Mostre

 



63 temroli 

Dorothea Lange, Destitute pea pickers in California. Mother of seven children. Age thirty-two. Nipomo, California, 1936 The New York Public Library | Library of Congress Prints and Photographs Division Washington.

 

Un’ESTATE di FOTOGRAFIA a CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia 

In apertura degli eventi culturali di Greccio 2023, una mostra riunisce le opere della grande artista sarda.

 



art week 

 Moriah Evans, Out of and Into (8/8): STUFF (2012). (Performance view: American Realness Festival, Abrons Art Center, NY, 2016). Costumes: Evelyn Donnelly. Photo: Ian Douglas.

 

Museion presenta "Capitolo III di Asad Raza: Plot Moriah Evans Out of and Into: PLOT

Una mostra interdisciplinare e processuale dell'artista Asad Raza con la partecipazione degli architetti BB (Fabrizio Ballabio, Alessandro Bava), dell'artista Lydia Ourahmane e della coreografa Moriah Evans.

Con Plot, Museion esplora nuovi territori per le pratiche esperienziali e collaborative dell'allestimento di mostre. È un progetto che costruisce un dialogo tra arte visiva, scienza, architettura, danza e partecipanti locali legati da un forte rapporto con la terra, e si basa sulle conoscenze localizzate nel territorio, generandone allo stesso tempo di nuove. Giovedì 27 e venerdì 28 luglio, ore 18.00.

La mostra di Raza nasce da una sua installazione site-specific, Absorption, e dal suo lavoro video in evoluzione Ge. Absorption, costituita da più di 60 tonnellate di “neosoil” (terriccio) artificiale, occuperà tutto il secondo piano di Museion, ed è stata realizzata in collaborazione con scienziati del suolo e un “soil coordinator” che metterà insieme materiali locali e prodotti di scarto, tra cui argilla, vinacce, polvere di marmo, fondi di caffè, cenere di forni per la pizza, capelli e molto altro. Questi materiali saranno mescolati, smossi e continuamente aggiunti da un gruppo di coltivatori, che offriranno ai visitatori del terriccio fertile da portare a casa per progetti e coltivazioni privati.

Il lavoro di Raza costituisce spesso un luogo ospite per interventi di altri artisti e artiste: in Plot Raza gli offre l'intera mise-en-scène perché possano sviluppare i loro personali capitoli temporali. Così, a partire dal primo giorno della mostra, il suo lavoro viene sottoposto a una serie di metamorfosi. L'ex biblioteca di Museion diventerà un deposito per gli ingredienti usati per il terreno e uno spazio laboratoriale in cui il terriccio verrà trasformato in mattoni di fango che formeranno le fondamenta del secondo capitolo del plot.

Nel Capitolo II, gli architetti BB (Fabrizio Ballabio, Alessandro Bava), insieme all'artista Lydia Ourahmane, utilizzeranno questi mattoni per indagare il concetto di “abitazione”, approfondendo tecniche di costruzione nate in Egitto e utilizzate ancora oggi. Insieme a un mattonaio, useranno dei materiali sostenibili per costruire un prototipo di una piccola struttura che farà riferimento a diversi spazi chiusi, dai bivacchi alpini ai santuari o “sacelli” del Rinascimento, o ancora ai rifugi del deserto algerino.

Nel Capitolo III, questo ambiente ibrido diventerà la scenografia per il debutto italiano di Moriah Evans, in collaborazione con Bolzano Danza. Out of and Into: PLOT contiene riferimenti sia al suo lavoro più recente, Remains Persist (2022), riguardante diversi tipi di informazioni che vivono in maniera differente nei nostri corpi, sia a uno dei suoi primi lavori, Out of and Into (8/8): STUFF (2012) che indaga le metafore del corpo “isterico” attraverso la recitazione espressiva. Concentrandosi sui processi di decadimento e risorgenza, questo suo lavoro riassorbe i detriti e i rimasugli fertili della sua pratica artistica, dando così vita a una nuova iterazione site-specific.

Nel Capitolo IV, la narrativa di Plot torna ad Absorption. I mattoni di fango si saranno decomposti nel terriccio e torneranno all'opera i coltivatori per riequilibrare la chimica del suolo, accertandosi che ridiventi fertile. Durante questa fase della mostra i visitatori saranno invitati a prendere la quantità desiderata di terriccio da portare con sé.

