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Lucrezia Roda HOURGLASS OUR TIME 2022 Stampa Giclée su carta Baritata montata sotto Plexiglas 4mm courtesy Lucrezia Roda e Cortesi Gallery.

Cortesi Gallery di Lugano presenta “GLASS POWER. La potenza della fragilità” di Lucrezia Roda 

Nei quindici scatti Lucrezia Roda mostra il processo produttivo del vetro e gli ambienti della storica Fornace Venini di Murano. 

Cortesi Gallery presenta “GLASS POWER. La potenza della fragilità” mostra fotografica personale di Lucrezia Roda, a cura di Vera Canevazzi.

Nei quindici scatti Lucrezia Roda mostra il processo produttivo del vetro e gli ambienti della storica Fornace Venini di Murano, una delle più note vetrerie a livello mondiale, che l’anno scorso ha celebrato i cento anni dalla sua fondazione e che sta sviluppando un importante progetto istituzionale che includerà alcune opere di Lucrezia.

L’inaugurazione della mostra cade in concomitanza di “The Italian Glass Week”, evento che riunisce i due più importanti festival italiani dedicati alla promozione e valorizzazione del vetro a livello internazionale – Vision Milan Glass Week (10-18 settembre 2022) e The Venice Glass Week (17-25 settembre 2022), in occasione del “Year of Glass”. Il 2022, infatti, è stato ufficialmente designato dalle Nazioni Unite come l’anno del vetro.

Fotografa di ambienti industriali, fabbriche metallurgiche e materiali siderurgici, Lucrezia Roda in questa nuova mostra prosegue la sua ricerca visiva nel campo della produzione industriale e artigianale, attraverso le immagini e i vasi iconici dell’azienda Venini. Il suo percorso nasce nel 2014 all'interno delle Trafilerie San Paolo di Erba, per poi spostarsi nel 2015 all'interno del Laminatoio del Caleotto di Lecco e, nel 2016, in diversi plant del Gruppo Agrati, specializzati in viti, bulloni e sistemi di fissaggio speciali. Nel 2019 la ricerca prosegue all'intero delle acciaierie dei gruppi Duferco e Feralpi di Brescia.

Il tema della metamorfosi è al centro della ricerca artistica di Lucrezia Roda, profondamente attratta dalla capacità dell’uomo di saper “domare” l’essenza primordiale dell’acqua e del fuoco, utilizzandoli all’interno dei processi industriali e artigianali per dare una nuova forma e destinazione d’uso ai materiali. I suoi scatti nascono dalla ricerca di un equilibrio tra realtà complementari: ordine e caos, luce e tenebre, realtà e finzione, microscopico e macroscopico.

Il vetro è per l’artista un materiale molto seducente: anch’esso, come il metallo, è coinvolto in un processo ciclico di produzione dove muta forma, consistenza e caratteristiche. Inoltre, racchiude in sé storia, tradizione, arte, design e artigianato in un perfetto dialogo tra manualità e sensibilità artistica. Il mestiere del vetraio, infatti, è molto antico e si tramanda da generazione in generazione; un sapere che soprattutto nel passato veniva custodito con cura. Il vetro, ancora una volta, incarna dicotomie care all’artista: lavorato dalla potenza del fuoco e dalla sapienza dell’uomo, parte da una consistenza sabbiosa per raggiungere una forma maestosa apparentemente solida, ma nella realtà estremamente fragile e delicata. Un elemento naturale capace di diventare un pregiato manufatto artistico.

L’intervento dell’uomo, così centrale nella produzione del vetro, è tuttavia sotteso, non viene mai direttamente mostrato dalla fotografa italiana: l’azione dell’artigiano deve ancora avvenire, si è già compiuta, oppure è esclusa dall’obiettivo, come nei due scatti “Power Glass” in cui la fiamma, utilizzata nella fase di rifinitura del vaso “Balloton”, viene enfatizzata nella sua potenza e nella sua capacità di forgiare un corpo così frangibile.

Nella mostra “Glass Power”, in cui grazie alla collaborazione con Venini sono presenti alcuni vasi iconici e contemporanei prodotti dalla vetreria, si alternano foto ambientali della fornace, momenti della lavorazione del vetro, i prodotti finiti e alcuni ingrandimenti di superfici vitree, come “Darks in Blue”, “Sweet as you can bee” e “Nothing to See, Nothing to Hide”.

