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 Photo Monica Romano

Il fotografo Luigi Spina è tra i finalisti della 73a edizione del Premio Michetti 

Per l’occasione l’autore presenta una mostra dedicata al progetto inedito MATRES. L’anima di questa terra è il fango.

Luigi Spina, noto per le sue ricerche fotografiche incentrate sulle forme dell’antichità, dalle sculture classiche ai reperti archeologici, fino al rapporto tra arte e sacro, di recente protagonista delle mostre personali Sing Sing. Il corpo di Pompei e I Confratelli presso il MANN di Napoli – progetti raccolti nei volumi pubblicati dalla casa editrice 5 Continents Editions – è tra i finalisti della 73a edizione dello storico Premio Michetti dal titolo "Figura, figurae. L’immagine delle immagini", a cura di Nunzio Giustozzi, promosso dalla Fondazione Michetti in collaborazione con il Museo Barbella di Chieti e con l’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo.

Per l’occasione, dal 30 luglio al 25 settembre 2022 Luigi Spina presenta per la prima volta al pubblico nelle sale di Palazzo San Domenico a Francavilla al Mare (CH), sede di Fondazione Michetti, una selezione di 39 scatti inediti in bianco e nero tratti dal progetto MATRES. L’anima di questa terra è il fango, dedicato alla sua terra, la Campania.

Preziose statue di tufo raffiguranti divinità femminili, oggi conservate al Museo Campano di Capua, le Matres – “Madri” – vennero alla luce nel 1845, casualmente, presso il fondo Patturelli nel territorio di Santa Maria Capua Vetere, l’antica Capua. Sedute, come in trono, con gli infanti sul grembo, furono una scoperta eccezionale: uniche nel loro genere e strettamente connesse con l’identità della terra campana, databili dal V al II sec. a.C., sono divenute nel tempo simboli della Terra di Lavoro, come è stata chiamata la provincia di Caserta, e rappresentano un inno alla vita e alla fecondità.

Con questo nuovo progetto, Spina indaga attraverso il mezzo fotografico il rapporto che si instaura fra i corpi scolpiti nel tufo e il territorio al quale appartengono, rivendicando un ruolo identitario per queste sculture che diventano epicentro di un complesso racconto visivo.

Dalle fotografie di Spina emerge la relazione delle Madri con il paesaggio e il lavoro campani, richiamando ora le superfici irregolari dei banchi tufacei, caratteristici del territorio, ora le colture di tabacco, canapa e granturco. Le Madri simboleggiano anche un tempo idilliaco in cui uomo e natura vivevano in simbiosi, un passato ormai annebbiato dalle logiche industriali degli ultimi quarant’anni, dall’inquinamento e dalla speculazione edilizia, che hanno reso il lavoro un’idea utopica.

Spiega Luigi Spina: “Rugose, taglienti, per alcuni mostruose, ma simbolo della vita e segno di una forte identità culturale. Un’appartenenza culturale e sociale forgiata attraverso il ripetersi, per generazioni, degli stessi riti alla Madre Terra. Gesti per propiziarsi la fertilità della terra e delle donne. Queste Madri ci restituiscono l’immagine di un popolo che non c’è più, di una terra dimenticata, ma la loro fede è ancora intatta. La loro terra è la mia terra. Oggi è distrutta e intrisa di veleni. La speculazione edilizia, la camorra, la disoccupazione e il male oscuro, senza tempo, dell’immondizia. Il casertano è avvolto da una nube tossica che non ci consente più di vivere, di lavorare e di sperare. Casertano è disprezzare della gente, una cultura e definire una razza. Ci resta la Fede tramandata da quelle facce silenziose, con quegli infanti tra le braccia, simbolo delle generazioni che verranno. Credere nella propria identità culturale. Autocoscienza costruita, da generazioni, nella nuda terra. Quel fango nero degli antichi campani è la nostra anima”.

Insieme a Luigi Spina, gli artisti italiani in concorso per la 73a edizione del Premio Michetti sono: Giulio Catelli, Paolo Delle Monache, Roberto De Santis, Monica Ferrando, Giovanni Gasparro, Elena Giustozzi, Matteo Massagrande, Luca Pignatelli, Marzio Tamer, Sandro Trotti, Velasco Vitali, Rita Vitali Rosati.

Il Premio Michetti sarà assegnato sabato 30 luglio alle ore 19.00 presso la sede della Fondazione Michetti, a Palazzo San Domenico a Francavilla al Mare.

