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UNA RETE IN VIAGGIO. STORIE, IDEE, PROGETTI III EDIZIONE 2024 FOTOGRAFIA E ALTRI LINGUAGGI

 


Il programma di appuntamenti che vede i Soci di Rete Fotografia in dialogo tra loro e con altre istituzioni alla scoperta di connessioni inedite e nuovi punti d’incontro, ritorna e propone tre incontri di approfondimento sul rapporto tra Fotografia e altri linguaggi.


Continuano gli incontri di Una Rete in Viaggio. Storie, idee, progetti.

Prossimo appuntamento a Bergamo al Museo delle storie, martedì 23 aprile per parlare di connessioni possibili tra Fotografia e l’Architettura con Claudia Baroncini, Fondazione Alinari per la Fotografia, Silvia Giugno, Fondazione Dalmine, Daniela Pacchiana, Museo delle storie di Bergamo, Silvia Stener, Archivio Storico Assicurazioni Generali. Introduce e modera: Fabrizio Trisoglio, Presidente Rete Fotografia. Dal patrimonio storico-artistico e architettonico documentato da Alinari, in un’operazione di mappatura sistematica dei monumenti e delle architetture avviata già prima dell’Unificazione nazionale, alle testimonianze degli investimenti immobiliari di Assicurazioni Generali che contribuirono allo sviluppo e alla riqualificazione di diverse aree urbane, fino al rapporto centenario tra architettura e un’industria come la Dalmine che costruendo, progettando e disegnando lo spazio, ha condizionato il paesaggio non solo italiano.

Il rapporto tra fotografia e architettura passa anche attraverso le campagne di documentazione degli interventi di restauro di monumenti storici, come nel caso del Convento di San Francesco a Bergamo. Convento francescano dalla fine del Duecento, l’edificio ha una lunga storia, fatta di trasformazioni spesso legate a modifiche della destinazione d’uso: da convento a carcere - con le soppressioni degli ordini religiosi in epoca napoleonica -, e da carcere a scuola - con il Piano di Risanamento nel ventennio fascista -, fino alla destinazione museale negli anni Novanta del Novecento. Oggi il convento è sede del Museo della fotografia Sestini e di Bergamo 900 dove si svolge l’incontro.

Museo delle storie di Bergamo - Archivio fotografico Sestini

Il Museo delle storie di Bergamo è la rete dei musei storici della città. Un museo diffuso su sei tra i luoghi più affascinanti di Bergamo: la Rocca con al suo interno il Museo dell’Ottocento, il Campanone e il Palazzo del Podestà con il Museo del Cinquecento, il Museo Donizettiano, la Torre dei Caduti e il Convento di San Francesco. Proprio qui, nel novembre 2018 apre il Museo della fotografia Sestini. Il percorso museale, nato in collaborazione con SIAD Fondazione Sestini, ha il suo cuore pulsante nell’Archivio fotografico Sestini che oggi custodisce 18 fondi e più di un milione di immagini frutto dell’attività di fotografi amatori, studi professionali e collezionisti della città e del territorio. https://archivio.museodellestorie.bergamo.it/

Rete Fotografia, impegnata fin dalla sua fondazione nel 2011 nella promozione e valorizzazione della cultura fotografia a un pubblico non solo specialistico, offre anche quest’anno una inedita proposta di confronto e approfondimento condiviso. Dopo “Una Rete in Viaggio” seguirà, infatti, dal 11 al 20 ottobre 2024 la X edizione di “Archivi Aperti”.

Di seguito il calendario dei tre appuntamenti, che saranno trasmessi anche in streaming sul canale Youtube e sulla pagina Facebook di Rete Fotografia.

Lunedì 18 marzo 2024, ore 18

FOTOGRAFIA E CINEMA

Cineteca di Bologna | Cinema Lumière, Piazzetta Pier Paolo Pasolini, 2/b – Bologna

Con la partecipazione di Archivio di Etnografia e Storia Sociale (AESS) – Regione Lombardia, Cineteca di Bologna, Ferrania Film Museum, Fondazione 3M, Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte

Ingresso libero fino ad esaurimento posti

Info www.cinetecadibologna.it

Introduce e modera:

Fabrizio Trisoglio, Presidente Rete Fotografia

Interventi di

Elena Correra e Rosaria Gioia, Cineteca di Bologna

Daniela Aleggiani, Fondazione 3M

Alessandro Bechis, Ferrania Film Museum

Claudia Colecchia, Responsabile Biblioteca e Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte

Maria Agostina Lavagnino, Archivio di Etnografia e Storia Sociale (AESS) – Regione Lombardia

Martedì 23 aprile 2024, ore 17.30

FOTOGRAFIA E ARCHITETTURA

Museo delle storie di Bergamo | Piazza Mercato del Fieno, 6 – Bergamo

Con la partecipazione di Archivio Storico Assicurazioni Generali, Fondazione Alinari per la Fotografia, Fondazione Dalmine, Museo delle storie di Bergamo

Per prenotarsi in presenza: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Saluti istituzionali:

Roberta Frigeni, Direttore scientifico del Museo delle storie di Bergamo

Introduce e modera:

Fabrizio Trisoglio, Presidente Rete Fotografia

Interventi di

Claudia Baroncini, Fondazione Alinari per la Fotografia

Silvia Giugno, Fondazione Dalmine
Daniela Pacchiana, Museo delle storie di Bergamo

Silvia Stener, Archivio Storico Assicurazioni Generali

Martedì 7 maggio 2024, ore 18

FOTOGRAFIA E MUSICA

Gallerie d’Italia – Torino, Museo di Intesa Sanpaolo | Piazza S. Carlo, 156 – Torino

Con la partecipazione di Archivio Lelli & Masotti, Archivio di Etnografia e Storia Sociale (AESS) – Regione Lombardia, Archivio Storico Intesa Sanpaolo, Fondazione Pirelli.

Per prenotarsi in presenza: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Interventi di

Serena Berno, Vicepresidente di Rete Fotografia, Archivio Storico Intesa San Paolo

Mila Forlani, Fondazione Pirelli

Silvia Lelli, Archivio Lelli e Masotti

Agostina Lavagnino, Archivio di Etnografia e Storia Sociale (AESS) – Regione Lombardia

 



 

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Nasce la Fondazione Galleria Milano

 


Inaugura con la mostra Alexander e Sasha Brodsky. 


Piazza senza nomeDopo quasi due anni di lavoro e preparativi, apre la Fondazione Galleria Milano. La Fondazione si pone una doppia finalità: da una parte la tutela e valorizzazione del patrimonio artistico e culturale della storica Galleria Milano; dall’altra, la promozione di ricerche contemporanee, nazionali e internazionali, attraverso mostre, performance, momenti di incontro e approfondimento, oltre ad attività educative e formative.

Questo doppio approccio è rispecchiato anche dall’architettura della sede, collocata in un cortile di un classico palazzo di Milano Sud, in un quartiere in grande espansione dove si trovano altre realtà artistiche e culturali di rilievo. Strutturata su due piani, il piano superiore ospita un ampio spazio espositivo illuminato da grandi finestre in legno, mentre al piano inferiore si trova un’ulteriore saletta espositiva, una vasta biblioteca, l’archivio storico della Galleria Milano e una raccolta di materiali di più di mille artisti che hanno fornito e condiviso nei decenni documentazione e cataloghi inerenti alla propria attività. La Fondazione non limiterà i suoi obiettivi alla conservazione dell’archivio preesistente, ma si impegnerà nell’offrire competenze e servizi per la conservazione e promozione di ulteriori archivi di artisti e di realtà legate all’arte contemporanea attraverso il progetto Archivi Riuniti.