Nel presentare queste immagini Lucrezia Roda non ha un intento prettamente narrativo e documentaristico, quanto suggestivo. Alla fotografa, infatti, non interessa che l’immagine sia aderente al reale, ma vuole generare un’atmosfera, un insieme di sensazioni visive che trasportino lo spettatore in una dimensione quasi sublime. La fornace diviene una sorta di camera delle meraviglie, dove accadono eventi misteriosi e fantastici, una fucina del demiurgo dove si creano oggetti e si trasforma la materia. Così in “Fire Light – Fire Night” subiamo il fascino di una ripresa notturna della sala principale della fornace, rischiarata solo dal fuoco di un forno lasciato acceso per tutta la notte per trasformare la sabbia silicea in vetro. In “Furnace n. 7 – The Annunciation of the Virgin”, il vero protagonista del quadro è il vaso rosso “Veronese”, seppur molto piccolo rispetto alla grandiosità dell’ambiente della fornace. Illuminato da una finestra laterale, le sue superfici convesse e riflettenti catturano la luce, con una resa molto simile a quella del dipinto rinascimentale di Paolo Veronese a cui si ispirò Vittorio Zecchin per dar vita all’iconico vaso creato nel 1921 per Venini.

Ad aumentare il fascino di questo luogo è la presenza di elementi simbolici come le clessidre (“Hourglass, Our Time”) o il gufo (“The mystery of the bloody owl”) che emergono dalle fotografie come soggetti quasi fuori luogo, ma che si fanno messaggeri di concetti universali: la clessidra, ci riporta al tema del tempo, della storia, del cambiamento mentre il gufo, animale notturno, richiama una dimensione oscura, paurosa, ma anche fiabesca. La stessa fotografa cerca un approccio immediato e autentico con i soggetti che ritrae: la montagna di silice diviene una vetta innevata (“SiO4 Mountain”), il cotisso verde, ovvero il residuo di vetro rimasto nel crogiolo e riutilizzato in un’ottica di rispetto per l’ambiente, evoca l’ingrandimento al microscopio di preziosi smeraldi (“Green Emeralds”) e i profili dei vasi della collezione “Fazzoletto” - disegnati nel 1948 da Fulvio Bianconi e Paolo Venini e arricchiti negli anni successivi – sembrano ninfee rosse (“Red Water Lilies”).

Quest’atmosfera quasi surreale è accentata dall’utilizzo di colori accesi e brillanti, estranianti, con la presenza di rossi, arancioni, blu e verdi messi in contrasto tra loro tramite un lavoro di post-produzione fotografica che acuisce il pathos delle rappresentazioni, come in “Gea Color”, in cui la visione ravvicinata di un vaso realizzato dall’architetto Gae Aulenti ci fa immergere in una sorta di liquido informe e primordiale.

Nella fase di shooting l’obiettivo fotografico di Lucrezia Roda non fa classificazioni: tutto può essere soggetto di un’opera, anche lo scarto, particolarmente caro all’artista perché, seppur vissuto e quasi morente, può riscattarsi ed innalzarsi a materiale pronto alla rinascita e al riuso. Ma nel ritrarre l’inusuale, Lucrezia ricerca sempre l’ordine interno delle composizioni, quelle geometrie degli elementi che gratificano la sua costante tensione tra caos e perfezione. Infine, tramite il lavoro di post-produzione l’artista teatralizza la vita della fabbrica, come se, attraverso la finzione, la realtà potesse emergere in tutte le sue infinite sfaccettature.

