismo patologico e delle sue nefaste conseguenze è stato oggetto di diverse mostre organizzate e curate da Rebecca Russo con la Fondazione Videoinsight®. Rebecca Russo ha  deciso di procedere per generi, raggruppando successivamente le opere per autore nel caso della pittura, della fotografia e dell’installazione, mentre per i video ha esaminato le opere una ad una.

 

 

 



 

xian

 

SHINHANGA - La Nuova Onda delle Stampe Giapponesi


La mostra Shinhanga. La Nuova Onda delle Stampe Giapponesi, in corso nelle sale di Palazzo Barolo a Torino, propone due eventi collaterali con la curatrice dell’esposizione Paola Scrolavezza. 


Sabato 20 aprile la mostra Shinhanga. La Nuova Onda delle Stampe Giapponesi, in corso nelle sale di Palazzo Barolo a Torino, propone due eventi collaterali con la curatrice dell’esposizione Paola Scrolavezza, esperta di Cultura e Letteratura Giapponese e docente presso il Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne dell’Università di Bologna. Alle 16, Paola Scrolavezza ci guida alla scoperta delle meravigliose stampe shinhanga esposte in mostra, mai viste in Italia e provenienti da collezioni private e dalla Japanese Gallery Kensington di Londra, grazie ad una visita guidata gratuita, cui è possibile partecipare acquistando il biglietto dell’esposizione. Alle 17.30 tiene invece l’incontro La via della geisha al cinema: da Shirley MacLaine a “Memorie di una geisha” di Rob Marshall, un vero e proprio viaggio alla scoperta della figura della geisha, tra le più affascinanti del mondo giapponese, e soprattutto della sua fortuna nel mondo del cinema.

Nell’immaginario collettivo d’oltreoceano la figura della geisha è ancora oggi il simbolo di una femminilità unica e assoluta, nella quale la raffinatezza e l’eleganza si tingono di erotismo. Un’immagine di matrice romantica, formatasi sulla base dei racconti dei primi viaggiatori che, alla metà dell’Ottocento, dall’Europa approdano in Giappone a seguito dell’apertura del Paese all’Occidente, e rafforzata dai ritratti delle stampe ukiyoe, che invadono rapidamente le nazioni europee influenzando molti artisti, tra cui Van Gogh, Pissarro, Beardsley.

La fascinazione diffusa per la geisha si origina nell’idea ben radicata che essa viva un’esistenza votata alla ricerca della bellezza e della perfezione in campo artistico, al cui centro è l’aspirazione a fare di sé un’opera d’arte vivente. Tuttavia a stimolare il desiderio dell’osservatore straniero non è tanto la sublime maestria nel padroneggiare le arti quali la danza, la musica e il canto, quanto l’estetica di cui la geisha sembra farsi interprete: la grazia delle movenze e della postura, l’armonia dei colori e dei drappeggi, la complessità dell’acconciatura, la sensualità della nuca candida lasciata volutamente scoperta. 

Dal romanzo Madame Chrysanthème del viaggiatore e avventuriero Pierre Loti, pubblicato per la prima volta nel 1887, fino alla Madama Butterfly di Giacomo Puccini, dall’interpretazione di Shirley MacLaine nel film La mia geisha (1962) al kolossal di Rob Marshall Memorie di una geisha, Paola Scrolavezza ci spiegherà come il cinema, attratto dall’esotismo, dal fascino e dalla seduzione di queste donne, ha contribuito a costruire il loro mito e a consegnare la loro immagine al mondo contemporaneo.

Gli eventi collaterali di “Shinhanga. La Nuova Onda delle Stampe Giapponesi" sono gratuiti per i visitatori della mostra con il biglietto valido per il giorno dell’evento.

Per parteciparvi occorre comunque prenotarsi scrivendo alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Dopo aver ricevuto la conferma della disponibilità del posto, è necessario confermare la prenotazione acquistando il biglietto della mostra online sul sito www.shinhanga.it.

Tutte le informazioni alla pagina degli eventi collaterali del sito www.shinhanga.it.

Realizzata con il patrocinio del Comune di Torino e del Consolato Generale del Giappone a Milano, “Shinhanga. La Nuova Onda delle Stampe Giapponesi" è la prima mostra in Italia dedicata all’arte degli shinhanga, le “nuove xilografie” che nei primi decenni del Novecento rivoluzionarono la tradizionale stampa giapponese ukiyoe. Vanta oltre 80 opere originali di alcuni dei più celebri maestri shinhanga, tra cui Itō Shinsui, Kawase Hasui e Hashiguchi Goyō, mai viste in Italia e provenienti da collezioni private e dalla Japanese Gallery Kensington di Londra, ma anche preziosi kimono, fotografie storiche, riviste d’epoca e oggetti d’arredo, per ricreare l’atmosfera densa di aspettativa e nostalgia del Giappone tra le due guerre.