Presidente della Giuria di questa edizione è lo storico dell’arte Costantino D’Orazio, Curatore presso la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Membri della giuria: Angelo Piero Cappello (Direttore Centro per libro e la lettura), Alessandro Caruso (Vicedirettore The Watcher Post), Lella Mazzoli (Direttore Istituto Formazione Giornalismo di Urbino), Cristina Ricciardi (Storica dell’arte Università d’Annunzio di Chieti-Pescara), Daniela Simoni (Presidente Centro Studi Osvaldo Licini) e Andrea Lombardinilo (Presidente Fondazione Michetti).

Novità 2022 è la prima edizione del Premio “Digital Michetti”, che sarà assegnato dal voto digitale degli appassionati d’arte e degli affezionati del Premio Michetti, che potranno votare le opere in concorso in anteprima su www.fondazionemichetti.it

Il Premio sarà assegnato a conclusione della rassegna. I Premi Michetti e Digital Michetti sono realizzati con il sostegno della Regione Abruzzo e del Comune di Francavilla al Mare.

Luigi Spina. Note biografiche.

Luigi Spina ha svolto numerose ricerche fotografiche incentrate su anfiteatri, il senso civico del sacro, i legami tra arte e fede, le antiche identità culturali, il confronto con la scultura classica, l’ossessiva ricerca sul mare, le cassette dell’archeologo sognatore (Buchner), e altre tematiche in cui l’azione culturale e sociale è mediata dalla fotografia.

Di recente ha indagato attraverso il mezzo fotografico i gessi di Antonio Canova, al centro del progetto editoriale Canova, quattro tempi edito da 5 Continents Editions e della recente mostra Canova tra innocenza e peccato promossa dal MART di Rovereto. Un nuovo capito di questa ricerca è costituito dall’interpretazione della Stele Tadini del Canova su invito dell’Accademia Tadini di Lovere: l’opera Mater Dolorosa n.01 (edizione 1/5) sarà esposta dal 16 luglio al 25 settembre 2022 presso l’Atelier del Tadini a Lovere nella mostra Canova interpretato. Quindici fotografi per Canova, un percorso espositivo che raccoglie gli scatti di importanti fotografi contemporanei, e verrà acquisita dall’Accademia Tadini entrando a far parte delle collezioni dell’istituzione.

Fra i tanti libri pubblicati, in diverse lingue e distribuiti in tutto il mondo, si citano il progetto sul Foro Romano, L’Ora Incerta, Electaphoto (2014); The Buchner Boxes (2014); Le Danzatrici della Villa dei Papiri (2015); Diario Mitico, la Collezione Farnese (2017); Tazza Farnese (2018) editi da 5 Continents Editions, Volti di Roma alla Centrale Montemartini per Silvana Editoriale (2019), Sing Sing, il corpo di Pompei, I Confratelli, Canova, quattro tempi, Il Mosaico di Alessandro e San Domenico di Niccolò dell’Arca tutti con 5 Continents Editions nel 2020.

La celebre rivista MATADOR, Fabrica Madrid, gli ha dedicato la cover e il servizio centrale del numero T.

Ha pubblicato oltre 22 libri fotografici di ricerca personale e ha realizzato prestigiose campagne fotografiche per Enti e Musei. Le più note: Collezione Farnese di Sculture Classiche (2001-2010); Pittura Pompeiana (2009); Ercolano tre secoli di Scoperte (2009); La Villa dei Papiri (2009); Il Museo Palatino (2014);

Tuttora sono in corso nuove ricerche fotografiche come Interno pompeiano, I Bronzi di Riace, La scultura campana.

Ha collaborato con vari editori tra cui Franco Maria Ricci, Mondadori Electa, Federico Motta Editore, 5 Continents Editions, Treccani. È presente nell’Atlante dell’Arte Contemporanea a Napoli e Campania 1966 – 2016 a cura di Vincenzo Trione, Museo MADRE/Electa.

Ha esposto in varie istituzioni: Museo Archeologico di Napoli; Musei Capitolini di Roma; Museo Campano di Capua; Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps; Galleria San Fedele, Milano; Museo MADRE, Napoli; Palazzo dell’EUR, Roma; Reggia di Caserta; MACRO, Roma; Galerie Patrick Mestdagh, Bruxelles; MIAFAIR Milano; Postermostra a Lisbona, Festival Internazionale della Fotografia di Kranj (Slovenia); Gallery of Fine Art Uzbekistan; MART Rovereto.

Sue opere sono acquisite in permanenza dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Aeroporto di Capodichino di Napoli, BNL Paribas, Musei Capitolini, Roma. La rivista Artribune l’ha insignito del titolo di miglior fotografo dell’anno 2020.