Nata ad Erba (CO) nel 1992, Lucrezia Roda vive e lavora fra Lugano e Milano. Di formazione classica, si immerge successivamente nel mondo dell’arte visiva, studiando presso l'Istituto Italiano di Fotografia e specializzandosi come fotografa di teatro e di scena all'Accademia del Teatro alla Scala, forte anche della sua profonda impronta umanistica. Pone al centro delle proprie riflessioni i temi dell'introspezione e della trasformazione, dedicando le prime ricerche di fotografia fine-art alla rappresentazione di dinamiche produttive industriali. La sua serie attualmente più rappresentativa è “STEEL-LIFE”: iniziata nel 2014 ed attualmente in corso, raccoglie molteplici immagini sul mondo dell'industria metalmeccanica e del metallo interpretandolo come materia in continuo e ciclico mutamento. Vincitrice del Premio “AIF 2019 - Nuova Fotografia”, attribuito da AIF (Associazione Italiana Foto & Digital Imaging) ad un talento della fotografia emergente italiana “per la determinazione con cui fin da giovanissima si è dedicata alla fotografia, prima creandosi un consapevole percorso di studio, poi elaborando una propria espressività personale incentrata sulla ricerca di un linguaggio contemporaneo”, nello stesso anno pubblica il suo primo catalogo edito da Vanilla Edizioni. Selezionata per esporre nella categoria “Proposte MIA” di MIA Photo Fair, fiera internazionale d'arte dedicata alla fotografia e all'immagine in movimento, è una delle vincitrici del premio RaM Sarteano 2018. Nel 2021 è tra i finalisti del premio Arte Laguna. Ha partecipato a diverse mostre nazionali ed internazionali e le sue opere si trovano in diverse collezioni, fra cui quella della Fondazione Dino Zoli e della Fondazione 3M.

 

Cortesi Gallery, Lugano, Via Nassa 62 – Lugano, Svizzera

Orari di apertura della Galleria: lunedì - venerdì, 10:00 - 18:00 www.cortesigallery.com

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Contatti stampa: Chiara Mantegazza Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 



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 Nari Ward: We the People, 2019 / Exhibition view: New Museum, New York / Photo: Maris Hutchinson - EPW Studio

FONDAZIONE NICOLA TRUSSARDI presenta NARI WARD Gilded Darkness 

Negli spazi esterni e interni del Centro Balneare Romano, in zona Città Studi, Nari Ward porterà opere inedite, realizzate per l’occasione, accanto a celebri sculture, installazioni e interventi ambientali. 

Dal 12 settembre al 16 ottobre 2022 la Fondazione Nicola Trussardi presenta un nuovo progetto realizzato appositamente per la città di Milano: Gilded Darkness [L’oscurità dorata] dell’artista americano Nari Ward (St. Andrew, Giamaica, 1963; vive e lavora a New York). Negli spazi esterni e interni del Centro Balneare Romano, in zona Città Studi, Nari Ward porterà opere inedite, realizzate per l’occasione, accanto a celebri sculture, installazioni e interventi ambientali. 
 
Dopo aver presentato nell’autunno 2020 The Sky in a Room di Ragnar Kjartansson alla Chiesa di San Carlo al Lazzaretto, e dopo aver avviato nel 2021 le attività della Fondazione Beatrice Trussardi – lanciando su scala internazionale il modello nomade della Fondazione Nicola Trussardi – la Presidente Beatrice Trussardi e il Direttore Artistico Massimiliano Gioni hanno scelto di tornare nel cuore della città di Milano con un nuovo intervento in dialogo con le urgenze del nostro tempo. 

Noto per le sue sculture e installazioni assemblate con materiali di recupero, dall'inizio degli anni Novanta, Nari Ward ha contribuito a immaginare l'arte e la cultura contemporanea come esperienze globali e polifoniche. 
Di origini giamaicane, Ward si è trasferito con la famiglia a New York in giovane età, e dopo gli studi d’arte si è stabilito ad Harlem, quartiere prevalentemente afroamericano di Manhattan. Colpito dal proliferare di oggetti abbandonati nelle strade, Ward ha cominciato a collezionare oggetti dal forte valore simbolico. Dalla manipolazione di questi materiali – passeggini, carrelli della spesa, ombrelli, lacci per le scarpe e altri oggetti trovati e rifiuti urbani – sono nate installazioni monumentali che hanno trasformato il linguaggio della scultura contemporanea, introducendo esperienze teatrali e immersive diventate poi un aspetto tipico dell'arte di questo nuovo secolo. 

Ad aprire il progetto per il Centro Balneare Romano sarà una delle sue opere più note, Amazing Grace, prodotta durante la sua residenza nel 1993 allo Studio Museum di Harlem: per questa grande installazione, Ward ha raccolto più di 300 passeggini abbandonati disponendoli in forma di scafo di nave. L’allestimento è accompagnato dalla voce della cantante gospel e attivista afroamericana Mahalia Jackson, che intona la struggente Amazing Grace.
Installata negli spazi raramente accessibili dei vecchi spogliatoi della Piscina Romano, l’opera si carica di nuovi significati: è un anti-monumento che ricorda le immagini recenti dei passeggini lasciati nelle stazioni al confine con l’Ucraina per accogliere i profughi in fuga dal conflitto ma è anche un grande abbraccio che avvolge gli spettatori in un’atmosfera malinconica e struggente.
 