La Fondazione affonda le sue radici nella Galleria Milano, tra le gallerie d’arte moderna e contemporanea più longeve sul territorio nazionale. Una prima apertura della Galleria Milano avvenne infatti per volontà di Enrico Somarè nel 1928, esperienza che si concluse, dopo vicende travagliate, nel giro di un decennio a causa dello scoppio

del conflitto bellico. Nel 1964 venne riaperta in via della Spiga e fu l’inizio di una lunga avventura sotto la direzione, dal 1965 al 2019, di Carla Pellegrini Rocca. La gallerista compì scelte coraggiose e lungimiranti, essendo tra le prime ad esporre nel nostro paese la Pop Art inglese, l’Azionismo viennese, il gruppo Gutai giapponese, artisti tedeschi allora emergenti tra cui Georg Baselitz, Joseph Beuys e Blinky Palermo, ma anche autori statunitensi ai tempi poco noti come Ed Ruscha, Fred Sandback, Bob Graham, Kenneth Price, Joe Goode. Attraverso le oltre trecentocinquanta mostre tenutesi prima in via della Spiga, poi nel palazzo nobiliare di via Manin/via Turati, sede della galleria dal 1973 al 2022, furono dedicate mostre agli aspetti meno noti delle Avanguardie storiche e dell’Astrazione, e furono stretti sodalizi durati decenni con Vincenzo Agnetti, Gianfranco Baruchello, Valentina Berardinone, Antonio Calderara, Vincenzo Ferrari, Enzo Mari, Davide Mosconi, Grazia Varisco e Luigi Veronesi, tra gli altri.

Dal 2019, anno della scomparsa della gallerista, le è succeduto il figlio Nicola Pellegrini, affiancato da Baldo Pellegrini, Toni Merola e Bianca Trevisan. Nel giro di tre anni la galleria ha rinnovato la sua vocazione alla ricerca e allo sperimentalismo, con mostre di Pierluigi Fresia, Dario Bellini, Francesco Voltolina, Giovanni Oberti, Daniela Comani, Dario Bellini, Enzo Mari, Riccardo Arena, Betty Danon, Cesare Viel, Shusaku Arakawa, oltre a mostre collettive come Autoprogettazione durante la chiusura per la pandemia del 2020 e l’ultimo saluto alla sede di via Manin/via Turati, Here Between Not-Yet and No-More. Nuova linfa è stata data anche all’attività editoriale, grazie alla collaborazione con Humboldt Books e Kunstverein Publishing.

A distanza di quasi due anni dalla sua chiusura, la Fondazione Galleria Milano, grazie alla volontà di Nicola Pellegrini insieme a Bianca Trevisan e Giovanni Oberti, raccoglie questa ampia eredità, proponendosi come un punto di riferimento per la produzione culturale e la ricerca. Il legame con la città di Milano e il suo territorio rimane saldo, impegnandosi in un dialogo costruttivo con le istituzioni, grazie al confronto con i musei, altre realtà culturali, Università e Accademie di Belle Arti. La Fondazione Galleria Milano è un ente non-profit privato.

La mostra inaugurale, visibile fino al 8 giugno, sarà dedicata a un progetto nato dal dialogo tra l’architetto-artista russo Alexander Brodsky e il figlio Sasha Brodsky, artista visivo, stampatore e musicista che vive e lavora a Brooklyn, New York. Lo spazio espositivo della Fondazione Galleria Milano ospiterà una grande installazione in terra cruda, alla quale il visitatore potrà accedere solo attraverso le finestre presenti sulle pareti dell’installazione stessa. Questa l’ambientazione: in uno scenario urbano, in una grande piazza anonima, si stagliano uno in fila all’altro tre alti obelischi. Intorno una folla di persone fa riflettere sulla solitudine all’interno di un contesto collettivo solo all’apparenza, perché non fa altro che disvelare il solipsismo dell’individuo. Alle pareti dello spazio espositivo saranno presenti disegni e incisioni in dialogo con l’installazione, in un incontro e compenetrazione tra arte visiva e architettura che è la cifra distintiva della ricerca di entrambi gli artisti.

Si tratta di un gioco di scatole cinesi, un’architettura a matrioska che presenta un gioco di prospettive quasi vertiginoso: uno spazio (la città immaginata dagli autori) dentro a un altro spazio (l’installazione in terra cruda) dentro a un altro spazio, quello della Fondazione. A sua volta la Fondazione, le cui ampie finestre invitano subito lo spettatore a guardare all’interno, si trova all’interno di uno spazio connotato, quello di un classico cortile milanese, che nelle sue caratteristiche dialoga con il quartiere e la città in cui si trova, in un momento di forte cambiamento ed espansione. Un cambiamento che è globale, perché riguarda l’epoca storica veloce e contraddittoria nella quale viviamo, contraddizione di cui i Brodsky, tra Russia e New York, rappresentano una evidente incarnazione; che è specifico, della città di Milano, la cui “invenzione” comunicativa, citando Lucia Tozzi, ha acuito la forbice sociale. E infine è personale, perché la Fondazione Galleria Milano vive un passaggio volto alla conservazione del passato e dell’operato di Carla Pellegrini e Toni Merola, ma guarda al futuro, alla ricerca e alla sperimentazione con impegno.

Alexander Brodsky (Mosca, 1955) è un artista e architetto russo, riconosciuto a livello internazionale per il suo ruolo centrale nella cosiddetta “architettura di carta” del concettualismo moscovita. I suoi progetti, spesso utopici, sono riconosciuti anche come “architettura dell’immaginazione”. Tra le mostre personali si ricordano, tra le altre, quelle al Museo MACRO di Roma (2023-2024), alla Pushkin House (2017) e alla Calvert 22 Gallery (2013) di Londra (2017), al RISD Museum della University of Rhode Island di Providence (2016) e allo Strelka Institute di Mosca (2012). La Galleria Milano gli ha dedicato personali nel 2002, nel 2006 e nel 2010. Tra i numerosi premi e riconoscimenti, il Premio Innovazione (2012), il Premio Kandinskyj (2010), il Premio Milano, Museo del Presente, Milano (2001) e, con Ilya Utkin, il concorso di design East Meets West, Jacob K. Avits Convention Center, New York.

Sasha Brodsky (Mosca, 1995) è un artista visivo, stampatore e musicista che vive e lavora a New York sin dai suoi studi alla School of Visual Arts (2014-2018). Brooklyn, in particolare, è al centro del suo immaginario: i suoi personaggi sono spesso solitari, complessi, inseparabili dall’architettura che circonda e plasma le loro vite. Ha avuto mostre personali alla Galerie Lazarew di Parigi (2023), alla Triumph Gallery (2021) e alla Roza Azora Gallery (2019 e 2017) di Mosca, alla Sunny’s di New York (2018).

