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Tre artiste per il MACTE

L’acquisizione di tre nuove opere nella collezione permanente. 

Il MACTE di Termoli, primo Museo di Arte Contemporanea del Molise, presenta l’acquisizione di tre nuove opere nella collezione permanente. 

La collezione permanente del museo di Termoli si arricchisce di tre lavori di Bruna Esposito, Sara Enrico e Caterina Silva. Tre opere che attraverso pittura, scultura e performance indagano il potere della parola e delle relazioni tra umano e digitale.

La 62 edizione dello storico Premio Termoli – ospitata per la prima volta nelle sale del museo – è stata il contesto che ha portato all’acquisizione di Oro colato di Bruna Esposito (Roma, 1960), opera vincitrice della Sezione Arti Visive edizione 2020-2021. L’artista insieme alla poetessa Paola d'Agnese ha eseguito una performance nello spazio del museo che ha coinvolto il pubblico e che è ora disponibile come video registrazione.

Grazie alla sinergia con il bando Cantica 21 del Ministero della Cultura e il Ministero degli Affari Esteri, nel 2021 è entrata a far parte del museo anche RGB (skin) di Sara Enrico (Biella, 1979). Un lavoro composto da due grandi sculture con un’anima di gommapiuma, rivestite da un tessuto tecnico che adattandosi alle forme traduce la tela in nuova tridimensionalità. L’artista ha realizzato l’opera partendo dalla tela grezza e digitalizzandone l’immagine in movimento sul piatto di uno scanner, indagando così le potenzialità della superficie e le relazioni tra corpo, abito e spazio.

Grazie a MACTE Digital, nuovo progetto del museo per uno spazio espositivo digitale in cui commissionare artisti e artiste a presentare opere inedite, è nata Moira / Mɔjra / Mɔɪ.rə di Caterina Silva (Roma, 1983), un'indagine sul linguaggio, che cerca di condurre gli spettatori in territori in cui è ancora possibile restituire alla parola la capacità di descrivere e trasformare il mondo. Moira cambia continuamente forma: da testo a screensaver ad animazione virtuale. L’opera vive nell’archivio di MACTE Digital sul sito del museo.

 



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FONDAZIONE ANTONIO DALLE NOGARE presenta BOLZANISM MUSEUM x FORGOTTEN ARCHITECTURE

Bolzanism Museum, in dialogo con Forgotten Architecture, racconteranno come i loro progetti - a livello italiano – trattano con modalità diverse il tema dello storytelling alternativo dell'architettura.

In occasione del finissage di like chewing gum on asphalt venerdì 26 novembre 2021 ore 19.30Bolzanism Museum, in dialogo con Forgotten Architecture, racconteranno come i loro progetti - a livello italiano – trattano con modalità diverse il tema dello storytelling alternativo dell'architettura.
 
Bolzanism Museum è il primo museo in Italia sul social housing e sulle persone che lo abitano. Bolzanism Museum attiva e coinvolge gli abitanti, i cittadini e i visitatori in un racconto collettivo per ridare centralità alla periferia sottolineando l'importanza delle architetture popolari come nucleo dello sviluppo urbano, sociale e culturale della città.
 
Forgotten Architecture è un'esperienza di gruppo virtuale fondata da Bianca Felicori e nata su Facebook. L'idea è semplice: recuperare progetti di architetti poco noti, sconosciuti, opere lasciate nell'ombra dei maestri, approfondire "figure minori", unire le diverse formazioni didattiche in Storia dell'Architettura per integrare il proprio percorso universitario. È un'esperienza collettiva che scavalca l'argomento puramente architettonico, è un mondo virtuale popolato da più di 27.000 persone, provenienti da ambiti professionali diversi.

 



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MAXXI BVLGARI PRIZE | Alessandra Ferrini, Silvia Rosi e Namsal Siedlecki sono i finalisti della terza edizione

Il progetto per il sostegno e la promozione dei giovani artisti che unisce il MAXXIMuseo nazionale delle arti del XXI secolo e Bvlgari, e che negli anni ha lanciato tanti nuovi talenti sulla scena internazionale.