INFORMAZIONI

Shinhanga

Torino, Palazzo Barolo (via delle Orfane 7/A)

8 marzo – 30 giugno 2024

 



 

xian

 

"Yang Xiaojian. Landscapes of Identity" una nuova esposizione del ciclo Global Aesthetics al MUSEC 


L'artista cinese Yang Xiaojian si confronta sia con l’antica tradizione della calligrafia sia con gli influssi dell’astrattismo occidentale. Ha saputo costruire un linguaggio personale in cui tradizione e modernità si intrecciano e si rispecchiano. 


Il nuovo progetto del ciclo «Global Aesthetics» del MUSEC vede protagonista l’artista cinese Yang Xiaojian che confrontandosi sia con l’antica tradizione della calligrafia sia con gli influssi dell’astrattismo occidentale, ha saputo costruire un linguaggio personale in cui tradizione e modernità si intrecciano e si rispecchiano. L’esposizione Landscapes of Identity, curata da Giancarlo Ermotti e Massimiliano Vitali, presenta 156 opere su carta di riso dipinte a inchiostro e acqua, con talvolta l’aggiunta di colori acrilici, tutte realizzate tra il 2004 e il 2021. La selezione restituisce gli esiti dell’itinerario che ha portato l’artista, nato nel 1960, ad abbandonare l’arte della calligrafia tradizionale a favore dell’astrazione: dalla parola dipinta che condensa il pensiero alla possibilità di restituire, via la pittura astratta, un rapporto più ampio, aperto e comprensivo con l’universo.
Per Yang Xiaojian tutto ha inizio con la contemplazione: una nuvola che lentamente avvolge e nasconde il profilo di una montagna, una sedia o altri oggetti, un particolare evento nella società come nella vita personale, ogni cosa può essere fonte d’ispirazione. L’arte nasce sempre dalla vita e torna alla vita: è questa una lezione che l’artista apprende presto, quando poco più che ventenne si dedica alla calligrafia tradizionale. Anche la «bella scrittura» non dipende dalla forma e dalla precisione degli ideogrammi, essa è tanto più bella quanto più è il riflesso delle emozioni di chi la realizza. I segni di inchiostro nero, acrilico e acqua sui fogli di carta di riso sono la traccia visibile delle emozioni e dei pensieri dell’artista. Oltrepassando il rapporto tradizionale tra mimesi e realtà, le sue opere astratte lasciano intravedere uno spazio interiore che ondeggia e risuona come foglie e steli di bambù al vento. Simili a veri e propri paesaggi che si svelano agli occhi, le opere esposte invitano così anche chi le osserva a concedersi il tempo e il silenzio della contemplazione.
Il percorso espositivo è scandito da cinque concetti chiave, significativi per la ricerca artistica e personale dell’artista: contemplazione, concentrazione, spazio interiore, specchio e identità. Partendo sempre dalla contemplazione della natura, il processo creativo di Yang Xiaojian arriva, o forse ritorna, al cuore pulsante della sua stessa identità: dalle opere più grandi, ampie superfici dipinte che arrivano a ricoprire in altezza le pareti delle sale espositive, per arrivare alle carte di riso più piccole, il cui numero cresce in maniera inversamente proporzionale alle loro dimensioni. Queste ultime opere, allestite prima lungo file ortogonali e poi in maniera più libera e frammentata, quasi a voler formare una trama organica, si offrono come piccoli specchi in cui scorgere la storia di un uomo e di un artista che ha trovato nell’arte l’unica forma possibile di espressione di sé.
La ricerca espressiva di Yang Xiaojian va letta nel più ampio contesto contemporaneo per cui un artista cinese si trova sempre di fronte a due opzioni significative se desidera intraprendere un proprio percorso. La prima è quella di uscire dalla tradizione dell’arte cinese, la seconda è quella di staccarsi dall’influenza dell’arte occidentale. A tale proposito, così si esprime in apertura del catalogo Fan Di’an, critico e Presidente dell’Accademia Centrale di Belle Arti di Pechino: «Yang Xiaojian è un artista che sfida sia la tradizione locale sia l’influenza occidentale con una tecnica cinese, ossia la pittura a inchiostro e acqua; una forma d’arte alla quale si è dedicato negli ultimi 40 anni, dimostrando che l’arte è sia uno strumento di redenzione spirituale sia un atto di trascendenza culturale di portata universale».