 



 

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NEW PROJECT: Fondazione Nicola Trussardi | ITALIA 70 - I NUOVI MOSTRI 

 


La Fondazione Nicola Trussardi riporta l’arte nelle strade di Milano diffondendo centinaia di immagini realizzate da 70 artisti. 


Dall’8 aprile 2024 e per le successive due settimane – in concomitanza con miart, l’Art Week e la Design Week – con il progetto ITALIA 70 – I NUOVI MOSTRI, a cura di Massimiliano Gioni, la Fondazione Nicola Trussardi riporta l’arte nelle strade di Milano diffondendo centinaia di immagini realizzate da 70 artisti.
 
Era il 2004 quando, con I NUOVI MOSTRI – UNA STORIA ITALIANA, la Fondazione aveva disseminato tra le strade di Milano, dal centro alla periferia, centinaia di poster realizzati da sedici giovani artisti italiani: un’antologia di sguardi sull’Italia e la sua mutevole identità che diventò un’irriverente occupazione degli spazi pubblici.
 
A vent’anni da quell’esperimento pionieristico – tra le prime incursioni con cui la Fondazione Nicola Trussardi iniziava a portare l’arte contemporanea nei luoghi più inaspettati della città – la Fondazione torna a quel format coinvolgendo questa volta 70 artisti che operano in Italia, tra grandi maestri e talenti emergenti, per un intervento di arte pubblica che sviluppa ed espande l’idea di museo mobile con cui la Fondazione Nicola Trussardi trasforma da tempo la città in un grande palcoscenico per l’arte contemporanea.
 
I 70 artisti coinvolti sono stati invitati dalla Fondazione a produrre ognuno un’immagine inedita o a scegliere un’opera speciale da riprodurre su centinaia di manifesti: tutte le immagini realizzate saranno dunque protagoniste di una massiccia campagna di affissioni pubbliche che tappezzerà le strade e le piazze e che coinvolgerà addetti ai lavori e curiosi in una caccia al tesoro da un estremo all’altro della città, disegnando una nuova mappa di Milano, dal Cimitero Monumentale al Centro Storico, da City Life a Porta Romana.
 
Insieme, le immagini di ITALIA 70 compongono una collezione temporanea di arte a cielo aperto: un museo metropolitano, nascosto tra le comunicazioni commerciali, che riflette i desideri e inquietudini dell’Italia di oggi.
 
ITALIA 70 – I NUOVI MOSTRI è: Yuri Ancarani, Giulia Andreani, Giorgio Andreotta Calò, Meris Angioletti, Marina Apollonio, Stefano Arienti, Micol Assaël, Vanessa Beecroft, Marco Belfiore, Elisabetta Benassi, Ruth Beraha, Simone Berti, Tomaso Binga, Monica Bonvicini, Lupo Borgonovo, Chiara Camoni, Ambra Castagnetti, Guglielmo Castelli, Maurizio Cattelan, Giulia Cenci, Francesco Clemente, Danilo Correale, Roberto Cuoghi, Enrico David, Patrizio di Massimo, Binta Diaw, Sara Enrico, Chiara Enzo, Alessandra Ferrini, Linda Fregni Nagler, Giuseppe Gabellone, Elisa Giardina Papa, Piero Golia, Massimo Grimaldi, Petrit Halilaj, Adelita Husni Bey, Luisa Lambri, Armin Linke, Lorenza Longhi, Marcello Maloberti, Margherita Manzelli, Diego Marcon, Masbedo, Jacopo Miliani, Daniele Milvio, Alek O., Adrian Paci, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Diego Perrone, Alessandro Pessoli, Gabriele Picco, Paola Pivi, Maria Rapicavoli, Michele Rizzo, Pietro Roccasalva, Giangiacomo Rossetti, Andrea Salvino, Arcangelo Sassolino, Alessandro Sciarroni, Marinella Senatore, Elisa Sighicelli, Rudolf Stingel, Grazia Toderi, Patrick Tuttofuoco, Grazia Varisco, Nico Vascellari, Francesco Vezzoli, Sislej Xhafa, Shafei Xia.
 
ITALIA 70 – I NUOVI MOSTRI fa parte di una serie di incursioni realizzate dal 2013 dalla Fondazione Nicola Trussardi in occasione di miart, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano: progetti speciali, mostre temporanee, performance e interventi pop-up che hanno portato a Milano artisti internazionali, tra cui Darren Bader, Jeremy Deller, Agnes Denes, Gelitin, Sarah Lucas, Ibrahim Mahama e Stan VanDerBeek.
 
La Fondazione Nicola Trussardi è un’istituzione no profit privata, che, come un museo mobile, riscopre luoghi dimenticati e spazi simbolici della città di Milano, invitando gli artisti più importanti del panorama internazionale a reinventare la città, immaginando nuovi usi per palazzi, piazze, chiese, monumenti e altri edifici emblematici di Milano. Le sue attività sono rese possibili grazie alla generosità delle socie fondatrici e di un gruppo di sostenitrici che ne supporta i progetti. 
Dal 2003 – con la presidenza di Beatrice Trussardi e con la direzione artistica di Massimiliano Gioni – la Fondazione Nicola Trussardi ha prodotto opere d’arte pubblica, mostre temporanee, incursioni, performance e interventi pop-up di celebri artisti internazionali tra cui Allora & Calzadilla, Darren Almond, Pawel Althamer, John Bock, Maurizio Cattelan, Martin Creed, Tacita Dean, Jeremy Deller, Agnes Denes, Elmgreen and Dragset, Urs Fischer, Fischli e Weiss, Cyprien Gaillard, Gelitin, Ragnar Kjartansson, Sarah Lucas, Ibrahim Mahama, Diego Marcon, Paul McCarthy, Paola Pivi, Pipilotti Rist, Anri Sala, Tino Sehgal, Stan VanDerBeek e Nari Ward, oltre a presentare grandi mostre a tema a Palazzo Reale e alla Triennale.

 



 

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 Thorsten Brinkmann, 2010, Reginald v.Eckhelm, C-print, 1/2 AP (+ 5 ed.). Courtesy: Thorsten Brinkmann, Galleria Fumagalli

Changing, al via MIA Photo Fair 2024  


Nella 13ma edizione di MIA, in programma dall’11 al 14 aprile ad Allianz MiCo, protagonisti i grandi temi della contemporaneità.


Rispetto dell’ambiente, valorizzazione del femminile, centralità della persona, identità e forza della comunità. Sono solo alcune delle proposte che le gallerie presentano alla 13ma edizione di MIA Photo Fair, l’appuntamento internazionale d'arte dedicato alla fotografia in Italia (11 - 14 aprile ad Allianz MiCo) organizzata da Fiere di Parma.

La main section, che declina il tema scelto per il 2024, Changing (Link galleria immagini), in questa edizione, vede protagoniste gallerie italiane established, che ritrovano in MIA il loro spazio di incontro e scambio commerciale. E cresce anche la presenza internazionale con significativi nuovi ingressi di gallerie provenienti da diversi Paesi come Stati Uniti, Iran, Paesi Bassi, Francia e Svizzera. Di notevole interesse e prestigio il ritorno di gallerie estere importanti che hanno scelto la fiera come polo privilegiato di attrazione per i collezionisti. 

Complessivamente la nuova edizione, guidata dal Direttore artistico Francesca Malgara, annovera 100 espositori, 8 mostre e progetti speciali, 4 Premi e 70 gallerie provenienti dall’Italia e dall’estero.