Sono Alessandra Ferrini (Firenze 1984), Silvia Rosi (Scandiano – RE 1992) e Namsal Siedlecki (Greenfield USA 1986) i finalisti della terza edizione del MAXXI BVLGARI PRIZE, il progetto per il sostegno e la promozione dei giovani artisti che unisce il MAXXIMuseo nazionale delle arti del XXI secolo e Bvlgari, e che negli anni ha lanciato tanti nuovi talenti sulla scena internazionale.

Individuati tra una rosa di artisti presentati dai critici e curatori italiani Valentina Bruschi, Gaia Di Lorenzo, Eva Fabbris, Simone Frangi, Pier Paolo Pancotto, Gea Politi, Paola Ugolini ed Eugenio Viola, i finalisti sono stati scelti da una giuria internazionale – di cui fanno parte, a rotazione, curatori di grande prestigio e direttori delle principali istituzioni culturali di tutto il mondo – composta da Hoor Al Qasimi Presidente e Direttrice Sharjah Art Foundation Emirati Arabi Uniti, Chiara Parisi Direttrice Pompidou-Metz, Dirk Snauwaert Direttore WIELS Contemporary Art Centre di Bruxelles, con Hou Hanru Direttore Artistico MAXXI e Bartolomeo Pietromarchi Direttore MAXXI Arte.

Alessandra Ferrini, Silvia Rosi e Namsal Siedlecki sono stati scelti per la capacità di esprimere la diversità estetica, la sperimentazione e la produttività della giovane generazione artistica italiana attraverso un uso innovativo dei mezzi espressivi, dalla scultura alla fotografia e installazioni multimediali; – dichiara la giuriaper l'urgenza manifestata nelle loro pratiche di immaginare il futuro, affrontando la questione ecologica attraverso la trasformazione della materia, ripensando e ridefinendo la questione dell'identità culturale e della realtà geopolitica in relazione alle conseguenze della colonizzazione e delle trasformazioni socio-culturali nel contesto globale.”

Le opere site-specific realizzate dai finalisti del premio saranno esposte a giugno 2022 al MAXXI in una mostra a cura di Giulia Ferracci. A ottobre 2022 la giuria valuterà i lavori presentati e nominerà il vincitore, la sui opera verrà acquisita dal museo.

In questo momento ancora critico ma di grande rinascita per la cultura e con tanta voglia di futuro, sono particolarmente lieta di annunciare i finalisti della terza edizione del MAXXI BVLGARI PRIZE – sottolinea Giovanna Melandri Presidente Fondazione MAXXI –. Spesso gli artisti arrivano a comprendere il mondo prima di noi: i loro bagliori, le visioni e le intuizioni ci aiutano a focalizzare la direzione di marcia di questa epoca così complessa. Ciascuno col proprio linguaggio, Alessandra Ferrini, Silvia Rosi e Namsal Siedlecki ci parlano del rapporto uomo natura, di migrazione, identità, appartenenza, ideologia, tutti temi urgenti del nostro tempo. È un privilegio continuare questo viaggio insieme a Bvlgari, maisonche tanto ha dato alla creatività italiana e internazionale e per noi partner insostituibile: con Bvlgari condividiamo un progetto culturale forte e consolidato, esempio virtuoso di alleanza strategica non effimera tra pubblico e privato”.

Jean-Christophe Babin, Amministratore Delegato del Gruppo Bulgari, ha così commentato: "È un grande privilegio dare il via alla terza edizione del Premio.  Questa collaborazione è uno dei nostri fiori all’occhiello: il MAXXI è un incredibile laboratorio di idee e ogni volta la creatività degli artisti, il loro entusiasmo, la loro lettura della realtà inducono noi tutti a una riflessione profonda sul tempo che stiamo vivendo. L’incontro tra il MAXXI e BVLGARI è da sempre all’insegna dell’amore per la sperimentazione e l’innovazione culturale. Lo sguardo di un giovane talento è un tesoro immenso e non potevamo trovare un partner migliore per far crescere insieme l’arte del futuro. Attendiamo di immergerci ancora una volta nei mondi che gli artisti ci proporranno, attraversandoli con le grandi emozioni che sempre suscitano."