Intanto, in una narrativa parallela, per tutta la durata della mostra verrà proiettato il lavoro video in via di evoluzione Ge. Ge, il cui titolo si riferisce al nome originario di Gaia, mappa diversi biotopi della Terra e funziona come un diario poetico e una meditazione continui. La prima “strofa” di questo lavoro a finale aperto è un'esplorazione del paesaggio marino intorno al cottage di James Lovelock, che sviluppò la teoria secondo cui la terra viene descritta come un sistema vivente che si autoregola. La seconda parte offre una ricetta per fabbricare della terra artificiale in casa. Durante Plot, Ge si evolverà ulteriormente, con la comparsa di nuove “strofe”, ambientate tra gli altri sul lago Erie e presso il convento in rovina di Hildegard von Bingen.

Il titolo Plot, che può indicare un pezzo di terra, una planimetria o lo svolgersi di una trama narrativa, allude alle diverse dimensioni concettuali della mostra. Come il plot di un romanzo, la mostra si sviluppa in capitoli diversi, ciascuno dei quali crea incontri poetici e sensuali tra entità naturali, artificiali, viventi e inanimate, e un senso di porosità tra corpi, architettura e paesaggio.

Nell'Epilogo, durante La lunga notte dei musei, l'8 settembre, il terriccio rimasto sarà trasportato a Museion Passage e donato ai visitatori, seminando così nuovi paesaggi e prosecuzioni.

Asad Raza

Nella sua opera, Asad Raza (*1974 a Buffalo, USA, vive a Berlino) concepisce l’arte come un’esperienza metabolica, attiva e interdisciplinare. Il progetto Absorption è stato presentato al 34th Kaldor Public Art Project a Sydney (2019) e più tardi ospitato al Gropius Bau, Berlino (2020), alla Ruhrtriennale di Essen (2021), e al Centre for Contemporary Arts di Glasgow (2022). In Diversion (2022), l’artista ha deviato il fiume Meno facendolo passare attraverso la Kunsthalle Portikus di Francoforte, filtrando l’acqua in modo che il pubblico potesse berla. In Untitled (plot for dialogue) (2017), i visitatori e le visitatrici giocavano a tennis in una chiesa milanese del Sedicesimo secolo. Root sequence. Mother tongue, realizzato alla Whitney Biennial del 2017 combinava 26 alberi con le persone che si prendevano cura di essi e vi conservavano con amore degli oggetti. L’opera Schema for a school era una scuola sperimentale alla Ljubljana Biennale of Graphic Arts del 2015. Il suo film Minor History è stato proiettato per la prima volta nel 2019 all’International Film Festival di Rotterdam. Raza ha studiato letteratura e cinema alla John Hopkins University e alla New York University.

BB è uno studio di design fondato nel 2022 a Milano e diretto da Fabrizio Ballabio e Alessandro Bava.

Alessandro Bava (*1988 a Napoli, Italia) è un architetto che vive a Milano dove ha fondato il project space zaza' nel 2022. Dopo il diploma all’Architectural Association di Londra con Pier Vittorio Aureli, è entrato a far parte di åyr, un collettivo di artisti che si occupa di sharing economy (economia collaborativa) e di domesticità, ed è stato editore di ECOCORE, una rivista di ecologia. Nel 2022 è stato curatore ospite del numero 2 di PROspectives, la rivista accademica del B-Pro program alla Bartlett School of Architecture - UCL, Londra. Il suo lavoro interdisciplinare e collaborativo è stato esposto alla Biennale di Venezia, alla Berlin Biennale, allo Stedelijk Museum di Amsterdam, al Museum Ludwig di Colonia, alla Fondazione Cartier di Parigi, al Moderna Museet di Stoccolma e alla Quadriennale di Roma.