Le fiere sono meta-storiche - afferma Ilaria Dazzi, Exhibition Director Manager di MIA Photo Fair -  figlie del proprio tempo. Stanno e servono nel mondo, in mezzo alle persone. Non è possibile pensare di poter rimanere in una sorta di bolla. C’è una tendenza da parte di fotografi di tutto il mondo a utilizzare la macchina fotografica come strumento di documentazione e di denuncia. È giusto che il pubblico, attraverso progetti fotografici di grande qualità, possa trovare, insieme alla possibilità di acquisto, anche l’occasione di approfondire i grandi temi della contemporaneitàIn questo senso credo che una fiera come  MIA possa essere non solo luogo di business, ma anche occasione per incontrare prospettive diverse dalle nostre”. 

“Il tema scelto per l’edizione di quest’anno, il cambiamento, suggerisce l’assoluta potenza del mezzo artistico e di informazione che la fotografia rappresenta, capace di essere testimone e ispirare riflessioni sulle mutazioni del tempo, siano esse sociali, ambientali o culturali. Grazie all’esposizione di grandi artisti e reporter, alla presenza di gallerie provenienti da tutto il mondo, ai momenti di incontro e dibattito, MIA Photo Fair saprà avvicinare alla fotografia un pubblico sempre più ampio e diversificato”, dichiara l'assessore alla Cultura del Comune di Milano, Tommaso Sacchi.

LE SEZIONI *
I grandi temi della contemporaneità saranno inoltre protagonisti all’interno delle tre sezioni speciali di MIA Photo Fair. 

Novità di questa edizione è la scelta di dedicare una sezione all’area geografica del Mediterraneo. “Oltre i confini del Mediterraneo” (LINK SCHEDA SEZIONE), curata da Rischa Paterlini. Presenti oltre 30 fotografi (Link galleria immagini) - di cui molti non hanno mai esposto in Italia - che raccontano la vita quotidiana e le esperienze di coloro che vivono in questa regione. Una narrazione dove la fotografia diventa un linguaggio universale che attraversa confini geografici e culturali, mettendo in evidenza come il nostro mare possa essere ponte di connessione e dialogo. Un itinerario dove ogni scatto diventa un'opportunità per abbattere barriere e abbracciare la ricchezza delle molteplici prospettive che il Mediterraneo e il Medio Oriente offrono al mondo. Una storia per immagini che parla di connessione dove la fotografia si trasforma in un potente strumento per stimolare una riflessione sull'identità e sulla società, contribuendo a promuovere un dialogo aperto e vivace tra culture e terre diverse. 

Tra i fotografi esposti Ramak Fazel, che dopo aver vissuto alcuni anni a Milano si è trasferito a Brooklyn, New york, dove attualmente vive e lavora e che presenta una serie di fotografie realizzate dall’artista in Iran (paese natale che però abbandonerà presto). Gabriele Basilico con scatti Vintage tratti dalla serie Iran realizzata nel 1970, durante un avventuroso viaggio on the road con una Fiat 124 verso Kabul. Le foto in mostra spaziano poi dai performer circensi nei Paesi a maggioranza musulmana, come Palestina e Afghanistan, di Johanna-Maria Fritz,  ai concetti di identità e femminilità della visual artist egiziana Najla Said, che crea rappresentazioni alternative e decolonizzate dell’essere donna in una società patriarcale.In mostra anche la fotografa russo svedese, residente al Cairo, Xenia Nikolskaya, che documenta l'architettura coloniale dell’Egitto, catturando con urgenza ciò che resta di luoghi ormai quasi dimenticati. Ad arricchire ulteriormente questa esperienza ci sarà un podcast realizzato in collaborazione con il Giornale dell’Arte.

Beyond Photography - Dialogue (Link scheda sezione), è la sezione curata da Domenico de Chirico e riservata a gallerie nazionali e internazionali il cui progetto espositivo - pensato ad hoc per la fiera - è volto alla creazione di un dialogo stimolante tra una proposta fotografica monografica e una il cui medium espressivo indagato si manifesti attraverso forme alternative di ricerca artistica tra cui: scultura, installazione, pittura, performance e video. In questa prospettiva, Beyond Photography si configura come un luogo privilegiato di incontro che colloca al centro la Fotografia in "dialogo" con gli altri linguaggi dell'arte contemporanea. Nella sezione (Link galleria immagini) il lavoro di due artisti il fotografo Eugene Shishkin e il pittore Alexander Augusta. Entrambi parlano della bellezza delle cose ordinarie, della quotidianità, del nostro mondo interiore. I lavori di Alexander Augusta esposti nella sua prima mostra in galleria a Lugano, dal titolo "Emotional Anatomy", sono dipinti e disegni che mettono in scena le sue emozioni, includendo in ogni opera corpi e fiori.

La sezione Reportage Beyond Reportage (Link scheda sezione), a cura di Emanuela Mazzonis di Pralafera, invita lo spettatore a compiere un viaggio visivo tra le immagini di fotografi di diverse generazioni e nazionalità, provenienti da differenti continenti e una parte di loro presentati a Milano per la prima volta. Quest’anno la sezione sviluppa un focus dedicato al cambiamento del paesaggio in relazione a diversi fattori che hanno contribuito a modificarne l’aspetto e la conformazione.Nella sezione (Link galleria immagini) troveranno spazio la fotografa e attivista Anne de Carbuccia con un racconto sull’irreversibile scioglimento dei ghiacciai e sul tentativo dell’uomo di rallentarne il processo; J. Henry Fair, con un focus sull’inquinamento ambientale a sfavore del paesaggio marino e terrestre; le immersive visioni aeree  di Jeffrey Milstein una sequenza delle moderne metropoli come esempio del cambiamento del paesaggio urbano; e Francesco Zizola, il cui progetto è un’analisi del rapporto tra uomo e natura, attraverso il racconto visivo del lento e paziente lavoro dei tonnarotti nelle acque notturne del Mediterraneo.

LE MOSTRE *
I collezionisti italiani saranno invece i protagonisti della mostra “La forma delle relazioni” (Link scheda mostra), a cura di Rica Cerbarano, giornalista e scrittrice. Con un progetto espositivo dallo studio di architettura Lissoni & Partners, al centro della fiera, l’esposizione presenta una selezione unica di oltre 50 opere (Link galleria immagini) provenienti dalle più importanti collezioni private italiane, con cui viene celebrato il potere relazionale della fotografia.

In mostra troviamo progetti fotografici che sono il risultato di un legame profondo tra gli autori e i soggetti delle immagini: a emergere sono le relazioni intessute nell’ambiente familiare (come nei lavori di Ettore Sottsass ed Efrem Raimondi), nelle comunità fragili e sottorappresentate di cui spesso gli artisti fanno parte (come Zanele Muholi), e quelle che legano i fotografi a figure con cui hanno un rapporto di affetto (vedi Bruna Esposito) o di ammirazione (tra gli altri, i ritratti di artisti realizzati da Robert Mapplethorpe e Man Ray, o quelli di Jacopo Benassi). Allo stesso tempo, viene dato spazio alla collaborazione tra autori che lavorano in duo o come collettivi, evidenziando l’importanza dello scambio interpersonale nel processo artistico (come con Bernd & Hilla Becher The Cool Couple), così come la creazione di progetti collettivi, esito di una partecipazione attiva da parte dei soggetti fotografati (ad esempio attraverso le opere di Vanessa Beecroft e Maurizio Cattelan). Gli incontri, i confronti, le relazioni e le connessioni sono il punto focale delle opere in mostra e invitano a riconsiderare i parametri con cui definire la validità di un progetto fotografico, che va oltre l’impatto estetico, il suo valore economico e la ricerca artistica fine a se stessa. 