Evoluzione del Premio MAXXI nato nel 2000 come Premio per la Giovane Arte e nucleo fondante della collezione del museo – che negli anni è stato importante trampolino di lancio per artisti come Giorgio Andreotta Calò, Stefano Arienti, Vanessa Beecroft, Rossella Biscotti, Lara Favaretto, Piero Golia, Adelita Husni-Bey, Liliana Moro, Marinella Senatore, Nico Vascellari, Francesco Vezzoli e molti altri, il MAXXI BVLGARI PRIZE, grazie al supporto di Bvlgari si è rinnovato, rafforzandosi e proiettandosi ancor più sulla scena internazionale. Il coinvolgimento di Bvlgari nel premio si inserisce nel solco delle sue collaborazioni con artisti contemporanei del calibro di Zaha Hadid e Anish Kapoor, entrambi autori di una rivisitazione dell’anello B.zero1, una delle icone più apprezzate della Maison da oltre 130 anni emblema di eccellenza italiana.

L’incontro tra MAXXI e Bvlgari – avvenuto nel 2014 in occasione della mostra Bellissima. L’Italia dell’alta moda 1945-1968 – con il MAXXI BVLGARI PRIZE si rafforza in una partnership basata su valori comuni come eccellenza, innovazione, passione, creatività e sperimentazione, e sulla consapevolezza dell’importanza del sostegno alla cultura e del ruolo strategico dell’alleanza pubblico-privato. “Sostenere i giovani talenti – dicono Giovanna Melandri e Jean Christophe Babin - significa investire sulla creatività del nostro tempo e sul nostro futuro”.

La prima edizione del MAXXI BVLGARI PRIZE è stata vinta da Diego Marcon con la potente video installazione Ludwig. Tomaso De Luca ha vinto invece l’edizione 2020 con A Week’s Notice, installazione video e sonora dal grande coinvolgimento etico.

 



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 Nada Prlja, Disaster Diary 2019, photo Robert Jankuloski.

 

IN COMMONIN, una doppia personale di Isabella Pers e Nada Prlja

Un riferimento all’esplorazione di un terreno comune che si espande sugli assi spaziali e temporali a molteplici livelli di interconnessione e coesistenza con il resto dei viventi.

Con IN COMMON, la doppia personale di Isabella Pers e Nada Prlja a cura di Laura Cherubini, aA29 Project Room di Milano presenta, dal 3 dicembre 2021 al 13 febbraio 2022 una serie di opere recenti e inedite, realizzate appositamente per gli spazi della galleria.

Con un riferimento, già nel titolo della mostra, all’esplorazione di un terreno comune che si espande sugli assi spaziali e temporali a molteplici livelli di interconnessione e coesistenza con il resto dei viventi, le due artiste, con sguardi diversi ma complementari, intessono un dialogo e una riflessione su importanti questioni contemporanee, sociali e ambientali. Partendo dall’osservazione di un presente fragile e complesso, Isabella Pers e Nada Prlja arrivano ad analizzare le sovrastrutture mediatiche che influenzano la nostra percezione.

 

Isabella Pers Da lAcqua o Da lo Specchio video frame 2021 Credits Giuseppe Santoro e Federico Gennaro

Isabella Pers Da lAcqua o Da lo Specchio video frame 2021, Credits Giuseppe Santoro e Federico Gennaro.