Accanto ad Amazing Grace, Nari Ward presenterà una serie di opere che mettono al centro molti temi che animano la sua ricerca: il dialogo tra culture, l’arte come spazio di incontro e scambio, il formarsi dell’identità al confine tra linguaggi e tradizioni diverse e, in particolare, una riflessione sulla funzione dei monumenti in un momento segnato dalla continua revisione della storia e dai numerosi crolli e le ripetute crisi che hanno definito questi ultimi anni.
 
Gilded Darkness si articolerà negli spazi del Centro Balneare Romano, occupandoli con tracce fisiche e immateriali. La storia del Centro – progettato dall'architetto Luigi Secchi durante il fascismo, inaugurato nel 1929 e dedicato alla memoria del giovane campione olimpionico Guido Romano morto al fronte durante la Prima Guerra Mondiale – racconta di ideali di vittoria e grandezza, di guerre e atletismo, di nazionalismo e imperialismo: concetti ai quale Ward risponde con i suoi monumenti precari e con oggetti che incarnano storie di piccoli eroismi quotidiani, episodi di gioia collettiva ma anche immagini di sconfitte e cadute dei miti trionfali che avevano attraversato il Novecento.
 
Al centro dell’esposizione si trovano alcune nuove produzioni, commissionate dalla Fondazione Nicola Trussardi, tra cui Emergence Pool, un intervento site-specific sulla piscina – elemento centrale del Centro Balneare, con la sua vasca rettangolare di 4000 metri quadrati, grande quasi come un campo da calcio – che viene trasformata in una gigantesca distesa dorata: una fragile zattera composta da migliaia di coperte termiche galleggianti.
 
Poco lontano un’enorme bandiera bianca issata su una gru rievoca immagini di nazionalismo, violenza e sconfitta, mentre dagli altoparlanti di Battleground Beacon si diffondono suoni e composizioni musicali realizzate in collaborazione con vari gruppi e individui che abitano e vivono a Milano: paesaggi sonori che raccontano la relazione con la città di persone che provengono da altri Paesi e culture.
 
Gilded Darkness di Nari Ward fa parte di una serie di importanti progetti espositivi realizzati dal 2003 dalla Fondazione Nicola Trussardi: opere d’arte pubblica, mostre temporanee, incursioni, performance e interventi pop-up che hanno portato a Milano celebri artisti internazionali tra cui Pawel Althamer, Allora & Calzadilla, Maurizio Cattelan, Tacita Dean, Jeremy Deller, Elmgreen and Dragset, Urs Fischer, Fischli e Weiss, Gelitin, Ragnar Kjartansson, Sarah Lucas, Ibrahim Mahama, Paul McCarthy, Paola Pivi, Pipilotti Rist, Anri Sala, Tino Sehgal e Stan VanDerBeek.
 
La Fondazione Nicola Trussardi è un’istituzione no profit privata, un museo nomade per la produzione e la diffusione dell’arte contemporanea in contesti molteplici e attraverso i canali più diversi, che nasce a Milano nel 1996. Le sue attività sono rese possibili grazie alla generosità delle socie fondatrici e ai membri del Cerchio della Fondazione Nicola Trussardi, gruppo di sostenitrici e sostenitori che ne supporta i progetti. 
Gilded Darkness di Nari Ward continua il percorso intrapreso dalla Fondazione nel 2003, per portare l’arte contemporanea nel cuore della città di Milano, riscoprendo e valorizzando luoghi dimenticati e insoliti e reinventando gli spazi urbani grazie alle energie e allo sguardo degli artisti più interessanti di oggi.
 
Gilded Darkness 
è ideata e prodotta dalla Fondazione Nicola Trussardi e realizzata con la collaborazione di Milanosport.
Si ringrazia Assimpredil Ance per il supporto.
Si ringraziano Spazio Aperto Servizi Società Cooperativa Sociale Onlus, Farsi Prossimo Società Cooperativa Sociale Onlus, Società Cooperativa Sociale Comunità Progetto a.r.l., CEAS – Centro Ambrosiano di Solidarietà per la realizzazione del sonoro dell'opera Battleground Beacon (2021-2022).
Si ringrazia il Comune di Milano. Media Partner: Sky Arte.

