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Conversation Piece | Part VI alla Fondazione Memmo

Il nuovo appuntamento del ciclo di mostre, a cura di Marcello Smarrelli, dedicate agli artisti italiani e stranieri temporaneamente presenti a Roma.

La Fondazione Memmo presenta Conversation Piece | Part VI, il nuovo appuntamento del ciclo di mostre, a cura di Marcello Smarrelli, dedicate agli artisti italiani e stranieri temporaneamente presenti a Roma.

L’esposizione, aperta al pubblico dal 15 gennaio 2020 al 22 marzo 2020, vede protagonisti Corinna Gosmaro (artista, CRT Italian Fellowship in Visual Arts presso l’American Academy in Rome), Philippe Rahm (architetto, borsista presso l’Accademia di Francia - Villa Medici nel 1999/2000 e attualmente residente a Roma) e Rolf Sachs (artista e designer svizzero, che ha da poco stabilito il proprio studio a Roma).

Il sottotitolo della mostra, La realtà è ciò che non scompare quando smetti di crederci, è una citazione contenuta nel saggio Come costruire un universo che non cada a pezzi dopo due giorni (1978-1985) dello scrittore Philip K. Dick, che ribadisce una visione positivista del reale, ancorata alla concretezza degli oggetti. La natura della realtà è anche il nucleo della ricerca del filosofo Maurizio Ferraris e del suo Manifesto del nuovo realismo (2012), secondo cui la realtà – contraddicendo alcuni “dogmi” del postmodernismo – non sarebbe infinitamente manipolabile, segnando il ritorno della “verità” e dell’“oggettività” quali strumenti validi per la lettura del presente.

La mostra, nata da una serie di conversazioni con Philippe Rahm (Pully - Svizzera, 1967) e dalla sua ricerca tra architettura, arte e design (che l’autore stesso indica come vicina alle teorie del “nuovo realismo”), testimonia, anche attraverso le opere degli altri artisti coinvolti, una fiducia negli oggetti come possibili agenti di cambiamento. Le opere, quasi tutte realizzate appositamente per la mostra, sembrano reagire a queste sollecitazioni concettuali, cercando un dialogo tra loro, con gli ambienti della Fondazione Memmo e con la città. Rahm, noto per le sue innovative teorie sull’architettura, in linea con i principi della termodinamica, presenta Climatic Apparel, due capi d’abbigliamento unisex, due prototipi di quella che l’artista definisce “moda del Nuovo realismo” e che riflettono i principi del pensiero di Ferraris: la fiducia nella possibilità di poter incidere sul reale attraverso l’unione di tecnologie, studio dei materiali e formalizzazione estetica. I due abiti – realizzati in collaborazione con la socia Irene D’Agostino e con il brand francese About a Worker – capaci di reagire alle condizioni atmosferiche, richiamano il tema dei cambiamenti climatici, campo di ricerca dell’artista da diversi anni. Saranno allestiti in un set che riproduce la variazione di luce stagionale – invernale ed estiva –, esaltando le proprietà tecniche dei tessuti e saranno indossati da due modelli in una sfilata/performance che animerà l’inaugurazione.

Corinna Gosmaro (Savigliano - Italia, 1987) sperimenta come il dato reale possa costituire il senso più profondo di un’opera d’arte attraverso l’installazione Aria calda. In un perimetro delimitato da un tappeto rosso sono esposte due tipologie di lavori: dipinti realizzati su filtri per l’aria e sculture prodotte con dei corrimani in ottone. Opere create attraverso il riscorso a oggetti d’uso comune, che si caratterizzano per la loro estrema concretezza e si muovono su un terreno liminare tra pittura, scultura e design. L’artista sfrutta le caratteristiche fisiche dei filtri (porosità, trasparenza, leggerezza, ma anche le notevoli dimensioni) per restituire immagini liriche, reminiscenze di paesaggi colti da un mezzo in movimento, mentre le sculture in ottone creano architetture ascensionali con cui il pubblico può interagire. Dipinti e sculture nascono da una presa diretta del dato reale e rimandano alla possibilità di registrare e trattenere traccia dei fenomeni connessi al loro essere in uno spazio fisico, in particolare il passaggio dell’aria e delle persone.