Fondazione e Premio Michetti

Costituita nel 1952, sulla scia di successo del Premio Michetti nato nel 1947, la Fondazione Michetti diventa Ente Morale nel 1955. Tra i curatori del Premio Michetti si annoverano Palazzeschi, Angioletti, Apollonio, Bellonzi, D’Amico, Caramel, Daverio. Il Premio coniuga da sempre spinte moderniste e linguaggi della tradizione artistica, in un processo di equilibrio tra valorizzazione della realtà locale e nazionale. Numerose le mostre dedicate a Francesco Paolo Michetti. Il più recente omaggio al Maestro di Francavilla si è svolto a Roma, con la retrospettiva del 1999 a Palazzo Venezia. Il Museo Michetti (Mumi) di Francavilla al Mare ospita le cosiddette due tele giganti del maestro, Le serpi e Gli storpi, realizzate intorno al 1900. Il Mumi è ospitato nella sala ipogea posta a fianco di Palazzo San Domenico, storica sede della Fondazione.

www.fondazionemichetti.it

 



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Alice Ronchi, Sole, 2020. Ferro, 55x102x4 cm. Courtesy the Artist

 

I.D.E.A. Salento e Masseria Canali presentano ALICE RONCHI SOLE 

Ronchi rimodula esperienze che provengono dalle avanguardie storiche, in una chiave molto autonoma in grado di generare suggestioni intimiste e forme astratto-concrete e finanche minimaliste.

Per il secondo anno consecutivo, Masseria Canali a Casarano, dimora privata del collezionista milanese Davide Meretti, apre i suoi spazi a I.D.E.A. Salento, residenza satellite di Cascina I.D.E.A., il progetto ideato dalla collezionista e mecenate Nicoletta Rusconi.

Protagonista della nuova edizione del progetto concepito in stretto dialogo con il contesto e i materiali della tradizione locale, attraverso l’esposizione di opere, in parte concepite ad hoc, è Alice Ronchi (1989). Tra le artiste italiane più raffinate e attente a una progettualità che transita dalla scultura, alla pittura, all’installazione, Ronchi rimodula esperienze che provengono dalle avanguardie storiche, in una chiave molto autonoma in grado di generare suggestioni intimiste e forme astratto-concrete e finanche minimaliste.

In mostra un nucleo selezionato di opere della produzione più recente, in parte realizzate dopo un periodo di residenza e investigazioni in Salento, a stretto contatto con i luoghi e le geografie, ma anche con le antiche tessiture, dove ha individuato i supporti per due inediti dipinti astratti in mostra. Il concept alla base della programmazione di Masseria Canali attraverso I.D.E.A. Salento, infatti, è proprio l’esposizione di opere legate al luogo o comunque alla filosofia di questa architettura che è anzitutto luogo di progettualità, visioni, rispetto delle forme naturali o del contesto antropologico, paesaggistico e urbanistico del Salento.

A metà strada tra il ludico e il minimale, il lavoro di Alice Ronchi è una sintesi tra il rigore della forma e l’apparente immediatezza dei suoi segni e della sua scrittura, come si evince dalla prima opera installata site-specific all’ingresso della masseria: “Sole”, una scultura a parete che evidenzia il genius loci, ma anche un richiamo alla semplicità e all’intensità di un immaginario legato alla natura e alle sue declinazioni più recondite.

Con l’uso di differenti media, Alice Ronchi con questa mostra investiga forme primigenie con uno sguardo denso di stupore, restituendoci una sua magica visione insieme rigorosa e trasognante.

Lo spirito di Masseria Canali – suggerisce Davide Merettiè da ricercarsi nell’interconnessione di architettura, natura ed arte e nelle sensazioni di armonia che l’interazione di questi elementi è in grado di generare”; mentre per Nicoletta Rusconi, ideatrice e promotrice di Cascina I.D.E.A., “Dall’incontro di Cascina I.D.E.A. – luogo dedicato all’espressione artistica e agli artisti – e Masseria Canali, è nata e prosegue I.D.E.A. Salento, residenza pensata come occasione di pura sperimentazione, nella volontà di dissolvere i confini tra discipline e di ospitare esperimenti di arte ambientale”.

 



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Elia Alunni Tullini Turquoise shell 2022 maiolica 60x40x30 cm

  

"Milano Scultura”, l’unica fiera italiana dedicata alle arti plastiche alla sua sesta edizione 

"Milano Scultura”, l’unica fiera italiana interamente dedicata alle arti plastiche, che quest’anno torna nella sua sede originaria nel cuore della metropoli lombarda, la Fabbrica del Vapore.