Fabrizio Ballabio (*1986 a Napoli, Italia) è architetto e ricercatore a Milano. Si è laureato in Svizzera all’Accademia di Architettura di Mendrisio (AAM), ha conseguito il Master in Storia dell’arte alla University of York. Oltre a lavorare nello studio BB, Ballabio è professore associato all’AAM alla cattedra di Kersten Geers, ha fondato ed è editore della rivista accademica STOÀ – Tools for Architectural Design Pedagogies. Tra il 2014 e il 2019, è stato tra i fondatori di åyr–un collettivo di artisti focalizzato sui temi della sharing economy (economia collaborativa) e della domesticità. 

Lydia Ourahmane

Lydia Ourahmane (*1992 a Saïda, Algeria) è un’artista con base ad Algeri e Barcellona. La pratica di Ourahmane, orientata sulla ricerca, si muove tra spiritualità, geopolitica contemporanea, migrazione e le complesse storie del colonialismo. Integra video, suono, performance, scultura e installazione, spesso in dimensioni grandi o monumentali. Tra le sue mostre più recenti figurano sync, KW Institute of Contemporary Art, Berlino; Tassili, SculptureCenter, New York e Fondazione Louis Vuitton, Parigi (2022), Survival in the afterlife, Portikus, Francoforte, e De Appel, Amsterdam (2021); Barzakh, Kunsthalle Basel, Triangle – Astérides, Marsiglia, S.M.A.K. Gent (2021-2022); صرخة شمسية Solar Cry, CCA Wattis Institute for Contemporary Arts, San Francisco (2020). Le sue opere sono state esposte alla 34a Bienal de São Paulo (2021) e alla New Museum Triennial (2018).

Moriah Evans

Moriah Evans interpreta la coreografia quale processo speculativo e sociale. Sviluppando il movimento dalla materialità del corpo e da un’interiorità affettiva invisibile, ma percepibile, i progetti di Evans indagano le gerarchie tra carne, corpo, sé e soggetto. Evans mantiene nella sua pratica artistica un approccio poliedrico, creando performance site-specific, produzioni teatrali, installazioni museali, simposi, testi e progetti curatoriali. Tra le opere più recenti figurano Remains Persist al Performance Space di New York (2022); Rehearsals for Rehearsal nell’ambito del Public Art Fund di New York (2022); RESTOS all’Espacio Odeon di Bogota, Colombia (2021); REPOSE nell’ambito di Beach Sessions di New York (2021); Be my Muse a Pace Live di New York (2021); Configure a The Kitchen di New York (2018) e Figuring allo SculptureCenter di New York (2018). 

 

 



art week 

 

MUSEC presenta "SIMONE PELLEGRINI UNA GEOGRAFIA ANARCHICA"

L’esposizione, terzo appuntamento del progetto "Global Aesthetics" del MUSEC, dà spazio alle sorprendenti cartografie dell’immaginario create dall’artista italiano.

L’esposizione del MUSEC, curata da Francesco Paolo Campione e Nora Segreto, presenta 12 opere di grandi dimensioni realizzate da Simone Pellegrini (Ancona, 1972) tra il 2007 e il 2022. Sarà visibile fino al 26.11.2023

L’indagine pittorica di Pellegrini è volta alla ricerca di un nuovo alfabeto fatto di forme e di segni impresse su grandi fogli di carta da spolvero con delle matrici prodotte dall’artista stesso. Fonti della sua ispirazione creativa sono scritti filosofici, mistici, scientifici e poetici che liberano l’immaginario del suo mondo interiore.

Fonti della sua ispirazione creativa sono scritti filosofici, mistici, scientifici e poetici che liberano l’immaginario del suo mondo interiore.Il processo compositivo inizia già dalla creazione del supporto delle opere, che Pellegrini realizza partendo dalla carta vergine, ridotta in piccole parti poi ricomposta con la colla, per ottenere una nuova e sempre irripetibile base di lavoro.

Ogni matrice cartacea realizzata dall’artista – disegnata a carboncino, colorata con pigmento e infine unta a olio per permettere la corretta trasposizione dei motivi – crea una singola forma ed è utilizzata una sola volta e poi gettata, generando così elementi unici. Accostati gli uni agli altri, i segni impressi sui grandi fogli formano cartografie visionarie e atemporali che evocano iconografie mistiche, paesaggi arcaici, cosmogonie, antichi codici alchemici, esoterici, mitologici. Le grandi carte di Pellegrini sono il lento sviluppo di una grammatica simbolica in cui ogni elemento entra in dialogo con gli altri. Scie di organismi cellulari, forme di vita fitomorfe, segmenti di creature antropomorfe si frammentano o si fondono trasformandosi in una nuova vita.