 

I lavori di Isabella Pers interpretano il cambiamento climatico attraverso il linguaggio dell’acqua e la connessione di situazioni fisicamente molto distanti tra loro, ma dalle sorti simili: da un lato gli atolli paradisiaci di Kiribati nell’Oceano Pacifico che subiscono gli effetti di un repentino innalzamento del livello del mare e dall’altro il nord-est Italia, colpito violentemente dalla tempesta Vaia nell’ottobre 2018 che ha distrutto decine di migliaia di ettari di foreste alpine. Le opere raccontano di un tempo che non è più in grado di riallacciarsi al suo ciclico eterno ritorno, ma che prosegue linearmente, senza controllo, attraversando geografie lontane e quotidianità senza coscienza, fino all’immagine tanto impossibile quanto reale, dove ‘l’albero è capovolto, la radice è nell’aria’ (Pierluigi Cappello, Piove).

Nada Prlja domandandosi quando gli artisti cambieranno le modalità di produzione delle loro opere, per evitare gli sprechi? dà voce a una critica al sistema stesso dell’arte. L’artista ricicla continuamente i suoi lavori per realizzarne di nuovi, in una sovrapposizione di significati, che arricchisce le opere esistenti di nuovi contenuti. Tra le opere in mostra troviamo infatti l'installazione Disaster Diary II (2021) che riutilizza e trasforma il precedente lavoro Non Commercial Agency (2004), su cui dipinge date e luoghi delle catastrofi naturali che si sono verificate tra il 2004 e il 2021: un progetto che critica e riesamina il contenuto delle informazioni che i giornali offrono quotidianamente al pubblico. I due lavori diventano un’unica opera, rimandando un'immagine realistica della situazione mondiale e della sovrapproduzione innaturale del capitalismo.

Il terreno comune di IN COMMON sta nella decostruzione delle pratiche tipiche dei mezzi di comunicazione di massa - come nella rielaborazione di pagine web della serie di disegni Te aba di Isabella Pers o nelle pagine sovra-dipinte dei quotidiani che compongono Disaster Diary II di Nada Prlja – e nelle nuove domande che pongono con il loro lavoro, alla ricerca di una lettura critica del presente e di una riflessione sull’uso e abuso dell’informazione.

 



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Extraordinario prosegue con “S-Composizioni”:  le impressioni vitree di Francesca Piovesan

Che forma abbiamo noi? Sembra una domanda scontata, eppure mai come oggi, ai tempi della società dell'immagine, interrogarci sulla nostra forma significa cercare di comprendere chi siamo veramente: la forma è il contenuto?

Che forma abbiamo noi? Sembra una domanda scontata, eppure mai come oggi, ai tempi della società dell'immagine, interrogarci sulla nostra forma significa cercare di comprendere chi siamo veramente: la forma è il contenuto?

Dell'indagine sulla forma del corpo ha fatto il perno della propria ricerca artistica Francesca Piovesan, la cui mostra personale “S-Composizioni” rappresenta la conclusione del ciclo “Extraordinario”, il progetto artistico di Gaggenau e CRAMUM che nel corso di tutto il 2021 ha animato, attraverso un percorso dinamico e ispirato a un futuro di materia, bellezza e progresso, gli spazi Gaggenau DesignElementi di Roma e Milano.

"S-Composizioni” è la personale di Francesca Piovesan, artista sotto i riflettori della scena internazionale dell’arte contemporanea per la sua capacità di fondere la fotografia off-camera con la body art e la scultura, e selezionata per rappresentare l’Italia alla Bornholm’s Biennials for contemporary glass and ceramics, biennale del vetro in corso in Danimarca.

Con “S-Composizioni”, a cura di Sabino Maria Frassà, l’artista mette in mostra per la prima volta a Roma la propria evoluzione, dalle iconiche sculture in vetro all’inedito ciclo di opere su carta “Aniconico”: un percorso che sposa pienamente lo spirito della capitale, abbracciandone l’idea di sospensione temporale tra archeologia, sedimentazione e stratificazione.