Giunge alla sua sesta edizione “Milano Scultura”, l’unica fiera italiana interamente dedicata alle arti plastiche, che quest’anno torna nella sua sede originaria nel cuore della metropoli lombarda, la Fabbrica del Vapore.

Dal 9 all’11 settembre 2022, oltre 40 tra artisti e gallerie, selezionati con attenzione curatoriale dalla direttrice Ilaria Centola e dal curatore Valerio Dehò, riportano al centro la scultura non solo come linguaggio tradizionale – attraverso opere tridimensionali, talvolta di dimensioni installative, che spaziano dal marmo al bronzo, dalla ceramica ai materiali di recupero – ma anche come forma espressiva in grado di raccontare i grandi temi del contemporaneo grazie alla presenza di progetti monografici che mai come quest’anno si esprimono su questioni d’attualità come il rapporto tra uomo e lavoro, il conflitto in corso in Ucraina, i migranti.

La rassegna è organizzata con il patrocinio del Comune di Milano.

Oltre alla sua formula tematica e non generalista, la manifestazione mantiene anche per l’edizione corrente un’altra sua peculiarità: l’essere al contempo fiera e progetto espositivo godibile da un pubblico di collezionisti come di appassionati. 

“Creare un ambiente piacevole di scambio intellettuale con ingresso libero dove le gallerie e gli artisti possono esprimere tutte le loro potenzialità è doveroso verso la città che amo e il mondo dell’arte in generale”, dichiara la direttrice Ilaria Centola.

“Milano Scultura” non è infatti mai stato solo spazio di mercato ed espositivo ma anche luogo fertile di confronto alimentato dalla collaborazione con le scuole e in particolare con l’Accademia di Brera che anche quest’anno partecipa con un progetto tematico, dal titolo “Focus Trasformazioni”. Gli studenti sono stati chiamati a cimentarsi con le tecniche della ceramica e spinti a riflettere sulla sua malleabilità: la sua trasformazione da materia modellabile a volume consistente e immortale passa per gli ostacoli che questo particolare materiale pone; affrontarli è stato per gli studenti opportunità per sviluppare la curiosità e incrementare la voglia di crescere sperimentando. 

Di carattere più strettamente curatoriale i “Progetti speciali”, quest’anno tutti dedicati a temi di attualità a sottolineare l’urgenza dell’arte di capire ed esorcizzare la drammaticità del presente.

“Factoryman” è un progetto site specific nato dalla collaborazione tra l’associazione culturale Startè e Brain, realtà che opera nella comunicazione e nell’editoria d’arte.

Curato da Paolo Asti, presidente di Startè, “Factoryman” è dedicato al ritorno di “Milano Scultura” nella sede della Fabbrica del Vapore e indaga, attraverso le opere degli artisti presenti, la relazione tra uomo e lavoro: in un mondo in cui il lavoro ha fortemente contribuito all’alienazione dell’individuo, il caso della Fabbrica del Vapore si pone come esempio virtuoso di elevazione di uno spazio industriale a spazio deputato all’arte e al dialogo.

Si terrà in occasione dell’inaugurazione, venerdì 9 settembre alle ore 19, la performance “No War – No Crimes” in cui l’artista e performer Ernesto Jannini, da anni impegnato nella denuncia dei crimini di guerra, proverà a tenere in equilibrio sul mento un missile terra-aria mentre recita poesie tratte dall’opera di Dante “Vita Nova”, una metafora visiva e performativa tesa a sottolineare le grandi contraddizioni vissute dall'uomo contemporaneo.

Con il progetto fotografico-scultoreo “Tutti al mare”, il collettivo R.E.M.I.D.A, da sempre promotore di un'arte dalla forte connotazione etica, pone l’attenzione sull’inarrestabile dramma dei migranti e del loro esodo che non di rado si conclude proprio nei nostri mari. Al centro degli scatti, i volti intensi dei bambini, protagonisti inconsapevoli di queste tragiche vicende.

La fiera è accompagnata da un catalogo edito da NFC Edizioni, con un testo del curatore Valerio Dehò.

 



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Detail view, Hybrids (Phasmida Dreaming), Beeswax & Bronze, 2021. Photo credit: Julien Félix, Courtesy the artist.

  

Dominique Koch vince il Bally Artist Award 2022

 

La cerimonia di premiazione si svolgerà, su invito, venerdì 9 settembre. Le opere d'arte di Dominique Koch saranno esposte presso il MASI Lugano, a Palazzo Reali, dal 10 settembre al 2 ottobre 2022.