Nari Ward
 
Nato a St. Andrew, in Giamaica, nel 1963, Nari Ward è uno degli artisti contemporanei più noti della sua generazione. 
Attivo dagli anni Novanta, il suo lavoro è stato esposto nelle più importanti kermesse internazionali – dalla Biennale di Venezia (1993), alla Biennale del Whitney Museum di New York (1995), a Documenta XI a Kassel (2002) – ed è parte delle collezioni delle maggiori istituzioni museali degli Stati Uniti e di tutto il mondo, tra cui lo Studio Museum di Harlem, il Brooklyn Museum, il MoMA, il Whitney Museum, la Public Library di New York (USA), lo Smithsonian American Art Museum di Washington (USA), l’ICA di Boston (USA), il MoCA di Los Angeles (USA), il Walker Art Center di Minneapolis (USA), la GAM di Torino (Italia), Istanbul Modern a Istanbul (Turchia).
Ha inoltre ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il Fellowship Award, The United States Artists (Chicago, 2020); il Vilcek Prize della Vilcek Foundation (New York, 2017); il Joyce Award della Joyce Foundation (Chicago, 2015); il Premio Roma dell’American Academy of Rome (Roma, 2012); e premi dall’American Academy of Arts and Letters (1998), dalla Pollock-Krasner Foundation (1996) e dal National Endowment for the Arts (1994).
Ha infine ricevuto prestigiose commissioni dall’ONU e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.

INFO

12 settembre – 16 ottobre 2022
Centro Balneare Romano – Milanosport
Via Ampère 20, Milano
Tutti i giorni, ore 12.00 – 19.00
Ingresso libero 

 



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MUVE e il Comune di Venezia tra i vincitori dell'edizione 2021 del Piano per l'Arte Contemporanea 

Aggiudicandosi il primo posto nella categoria acquisizioni, la proposta presentata dal Comune di Venezia con la Fondazione Musei Civici prevede il finanziamento dell’acquisizione di una scultura dell’artista Giorgio Andreotta Calò.

Medusa 2021 di Giorgio Andreotta Calò entrerà nelle collezioni civiche veneziane per la Galleria di Ca’ Pesaro grazie al Bando PAC- Piano Per L'Arte Contemporanea della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. 

Aggiudicandosi il primo posto nella categoria acquisizioni, la proposta presentata dal Comune di Venezia con la Fondazione Musei Civici prevede il finanziamento dell’acquisizione di una scultura dell’artista veneziano Giorgio Andreotta Calò (Venezia, 1979). Formatosi all’Accademia di Belle Arti della città lagunare e tra i tre artisti invitati a rappresentare l’Italia alla 57.ma Biennale di Venezia nel 2017, Andreotta Calò rappresenta una delle voci più interessanti del panorama artistico contemporaneo. Sua è l’immagine che accompagnerà la 18° Giornata del Contemporaneo promossa da Amaci- Associazione dei Musei d'Arte Contemporanea Italiani in programma per l’8 ottobre 2022. 

Nella scultura Medusa 2021, che entrerà nelle collezioni civiche per la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, l’artista interviene sulle bricole, tipici pali della laguna di Venezia assottigliatisi nella loro parte centrale a causa della costante erosione esercitata dal moto delle maree. Una volta recuperati, i pali vengono scolpiti nella parte superiore fino ad arrotondarla, mantenendo invece inalterate le irregolarità “stalattitiche” della parte inferiore, corrosa dall’acqua. L’opera assume così le sembianze di una medusa, organismo composto quasi totalmente da acqua - ed è proprio l’acqua l'ambiente in cui sono compresenti questi animali e i legni da cui originano le sculture, quasi che la prossimità ne induca la somiglianza. 