Spiazzante e non privo d’ironia l’intervento di Rolf Sachs (Losanna - Svizzera, 1955), che presenta opere realizzate a partire da oggetti di uso quotidiano o elementi naturali, trasformati e riassemblati, capaci di manifestare lo spiccato interesse dell’artista per la componente manuale e la sperimentazione sui materiali. Una dichiarazione di adesione al “nuovo realismo”, così come lo studio fotografico temporaneo allestito durante l’inaugurazione in cui l’artista realizzerà i ritratti dei visitatori, immediatamente stampati e appesi a parete, coinvolgendo il pubblico in maniera attiva, trasformandolo da spettatore ad artefice e soggetto stesso dell’opera d’arte. All’ingresso Sachs collocherà inoltre dei container colorati, identici a quelli utilizzati per la raccolta differenziata; ogni container sarà contraddistinto da un’etichetta legata a uno stato d’animo negativo, invitando così il pubblico, nel momento in cui getterà un rifiuto, a liberarsi metaforicamente di quei pensieri.

La mostra sarà accompagnata da una pubblicazione in uscita nel febbraio 2020.

Molte le attività collaterali previste. Mercoledì 15 gennaio 2020, alle ore 18.00, all’Istituto Svizzero di Roma l’artista Philippe Rahm e il filosofo Maurizio Ferraris si confronteranno proprio sui temi della mostra e dell’installazione di Rahm; nel corso della mostra, inoltre, si terranno dei laboratori creativi rivolti ai bambini dai 4 agli 11 anni, il cui ricavato sarà interamente devoluto alla Fondazione Theodora Onlus.

PROGRAMMA INAUGURAZIONE

Ore 18.00: inizio dello shooting fotografico di Rolf Sachs. Ore 19.00: sfilata/performance con gli abiti realizzati da Philippe Rahm Conversation Piece – il progetto Conversation Piece nasce dalla volontà della Fondazione Memmo di monitorare costantemente la scena artistica contemporanea della città e, in particolare, l’attività delle accademie e degli istituti di cultura stranieri, dove tradizionalmente completano la loro formazione nuove generazioni di artisti provenienti da tutto il mondo.

Attraverso queste mostre e altre iniziative la Fondazione Memmo vuole porsi come un amplificatore del lavoro di queste istituzioni. Il titolo del ciclo si ispira a uno dei film più famosi di Luchino Visconti, Gruppo di Famiglia in un interno (Conversation Piece, 1974), una chiara metafora del confronto tra generazioni e dei rapporti di odio e amore tra antico e moderno; ma Conversation Piece era anche un genere pittorico diffuso tra XVII e XVIII sec., caratterizzato da gruppi di persone in conversazione tra loro o colti in atteggiamenti di vita familiare. La mostra, oltre a rappresentare un’occasione di confronto e di dialogo con Roma, si offre come momento di discussione tra personalità artistiche differenti tra loro nell’intento di far convergere energie, saperi e metodi diversi in un unico evento espositivo. Negli anni hanno partecipato circa trenta artisti internazionali fra cui Yto Barrada, Eric Baudelaire, Rossella Biscotti, Piero Golia, Francesca Grilli, Invernomuto, Jonathan Monk, Julian Rosefeldt.