Dominique Koch è la vincitrice del Bally Artist Award, il premio conferito ogni anno dalla Fondazione Bally per l’Arte e la Cultura in collaborazione con il MASI Lugano, Museo d'arte della Svizzera Italiana. La giuria – composta dal Presidente della Fondazione Bally e CEO Nicolas Girotto, dal direttore creativo di Bally Rhuigi Villaseñor, dal direttore del MASI Lugano Tobia Bezzola, da Diana Segantini, curatrice della fondazione Segantini Unlimited e da Elena Filipovic, direttrice della Kunsthalle di Basilea – ha motivato la scelta lodando: "la profondità della sua ricerca attraverso la quale crea opere multisensoriali con cui indaga il potenziale dell'arte di aprire nuovi spazi immaginativi e nuove prospettive tutt’altro che banali sul nostro mondo”.

Da 15 anni la Fondazione Bally sostiene e promuove il mondo artistico e creativo attraverso un concorso aperto ad artiste e artisti provenienti dal Ticino o attivi in questo Cantone. L’edizione del premio di quest’anno presenta tre importanti novità. Innanzitutto, ad essere premiata non è un’opera a tema, ma la ricerca artistica dei partecipanti. In particolare, sono state valutate le affinità della loro ricerca artistica con i valori cardine di Bally e della sua Fondazione: la sostenibilità e il rispetto degli equilibri tra innovazione, natura ed essere umano. La seconda importante novità consiste nell'apertura del premio alla scena artistica di tutta la Svizzera. Infine, i profili degli artisti sono stati indicati da un gruppo di esperte ed esperti invitati dal MASI Lugano, professioniste e professionisti del mondo dell'arte svizzero, quali Gioia Dal Molin (curatrice dell'Istituto Svizzero a Roma); Samuel Gross (curatore del musée d’art et d’histoire a Ginevra); Carole Haensler (direttrice del Museo Villa dei Cedri a Bellinzona); Eliza Lips (curatrice dell’Haus Konstruktiv a Zurigo); Laurence Schmidlin (direttrice del Kunstmuseum Wallis a Sion) e Katrin Sperry (curatrice indipendente e direttrice del Benzeholz a Meggen/Luzern).

Sono quindi sette le artiste e gli artisti svizzeri nominati per il Bally Artist Award 2022: Vanessa Billy, Monica Ursina Jäger, Loredana Müller, Denis Savary, Jennifer Merlyn Scherler e la vincitrice del Bally Artist Award Dominique Koch. Nominata da Gioia Dal Molin che, citiamo: “La pratica artistica di Dominique Koch consiste in un'ampia ricerca che risulta in opere video e sonore di grande valore, oltre che in sculture e installazioni immersive. L’artista si interroga su possibili coesistenze di specie diverse basate sulla sostenibilità o su forme alternative di convivenza collettiva in un futuro tanto utopico quanto distopico”.

Fondazione Bally per l’Arte e la Cultura

Fondata sul riconoscimento dell'importanza delle arti nella società contemporanea, la Fondazione Bally per l’Arte e la Cultura nasce nel 2006 con l'intento di sostenere i veri talenti della Svizzera. La Fondazione è presieduta Nicolas Girotto, CEO di Bally.  Agli artisti viene offerta l’opportunità di essere supportati a livello internazionale da uno dei brand più famosi del mondo della moda. Gli artisti prescelti ricevono il supporto della Fondazione Bally per l’Arte e la Cultura attraverso molteplici forme: l'esposizione delle loro opere, l'acquisto di opere originali, la pubblicazione di monografie e la concessione di sovvenzioni e finanziamenti a sostegno del lavoro e della realizzazione delle loro opere.

MASI Lugano

Il Museo d'arte della Svizzera italiana (MASI Lugano), fondato nel 2015, in pochi anni si è affermato come uno dei musei d'arte più visitati in Svizzera, ponendosi come crocevia culturale tra il sud e il nord delle Alpi. Nelle sue due sedi – quella presso il centro culturale LAC e quella storica di Palazzo Reali - offre una ricca programmazione espositiva con mostre temporanee e allestimenti della Collezione sempre nuovi, arricchiti da un programma in più lingue di mediazione culturale per visitatori di tutte le età. L’offerta artistica è arricchita dalla collaborazione con la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati - parte del circuito del MASI Lugano - interamente dedicata all'arte contemporanea.