L’opera di Pellegrini invita l’osservatore a espandere la propria percezione. Venuto meno ogni intento narrativo, la mente è infatti svincolata da ogni interpretazione e l’immaginazione ha il campo totalmente libero per approcciarsi fenomenologicamente all’opera, e dare un significato nuovo e personale ai segni dell’artista.

La mostra allestita nello Spazio Maraini del MUSEC presenta, oltre alle 12 opere a parete, un’installazione composta da numerose matrici poste a terra sotto l’opera più grande e allestite come se fossero cadute dopo aver trasposto il segno sul supporto. In aggiunta alle brevi didascalie, le opere in esposizione sono accompagnate da alcune citazioni tratte dalla conversazione tenuta il 27 maggio 2022 dall’artista con Francesco Paolo Campione: brevi aforismi derivati da un dialogo critico in cui l’artista esprime alcuni dei principali temi della sua estetica.L’esposizione è il terzo capitolo del progetto Global Aesthetics del MUSEC, dedicato all’esplorazione del rapporto tra l’arte contemporanea e il contesto ideologico e culturale in cui essa si muove.

L’interesse è esplicitamente quello di considerare l’opera d’arte contemporanea, nella sua più larga accezione, come l’oggetto di una possibile analisi multifocale, con l’obiettivo di contribuire a una sostanziale revisione del suo statuto, allargandone in tal modo la rilevanza a un contesto che ha come suo primo riferimento il dispiegarsi, materiale e immateriale, della creatività nei diversi ambiti della vita sociale e culturale del mondo contemporaneo. Accompagna la mostra un catalogo in inglese pubblicato dalla Fondazione culture e musei nella sua collana “Global Aesthetics”.

Note Biografiche

Nato nel 1972, la carriera di Simone Pellegrini ha inizio intorno alla metà degli anni novanta, durante gli anni di formazione a Urbino. Originario delle Marche nel centro Italia, attualmente vive e lavora a Bologna dove insegna Pittura all’Accademia di Belle Arti e ha sede la sua particolarissima casa-studio.All’attivo conta più di quaranta mostre personali, e a partire dal 2003, anno in cui con il “Premio Lissone”, primo di numerosi riconoscimenti, si inaugura una lunga stagione di successive occasioni espositive, pubblicazioni e fiere tra l’Italia e l’estero. Sin dall’inizio del suo percorso, la ricerca pittorica si abbina a quella da connaisseur; parte dalla carta – delle pagine dei testi che sceglie come oggetti di studio – per tornare sulla carta, quella da spolvero, materiale d’elezione e superficie delle opere definitive. Preliminari composizioni a matita nascono sui frontespizi dei libri e costituiscono i bozzetti che guidano la realizzazione di matrici, singole piccole carte contenenti le caratteristiche di ogni elemento che sarà poi trasferito nel grande formato, per procedimento analogico attraverso l’impressione manuale. Il suo segno è da sempre ricorsivo e si costituisce di forme e formule evolute nel tempo, che assembla e fa vivere insieme in un tratto di colore: il rosso che le connatura dai primi anni Duemila e il nero carbone che contorna i limiti irregolari delle grandi carte, identificative della sua singolare personalità artistica. Così come nelle sue opere lo spazio è irregolare segnando la fine di un episodio e al contempo l’inizio di un prossimo, la molteplicità dei suoi interessi ne rivela, come è stata definita, l’‘anomalia’.

SIMONE PELLEGRINI. UNA GEOGRAFIA ANARCHICA

Lugano (Svizzera),

MUSEC | Museo delle CultureVilla Malpensata (via Giuseppe Mazzini 5/Riva Caccia 5)

20 luglio - 26 novembre 2023

Con il sostegno di Città di Lugano

Repubblica e Cantone Ticino, Fondo Swisslos

Fondazione Ada Ceschin e Rosanna Pilone, Zurigo

 



art week 

 

“Sovra Esposti / Over Exposed“ al Museo Irpino, in collaborazione con la Fondazione Videoinsight®

La mostra unisce il passato e il contemporaneo attraverso le rappresentazioni artistiche, inserendole in un luogo di valore singolare sul territorio italiano.