Con “S-Composizioni” Gaggenau e Cramum completano il programma culturale e artistico “Extraordinario” fatto di materia e bellezza e promosso insieme a DesignElementi negli spazi di Roma e Milano. A Milano è ancora aperta la mostra "Pars Construens" dedicata alle sculture-quadro in legno e braille di Fulvio Morella.

Francesca Piovesan

Francesca Piovesan (Aviano, Pordenone, 1981) si è diplomata in Restauro di Dipinti Murali allo UIA di Venezia e in Arti Visive, indirizzo Decorazione, all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 2015 vince il Premio CRAMUM e nel 2021 viene selezionata per rappresentare l’Italia alla Bornholm’s Biennials for contemporary glass and ceramics. Dal 2008 ha partecipato a mostre in contesti italiani quali l’Archivio di Stato di Treviso, la Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare, il Magazzino del Sale 3 di Venezia e il PAC di Milano, Superstudio, mentre all’estero ha esposto all’Istituto Italiano della Cultura di Budapest, al Museum of Modern and Contemporary Art di Rijeka in Croazia, al Piramyda di Tirana e al Bornholm Art Museum in Danimarca. Nel 2018 e 2021 Gaggenau le dedica due mostre personali a Roma e Milano, città che ha anche ospitato la sua prima mostra personale “NOI” al Museo Francesco Messina nel 2017.

Gaggenau per l'arte contemporanea.

Con il ciclo di mostre “Extraordinario” Gaggenau e Cramum si sono unite per il quarto anno consecutivo in un progetto dedicato a scoprire il valore extraordinario di tutto ciò che ci circonda, nel quale arte e design si intrecciano, accumunati dalla forte capacità di superare l’ordinario, esplorando e portando all’estremo le potenzialità dello spazio e della materia.

Dal 22 novembre 2021 all’8 marzo 2022 - (chiusura 24 dicembre - 06 gennaio)

lunedì - venerdì ore 10:30 - 13:00 / 15:30 - 19:00

Visite aperte al pubblico solo su appuntamento previo contatto email o telefonico. L’ingresso in showroom è consentito solo ad ospiti muniti di Green Pass con validità in corso.

E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

T. +39 06 39743229, +39 371 1733120

 



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Fondazione Adolfo Pini presenta È SOLO IN SEGUITO CHE SI RIESCE A DARE LA SENSAZIONE DELL'IMMENSITÀ

Racconteranno al pubblico come attraverso testi critici e un ricco repertorio di immagini, questo libro restituisca i molteplici progetti d'arte contemporanea nelle prestigiose stanze della casa-museo.

La Fondazione Adolfo Pini è lieta di presentare "È solo in seguito che si riesce a dare la sensazione dell'immensità", il suo ultimo progetto editoriale dedicato all'arte contemporanea, realizzato in collaborazione con Boîte Editions. Sabato 20 novembre alle ore 17.00, Adrian Paci, curatore del volume, Silvia Bolamperti, responsabile dei progetti culturali della Fondazione, con Gabi Scardi, curatrice di diverse mostre all'interno di questo percorso, racconteranno al pubblico come attraverso testi critici e un ricco repertorio di immagini, questo libro restituisca i molteplici progetti d'arte contemporanea che hanno trovato spazio nelle prestigiose stanze della casa-museo di Corso Garibaldi 2.

Artisti nazionali e internazionali, nonché giovani emergenti, dal 2016 sono stati invitati a un confronto con un luogo così profondamente connotato e con la presenza, ancora pulsante, del pittore Renzo Bongiovanni Radice, i cui dipinti campeggiano sulle pareti della casa-studio e le cui parole, da cui deriva il titolo del libro, riflettono le nobili intenzioni dell'attività promossa dalla Fondazione. Il volume è articolato in tre sezioni: la prima dedicata alle mostre monografiche ospitate nel piano nobile della Fondazione, una seconda dedicata alle mostre ospitate nella Galleria e una ampia sezione che testimonia il ricco ciclo di incontri con studenti delle accademie promossi dalla Fondazione.