 



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Archivi e Depositi del Parco Archeologico di Pompei (dettaglio) © Giovanna Silva, Humboldt Books. Courtesy l'Artista

  

POMPEII COMMITMENT. MATERIE ARCHEOLOGICHE LANCIA DUE NUOVI PROGETTI DALL’AUTUNNO 2022

 

Una pubblicazione cartacea e un programma annuale di digital fellowship che invita partecipanti internazionali ad approfondire attraverso metodologie contemporanee il patrimonio culturale di pompei e le sue molteplici storie.

Nell’autunno del 2022, Pompeii Commitment. Materie archeologiche – il primo programma d’arte contemporanea a lungo termine istituito dal Parco Archeologico di Pompei – lancia la sua prima pubblicazione cartacea e un nuovo programma annuale di Digital Fellowship i cui primi partecipanti sono sette artisti, designer, pensatori e ricercatori internazionali: Formafantasma, Allison Katz, Miao Ying, Legacy Russell, Anri Sala, Rose Salane e Sissel Tolaas. Pompeii Commitment. Materie archeologiche è stato ideato nel 2020 da Massimo Osanna (Direttore Generale dei Musei dello Stato) e Andrea Viliani (Direttore del Museo delle civiltà di Roma), e dal 2021 è supervisionato da Gabriel Zuchtriegel (Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei). Il programma è curato da Andrea Viliani e Stella Bottai, con Laura Mariano e Caterina Avataneo.

A seguito dei primi due anni di attività – incentrati sulla riconfigurazione del sito archeologico di Pompei quale fondamento per forme alternative di conoscenza, che si delineano attraverso una molteplicità di funzioni, in particolare lo studio e la condivisione delle plurime potenzialità conoscitive di Pompei e dell’episteme insita nella sua “materia archeologica” – Pompeii Commitment. Materie archeologiche sta ora sviluppando una nuova fase della sua piattaforma di ricerca lanciando Pompeii Commitment. Materie archeologiche – Digital Fellowship, un nuovo programma annuale che promuove la ricerca artistica e curatoriale all’interno del contesto unico, trans-temporale, multi-specie e stratificato di Pompei. Primo e unico framework di questo tipo presso il Parco Archeologico di Pompei, le Digital Fellowship facilitano e accrescono la pluralità del dialogo, dell’interpretazione e dell’accessibilità al patrimonio pompeiano e alle sue molteplici storie attraverso l’episteme tecnologica del nostro tempo, oltre a valorizzare la trasformabilità delle materie, esplorando criticamente ciò che sono diventate, o potrebbero diventare, nella nostra epoca digitale.

Curato dal team curatoriale di Pompeii Commitment. Materie archeologiche e da altri curatori ospiti, sotto la guida di Stella Bottai e sviluppato in collaborazione con CURA., il programma Pompeii Commitment. Materie archeologiche – Digital Fellowship consente a partecipanti internazionali di svolgere per un periodo di alcuni mesi una ricerca estesa – sia a distanza che in situ – concentrandosi su Pompei o su aspetti legati alla sua simbologia e al suo significato in generale. Le nuove Digital Fellowship riconoscono e alimentano la rilevanza globale di Pompei come centro di ricerca attivo e contemporaneo, la cui dimensione archeologica risiede nel presente e nel futuro ancor più che nel passato.

Durante la loro Digital Fellowship i partecipanti si concentrano su specifici filoni di studio con la possibilità di accedere a risorse archeologiche, documentazione d’archivio e di nuova produzione, letteratura scientifica e altri materiali di ricerca. Hanno inoltre la possibilità di entrare in dialogo con il team di professionisti e ricercatori di Pompei, quali archeologi, antropologi, archeozoologi, archeobotanici, geologi, chimici, architetti, conservatori. Le Digital Fellowship sostengono e incoraggiano metodologie aperte e sperimentali, guidate da approcci innovativi. Al termine del periodo di ricerca, ogni partecipante ne condivide il risultato sul portale digitale pompeiicommitment.org per documentare gli esiti della sua Digital Fellowship.

I partecipanti del ciclo inaugurale 2022-2023 sono Formafantasma, Allison Katz, Miao Ying, Legacy Russell, Anri Sala, Rose Salane e Sissel Tolaas.

Anri Sala è il beneficiario della prima Digital Fellowship, il risultato del suo lavoro sarà pubblicato in due parti su pompeiicommitment.org: Side A il 1° settembre 2022 e Side A Too il 6 ottobre 2022. La Digital Fellowship di Anri Sala è curata da Marcella Beccaria, Capo Curatore e Curatore delle Collezioni del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino e Vice Presidente di AMACI-Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani. La pubblicazione online su pompeiicommitment.org sarà seguita da un album vinile in edizione limitata.