MIA Photo Fair ha deciso di omaggiare il fotografo Carlo Bavagnoli (Link scheda mostra)recentemente scomparso (Viterbo, 25 febbraio 2024), con una mostra personale - “Bavagnoli e i ritratti: omaggio al maestro del fotogiornalismo” - che propone ritratti di artisti, musicisti, intellettuali attraverso i suoi scatti meno conosciuti,  per raccontare la forza evocativa di questo artista. Una mostra realizzata in collaborazione con Fondazione Cariparma.

L’incontro fra il fotografo e la nostra realtà - dichiara Franco Magnani, Presidente di Fondazione Cariparma - risale intorno agli anni ’80, con Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza prima e con Fondazione Cariparma poi. È nel 2000 che Carlo Bavagnoli dona 29.385 negativi del suo archivio a Fondazione Cariparma, che li conserva a Palazzo Bossi Bocchi. Contestualmente dona 150 volumi rari fotografici internazionali alla nostra Biblioteca di Busseto e l’insieme costituisce uno dei fondi più interessanti a livello internazionale per la storia della fotografia e del costume del Novecento. Ricordo che tra il 2015 e il 2017 Bavagnoli trascorse un lungo tempo da noi in Fondazione per catalogare e digitalizzare 2.445 scatti delle sue «prime scelte». 

Nel 2017 – continua Magnani -  a conclusione della catalogazione dell’archivio, abbiamo realizzato la mostra “Parma e il mondo nelle fotografie” di Carlo Bavagnoli, stampando anche un nuovo catalogo. Mi ha commosso immensamente la sua recente scomparsa, proprio mentre stavamo lavorando ad una nuova esposizione fotografica, a lui ispirata, che racconta i primi vent’anni di questo nuovo millennio. Sarà un’occasione unica per celebrarlo al meglio, riconoscenti di aver lasciato al nostro territorio una testimonianza preziosa, che non mancheremo certo di valorizzare e promuovere nel tempo”.

LE ISTITUZIONI*  
Altra novità assoluta di questa 13° edizione è la sezione dedicata alle istituzioni culturali e alle fondazioni, che vede il debutto di MuFoCo Il Museo di Fotografia Contemporanea (Link CS qui), presenta una selezione delle 10 opere, che hanno vinto la call Open Call L’Italia è un desiderio, rivolta  a fotografi e artisti visivi under 40. Un’ anticipazione della mostra che si terrà al Mufoco nell’autunno 2024, e che esporrà la totalità di oltre 70 opere dei 10 progetti vincitori.

Deloitte Italia partecipa a MIA Photo Fair con uno stand, dedicato al Photo Grant di Deloitte (Link CS), un concorso fotografico internazionale promosso da Deloitte Italia con il patrocinio di Fondazione Deloitte, in collaborazione con 24 ORE Cultura, con la direzione artistica di Denis Curti e il team di BlackCamera. Un team di esperti sarà a disposizione di fotografi e fotografe per la lettura gratuita del portfolio e per dare indicazioni su come inviare la propria candidatura per la Open Call del Photo Grant di Deloitte. Sull’account instagram @deloitte_photogrant e al link sarà possibile informarsi su giorni e orari e prenotare il proprio slot. Domenica 14 aprile 2024 alle ore12.15 Guido Borsani, presidente di Fondazione Deloitte e giurato, e Denis Curti, direttore artistico, presenteranno il premio, il tema e le modalità di partecipazione.

Presente anche la Fondazione Sella (Link CS) che presenterà le prime immagini realizzate da Giuseppe Venanzio Sella (1851-1856). Lastre e stampe originali di panorami di montagna di Vittorio Sella (1885-1909), tra i primi a portare la fotografia sulla cima delle montagne.Esposte anche  le fotografie di paesaggio del fratello Erminio (1898). Titolo della mostra “Dalla lana alla fotografia. Ritorno alle origini”. (Link galleria immaigni)

Infine lo CSAC, Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, che presenta una mostra (Link scheda mostra) speciale curata da Cristina Casero e Margherita Zazzero, con le fotografie che Anna Candiani, Marzia Malli, Paola Mattioli, Giovanna Nuvolett(Link galleria immagini), realizzarono a Milano negli anni ’60 e ‘70, documentando eventi collettivi come le manifestazioni politiche, gli scioperi, le campagne referendarie su divorzio e aborto, da un punto di vista alternativo all’informazione ufficiale. Titolo della mostra” Fotograf(i)e che cambiano”

La Fondazione Francesca Rava (Link  CS), che dal 2000 aiuta l’infanzia e l’adolescenza, le donne fragili, in Italia, in Haiti e nel mondo, è charity partner della XIII edizione MIA Photo Fair e presenta ANOTHER WORLD_ triple layer art”,  progetto creativo di Marco Salom, visual artist, regista, compositore e volontario della Fondazione Francesca Rava, a cura di Clelia Patella e realizzato con la Galleria Votto. I soggetti delle opere (Link galleria immagini) sono donne forti e bellissime che, in un mondo ideale, hanno superato grandi ostacoli e ne portano fiere i metaforici segni sulla pelle. ANOTHER WORLD” sostiene “CI PRENDIAMO CURA DI TE”, il progetto della Fondazione Francesca Rava in risposta alla povertà sanitaria e di assistenza alla salute, anche mentale, di bambini, adolescenti e donne in Italia.

Fondazione Luciana Matalon (Link CS)proporrà una selezione di scatti, provenienti da progetti e iniziative dell’istituzione, tra i quali  la mostra “QUEEN UNSEEN | Peter Hince” (Link galleria immagini). Presente anche Le Stanze della Fotografia ’iniziativa congiunta tra Marsilio Arte e Fondazione Giorgio Cini.

La Maison orologiera svizzera Eberhard & Co. sostiene a MIA Photo Fair il National Museum of Women in the Arts con il progetto New Worlds: Women to Watch 2024  rappresentato quest’anno da Irene Fenara. "Siamo lieti di partecipare ancora una volta a MIA PHOTO FAIR, manifestazione che ci vede partner da molti anni, e di sostenere al contempo un progetto importante e prestigioso come Women to Watch 2024. Per la nostra Azienda, il cui cuore pulsante e guida è da tanti anni Barbara Monti – Presidente e CEO di Eberhard & Co. - il tema del sostegno alle donne in tutti i contesti è connaturato e di vitale rilievo, così come lo 'sguardo femminile' incarnato dall’artista. L’opera selezionata per MIA PHOTO FAIR mette inoltre a tema il tempo, che è ciò che come Maison orologiera, in ultima istanza, è il nostro oggetto primario," afferma Mario Peserico, General Manager di Eberhard & Co.