La Fondazione Memmo nasce nel 1990 dal desiderio di Roberto Memmo di dar vita a un’attività culturale mirata ad avvicinare il mondo dell’arte al vasto pubblico attraverso la diretta conoscenza di capolavori di tutti i tempi e delle più varie civiltà. A partire dal 2012, grazie all’iniziativa di Fabiana Marenghi Vaselli Bond e Anna d’Amelio Carbone è attivo un nuovo programma espositivo interamente dedicato al panorama artistico contemporaneo. Contribuire allo sviluppo del tessuto culturale nel territorio, connettersi a realtà internazionali, aprendo un dialogo con le altre istituzioni e promuovere l'interazione fra gli artisti e la città di Roma sono tra gli obiettivi della Fondazione Memmo. Performance, residenze, talk, laboratori didattici e pubblicazioni sono quindi l’occasione per promuovere il presente, come un osservatorio dedicato alla contemporaneità, per contribuire allo sviluppo del nostro futuro. Nel 2018 la Fondazione Memmo si aggiudica il prestigioso Montblanc de la Culture Arts Patronage Award, riconoscimento grazie al quale, nel gennaio 2020, avvierà un programma di residenze a Londra, in collaborazione con Gasworks, dedicato agli artisti italiani, proseguendo in questo modo l’attività di confronto, scambio e connessione tra artisti e istituzioni di contesti diversi.

 

 critica

 

Presentazione della nuova serie della rivista «Critica d’Arte» una lunga storia che prosegue

Una delle riviste di storia dell’arte più longeve d’Italia, creata nel 1935 da Carlo Ludovico Ragghianti con Ranuccio Bianchi Bandinelli.

Nel 2019 si è chiusa l’ottava ed è partita la nona serie di «Critica d’Arte», una delle riviste di storia dell’arte più longeve d’Italia, creata nel 1935 da Carlo Ludovico Ragghianti con Ranuccio Bianchi Bandinelli. Questo passaggio consegue a fatti istituzionali importanti: l’esaurirsi dell’attività fiorentina dell’Università Internazionale dell’Arte, già proprietaria della testata, e il trasferimento di gran parte del suo patrimonio culturale e documentario alla Fondazione Ragghianti hanno condotto anche «Critica d’Arte» nel più generale ambito dell’attività dell’istituzione lucchese creata nel 1981 da Carlo Ludovico Ragghianti e da Licia Collobi, e a loro intitolata.

La nuova serie della rivista, pubblicata in coedizione dalle Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’arte e dall’Editoriale Le Lettere, mantiene il formato della precedente, ma ha introdotto un assetto e un’articolazione in parte differenti, anche con l’adozione di norme redazionali e di referaggio più perentorie. Fedele alla linea indicata da Ragghianti, accoglie contributi di storia dell’arte dalla preistoria fino al contemporaneo, di storia della critica d’arte, architettura, design, museologia, restauro e cinema.

Il Comitato scientifico è stato ampliato e reso ancor più prestigioso e internazionale. A esso si affianca un Comitato editoriale, con funzioni operative e d’indirizzo.

La presentazione della nuova serie di «Critica d’Arte» si terrà Martedì 14 gennaio 2020, ore 18 nella Sala delle Colonne, Banco BPM, (Via San Paolo 12) Milano. Interverranno Alberto Fontana, Paolo Bolpagni, Francesco Gurrieri e Aldo Colonetti. Ingresso libero.

Si ringrazia Banco BPM per l’ospitalità e la collaborazione.

 

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La mostra "Sirene"a cura della Fondazione Videoinsight® celebra il mondo femminile, valorizza il talento e la creatività delle Artiste donne

La collettiva di pittura "women only" a cura di Rebecca Russo, filantropa, collezionista e Presidente della Fondazione Videoinsight®, si focalizza sul genio femminile. La mostra è inserita all'interno del circuito Art City Bologna.

La Mostra Sirene, collettiva di Pittura ‘women only’, a cura di Rebecca Russo, celebra il mondo femminile, valorizza il talento e la creatività delle Artiste donne. Rebecca Russo, filantropa, mecenate, collezionista, Presidente della Fondazione Videoinsight®, sostiene da anni l’Arte delle donne in tutte le sue forme. Le Artiste fanno più fatica ad affermarsi e sono ancora troppo poco rappresentate dai Musei e dalle Istituzioni. L’Arte al femminile va rivalutata.