Cenni biografici
Yang Xiaojian nasce nel 1960 a Taiyuan, capitale della provincia settentrionale dello Shanxi. Sin dalla scuola elementare manifesta la sua naturale propensione per la calligrafia che continua a praticare, anche negli anni del servizio militare, tra il 1976 e il 1981. Approfondisce poi lo studio dei grandi calligrafi del passato e nel 1985 partecipa a un concorso di calligrafia dove vince il primo premio, cui seguiranno numerosi altri riconoscimenti. Negli anni ‘80 inizia a vendere le sue calligrafie e il buon riscontro lo porta a dedicarsi sempre più assiduamente all’attività artistica. Nel 1992 è invitato in Giappone per esporre in diverse città, tra cui Kobe, Osaka, Tokyo, dove tiene performance di scrittura e lezioni. Grazie alla frequentazione di altri importanti calligrafi e artisti cinesi inizia a sviluppare un proprio pensiero artistico e a progredire dal punto di vista tecnico e stilistico. I suoi lavori vengono inclusi in importanti rassegne d’arte in Cina e si susseguono premi nazionali e internazionali. Dopo la morte di suo padre nel 1998, Yang Xiaojian inizia a viaggiare: Hong Kong, Macao, Thailandia, Corea. Durante i suoi viaggi, l’artista raccoglie nuove idee e ispirazioni per i suoi dipinti. Nel 1999 si installa a Shanghai con la moglie e le due figlie. Legge molto e si interessa ai grandi della pittura moderna occidentale, tra i quali: Motherwell, Dubuffet, Soulages, de Kooning, Rotko. Inizia a elaborare lo stile di pittura che lo avrebbe poi reso noto e nei primi anni 2000 il suo lavoro diventa sempre più astratto. Il suo stile dai contrasti netti (hard hedge) inizia a richiamare l’interesse di collezionisti americani ed europei. Partecipa a numerose mostre collettive di calligrafia e di arte contemporanea a Pechino, Seul, Hong Kong, Macao, Shanghai. Nel 2007 il Museo della città di Kyoto gli organizza una personale e il Giappone ospita diverse sue esposizioni. In Europa, ha esposto soprattutto in Francia e Germania; la mostra al MUSEC è la sua seconda mostra personale in Svizzera, dopo quella organizzata nel 2013 a Massagno (Casa Pasquee).

Il catalogo
Accompagna la mostra un catalogo in lingua inglese a cura di Massimiliano Vitali, Yang Xiaojian. Landscapes of Identity, con testi di: Fan Di’an («From Calligraphy to Scripting», pp. 9-12); Massimiliano Vitali («Yang Xiaojian. An Artist’s Biography», pp. 131-138); Sun Yiyu («Artistic Calligraphy, Hard Edge, The Ink Beast», pp. 141-147); Men Cong («Ink Painting Black Vision», pp. 149-151). Edizioni Fondazione culture e musei, Lugano 2024, 168 pagine, 201 immagini a colori. 

«Global Aesthetics» esplora le forme e i linguaggi della creatività contemporanea, con l’ambizione di riportare al centro dell’attenzione le ragioni profonde e il contesto dei processi di creazione artistica, ponendo al contempo il visitatore nelle condizioni ideali per vivere una esperienza estetica ricca di sfumature. I precedenti progetti di «Global Aesthetics» sono stati dedicati ad Attasit Pokpong (Thailandia), Filipe Branquinho (Mozambico), Simone Pellegrini (Italia) e, infine, Luca Pignatelli (Italia), la cui grande esposizione Astratto può essere visitata fino al 12 maggio.

 



 

63 temroli

 

 

Reality: Optional Miaz Brothers con i Maestri del XX secolo 


Un progetto espositivo concettuale in cui il loro approccio sperimentale alla ritrattistica si confronta per la prima volta in diretta con i grandi Maestri del Novecento presenti nella collezione d’arte pubblica della GAM.


I MIAZ BROTHERS, i fratelli Roberto (1965) e Renato (1968), da anni impegnati sul tema della percezione e sulla relazione fra realtà e immaginazione, approdano alla Galleria d’Arte Moderna, dal 24 febbraio al 26 maggio 2024, con Reality: Optional. Miaz Brothers con i Maestri del XX secolo, un progetto espositivo concettuale in cui il loro approccio sperimentale alla ritrattistica si confronta per la prima volta in diretta con i grandi Maestri del Novecento presenti nella collezione d’arte pubblica della GAM.

Accanto a una selezione di capolavori della collezione permanente scelti in accordo con il curatore del museo – Giacomo Balla, Filippo de Pisis, Renato Guttuso, Carlo Levi, Mario Mafai, Giorgio Morandi, Auguste Rodin, Mario Sironi ed altri – i due artisti esporranno alcune loro personalissime versioni dei dipinti individuati, insieme ad altre opere inedite in cui i soggetti originari sono riprodotti completamente fuori fuoco. In un mondo in cui la tecnologia insegue l’alta definizione delle immagini e veniamo continuamente stimolati da visioni preconfezionate, i Miaz Brothers daranno vita, ponendosi anche in polemica culturale con l’attualità, a soggetti enigmatici, mai del tutto definibili, con lo scopo di creare un rapporto di continuità estetica e comunicativa tra il loro segno contemporaneo e lo stile delle opere originarie.