PROGRAMMA CULTURALE. I TALK*
La tredicesima edizione di MIA Photo Fair vede inoltre il debutto di un nuovo programma di talk a cura del giornalista e scrittore Michele Smargiassi. Un ciclo di incontri che vuole allargare il pubblico della fiera, per riflettere sulle trasformazioni in atto del mondo della fotografia.

Con questo breve ciclo di conversazioni – afferma Michele Smargiassi -  che mi è stato chiesto di proporre e coordinare, MIA avvia quest’anno un percorso, da sviluppare in modo più esaustivo nelle prossime edizioni, che ha l’intento di coinvolgere un pubblico di appassionati di fotografia, che vada oltre le due categorie tradizionalmente centrali nella manifestazione, cioè i galleristi e i collezionisti. L’obiettivo è di qualificare MIA anche come un appuntamento culturale di riflessione su un medium che sta vivendo un momento di formidabili trasformazioni. A una di queste, tra le più evidenti, è dedicata la serie dei quattro incontri riuniti quest’anno sotto il titolo “C’era una volta la carta” (il gioco di parole sulla filastrocca volta la carta è ovviamente voluto),e per sottotitolo esplicativo: La fotografia nell’epoca della sua smaterializzazione.

Ne parleremo - continua Smargiassi -  con un pensatore e creatore molto attento alla fotografia vernacolare, anonima, come Erik Kessels; con due esperti - da punti di vista diversi -  della nuova e controversa stagione del“vintage digitale”, l’Nft, ovvero Simone Arcagni e Serena Tabacchi. E con un pioniere della storiografia e della critica fotografica italiana come Arturo Carlo Quintavalle, chiedendogli cosa perdiamo se viene meno il supporto materiale delle immagini. Presenteremo poi una breve videoinchiesta, prodotta da MIA, fra gli studenti delle scuole d’arte e delle accademie, per sondare il loro rapporto con la materialità fotografica, e commenteremo i risultati con due content creator, due protagonisti della condivisione online, l’instagrammer Simone “Brahmino” Bramante e la art-sharer Maria Vittoria Baravelli”.

Il programma culturale prevede una serie di incontri con i protagonisti della fotografia tra i quali Anne de Carbuccia fotografa, regista e attivista e l’artista Emeric Lhuisset con un focus sulla sua opera “From far away, I hear the Cossacks”.

Altri nomi a calendario sono Demetrio Paparoni, Francesco Tedeschi e Ljubodrag Andric (il programma nel dettaglio è presente in cartella stampa).

I PREMI*
ll “Premio BNL BNP Paribas” giunto alla tredicesima edizione – è un riconoscimento concreto, attribuito al miglior artista scelto tra quelli che esporranno i propri lavori tramite le gallerie d’arte. Nella consapevolezza che la fotografia sia uno tra i linguaggi espressivi più trasversali e rappresentativi del sistema dell’arte contemporanea, negli ultimi decenni BNL BNP Paribas si è impegnata nella promozione di artisti contemporanei - soprattutto giovani talenti emergenti - evidenziando l’importanza di investire in cultura in un’ottica di sviluppo sociale sostenibile. La fotografia vincitrice sarà acquisita da BNL BNP Paribas e l’artista entrerà a far parte della collezione della Banca, che negli anni si è arricchita anche delle opere premiate nelle precedenti edizioni e che ad oggi conta circa 6.000 lavori

Il Premio IRINOX SAVE THE FOOD, giunto alla sua terza edizione e curato da Claudio Composti, curatore indipendente, fondatore e Art Director di mc2gallery. In mostra una serie di progetti fotografici aventi come focus il cibo interpretato in ogni sua declinazione con una attenzione particolare al tema dello spreco alimentare. La mostra farà tappa anche a Parma al Complesso di San Paolo nell’ambito di CIBUS OFF, il Fuori Salone di CIBUS, la più importante manifestazione in Italia dedicata all’agroalimentare.

Grazie alla collaborazione tra MIA Photo Fair e Yeast Photo Festival di Matino/Lecce, l’opera di uno dei 15 finalisti del premio IRINOX SAVE THE FOOD verrà scelta dalla direttrice artistica Edda Fahrenhorst per essere successivamente esposta alla terza edizione del festival della fotografia salentino, che si terrà a partire da settembre 2024 e che promuove il legame tra fotografia, cibo e arti visive.

Il Premio dal titolo “Welcome to my Unknown” debutta in questa edizione Dedicato agli under 35, curato da Erik Kessels, artista olandese, curatore ed esperto di comunicazione visiva, con un grande interesse per l'arte e la fotografia nasce per esplorare la creatività degli under 35 che usano la fotografia - analogica o digitale - come linguaggio artistico. 

SPONSOR E PARTNERS*
BNL BNP Paribas si conferma main sponsor della 13esima edizione di MIA Photo Fair. 

Riconfermati anche lo studio Spada Partners ed Eberhard & Co. New entry di AON, sponsor e partner assicurativo e Art Defender, che ha contribuito alla realizzazione della mostra “La forma delle relazioni”. Presente anche Deloitte Italia.

MIA Photo Fair ospiterà per la prima volta Il Manifesto dell’Abitare (Link CS) - partner dell’evento - che presenterà la seconda edizione della sua Collettiva di Architettura all'interno di una lounge dedicata, in grado di catturare grazie a una speciale vernice le emissioni di CO2, contribuendo così a ridurne l’impatto ambientale. Un connubio 'Architettura - Fotografia’ che nasce dalla volontà di MIA Photo Fair e Manifesto dell’Abitare di promuovere una contaminazione culturale, affiancando diverse forme di espressione artistica. Per interpretare il tema Changing è stata scelta l’acqua come l’elemento della natura che con la sua fluidità meglio rappresenta il cambiamento. Questo sarà il fil rouge che legherà i progetti degli studi di architettura in mostra alla Collettiva.

 



 

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A Milano alla Galleria Nuages i ritratti in bianco e nero di Claudio Moschin 


Un libro edito sempre da Nuages dal titolo Le vite degli altri: perchè oltre che radunare molti di questi “scatti fotografici”, nel libro ad ogni personaggio è stato accostato un breve “racconto d vita” spesso ricco di aneddoti e curiosità.


Dal 9 al 30 marzo la Galleria Nuages di Milano (via del Lauro 10) apre una mostra con i ritratti in bianco e nero che Claudio Moschin, giornalista e fotografo, inviato freelance della RSI Televisione Svizzera, ha “scattato” ad attori e attrici, registi, scrittori, fotografi di moda e di guerra, illustratori, poeti e sempre dopo l'intervista televisiva. Sono fotografie il più naturali possibili, realizzate in più di 20 anni di lavoro, che raccontano proprio “quel momento e quell'incontro”.

A corredo della mostra, anche un libro edito sempre da Nuages dal titolo Le vite degli altri: perchè oltre che radunare molti di questi “scatti fotografici”, nel libro ad ogni personaggio è stato accostato uno stralcio di quella sua intervista, un breve “racconto d vita” spesso ricco di aneddoti e curiosità.

Nella sua carriera giornalistica (iniziata nella carta stampata e poi arrivata in televisione) Claudio Moschin ha realizzato servizi, inchieste, reportage premiati in diversi Festival internazionali, e ha incontrato, intervistato e fotografato centinaia di personaggi del mondo della cultura e dell'arte. Quanto alle sue immagini, sono state pubblicate sempre da numerose riviste cartacee e online (Style Magazine, Sette, IoDonna, Il Fotografo, Di Più, Weekend, Hestetika, Voce di New York).  