"Desidero esprimere il mio più sincero ringraziamento alla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura per aver selezionato, nell’ambito del PAC2021 - Piano per l’Arte Contemporanea, la proposta di Ca' Pesaro per acquisire l’opera Medusa di Giorgio Andreotta Calò - commenta il Sindaco della Città di Venezia Luigi Brugnaro. Fin dal mio insediamento - continua - ho fortemente sostenuto il piano della Fondazione di incrementare il proprio patrimonio artistico. Un percorso che va di pari passo con la valorizzazione dell’arte contemporanea e il consolidamento delle raccolte conservate nei Musei Civici della città. Raccolte che si arricchiscono anno dopo anno anche grazie al gran numero di donazioni che ci arrivano da encomiabili benefattori che hanno a cuore Venezia e che sanno con quale cure conserveremo e valorizzeremo le opere che donano alla Città. In questo caso sono particolarmente lieto che le collezioni civiche si arricchiscano di un’importante opera scultorea di Andreotta Calò, artista nato a Venezia nel 1979 e che qui tutt’oggi lavora. Medusa, 2021 rappresenta un significativo arricchimento della presenza di arte contemporanea del territorio veneziano nelle raccolte della Galleria Internazionale d’Arte Moderna e l’opera Medusa, scolpita partendo dalla forma delle bricole, invita a ripensare il rapporto tra uomo e ecosistema lagunare, aprendo una possibile riflessione su Venezia come paradigma della contemporaneità".

La Fondazione Musei Civici di Venezia, commenta la Presidente Mariacristina Gribaudi, ha sempre creduto fortemente nel valore dell'arte contemporanea e nel consolidamento delle collezioni museali. Su questa linea si colloca la nostra partecipazione al Bando PAC 2021 con la proposta di acquisizione di un'opera dell'artista Giorgio Andreotta Calò, autore di origine veneziana e da anni "ambasciatore" della migliore ricerca creativa in Italia e nel mondo. Sono quindi molto felice del riconoscimento ottenuto e grata alla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura che ha voluto premiare la nostra proposta. La vittoria del PAC 2021 permetterà alla Galleria Internazionale d'Arte moderna di Ca' Pesaro di conservare ed esporre un lavoro di grande qualità, che testimonia la vivace cultura visiva di cui Venezia è ancora protagonista.

Gabriella Belli, Direttore MUVE, ricorda di aver sostenuto con grande entusiasmo la proposta di acquisire un’opera dell’artista Giorgio Andreotta Calò, artista veneziano noto a livello internazionale e già tra i protagonisti del Padiglione Italia alla 57° Biennale di Venezia nel 2017. L’opera Medusa 2021, che grazie al Bando PAC potrà entrare nelle collezioni civiche, si inserisce  perfettamente nella storica vocazione della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di essere luogo di ricerca e rinnovamento del linguaggio artistico moderno e contemporaneo. Medusa è parte di un progetto più ampio che Andreotta Calò ha dedicato al tema de ‘La scultura lingua morta’, titolo del lavoro teorico di Arturo Martini, artista legato alle vicende dell’avanguardia veneziana e all’attività di Ca’ Pesaro, che ne conserva numerosi capolavori.  Andreotta Calò, dopo aver assorbito nella sua pratica il portato delle ricerche del secondo ‘900 (in particolare di arte povera, arte concettuale e land art) ritorna sulla riflessione di Martini e sulla sua critica provocatoria verso un linguaggio della scultura irrimediabilmente desueto, per rilanciarla in una nuova dimensione. 

 



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Bruno Gianesi BUGIE 

I lavori presentati prendono di mira la diffusione pervasiva di fake news che infesta non solo il sistema dei media, ma anche la vita quotidiana di chiunque possieda uno smartphone.

La stagione artistica 2022 al Castello Dal Verme di Zavattarello, curata dalla Fondazione Luciana Matalon,  si chiuderà settembre  con “Bugie”, la personale di pittura  di Bruno Gianesi. I lavori presentati, dal 3 al 25 settembre, in questa mostra prendono di mira la diffusione pervasiva di fake news che infesta non solo il sistema dei media, ma ormai anche la vita quotidiana di chiunque possieda uno smartphone.

La sezione ICONS comprende invece 40 disegni, fatti dall'artista nel periodo del primo lockdown, delle celebrità a lui più care, da Marlene Dietritch a Lady Gaga.

Bruno Gianesi lavora per sedici anni alla Maison Versace, in qualità di capo stilista e responsabile dei progetti teatrali nell’ufficio stile. Dopo anni passati nel mondo dell’haute couture, si dedica all’arte, dove combina suggestioni provenienti dal mondo della moda e della comunicazione. 