L’Esibizione, prodotta dalla Fondazione Videoinsight®, si focalizza sul genio femminile, esplora e omaggia gli universi creativi delle donne. È frutto di un percorso naturale di collezionismo che integra istinto e ricerca, realtà e sogno, immagini e insight. Tutte le opere d’Arte sono tratte dalla Collezione Videoinsight®.

La Mostra si realizza nel Cubiculum Artistarum del Palazzo dell’Archiginnasio di Bologna, gioiello storico e architettonico rinascimentale. Le opere d’arte dialogano con gli affreschi che rappresentano sulle pareti le Arti e gli Elementi della Vita: Terra, Acqua, Aria e Fuoco.

L’evento è inserito nel circuito Art City Bologna, in collegamento con Arte Fiera 2020. L’Opening è previsto per il 24 Gennaio 2020 dalle 17 alle 19. 

Alle ore 18 è programmata una Lecture Poetica, a cura della Poetessa Achiropita Palermo, intitolata ‘La Sirena e l’Unicorno’. La pubblicazione di un Catalogo accompagna l’Esibizione. 

Dieci Artiste internazionali rappresentano metaforiche Sirene contemporanee: Silvia Argiolas, Cornelia Badelita, Romina Bassu, Zhang Hui, Silvia Idili, Ewa Juszkiewicz, Iva Lulashi, Tala Madani, Jesse Mockrin, Aryan Ozmaei.

Esistono due versioni mitologiche di Sirene, quella antica, che le vede come donne - cigni piumati e quella medievale, che le vede come donne - pesci senza ali. Le prime incantano con la musica e il canto poetico, le seconde ammaliano con il corpo.

Le Sirene sono creature leggendarie e misteriose, esseri mitologici, archetipi primordiali, enigmi irrisolti. Metafore dell’incanto e del desiderio, continuano da secoli a galleggiare nell’immaginario universale. Simboli arcaici, magici ed enigmatici, emblemi della bellezza, dell’attrattività e della pericolosità, racchiudono la complessità e la ricchezza di secoli di cultura. Come l’Arte: gesto divino, eterno, universale, che trasporta, provoca, rapisce.

Dichiara Rebecca Russo: “Il tema delle Sirene mi appartiene. Sono cresciuta nella Terra delle Sirenuse. La leggenda colloca l’Isola delle Sirene narrata da Omero in corrispondenza delle Isole Sirenuse, situate di fronte alla costiera amalfitana. Sin dall’infanzia ho vissuto in una casa ubicata sopra l’Hotel Le Sirenuse di Positano, ho imparato a nuotare nella Spiaggia dell’Incanto, ho subito la suggestione di queste isole denominate Gallo Lungo, La Rotonda e La Castelluccia. Ho frequentato le Sirenuse, isole magiche e affascinanti, ricoperte di erba e di narcisi, luoghi incantati e romantici, aree marine protette con una natura vergine, un vero Paradiso, il mio Paradiso segreto. Credevo che le Sirene esistessero, le sognavo a occhi aperti.”

La Sirena è metafora dell’energia archetipica femminile, della spinta pulsionale inconscia, nelle sue valenze sessuali e aggressive. Nella Sirena Eros e Thanatos coesistono e si contrappongono. La Sirena esprime erotismo e seduzione, ma anche aggressività, pulsione distruttiva, annientamento. Induce in tentazione. Le tentazioni sono sempre pericolose, mettono a rischio il sentimento di sicurezza e l’integrità dell’Io, rendono deboli, possono danneggiare. Spesso portano alla sofferenza e all’infelicità.