 

 

Fra i ritratti presenti nelle pagine del libro (poco meno di una sessantina) e tutti gli altri che in più arrichiscono anche la mostra, si fa davvero un viaggio nel tempo e nella memoria: un viaggio dove si racconta molto cinema, con i ritratti di Bernardo Bertolucci e Bruno Bozzetto, Maurizio Nichetti e John Turturro, Toni Servillo e Stefano Accorsi, Laura Morante e Alessandro Preziosi,  Christian De Sica e Mario Monicelli, Carlo Verdone e Jerry Calà, Franca Valeri e Valentina Cortese, Werner Herzog e Giuliano Gemma.  Ma in questo viaggio c'è anche molta letteratura (Dario Fo, Alda Merini, Andrea Camilleri, Luis Sepulveda, Giorgio Faletti, Amelie Nothomb, Marco Buticchi), molto teatro e tv (Margherita Palli, Luca Ronconi, Ferruccio Soleri, Arnoldo Foà, Andre Ruth Shammah, Gianfranco Jannuzzo, Alberto Patrucco, Piero Chiambretti, Davide Mengacci); arte e design (Italo Rota, Emiliano Ponzi, Nicola Magrin, Massimo Fenati, Staino, Silver, Claudio Villa, Gipi, QuentinBlake, Altan, Mattotti); e anche un pizzico di musica (Iva Zanicchi, Paolo Conte). E non potevano certo mancare alcuni ritratti e relative interviste con i più grandi (e spesso inavvicinabili) fotografi, come i “mitici“ Greg Gorman, Michel Comte, Mario Testino, Gian Paolo Barbieri, Rankin, come il “re dei paparazzi” Ron Galella, e i maestri del reportage Gianni Berengo Gardin, Mauro Galligani, Ferdinando Scianna e Mario Dondero.

 

ANDREA CAMILLERI

 



 

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MILANO DESIGN FILM FESTIVAL 11a edizione Direzione Artistica di Cristiana Perrella  


5 giorni di manifestazione, 3 sedi, oltre 30 titoli in programma e 5 premi. Con i ritratti di grandi progettisti, i racconti del passaggio generazionale, la Green Architecture, le esperienze con il cibo e la moda etica, MDFF11 presenta molte première assolute e italiane.


Abitando le sedi di Triennale Milano, Anteo Palazzo del Cinema,Fondazione dell'Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milano, torna dal 6 al 10 marzo 2024 Milano Design Film Festival, la kermesse che dal 2013 racconta, attraverso il cinema nelle sue varie forme, le concezioni più contemporanee del design e dell’architettura italiani e internazionali.

Con la direzione artistica di Cristiana Perrella, l’undicesima edizione presenta un ricco programma con proiezioni, presentazioni e panel , per offrire a un pubblico diventato sempre più ampio, una lettura del design da prospettive inedite.

Come in ogni edizione il mondo raccontato dal Festival supera le questioni estetiche e funzionali per abbracciare quelle sociali, politiche, etiche e ambientali, innescando relazioni con discipline affini e generando un sistema di pensiero che aiuta a comprendere la società che viviamo e a delineare soluzioni concrete e innovative per viverci meglio.

“Il mondo del progetto è infatti da tempo in grande trasformazione, sempre più interessato a proporre modelli, a costruire scenari, piuttosto che a fare cose, a restituire e interpretare la complessità dell’ecosistema in cui viviamo prima che a immetterci nuovi prodotti. Molti designer oggi condividono un atteggiamento critico nei confronti delle dinamiche che sostengono un’economia di consumo e le sue conseguenze geopolitiche e propongono esempi di circolarità e integrità, rendendo attraente e auspicabile una visione costruttiva e rigenerativa del futuro, aiutandoci a pensare e ad affrontare il cambiamento necessario in un’epoca segnata da profonde crisi. – Spiega Cristiana Perrella – I film in programma in MDFF 11 restituiscono in modo sempre più preciso questa trasformazione, anche quando guardano al passato, raccontano storie che parlano di futuro, visioni e personaggi che hanno saputo andare oltre il loro tempo, oltre gli steccati della loro disciplina”.

Oltre 30 titoli tra film, documentari, corto e lungometraggi, video d’arte e storie di progettisti di ieri e di oggi, il programma 2024 racconta architettura e design non solo attraverso i film in concorso della SELEZIONE UFFICIALE – scelti dal Comitato di selezione grazie a una open call internazionale – e di MDFF STUDENT AWARD, ma anche attraverso film fuori concorso di grande fascino.

MDFF 11 prende il via mercoledì 6 marzo alle 20.00 all’Anteo Palazzo del Cinema entrando subito nel vivo della SELEZIONE UFFICIALE: una opening night dedicata alla premièr eassoluta di Green Over Gray. Emilio Ambasz di Mattia Colombo e Francesca Molteni, alla presenza degli autori l’architetto argentino Emilio Ambasz e l’architetto e storico dell'architetturaFulvio Irace. Attraverso la figura di Ambasz e grazie ad alcuni dei suoi più significativi progetti realizzati tra gli anni Settanta e l’inizio degli anni Duemila, il documentario racconta la rivoluzione della Green Architecture e le responsabilità dell’Architettura nei confronti di una progettazione che assicuri il welfare dei diversi ecosistemi che abitiamo.

Giovedì 7 e venerdì 8 marzo dalle 15.00 fino a sera all’Anteo Palazzo del Cinema – nelle sale Rubino e President – si susseguono le proiezioni dei film della SELEZIONE UFFICIALE. Particolare attenzione è stata rivolta a quelle produzioni recenti capaci di mostrare visioni inedite del design e di indagare il linguaggio dell’immagine in movimento come elemento di ricerca progettuale.

Molti i filoni di ricerca rintracciabili tra i film in programma: l’architettura indiana viene analizzata in The Sense of Tuning di Bêka & Lemoine, (Francia, India, 2023, 98’), un'esperienza cinematografica performativa capace di restituire l'alchimia e l’intimità dell’incontro tra Bijoy Jain, fondatore dello Studio Mumbai in India, e i due autori, e in The Promise – Architect BV Doshi di Jan Schmidt-Garre, (Germania, 2023, 90’) film che racconta uno degli architetti più influenti del XX secolo in India e vincitore del Premio di Architettura Pritzker nel 2018; l’architettura museografica è centrale per Depot - Reflecting Boijmans di Sonia Herman Dolz (Paesi Bassi, 2023, 86’), che analizza l’esperienza del Depot Boijmans Van Beuningen, il primo deposito museale completamente accessibile al pubblico, e per In The Mood For Art di Michael Schindhelm (Svizzera, 2023, 53’), che esplora la meraviglia architettonica del museo M+, progettato da Herzog & de Meuron e che ospita la collezione più significativa al mondo di arte contemporanea cinese.

Sono moltissimi i ritratti di progettisti, da Alvaro Siza Vieira: A Tribute to the Master Architect di Augusto Custodio (Portogallo, Brasile, 2023, 61’), che svela la vita e l'opera rivoluzionaria dell’architetto portoghese Álvaro Siza Vieira, a György Kepes. Interthinking Art + Science di Márton Orosz (Ungheria, Canada, 2023, 96’), documentario che costituisce la prima indagine completa sulla vita di György Kepes, precursore dell'arte multimediale.