ORARI APERTURA:

Venerdì dalle ore 15.00 alle ore 19.00.
Sabato e domenica dalle 10.00 alle 19.00

 Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Zavattarello (PV)

 



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Francesco e Sveva Taurisano con l'opera di Jota Castro, CHINA.

Inès Di Folco è la vincitrice di “Because of Many Suns”, il premio-acquisizione di Collezione Taurisano 

L'opera propone una rappresentazione ciclica del tempo, in cui reminiscenze di volti e paesaggi squarciano l'oscurità.

Con l’opera “Constellation”, Inès Di Folco (Parigi, 1993) è l’artista vincitrice della seconda edizione di "Because of Many Suns", il premio-acquisizione promosso da CollezioneTaurisano nell’ambito della fiera Art-o-rama di Marsiglia, tra le cui proposte l’opera è stata selezionata.
 
L’opera, presentata dalla galleria Sissi Club di Marsiglia, propone una rappresentazione ciclica del tempo, in cui reminiscenze di volti e paesaggi squarciano l'oscurità. Disposte a spirale come a comporre una galassia, le figurazioni danno ritmo alla tela e suggeriscono mondi fantastici. Ispirato al film “Silvestre” (1981) del regista João César Monteiro, il dipinto racconta una storia iniziatica, il viaggio di una donna alla ricerca della propria forza interiore, e funge al tempo stesso da racconto intimo e messaggio universale.
 
“L’opera si distingue per la delicatezza del messaggio – si legge nelle motivazioni della giuria – e pare suggerire una simbiosi inter-specie in un pianeta vessato dalla crisi climatica. Sorprende la tecnica precisa, con cui la giovane artista crea un mondo magico e fantastico che si anima di notte.”
 
Ad assegnare la vittoria è stata la giuria composta da Sveva Taurisano, collezionista, Carolina Ciuti, curatrice del Premio e direttrice di exibart.es e del festival dedicato alla video arte LOOP, Joseph Awuah-Darko, collezionista e conoscitore d’arte, e Muriel Enjarlan, direttrice del FRAC (Fonds Régional d'Art Contemporain) della regione Provence-Alpes-Côte d'Azur, collezione pubblica regionale di arte contemporanea finanziata dalle regioni, dal Ministero della Cultura francese e dai comuni, con il quale, dopo un complesso iter, CollezioneTaurisano ha stretto una collaborazione.
 
La giuria ha inoltre attribuito una menzione speciale all’artista Hunter Foster (Little Rock, Arkansas, 1993), rappresentato dalla galleria Good Weather (North Little Rock and Chicago) per l’originalità con cui rielabora tematiche legate al minimalismo e all’identità americana.
 
“In linea con l'impegno della nostra collezione – dichiarano i collezionisti Francesco e Sveva Taurisano – il Premio vuole conferire un riconoscimento a quegli artisti la cui pratica fornisce una profonda comprensione del tempo in cui viviamo. In esso si incarna una nuova concezione di collezionismo che non è solo possesso e accumulo, ma soprattutto condivisione e scambio, in una circolarità che, a partire dalle acquisizioni, genera nuovi processi di valorizzazione delle opere. Un collezionismo "sostenibile", a beneficio del pubblico e degli artisti.”
 
A conferma di ciò, e diversamente da quanto accade con gli altri premi-acquisizione l’opera vincitrice non viene solo acquisita, ma contestualmente donata all’ente pubblico prescelto, il FRAC, in modo non solo da aumentarne la visibilità, ma anche da attribuirle una cornice istituzionale e concettuale. 
 
In occasione del vernissage di apertura della fiera, CollezioneTaurisano in collaborazione con il FRAC, ha inoltre presentato presso la terrazza della Friche Belle de Mai una performance dell’artista Anna Dot (Vic, Spagna, 1991), per attivare l’opera Giving “A Space To Confusion” (2017), vincitrice della scorsa edizione del premio e adesso parte dei fondi dell’istituzione francese.
 
Il Premio “Because of Many Suns” è stato istituito durante il primo lockdown del 2020 e il suo titolo è stato ideato dal collettivo artistico transdisciplinare Apparatus 22, con l’obiettivo di riflettere su concetti come la generosità, la cura e la vitalità. “Because of Many Suns” si riferisce quindi al premio come a un raggio di sole che nutre le giovani pratiche artistiche, rivendicando al contempo la costruzione di un ambiente più favorevole alle arti. La veste grafica è stata ideata dagli stessi Apparatus 22 in collaborazione con l’art-director Otilia Fiastru.