La Sirena è sinonimo d’attrazione fatale, d’incantamento, di fantasia amorosa, di piacere, di trasgressione, di passione. Carismatica, incantatrice, brillante, non annoia, intriga. Appare fantastica, bellissima, ammaliante, perfetta, coinvolgente, ma è tormentata, inquieta, perseguitata dal senso d’impossibilità, dai sensi di colpa e di limite, dalle insicurezze cosmiche. La Sirena è il simbolo di ciò che attrae in modo irresistibile, dell’istinto e del desiderio non mediati dalla ragione, del fascino soggiogante, della soddisfazione pulsionale immediata. Le vittime delle Sirene sono prima stregate e catturate dall’avvincente, avventuroso e vittorioso canto, poi divorate, smarrite, lasciate cadere.

La Sirena è per sua natura emblema del contrasto, del conflitto insolubile, essendo sia donna sia pesce, né donna completa né pesce completo.

È una creatura chimerica dalla doppia natura, ha una femminilità fatale e seduttiva, è un insieme indistinto di opposti, è ambivalente: promette amore e conoscenza, ma poi fa inabissare i naviganti. È una dolce tentazione, perchè riporta a una dimensione primigenia dell’esistenza. Attrae l’uomo sessualmente e spiritualmente. Lo incanta e lo annega con un canto che è come un pianto.

 

 Tornquist Maybe its wrong but I start always on the wright side 2000 pieghe e acrilico su tela 130x130x130cm

Tornquist, Maybe it's wrong but I start always on the wright side, 2000, pieghe e acrilico su tela, 130x130x130cm.

 

 COLORE MOVIMENTO ILLUSIONE. TORNQUIST, COSTALONGA, HSIAO

45 opere totali, circa 15 per artista che si confronteranno sul tema della illusione formale e della risposta del cuore e del cervello a queste sollecitazioni estetiche.

Questa mostra presso laFondazione Bevilacqua La Masa, San Marco di Venezia, visibile dal 14 dicembre al 26 gennaio 2020 è dedicata a tre artisti che hanno indirizzato la propria ricerca all’interno dell’arte programmata, approfondendo i temi del movimento, del colore e/o dell’illusione prospettica, ciascuno elaborando un proprio linguaggio specifico e indipendente.

Jorrit Tornquist, uno dei maggiori attori contemporanei nel campo del colore nell'arte e nella sua declinazione urbanistica, conduce una ricerca fra i meccanismi percettivi riguardanti il colore e i suoi rapporti con le risposte emotive, e persino sentimentali, dell’individuo di fronte all’universo cromatico, cosa che lo ha portato a diventare il più grande urbanista del colore contemporaneo, cercando sempre di legare l’architettura industriale, civile, moderna alla dimensione del rapporto uomo/colore.

Franco Costalonga, uno dei capiscuola dell'arte programmata nel Veneto e in Italia, che ci ha da poco lasciato, che ha fatto della ricerca sulla vitalità formale, anche attraverso il movimento – e in questa mostra ci sono soprattutto le sue storiche opere con motore, la sua scelta visionaria.

Gilbert Hsiao, uno dei maggiori artisti contemporanei americani sul versante optical, testimone di una ricerca precisa nel campo dell’illusione e della finzione formale.

Una mostra dunque, che oltre a offrire allo spettatore tre formidabili interpretazioni di una via programmata dell'arte, sarà di grande stimolo per la creatività dei giovani artisti.  

45 opere totali, circa 15 per artista che si confronteranno sul tema della illusione formale e della risposta del cuore e del cervello a queste sollecitazioni estetiche.