Le opere di Anri Sala sono dispositivi che provocano il “momento presente”, diventando co-produttrici di quell’enigmatico frammento di tempo e spazio che separa il prima dal dopo e il passato dalla memoria che cerca di ricordarlo. La ricerca della sua Digital Fellowship si concentra sui resti di due vittime dell’eruzione del Vesuvio, ritrovati nel 2017 durante gli scavi di Civita Giuliana, che l’artista mette in parallelo a un doppio flauto (noto come aulos in greco antico, tibia in latino) rinvenuto durante una precedente campagna di scavi nel Parco Archeologico. Sala si cimenta così con la possibilità di lavorare sulla relazione tra le due vittime e il doppio strumento musicale, immaginando una composizione la cui durata corrisponda al vuoto lasciato dai due corpi. Suonato grazie a una ricostruzione dell'antica tibia, il brano finale, attualmente ancora in fase di produzione, sarà unelegia dedicata agli antichi abitanti di Pompei – luogo che continua a tornare dal passato al presente, proiettandosi verso il futuro e rendendo lo spazio e il tempo entità porose, ripiegate su loro stesse.

Sempre nell’autunno del 2022 uscirà la prima pubblicazione stampata di Pompeii Commitment. Materie archeologiche, edita da Silvana Editoriale e concepita tanto come risultato quanto come ulteriore strumento di riflessione sul primo anno e mezzo di attività di Pompei Commitment (dicembre 2020 – giugno 2022), e in particolare del centro di ricerca digitale pompeiicommitment.org.

Il volume Pompeii Commitment. Archaeological Matters: 2020-2022 riunisce e valorizza i contributi di oltre sessanta artisti, curatori, scrittori, attivisti e archeologi internazionali: Abbas Akhavan, Carlo and Flavia Alfano, Maria Thereza Alves, Negar Azimi, Anna Boghiguian, Andrea Branzi, Diana Campbell Betancourt, Canis_in_Somno, Cairo Clarke, Cooking Sections, Chiara Costa, Agnes Denes, Jimmie Durham, Emma Enderby, Haris Epaminonda, Brandon English, Eva Fabbris, Milovan Farronato, Simone Fattal, Lara Favaretto, Claire Fontaine, Simone Forti, Beatrice Gibson, Liam Gillick, Alexandra Daisy Ginsberg, Nick Gordon, Oulimata Gueye, Alexis Pauline Gumbs, Petrit Halilaj, Lionel Hubert, Invernomuto, Prem Krishnamurthy Mierle Laderman Ukeles, Luisa Lambri, Lina Lapelyte, Rebecca Lewin, Luca Lo Pinto, Matteo Lucchetti, Goshka Macuga, Elena Magini, Anna Maria Maiolino, Elena Mazzi, Marzia Migliora, Boris Mikhailov, Otobong Nkanga, Hans Ulrich Obrist, Charlemagne Palestine, Giulio Paolini, Gianni Pettena, Lucia Pietroiusti, Michael Rakowitz, Lucy Raven, Tabita Rezaire, Mathilde Rosier, Tai Shani, Amie Siegel, Paul Sietsema, Giovanna Silva, Himali Singh Soin&David Soin Tappeser, Sarah Swenson, Adrian Villar Rojas, Salvatore Settis, Marianna Vecellio, Lawrence Weiner e Kandis Williams/Cassandra Press.

Invitati a pensare con e attraverso Pompei come potenziale sito di ricerca su temi contemporanei, i partecipanti hanno creato e condiviso riflessioni, proposte e risposte che abbracciano diversi media e formati, dalle poesie alle interviste, dai film ai disegni, dalle fotografie ai suoni ai collage e altro ancora. La pubblicazione raccoglie anche i testi introduttivi di Gabriel Zuchtriegel (Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei), Massimo Osanna (Direttore Generale dei Musei Nazionali Italiani; co-fondatore di Pompeii Commitment. Materie archeologiche) e Andrea Viliani (Direttore del Museo delle Civiltà di Roma; co-fondatore di Pompeii Commitment. Materie archeologiche) e le note conclusive di Stella Bottai (co-curatrice del programma con Andrea Viliani, Laura Mariano e Caterina Avataneo).