Il Museo Irpino, in collaborazione con la Fondazione Videoinsight®, è lieto di presentare, dal 1 al 30 Luglio 2023, la Mostra d’Arte Contemporanea "Over Exposed / Sovra Esposti", a cura di Andris Brinkmanis, con la Direzione Artistica di Rebecca Russo.

La Mostra collettiva con Marina Cavadini, Gianluca Capozzi, Gea Casolaro, Paolo Cirio, Gaia De Megni, Binta Diaw, Delio Jasse, Giulia Maiorano, Edoardo Manzoni, Elisabetta Mariuzzo, Elena Mazzi, Alessandra Messali, Stefano Serretta, Giulio Squillacciotti, unisce il passato e il contemporaneo attraverso le rappresentazioni artistiche, inserendole in un luogo di valore singolare sul territorio italiano; porterà una maggiore attenzione verso il meraviglioso territorio dell’Irpinia, frontiera vergine per il rilancio e lo sviluppo dell’Arte Contemporanea.

Il Complesso Monumentale del Carcere Borbonico di Avellino è un luogo unico, suggestivo ed evocativo per la sua storia, un monumento che incarna una determinata idea, epoca ed ideologia. Fu costruito nel 1826 dall'architetto Giuliano De Fazio, che si ispirò al pensiero del filosofo Inglese Jeremy Bentham,  l’ideatore e il promotore di un nuovo tipo di prigione, definita “Panopticon”. Merita una visita per la sua particolare cinta muraria di ispirazione illuminista in un caratteristico emiciclo.

La Mostra Sovra Esposti  / Over Exposed ha preso spunto, nel titolo e nei contenuti,  dall’”onnivisione” possibile nel Carcere Borbonico, la cui struttura “panottica” permette  l’osservazione immediata di tutto il visibile al suo interno.

Le persone internate nel Carcere panottico,  a causa della sovraesposizione e della totale mancanza di privacy, sviluppavano malattie mentali, come schizofrenia o dissociazione mentale.

Nella società contemporanea, siamo pesantemente e costantemente “Sovra Esposti”: al rumore, agli smartphone, ai media, all’inquinamento, allo stress, alle videocamere, alla videosorveglianza, agli algoritmi, ai raggi infrarossi, alle televisioni, a internet, all’intelligenza artificiale. 

La quantità eccessiva di esposizione alle immagini, la velocità con la quale esse  stimolano la mente e il corpo, l’impossibilità di selezionare, in piena libertà, la qualità delle immagini assorbite, provoca superficialità, noia, assuefazione, omologazione.

Jean Luc Godard nel film “La cinese” affermava:  “Il faut confronter les idées vagues avec les images claires” (“Bisogna confrontare le idee confuse con le immagini precise”). Oggi viviamo in una totale confusione dei linguaggi, dove il flusso delle immagini sembra giustificare ogni cosa.

Non esiste un contesto migliore di questo ex locus horribilis, per cercare di mettere a fuoco uno sguardo diverso sul contemporaneo e presente.

L’Arte può aiutarci a reagire e a sopravvivere perché provoca la presa di coscienza, l’insight; risveglia l’occhio interiore, l’ “Inward Eye” teorizzato dal poeta romantico  William Wordsworth

Walter Benjamin sosteneva che “Nelle rovine del passato si risolvono gli enigmi del presente”.

Le Opere d’Arte scelte per la Mostra “Sovra Esposti  / Over Exposed“ indicano possibili vie di fuga dalle prigioni contemporanee, non più fisiche , ma mentali, interiorizzate; suggeriscono percorsi di cura, interrogano e risvegliano le coscienze.

Si ringrazia la Provincia di Avellino, il Museo Irpino, la Fondazione Videoinsight® che ha prodotto la Mostra.