COSTALONGA, Franco

Franco Costalonga (1933-2019) inizia a occuparsi di pittura da autodidatta, studiando poi, da privatista, presso la Scuola d’arte di Venezia, dove segue gli insegnamenti di Remigio Butera. Esordisce come incisore e acquafortista conseguendo un premio alla LI Collettiva della Fondazione Bevilacqua La Masa e si dedica successivamente alla pittura realizzando una serie di dipinti che riflettono una ricerca incentrata sulla teoria del colore. Nella seconda metà degli anni sessanta è nel gruppo Dialettica delle Tendenze, fondato da Domenico Cara nel 1965, e inizia a impiegare nelle sue opere nuovi materiali, ottenendo così delle superfici originali, che generano forme tridimensionali. Tali ricerche lo portano in seguito ad avvicinarsi al gruppo Sette-Veneto, di cui è presidente Bruno Munari e che è collegato al Centro Operativo Sincron di Brescia. Costalonga ha così modo di approfondire i suoi interessi nell’ambito degli effetti cinetici e visivi, che lo portano a realizzare una serie di nuove opere, grazie alle quali nel 1967 viene premiato alla LV Collettiva della Fondazione Bevilacqua La Masa.  Molti sono i riconoscimenti che Costalonga riceve per l’attività svolta nei settori dell’arredamento e del design e numerose le sue partecipazioni a mostre nazionali e internazionali. Nel 1972 partecipa alla rassegna “Grands et Jeunes d’aujourd’hui - Art cinetique Peinture-Sculpture” al Grand Palais di Parigi e due anni dopo all'Internationale Kunstmesse-Art5 di Basilea. A partire dal 1978 entra nel gruppo Verifica 8+1, che racchiude artisti veneti attivi nell’ambito delle ricerche dell’arte concreta e strutturalista. Nel corso degli anni ottanta e novanta partecipa a diverse edizioni della Biennale di Venezia.

HSIAO, Gilbert

Gilbert Hsiao, nato nel 1956, cresce nella città di Terre Haute, in Indiana, figlio di una coppia di studiosi cinesi trasferitisi negli USA. Giunge a New York a metà degli anni Settanta per frequentare la Columbia University, dove studia storia dell’arte. Tuttavia, dato che alla Columbia non si tengono corsi di belle arti, Hsiao si ritira e inizia a studiare disegno presso la Art Student League e il Pratt Institute. La sua opera è incentrata sull’esplorazione della percezione visiva e su ciò che ci accomuna in quanto esseri umani, anziché su ciò che ci differenzia gli uni dagli altri. Hsiao ha partecipato a residenze artistiche organizzate da: Millay Colony for the Arts (Austerlitz, New York), Walsh Sharpe Foundation (Brooklyn), Art Omi (Ghent, New York), Gallery Aferro (Newark, New Jersey), e Raygun Projects (Toowoomba, Australia). Inoltre, ha ricevuto una borsa di studio per le Arti Pittoriche da parte della New York Foundation for the Arts. Le sue opere sono state esposte presso importanti istituzioni come il P.S. 1, il Contemporary Arts Museum di Houston e il Museum of Art di Indianapolis, oltre che in spazi espositivi alternativi e gallerie in America, Asia, Europa e Australia.

TORNQUIST, Jorrit

Jorrit Tornquist nasce nel 1938 a Graz (Austria), dove studia Biologia all’Università e Architettura al Politecnico. Dal 1959 si dedica esclusivamente alle ricerche sul colore dal punto di vista scientifico. Dal 1965 importanti gallerie organizzano una serie di mostre in moltissime città italiane tra cui Milano, Venezia, Genova, Torino, Livorno, Roma, Firenze, e in alcune città straniere tra cui Bruxelles, Francoforte, Zurigo, Vienna, Berlino, Budapest e Tokyo. Espone in prestigiosi spazi pubblici quali Palazzo Reale a Milano, il Public Eye di Amburgo, il Museum of Drawers e il Mc Crony Collection di New York, il Museo Soto di Ciudad in Venezuela, il Museum of Modern Art di Eilat in Israele, e a Zagabria, Barcellona, Zurigo. Nel 1966 entra a far parte del Forum Stadtpark di Graz e realizza il suo primo “color-project” pubblico a cui seguiranno molti altri, negli anni successivi, in Italia e all’estero. Nel 1967 fonda a Graz il gruppo “Austria-Ricerche su griglie di impulsi”, e nel 1972 “Team-colore” a Milano. Sono anni di grande impegno. Nel 1973 entra a far parte del “Colour-Center” di Tokyo, nel 1977 del gruppo “Surya” di Milano e nel 1995 crea il gruppo “Color & Surface” che è attivo a Barcellona, Milano e Vienna per color-project pubblici e privati. Nel 1986 è invitato alla XLII Biennale Internazionale di Venezia nella sezione “Arte Scienza e Colore” con Veronesi, Le Parc, Munari, Vasarely, Max Bill, Loshe, Albers, Gerstner e Fontana. Nel 1994 figura tra i dieci artisti internazionali invitati alla mostra “Big and Great” di Palazzo Martinengo a Brescia. Nel 1995 è membro del Comitato Scientifico del Politecnico di Milano. Nel 1998 è direttore del Comitato Scientifico dell’Istituto del Colore di Milano. Nel 2007 è invitato alla Biennale “Stemperando”, svoltasi alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Spoleto, a cura di Giovanna Barbaro. Tra i suoi ultimi interventi urbanistici: il nuovo Termovalorizzatore dell’ASM di Brescia, il depuratore del Garda a Peschiera, la ex Italcementi di Tavernola sul lago d’ Iseo, e la colorazione della Galleria Tito Speri di Brescia.