Sarà lo spettatore a dover tentare di dare una definizione completa delle immagini attraverso la propria memoria e la propria immaginazione. Il suo intervento attivo costituirà l’elemento essenziale di una mostra costruita sul tema, oggi molto sentito e dibattuto, della Post-verità / Post-truth, un termine ampiamente affrontato e sviluppato in questi ultimi anni attraverso il quale si sono definite quelle notizie che, seppur false, vengono credute vere da un numero significativo di persone chiamate a valutarle sulla base delle proprie emozioni e pregiudizi, senza dare credito a fatti e dati oggettivi, improvvisamente privati del loro significato e della loro importanza. 

La mostra è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con Wunderkammern. Organizzazione di Zètema Progetto Cultura e Wunderkammern. A cura di Claudio Crescentini e Wunderkammern. Sponsor tecnico: BIG – Broker Insurance Group. Catalogo: Silvana Editoriale.

 



 

63 temroli

 

"Deep Blossom”: mostra a Roma di Ingar Krauss 


Gli spazi dello showroom Gaggenau DesignElementi di Roma ospitano le nature morte di Krauss che rappresentano una filosofia di vita, un richiamo a riconoscere la profondità, la magia, la sacralità delle piccole cose.


 

“E’ solo un fiore?” Gaggenau, in collaborazione con Cramum, presenta “Deep Blossom”, personale di Ingar Krauss.

Con "DEEP BLOSSOM" lo storico brand di lusso Gaggenau offre al pubblico l'opportunità di immergersi nelle nature morte che hanno reso celebre Krauss a livello internazionale. Le opere esposte, scatti analogici stampati in bianco e nero, sono trattate con l'antica tecnica fiamminga della velatura a olio e sono custodite in teche lignee create dallo stesso artista. Il risultato è un'immagine a colori tridimensionale, quasi scultorea, ma al contempo eterea, che non può che incantare lo spettatore, invitandolo a riscoprire con meraviglia ciò che lo circonda: i protagonisti del sogno catturato da Krauss sono semplici fiori provenienti dal giardino della sua casa in campagna al confine con la Polonia, diventata il rifugio dell'artista dopo il clamore del successo del Leica Prix vinto nel 2004.

In questo spazio suggestivo, nel cuore di Roma, il programma culturale promosso da Gaggenau e Cramum continua a esplorare la bellezza intrinseca nella materia raccontata dai più innovativi artisti al mondo. Le immagini essenziali, raffinate e sospese di Krauss si integrano armoniosamente con gli elementi minimali di design di Gaggenau, trasformando lo spazio in un'oasi di serenità al di là del tempo e del rumore urbano.

Ingar Krauss, fotografo autodidatta nato nella Berlino Est, continua a sorprendere con la potenza e l'intensità delle sue immagini. Il percorso espositivo "Deep Blossom" pone al centro la luce, utilizzando i fiori come pretesto per esplorare la complessità e la “profondità” della realtà circostante, enfatizzata da una luce sempre radente. La tecnica della velatura, ispirata dalla pittura fiamminga e da Caravaggio, conferisce alle immagini un'unicità tridimensionale quasi materica.

Nel mondo sovraffollato del grande formato della fotografia contemporanea, Krauss difende la bellezza del "piccolo", sottolineando la concentrazione di densità che si adatta perfettamente ai soggetti ritratti e li rispetta. La sua fotografia va oltre il mero trasferimento di immagini su carta; rappresenta l'essenza stessa dell'artista di fronte all'obiettivo, un regista che guida i fiori come attori su un palco.

Come spiega il curatore, Sabino Maria Frassà, "Questa mostra coglie uno degli elementi fondamentali dell’arte di Ingar Krauss: il suo modo di guardare e condividere una visione alternativa del mondo: siamo sicuri di star guardando un semplice fiore? Le nature morte di Krauss rappresentano, infatti, una filosofia di vita, un richiamo a riconoscere la "profondità", la magia e la “sacralità” delle piccole cose. Di fronte a queste immagini, abbandoniamo ogni tentativo di interpretazione razionale del reale e ci lasciamo trasportare in una meravigliosa fioritura di emozioni al di là del tempo e dello spazio. È la magia dell’arte più autentica, creata non per il mercato, ma per una necessità: questa nuova materia fatta di luce, natura e immagine è la voce di un artista tanto schivo e riservato quanto immenso nella capacità di portare avanti la fotografia nella contemporaneità."

Dal 22 febbraio al 24 luglio 2024
lunedì-venerdì ore 10:30 - 13:00 / 15:30 - 19:00

Gaggenau DesignElementi
Lungotevere de’ Cenci 4, Roma