 



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© OHT Rompere il Ghiaccio Ph.Claudia Pajewski Courtesy MAXXI 2020

 

  

OHT Office for a Human Theatre presenta ROMPERE IL GHIACCIO

 

Un’esplorazione dei confini politici, paesaggistici e romantici dell'area transfrontaliera del Trentino-Alto Adige/Südtirol

Una scena quasi nuda, il ghiacciaio Gräfferner che segna il confine tra l’Italia e l’Austria, le lettere di Elsa a Enrico, accusato di comunismo e messo al confino durante il fascismo, e il fascino misterioso dello jodel il canto tipico delle regioni alpine germanofone.

Sono questi gli ingredienti che compongono ROMPERE IL GHIACCIO presentato da OHT [Office for a Human Theatre] alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano sabato 23 luglio alle ore 21.

Presentato con grande successo alla Fondazione Merz, alla Kunsthalle di Bratislava, al Mart di Trento e Rovereto e al MAXXI di Roma, ROMPERE IL GHIACCIO è una performance nata dalla corrispondenza tra i nonni di Filippo Andreatta, regista teatrale, curatore e tra gli autori italiani più̀ interessanti del teatro contemporaneo, fondatore dello studio di ricerca OHT [Office for a Human Theatre].

Un lavoro, con un impianto scenico minimale visitabile dal pubblico, che nasce dalle riflessioni sul ghiacciaio Gräfferner che, continuando a spostarsi per il suo scioglimento, sposta progressivamente i confini tra i due stati, ponendo questioni politiche, paesaggistiche e romantiche che riguardano un'area transfrontaliera come il Trentino-Alto Adige/Südtirol.

Attraverso una narrazione lenta come lo scioglimento del ghiacciaio, ROMPERE IL GHIACCIO mette in crisi l'idea stessa di confine così come l'amore mise in crisi l'isolamento del confino fascista.

In scena si trova solo la performer Magdalena Mitterhofer, accompagnata dalla musica di Davide Tomat, con una serie di oggetti esposti in una mostra visitabile dopo lo spettacolo: le lettere tra i nonni, il libro imbullonato di nonno Enrico, le mappe che raffigurano dal ghiacciaio Gräfferner, alle città, dalle Alpi, alle stelle.

In parte ispirato all’autrice Annie Ernaux, questa performance è una biografia personale e impersonale che si trasforma in memoria sociale, emergendo solo negli occhi e nella memoria degli spettatori anziché́ nelle immagini prodotte dallo spettacolo. Per questo motivo ROMPERE IL GHIACCIO è visivamente radicale agli occhi dello spettatore, completamente privo di elementi scenici, senza luci né effetti.

Con ROMPERE IL GHIACCIO OHT offre al pubblico la possibilità di osservare e ascoltare un punto di vista diverso in cui la Storia non è una sola, ma muta e si trasforma in base alle mappe geografiche a cui si fa riferimento.

OHT

Fondato nel 2008, OHT [Office for a Human Theatre] è lo studio di ricerca del regista teatrale e curatore Filippo Andreatta, il cui lavoro si occupa di paesaggio e di politica personale sottilmente affrontata nello spazio pubblico e privato. OHT ha collaborato a livello nazionale e internazionale con, tra gli altri, Fondazione Haydn (IT), NYC Artists' Salon (USA), Romaeuropa festival (IT), Triennale Teatro Milano (IT), the Josef and Anni Albers Foundation (USA), Whitechapel Gallery Londra (UK), Istituto Italiano di Cultura di Vienna (AT) e MAXXI museo delle arti del XXI secolo Roma (IT). Infine, Centrale Fies è partner costante per molti progetti. Per il biennio 2021-22, OHT è compagnia associata del Centro Servizi Culturali S.Chiara di Trento. OHT è stata premiata per eccellenza artistica, con premi come Nuove Sensibilità per giovani registi teatrali (2008), premio Movin'Up per giovani artisti (2016 e 2017), OPER.A 20.21 Fringe (2017) e una nomina come Miglior Allestimento Scenico ai premi UBU (2018).

Filippo Andreatta (Rovereto, 1981) si è laureato in Architettura al Politecnico di Milano (BA) e in Arti Visive e dello Spettacolo all'Università IUAV di Venezia. È stato il primo a portare in scena Delirious New York, il libro cult d’architettura contemporanea dell'architetto Rem Koolhaas. Dal 2015 al 2020 è co-curatore del festival internazionale di Performance e Perfoming Art di Centrale Fies. Inoltre, è stato docente in università e musei tra cui, tra gli altri, il Politecnico di Milano, la NABA Nuova Accademia di Arti Visive di Milano, l'Università Cattolica, il museo MART e l'Università di Genova.