Rebecca Russo è Filantropa, Mecenate, Collezionista d’Arte contemporanea, Psicoterapeuta, Ricercatrice scientifica, Curatrice. Ha creato la prestigiosa Collezione Videoinsight®: una raccolta progressiva di Opere d’Arte contemporanea con impatto psicodiagnostico e psicoterapeutico. Dal 2013 è  Presidente della Fondazione Videoinsight®, istituzione no profit dedicata a scopi umanitari, che brilla per innovazione, integrazione, pionierismo. La Fondazione è frutto dell’esperienza di promozione del benessere psico-fisico realizzata attraverso l’ideazione e l’applicazione del Metodo Videoinsight®: la cura basata sull’interazione con selezionate Opere d’Arte ad alto impatto terapeutico. Il Metodo Videoinsight® è stato sperimentato  in Medicina con risultati scientifici rigorosamente verificati, pubblicati e presentati in Congressi medici internazionali. Obiettivi della Fondazione Videoinsight® sono la promozione e la prevenzione del benessere psicofisico della persona e della comunità attraverso l’esperienza del’Arte contemporanea;  la ricerca scientifica per l’applicazione del Metodo Videoinsight® nella Medicina negli ambiti di prevenzione, riabilitazione, sostegno e cura; la divulgazione internazionale del Metodo Videoinsight® nei contesti del sostegno sociale, dell’educazione, dell’orientamento dei talenti e delle risorse umane, del miglioramento della qualità della vita; l’insegnamento del Metodo Videoinsight® a livello post universitario, in ambito medico e artistico. Il Programma Videoinsight Art for Care è stato divulgato nelle Istituzioni della salute, dello sport, del lavoro, dell’educazione, della cultura,  per la  Prevenzione, la riabilitazione, il sostegno e la cura. La Fondazione Videoinsight® ha creato 42 Videoinsight® rooms negli Ospedali universitari nel mondo, ambienti per la visione di video d’Arte contemporanea tratti dalla Collezione Videoinsight® con potenzialità di promozione del benessere psicofisico. Nel 2023 la Fondazione Videoinsight® propone al pubblico la  Mostra collettiva ‘Hater’, frutto di una Open Call per Artisti finalizzata alla Prevenzione e alla Cura della violenza verbale, dell’odio, dell’arroganza, dell’invidia, dell’abuso relazionale nei social network. Nel 2022 ha lanciato l’Esibizione "Love Bombing. Gaslighting", dedicata alla sensibilizzazione sul Narcisismo Patologico.

Andris Brinkmanis è un critico d'Arte e curatore, nato a Riga e residente a Milano. È Senior Lecturer e Course Leader del BA in Painting and Visual Arts presso NABA di Milano e Guest Associate Professor presso l'Art Academy of Latvia a Riga. È uno dei co-iniziatori del Critical Studies Department, collettivo CSD a Milano e del progetto “Education and (Anti)Institutions” creato in collaborazione con The Museum of Care e David Graeber Institute (2021-22) . I suoi progetti curatoriali più recenti sono “Panoptic Garden”, un programma pubblico di una settimana per il Padiglione dell'Uzbekistan alla Biennale di Venezia, con Sara Raza (Venezia, 2022); “Infanzia e storia” (OCAT, Pechino 2019); “Signals from Another World. Asja Lācis and Children’s Theatre” (AVTO, Istanbul 2019), “Asja Lācis. Engineer of the Avant-Garde” (Biblioteca Nazionale Lettone, 2019), “2nd Yinchuan Biennale. Starting from the Desert Ecologies on the Edge” con Marco Scotini, Zasha Colah, Paolo Caffoni e Lu Xinghua (Yinchuan, Cina, 2018); “Mei Lan Fang and The Soviet Theatre” (Progetto di ricerca per “The Szechwan Tale. Theatre and History” alla Prima Anren Biennale di Anren, Cina e Milano nel 2018); “Signals from another world. Asja Lācis Archives” (Documenta 14, Kassel 2017); e “Disobedience Archive (The Park)” con Marco Scotini (SALT, Istanbul, 2014). Nel 2021 ha curato la pubblicazione “Asja Lācis. L'agitatrice rossa. Teatro, femminismo, arte e rivoluzione” (Meltemi). Brinkmanis collabora con riviste e pubblicazioni: Corriere della Sera, Alfabeta 2, Flash Art International, Monument to Transformation, SOUTH as a State of Mind, Arterritory e Studija.