Per informazioni

www.bevilacqualamasa.it

 

 pomodoro bertelé

 

Fondazione Arnaldo Pomodoro presenta FRANCESCO BERTELÉ "Hic sunt dracones"

La Fondazione ospiterà il primo step della narrazione transmediale di cui si compone l’opera Hic sunt dracones, che verrà presentata integralmente a gennaio 2020 nella sua ultima declinazione.

La Fondazione Arnaldo Pomodoro ospiterà il primo step della narrazione transmediale di cui si compone l’opera Hic sunt dracones, che verrà presentata integralmente a gennaio 2020, nella sua ultima declinazione, in occasione dell'esposizione al Museo Madre di Napoli, museo ricevente la donazione dell'opera, unitamente alla presentazione del libro d’artista come parte integrante dell’intero progetto.
 
Il video Walking through the walls sarà presentato nei suggestivi spazi dello Studio di Arnaldo Pomodoro e sarà visibile attraverso l’utilizzo di Oculus GO e cuffie MEZE AUDIO per una fruizione in modalità collettiva e immersiva. Il video si completa con una colonna sonora appositamente realizzata dal musicista Bienoise e un montaggio concepito per creare un legame fisico e tangibile tra l’artista, la sua esperienza e la performance agente sul fruitore.
 
Hic sunt dracones è il risultato di una ricerca lunga e complessa che Francesco Bertelé ha sedimentato nell’arco di diversi anni e che a partire dal 2018 si è innestata su un’azione esplorativa e performativa compiuta dall’artista e dal suo team; ovvero una scalata realizzata di traverso lungo la parete nord di un’Isola nel mar Mediterraneo. L’azione esplorativa compiuta dall’artista, sospeso a picco fra cielo e mare su di una costa rocciosa che geologicamente appartiene alla zolla africana ma politicamente all’Europa, è stata mappata con l’utilizzo di avanzate tecnologie digitali, traducendosi in un percorso individuale e sempre unico, in cui le più recenti tecnologie della Realtà Virtuale e Aumentata si fondono con i significati generati da temi come la geopolitica del confine, la manipolazione dell’informazione, l’errore come scarto fra realtà fisica e alterata. Il risultato è uno scollamento fra il tempo presente e quello dell’esperienza e una distorsione sensoriale in ambienti ibridi e sovra stimolati, ovvero il luogo del possibile attraversamento oltre la soglia del certo, al fine di costruire e di abitare spazi inesplorati, a partire dalle percezioni cognitive di ciascuno.
 