In alcune pellicole è centrale il passaggio generazionale e lo sguardo dei figli sui padri: in Radical Landscape, di Elettra Fiumi (Italia, Svizzera, 2022, 87’), la regista racconta, dalla prospettiva di figlia, la figura di Fabrizio Fiumi, uno dei fondatori del gruppo 9999 che contribuì a definire la scena dell'architettura radicale; Ask the Sand, di Vittorio Bongiorno (Italia, 2022, 60’), è il viaggio di un padre e di un figlio alla ricerca di Arcosanti, la città utopica costruita nel 1970 nel deserto dell'Arizona dall'architetto italiano Paolo Soleri, allievo di Frank Lloyd Wright; Skin of Glass, di Denise Zmekhol (Stati Uniti, Brasile, 2023, 90’), è la storia della più grande favela verticale di San Paolo, una torre di di 25 piani progettata da Roger Zmekhol, padre della regista, nel 1968 divenuta oggetto di occupazioni da parte di movimenti che lottano per il diritto alla casa.

Non mancano le esperienze dal taglio sociale come The Architects of Hope: The First Steps of Rebuilding Ukraine, di Paul Thomas (Ucraina, 2023, 60’),  film che segue da vicino i principali studi di architettura ucraini impegnati nella ricostruzione delle città devastate dal conflitto in corso, e Where we grow older, di Daniel Schwartz (Canada, 2023, 30’), documentario che esplora come la crescente popolazione anziana stia ridefinendo costrutti architettonici; la moda e il suo impatto sull’ambiente sono analizzati in Fashion Reimagined,di Becky Hutner (Regno Unito, Stati Uniti, 2022, 110’), che racconta l’incredibile esperienza della fashion designer Amy Powney del suo brand Mother of Pearl, precursore di un cambiamento sociale e Tactile Afferents, di Formafantasma e Joanna Piotrowska (Italia, 2022, 6’), un viaggio alla ricerca della sostenibilità nell'industria della lana che passa dal tatto  tatto e dai gesti  come modalità di comunicazione tra esseri umani e animali;  non ultima l’esperienza con il cibodi Food & Design, di Mu-Ming Tsai , (Taiwan, 2023, 56’), film che offre una prospettiva inedita sul significato e sulle possibilità creative legate al cibo.

Il programma comprende anche talk, presentazioni con gli autori e momenti di approfondimento sui temi dei film come quello dedicato al design degli ambienti di lavoro a cura di DEGW con laproiezione di DEGW 50 anni – il FILM  – venerdì 8 marzo alle 17.00 in Sala Astoria – seguita da un panel dal titolo Un “posto” tra architettura e cinema in cui interverranno Franco Guidi, AD e partner di Lombardini22, Juri Franzosi, DG di Lombardini22, Alessandro Adamo, direttore di DEGW e partner di Lombardini22, Michele Calzavara, architetto e curatore, Gianluca Vassallo, regista.

I film della SELEZIONE UFFICIALE concorrono alla vittoria di quattro premi: AFA – Architecture Film Award, organizzato in collaborazione con la Fondazione dell'Ordine degli Architetti P.P.C della Provincia di Milano (FOAM), che mira a promuovere film sull'architettura e sul paesaggio e, novità dell’edizione 2024, DFA – Design Film Award nuovo premio che celebra i film che esplorano il mondo multiforme del design, mettendone in evidenza le intersezioni con la cinematografia. Ogniuno di questi premi verrà assegnato alla categoria Feature (i lungometraggi) e Short (i cortometraggi), da due giurie internazionale di esperti: Beyer Thomas con Adrian Dorschner, Claudia Clemente e Francesca Iovene per AFA, Marco Rainò, Federica Sala e Dino Vannini per DFA.

Nel corso delle giornate del 7 e 8 marzo, le proiezioni dei film in concorso saranno inframezzate dai 5 migliori short film (max. 90”) realizzati da studenti di Università, Accademie e Istituti di Design e ricevuti attraverso una open call e selezionati per l’MDFF STUDENT AWARD. Tema di quest’anno What Really Matters/Cose che contano, un invito a descrivere attraverso brevi clip video gli oggetti indispensabili per chi oggi ha vent’anni. Una giuria di esperti composta da Nina Bassoli, Beatrice Marchi, Sara Ricciardi assegnerà il premio al migliore short film .

A completare il programma  due speciali proiezioni fuori concorso: l’attesissimo film High & Low – John Galliano, di Kevin Macdonald (Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna, 2023, 116’) in programma per venerdì 8 marzo alle 21.30 all’Anteo Palazzo del Cinema e la première della versione restaurata de L’Inhumaine di Marcel L’Herbier (Francia, 1924, 135’) con sonorizzazione live di Lorenzo Senni, evento di chiusura ad invito sabato 9 marzo alle 19.00 nel Salone d’Onore di Triennale Milano.

Presentato per la prima volta in Italia dopo l’anteprima alla Festa del cinema di Roma lo scorso ottobre, High & Low  è un'analisi sincera e intelligente della rapida ascesa, della caduta e della recente rinascita dell’enfant terrible della moda John Galliano. Le interviste con i suoi amici più cari, i familiari più stretti e con celebrità come Naomi Campbell, Penélope Cruz, Anna Wintour, insieme al racconto di John Galliano stesso, ritraggono l'uomo dietro il genio nella sua ricerca di redenzione.

Concepito come prologo all'Esposizione internazionale delle arti decorative di Parigi nel 1925, mostrando il meglio della produzione francese in pittura, scultura, architettura, musica e moda, L’inhumaine è testimonianza visiva di uno dei periodi artistici più grandiosi di Parigi e uno dei massimi esempi in cui la sintesi di tutte le arti si manifesta attraverso il cinema.  Realizzato in occasione del centenario della sua uscita, il restauro del film vede l’uso del negativo originale in nitrato, scansionato a una risoluzione 4K, e il ripristino dei colori originali. In occasione di MDFF 11 L’inhumaine viene proiettato straordinariamente con sonorizzazione dal vivo del musicista Lorenzo Senni, protagonista indiscusso della nuova generazione di producer europei.

La proiezione nel Salone d’Onore di Triennale Milano seguirà la premiazione di AFA – Architecture Film Award e DFA – Design Film Award per le categorie Feature e Short, e di MDFF Student Award, prevista alle 18.00. La serata, su invito, vedrà la possibilità di accesso anche ai primi 100 abbonati al Festival che si registreranno alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Per la giornata di chiusura del festival, domenica 10 marzo dalle 15.00 alle 21.00, alla Fondazione dell'Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milano, saranno proiettate le repliche dei film vincitori.

MDFF 11 conferma inoltre il progetto MDFF Around The World , con l'obiettivo di portare il Festival e il dibattito sul design in nuovi e sempre più ampi contesti internazionali, e allo stesso tempo attivare sinergie locali. Sono ormai numerose, infatti, le collaborazioni con gli Istituti Italiani di Cultura, le Università, le Design Week e varie Istituzioni sia pubbliche sia private.

Anche per questa edizione prosegue il sostegno di The Good Life Italia come Media Partner.