 



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Copertina del Libro LA CADUTA con opera di Stefano Cescon.

 

Il 9 settembre apre la mostra internazionale "La Caduta" al Mercato Centrale di Milano 

In mostra 9 artisti di fama internazionale al fianco dei 10 finalisti della nona edizione del Premio Cramum.

Il 9 settembre inaugura alle ore 18:00 al Mercato Centrale Milano (in via Giovanni Battista Sammartini 2) la mostra internazionale "La Caduta", che rimarrà aperta (visita gratuita) fino al 17 settembre.

La mostra curata da Sabino Maria Frassà presenta le opere dei finalisti della Nona edizione del Premio Cramum al fianco di quelle di artisti di fama internazionale fuori concorso: Letizia Cariello (Letia), Stefano Cescon (vincitore premio Cramum precedente edizione), Franco Guerzoni, Peggy Kliafa (Grecia), H.H. Lim (Cina), Franco Mazzucchelli, Fulvio Morella, Luca Pignatelli e Francesca Piovesan.

Il 9 settembre sarà anche nominato/a il/la vincitore/vincitrice del Premio, che potrà usufruire di un percorso di mostre e pubblicazioni oltre che ricevere il “cubo”, simbolo del premio, quest'anno realizzato dalla Marini Marmi in Ceppo di Gré. Grazie alla nuova collaborazione con ArtBite sempre il 9 settembre verrà assegnato anche il Premio Speciale Bite&Go&Cramum. Gli artisti finalisti del Premio e in mostra sono: Marta Abbott (Repubblica Ceca), Anouk Chambaz (Svizzera), Benedetto Ferraro, Gaetano Frigo, Simone Giai, Rossana La Verde, Giovanni Longo, Martina Merlini, Giulia Nelli, Lucrezia Zaffarano.

La mostra e la pubblicazione correlata “LA CADUTA, come cadere in alto” sono state concepite come una riflessione corale sull’oggi partendo dal romanzo La caduta scritto da Albert Camus nel 1956.

Il curatore della mostra Frassà spiega che <<come nei primi anni della Guerra Fredda riviviamo in un crescendo di tensione per cui la caduta sembra incombente, inesorabile e inevitabile. Cosa fare: chiudere gli occhi, registrare ciò che accade o intervenire? Questa mostra cerca di farci riflettere su questi temi così sensibili, senza fornire risposte certe, ma volendo stimolare "buoni dubbi".

"Cadere ci ricorda che siamo fallibili, ma ci dà anche sempre l’opportunità di rialzarci. In questo periodo di sfide straordinarie – nel senso letterale della parola – che hanno messo in discussione tutti gli equilibri, è quantomai importante essere aperti a nuove prospettive e interpretazioni. Un’apertura che fa parte da sempre del DNA di Mercato Centrale, e si concretizza in un impegno costante nella promozione artistica e culturale, di cui la collaborazione con il premio Cramum e la mostra “La Caduta” sono un perfetto esempio" commenta Elisabetta Giusta, Responsabile dei progetti culturali per Mercato Centrale.

Questa edizione del Premio Cramum è resa possibile grazie alla collaborazione di Cramum con il Mercato Centrale Milano oltre che con: Istituto Confucio dell'Università degli Studi di Milano, Associazione Marmisti della Regione Lombardia, Marini Marmi Srl, Studio Museo Francesco Messina, The Art Talk, ArtBite, Cantina Giacinto Gallina e Ama Nutri Cresci.

La 9ª edizione del Premio Cramum è dedicata a Rocco M. “caduto in alto” il 25 luglio 2021.

INFO

LA CADUTA

Mostra internazionale a cura di Sabino Maria Frassà

Promossa da: Mercato Centrale Milano & Cramum

Presso Mercato Centrale Milano (via Giovanni Battista Sammartini 2)

Inaugurazione aperta il 9 settembre alle ore 18:00

Mostra aperta e visitabile gratuitamente senza appuntamento dal 10 al 17 settembre, tutti i giorni dalle 7:00 a mezzanotte.