La ricerca portata avanti da Francesco Bertelé in Hic sunt dracones si carica di approfondimenti teorici grazie al coinvolgimento degli autori dei saggi critici pubblicati nel libro d’artista e si formalizza nell’utilizzo sperimentale delle tecnologie digitali e nella creazione finale di un’installazione ambientale, realizzata grazie alla collaborazione fra l’artista e il FabLab Recipient.Cc, la cui natura fortemente smaterializzata -  in grado di ridefinire in maniera rivoluzionaria lo spazio della visione, i modelli di fruizioni e le esperienze narrative (S. Arcagni) - si concretizza attraverso l’interazione con l’individuo, unico strumento di attivazione dell’opera.
 
Hic sunt dracones è un progetto realizzato grazie al sostegno della Direzione Generale Creatività contemporanea e Rigenerazione urbana del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo nell’ambito del progetto Italian Council, IV edizione, 2018.

 

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Presentazione del libro fotografico  “Cuba Vivir Con” di Carolina Sandretto

Concepito come un antico album di famiglia, "Cuba Vivir Con" è un libro rilegato in finto cuoio con il titolo dorato, dedicato alle storie e agli oggetti dei cittadini di Cuba che vivono nei Solares, gli appartamenti condivisi da più famiglie.  

Mercoledì 27 novembre 2019 alle ore 19.00 alla Fondazione Sozzani, incontro con Carolina Sandretto e Walter Guadagnini, in occasione della pubblicazione del libro “Cuba Vivir Con” pubblicata da SilvanaEditoriale. Modera Roberta Scorranese, giornalista del Corriere della Sera e scrittrice.
 
Concepito come un antico album di famiglia, Cuba Vivir Con è un libro rilegato in finto cuoio con il titolo dorato, dedicato alle storie e agli oggetti dei cittadini di Cuba che vivono nei Solares, gli appartamenti condivisi da più famiglie. Scattate dal 2013 al 2017 con una Hasselblad analogica degli anni Cinquanta, le immagini selezionate da Alison Morley, Direttore dei Programmi Internazionali dell’ICP, International Center of Photography di New York, evocano l’aprirsi e il chiudersi delle porte dei palazzi dei Solares cubani e le aspirazioni o le delusioni delle persone che vi abitano.
 
“Mi è stato permesso di entrare in spazi intimi, pieni di statuette, ricordi e foto di famiglia. Mi hanno offerto un caffè e mi hanno lasciato imprimere la loro vita sulla pellicola”, scrive Carolina Sandretto.
 
Dopo la Rivoluzione Cubana del 1959, il nuovo governo mise in atto una redistribuzione degli alloggi, trasformando grandi case monofamiliari e palazzi in alloggi popolari collettivi, noti come “Solares”.
Il testo di Ileana Cepero, docente di Storia Contemporanea alla The New York School, approfondisce la storia di queste abitazioni così specifiche per Cuba da aver stabilito dinamiche sociali proprie dell’Old Havana.

Con discrezione, le foto di Carolina Sandretto ci accompagnano oltre i colori delle case per conoscerne gli abitanti e la loro profonda dignità, in un “ritratto sentimentale”, scrive Walter Guadagnini nell’introduzione, che non lascia indifferenti.

Carolina Sandretto: Laureata all’Università Cattolica di Milano in Scienze Politiche nel 2006, Master in Management del No profit all’Università Bocconi nel 2011, ha completato il programma di Fotogiornalismo all’ICP, International Center for Photography di New York nel 2013. Il suo lavoro è stato esposto in istituzioni e gallerie tra cui ICP di New York (2013); Galleria Antonio Ricci di Carrara (2014); Galleria Renata Bianconi di Milano (2015); Photolux Festival (2015); Annenberg Space for Photography a Los Angeles (2017). Ha partecipato al “Festival Del Paesaggio” a Capri nel 2018 e nel 2019; al MOPLA, Month of Photography Los Angeles (2018). Il suo progetto più recente è “Things left Behind” alla Contemporary Art Gallery a Lugano e Pietrasanta. Nel 2017 ha pubblicato con Skira “Cines de Cuba”, sulle sale cinematografiche cubane.